Berlusconi tra “democrazia dimezzata” e l’invasione di Dudù

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“Siamo tutti consapevoli che il nostro paese è a democrazia dimezzata, a libertà condizionata, perché un ordine dello Stato si è elevato a potere dello Stato, anzi a contropotere, che controlla e sottomette gli altri veri poteri dello stato formati dalle persone elette da cittadini” così Silvio Berlusconi in un collegamento telefonico con una iniziativa sulla giustizia a Perugia.

“Siamo l’unico paese che ha una magistratura incontrollabile, che non dipende da nessuno, irresponsabile e impunibile perchè i giudici si giudicano tra di loro”, ha sottolineato il Cavaliere. “Sento la responsabilità di dovere continuare, di dovere resistere fino a quando non saremo riusciti a risolvere il problema della giustizia in Italia”. “Dovremmo chiedere con forza a tutte le forze del Parlamento che si faccia un Governo di scopo. Che abbia come obiettivo soltanto quello di fare la nuova legge elettorale e poi si torni a votare, mettendo insieme le elezioni europee e le politiche”.

Ma mentre Berlusconi parlava, improvvisamente si è sentito abbaiare. Dudù aveva fatto invasione nello studio del Cavaliere e prontamente l’ex premier ha detto  “Avete capito che c’è stata un’invasione nel mio studio di un cane che si chiama Dudù. Scusate un attimo”.

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Berlusconi e il giubbotto antiproiettile!

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Giubotto antiproiettile, così Berlusconi ha affrontato l’ultimo discorso prima della decadenza. Giornata ad alta tensione quindi? Raccontano nella cerchia ristretta che, dopo la statuetta di Tartaglia, l’apparato di sicurezza che si muove intorno a lui ha provato a imporgli l’utilizzo del giubbotto ogni qual volta si muove tra la gente. Ma Berlusconi non rispettò sempre i consigli, ma questa volta invece ha deciso di indossarlo.

Si spengono i riflettori: il “giorno di lutto” di Berlusconi

decadenza-berlusconi-tuttacronacaSilvio Berlusconi, durante la manifestazione in suo sostegno nel giorno in cui il Senato vota la sua decadenza, ha detto: “Noi siamo qui in un giorno amaro, un giorno di lutto per la democrazia”. Quindi si è rivolto ai presenti: “In questi 20 anni se c’è una cosa di cui non mi posso lamentare è la vostra vicinanza e il vostro affetto”. Ma l’affetto di quella platea non l’ha salvato: il Senato ha infatti detto sì alla sua decadenza. Il Cavaliere è stato quindi disarcionato dal suo scranno. Alla domanda: Berlusconi può rimanere senatore hanno risposto in 192 no, 113 sì e ci sono stati 2 astenuti. Prima della votazione, il leader di Forza Italia aveva detto, rivolgendosi ai suoi sostenitori: “Siamo pronti alla morte”, parafrasando l’Inno di Mameli.  All’inizio ha provato a scherzare: “Il Senato di sinistra con il suo potere ha ordinato al tempo di fare freddo”, ma non è la giornata adatta per far battute ed è quindi passato alle accuse durissime alla magistratura: “Credeva di aprire la strada al governo della sinistra, poi siamo scesi in campo noi! Questa è una manifestazione legittima e pacifica, perché noi non viviamo nell’invidia e nell’odio come loro”. E agli avversari politici: “Hanno calpestato la legge per arrivare alla decadenza. E’ un giorno che avevano aspettato da vent’anni e sono euforici. Ma noi siamo qui”. La sentenza “grida vendetta davanti a Dio e agli uomini! Hanno calpestato la legge per farmi decadere. È basata su teoremi e congetture”. E nonostante tutto, ancora non demorde: “Sono assolutamente sicuro che il finale di questi ricorsi sarà il capovolgimento della sentenza con la mia completa assoluzione”. Lo sguardo è quindi al futuro: “Dobbiamo lavorare per convincere i nostri concittadini a unire i voti per tutti noi che vogliamo restare liberi. Vogliamo dare ai nostri figli un futuro che non sia illiberale”. E ancora: “In ogni paese anche il più piccolo sarà aperto un nuovo club che all’esito di sondaggi è stato deciso di chiamarli Forza Silvio per starmi più vicino”. La chiusa, è di repertorio: “Viva l’Italia, viva Forza Italia, viva la libertà”.

Da colpo di Stato a Stato di polizia

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Un maxi striscione con la scritta “Colpo di Stato” era comparso sulle finestre di Palazzo Grazioli a Roma, ma è stato rimosso dalla polizia. Tale episodio ha scatenato le ire di Daniela Santanché che ha affermato che “Da oggi siamo in uno stato di polizia. E da domani in un regime” e poi ha aggiunto:  “E’ vergognoso il sequestro dello striscione previsto per la manifestazione pacifica di oggi a Palazzo Grazioli. Che ci sia una sorta di controllo politico ad opera delle forze dell’ordine rispetto ad una manifestazione pacifica come quella a sostegno del leader di Forza Italia, è indegno di un Paese civile ed è palesemente contrario all’agibilità democratica e alla costituzione che prevede espressamente il diritto di pensiero e di parola”.

A ciò, prosegue, “si aggiunga che molte città sono messe a ferro e fuoco da gruppi di teppisti che inneggiano alla violenza non con striscioni, ma portando con sé bastoni, molotov e altro armamentario da guerriglia. Come mai questa attenzione è prevista soltanto per le nostre manifestazioni pacifiche?”. Le fa eco Mara Carfagna: “Il sequestro preventivo di un cartello è qualcosa che accadeva nei paesi guidati da regimi totalitari. La nostra costituzione parla chiaro, la libertà di parola e di manifestazione sono diritti garantiti”.

Stessa indignazione da parte dei capigruppo alla Camera e al Senato di Forza Italia che annunciano un’interrogazione ad Alfano. “Apprendiamo la notizia – scrivono Romani e Brunetta in una nota congiunta – giudichiamo molto grave quanto accaduto e, in attesa di chiarimenti, preannunciamo sin d’ora interrogazioni urgenti al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, affinché venga fatta piena luce su questo inaccettabile episodio”, concludono.

Luca D’Alessandro, deputato azzurro e capo ufficio stampa di Forza Italia commenta così l’accaduto: “Mi auguro che episodi di questo genere non si verifichino più e venga ripristinata quanto prima la possibilità di esprimere liberamente ai manifestanti pensieri, opinioni e idee”.

Che succede con FI all’opposizione? Arriva il “Vietnam” istituzionale?

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Che succede con Forza Italia all’opposizione? E’ iniziato il Vietnam in Italia? La situazione per il governo Letta si complica. Non tanto per i numeri che sicuramente, nonostante l’uscita di Forza Italia, il governo avrà sicuramente, ma piuttosto per la situazione che ora si pone a livello internazionale e soprattutto per le riforme che sembrerebbero in bilico.  Quale è l’iter quindi che si prospetta all’esecutivo sulle riforme?

Come afferma l’Huffigton Post:

Il ddl per l’istituzione del comitato riforme arriva in aula alla Camera intorno all’11 dicembre, per quello che sarà l’esame definitivo in quarta lettura. Ma se il testo sarà approvato con una maggioranza semplice e non con i due terzi dei componenti di Montecitorio, si aprirà quello che qualche fonte governativa descrive già come un possibile “Vietnam” per l’esecutivo Letta. In quanto, da Costituzione, ci saranno tre mesi di tempo per chiedere un referendum costituzionale. E c’è chi non sta aspettando altro, come il Movimento Cinque Stelle e l’area di sinistra che sta tra Stefano Rodotà e Maurizio Landini della Fiom, protagonisti anche di una manifestazione di piazza a metà ottobre contro la modifica dell’articolo 138 della Costituzione. Insomma, se il comitato non avrà i due terzi del Parlamento non potrà cominciare a lavorare sulle riforme. Nei tre mesi successivi – da gennaio a marzo cioè – ci sarà la possibilità di raccogliere 500mila firme tra gli elettori oppure il consenso di cinque consigli regionali o ancora le firme di un quinto dei membri della Camera per chiedere il referendum.

E’ un rischio che il governo non può correre. Il punto non è il referendum in sé. Ma l’attesa del referendum, che produrrebbe automaticamente uno stallo di mesi e mesi. L’attività legislativa sulle riforme ne risulterebbe paralizzata e non sarebbe una bella notizia per un esecutivo nato con il compito di approvare le riforme istituzionali. Il governo sarebbe immediatamente esposto agli attacchi di chi lo aspetta al varco, orologio alla mano, sui provvedimenti concreti. E su questo c’è la fila, tra renziani, grillini, per non parlare dei berlusconiani (quelli che resteranno tali dopo la decadenza del Cavaliere). Per dire: in attesa delle primarie dell’8 dicembre che dovrebbero eleggere Renzi segretario del Pd, i suoi fedelissimi lo dicono già che “per un governo nato per le riforme, qualsiasi cosa rallenti tale processo non sarebbe un bene. La mission del governo risulterebbe azzoppata…”. A quel punto, la richiesta dei renziani sarebbe quella di procedere subito alla riforma della legge elettorale e parallelamente all’abolizione del Senato con il tradizionale procedimento di modifica della Costituzione, cioè senza l’accelerazione cercata finora con la modifica dell’articolo 138, che oltre a istituire il comitato delle riforme (40 tra deputati e senatori) accorcia anche i tempi delle riforme stesse.

QUELL’EROE DI MANGANO… All’Italia restano i supereroi?No, c’è la crisi!

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“Credo che Marcello abbia detto bene quando ha definito Mangano un eroe”. Silvio Berlusconi torna sulla vicenda di Mangano e difende le affermazioni di Marcello Dell’Utri sull’essere Mangano un eroe per non aver ceduto ai pm che gli ‘chiedevano di testimoniare il falso’ sui “rapporti tra Berlusconi e la mafia” e poi Berlusconi ha aggiunto: “Dell’Utri ha avuto insolenze perché si è permesso di definire Mangano un eroe”, sottolinea Silvio Berlusconi, che ricostruisce la vicenda. “Marcello aveva conosciuto alla lontana un signore di Palermo dove aveva fondato una squadra di calcio per prendere i ragazzi dalla strada e quel signore si presentava per segnare le righe del campo. Lo fece venire a lavorare ad Arcore – racconta – con la moglie, i due figli e l’anziana mamma. Faceva la comunione e qualche volta sedeva al nostro tavolo. Ebbe una disavventura perché la sua azienda fallì e andò via da Arcore. La storia della sua vita non la conosco, si complicò la vita mettendosi con persone che appartenevano all’organizzazione della mafia e fu accusato di essere stato complice addirittura in un omicidio. Venne assalito dal cancro. Ogni settimana un procuratore andava da lui in carcere e gli diceva: ti mandiamo a casa oggi pomeriggio se ci racconti dei rapporti tra Marcello Dell’Utri e la mafia, tra Silvio Berlusconi e la mafia. Ma lui si rifiutò. Lo fecero uscire il giorno in cui poi morì. Credo che Marcello abbia detto bene quando ha definito Mangano un eroe”.

Poi il leader di FI alla Convention della Giovane Italia ha ribadito la sua innocenza e ha sottolineato ceh non chiederà la grazia perché deve essere il Presidente della Repubblico, Giorgio Napolitano a concederla. Ancora una volta Berlusconi ha sottolineato che chiedere l’affidamento ai servizi sociali equivarrebbe ad “esporsi al ridicolo”, non solo della sua persona, ma dell’intero Paese “davanti alla Comunità internazionale”, perchè ai Servizi sociali ci finirebbe “un cittadino non solo della mia età, ma che è stato più volte presidente del Consiglio, più a lungo di De Gasperi, che ha partecipato ai vertici internazionali e li ha presieduti. Un cittadino – aggiunge Berlusconi – che si è sempre comportato con rispetto, deve essere affidato ai servizi sociali perchè possa riabilitarsi? Io credo sarebbe una umiliazione, una cosa ridicola e inaccettabile”.

Ha usato anche parole come “colpo di Stato” per il voto del 27 novembre che potrebbe sancire la decadenza del leader di FI da senatore e ha ribadito come, secondo lui, De Gregorio è stato convinto dai pm ad accusarlo.

Silvio Berlusconi non risparmia neppure Mario Monti e afferma “Firmai io la nomina di Mario Monti a senatore a vita, sebbene a mio parere il professore Monti non aveva meriti tali da ottenere il ruolo di senatore a vita. Non mi risultano scritti scientifici degni di particolare attenzione…”.

Le mie prigioni… parole intorno alla decadenza!

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Su quali concetti si baserà il discorso di Silvio Berlusconi sulla decadenza? “Consegnando me, con questo voto, state consegnando voi stessi alla magistratura”, questa è l’anticipazione che dà l’HuffPost. Il momento più triste del Cavaliere sarà anche quello più ricordato? Sembra che questa sia la strada che il leader di FI sta mettendo a punto: uscire a testa alta anche dalla decadenza!

Berlusconi vs Alfano: non si collabora con chi compie un omicidio politico

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Un’intervista che è una bufera quella rilasciata da Silvio Berlusconi all’Huffington Post e nella quale l’ex premier gela con risposte secche e perentorie le affermazioni che oggi aveva fatto Angelino Alfano in un’intervista a SkyTg24. Non ci sono più dubbi, il Cavaliere ha iniziato ad affilare le armi e manda segnali forti al vicepremier e ancora più forti all’esecutivo Letta. Ecco parte dell’intervista rilasciata da Berlusconi all’Huffington Post:

Presidente Berlusconi, non giriamoci attorno: Alfano dice che il governo andrà avanti anche dopo la decadenza. Come si porrà di fronte al voto di decadenza il prossimo 27 novembre?

Come mi pongo io? Piuttosto, voglio domandare a tutti i senatori come possono votare la mia estromissione dal Parlamento sulla base di una sentenza politica fondata sul nulla, una sentenza che ha contraddetto incredibilmente due altre sentenze della stessa Cassazione esattamente sugli stessi fatti. Sulla base di una simile sentenza si vuole far decadere il leader del centrodestra, applicando “retroattivamente” una legge costituzionalmente discutibile, calpestando lo Stato di diritto, la Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Lo si vuole fare violando da un lato l’obbligo imposto dalla legge europea di rivolgersi alla Corte europea di Strasburgo ove esistano dubbi sull’interpretazione delle norme stesse, dall’altro lato si vuole anche procedere con il voto “palese” e non con il voto “segreto” previsto dal Regolamento del Senato quando si tratta di un voto su una persona come è sempre stato a partire dal Codice Albertino.

Aggiungo: come può pretendere il Partito democratico che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati? Gli italiani hanno capito che è a dir poco sospetta questa fretta di espellermi dalle istituzioni. Ma sarà un boomerang per la sinistra. Io resterò in campo, più forte e più convinto di prima.

Contro i nemici di sempre.

Rappresento da vent’anni l’ostacolo alla loro definitiva presa del potere. Pensavano di avermi eliminato nel ‘94, poi nel ’96, nel 2006 e infine nel 2011, ma non avevano fatto i conti con gli italiani.

Presidente, stavolta però oltre alla sinistra ci sono 22-23 senatori che hanno espresso dissenso in queste settimane. E sono pronti a sostenere il governo. Ha un messaggio per loro?

Credo sempre alla buona fede di tutti. E anche a loro dico: se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi è finita come è finita. Ripeto: è nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la vita.

Fin qui la decadenza. Parliamo della legge di stabilità. Quale è la sua opinione?

Serviva uno choc positivo, una frustata che ci aiutasse a cogliere la ripresa. E invece sono venute fuori molte misure rinunciatarie, più la sorpresa inaccettabile del ritorno mimetizzato della tassa sulla prima casa, cosa per noi assolutamente insostenibile. Ma quello che è più grave è la non comprensione di ciò che accade nel Paese. Dalla pubblicità ai consumi di energia, dalle auto agli elettrodomestici, dell’abbigliamento fino ai consumi alimentari, tutto dimostra che c’è paura e depressione. Questa manovra va cambiata profondamente, come noi ci accingiamo a fare in Parlamento.

Che obiettivi si pone per il Consiglio nazionale?

Il Pdl è nato per riunire 21 formazioni del centro destra. Ha svolto la sua funzione, ma molte formazioni se ne sono andate o sono addirittura sparite. Inoltre nella comunicazione non veniva mai usato il nome intero fatto di due bellissime parole: popolo e libertà. L’acronimo Pdl o, peggio, “la Pdl” come dicono da Roma in giù, non comunicano alcuna emozione. E in più sentiamo forte l’esigenza, dopo quello del ’94, di un nuovo appello agli uomini e alle donne che amano la libertà e che vogliono restare liberi. Forza Italia è tutto questo, ed è sempre rimasta nel nostro cuore.

Fritto misto nel Pdl? Governo, decadenza e premiership

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Sul tavolo l’accordo si potrebbe ancora raggiungere. Un fritto misto che davvero è difficile da digerire, ma che Alfano prova a servire al Cavaliere: il sostegno del governo anche dopo la decadenza e in cambio la premiership del partito. Alfano lo afferma durante l’intervista di Maria Latella su SkyTg 24, dove ha aggiunto: «Noi chiederemo a Berlusconi di continuare a sostenere questo governo». «Quelli che dicono andiamo a votare subito» sostengono «andiamo a votare senza candidato», visto che Berlusconi «potrebbe fare campagna elettorale, ma non guidare il governo». Lo afferma Angelino Alfano, su SkyTg 24, aggiungendo: «Speriamo possa esser al prossimo giro il nostro candidato» e poi ha aggiunto «Noi non abbiamo nessuna idea di fare cose nuove perchè noi stiamo lavorando per l’unità» del partito.   Il vicepremier ha aggiunto comunque che «il grande insegnamento di Silvio Berlusconi è la costruzione di un nuovo centrodestra» ed è a questo modello che dobbiamo guardare. Ma la richiesta di Alfano sembra anche essere un’altra, superare la Grazia, facendo diventare Berlusconi senatore a vita, anche se al momento sembra difficile non essendoci posti disponibili: “Noi abbiamo un leader che dovrebbe fare il senatore a vita per la sua carriera di imprenditore, come uomo di sport e per aver governato l’Italia”, ha detto il vicepremier.

Angelino Alfano respinge al mittente anche la paura del metodo Boffo: “Non ho nessuna paura, il metodo Boffo lo mettiamo in conto”, osserva il il ministro dell’Interno e poi aggiunge: “se noi dissentiremo ne saremo vittime”. E poi torna sull’annosa vicenda delle spiagge e della privatizzazione: “Noi non vogliamo vendere le nostre spiagge meravigliose, se noi permettessimo a chi ha concessioni di pagarle, non toglieremmo nulla ai privati, ma dando a loro la proprietà del bene stimoliamo la loro voglia di migliorarle sempre più”, ha aggiunto Alfano. “Io spero che il Pd si renda conto che non vogliamo vendere il bagnasciuga, ma far pagare la concessione per poi diminuire le tasse”.

Abracadabra: cade, decade o decadrà? il 27 novembre si saprà!

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Abracadabra e alla fine si è deciso. La conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha deciso, a maggioranza, che l’aula del Senato dovrà pronunciarsi il prossimo 27 novembre sulla questione della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. Naturalmente la decisione non è stata condivisa dal M5S, che avrebbe preferito votare tra pochi giorni.

La capogruppo M5s al Senato, Paola Taverna, spiega: “Noi insisteremo, finché non sarà calendarizzato il voto sulla decadenza di Berlusconi”. “Ora vedremo quanto è stabile il governo – ha aggiunto – Ma questo balletto è una gran presa in giro”.

Il Pdl  ha risollevato il caso della violazione della camera di consiglio durante la riunione della giunta per le elezioni, che si è pronunciata a favore della decadenza stessa. Un consiglio di presidenza di Palazzo Madama riaffronterà il tema sollevato dal Popolo delle libertà che ipotizza possano esserci ricadute sulla validità delle decisione, ora all’esame dell’Aula.

Renato Schifani e il vicepresidente, Maurizio Gasparri hanno infatti sollevato una pregiudiziale in ordine al pronunciamento della giunta per le elezioni, in relazione ai post del senatore Vito Crimi e delle numerose comunicazioni con l’esterno a vario titolo avvenute durante la camera di consiglio della giunta. “Secondo noi – ha spiegato Gasparri – la questione attiene anche alla validità del pronunciamento della giunta”.

Intanto il presidente del Senato Pietro Grasso ha deciso di convocare un Consiglio di presidenza per valutare la validità delle decisioni della giunta per le elezioni, la cui data non è ancora stata fissata.

La colomba Alfano sfodera gli artigli?

alfano-colomba-tuttacronacaLa Giunta per il regolamento del Senato ha stabilito che il voto per la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore sarà palese e Angelino Alfano non ha mancato di manifestare il suo disappunto al riguardo: “La decisione di Scelta civica e Partito democratico di sostenere il voto palese col M5S è la violazione del principio di civiltà che regola, da decenni, il voto sulle singole persone e i loro diritti soggettivi”. Si prepara quindi a sfoderare gli artigli: “E ora, innanzitutto in sede parlamentare, lì dove si è consumato il sopruso, sarà battaglia per ripristinare il diritto alla democrazia”, ha aggiunto.

7 a 6: in giunta vince il voto palese

voto-palese-tuttacronacaCon 7 voti a favore e 6 contrari, la Giunta per il regolamento del Senato ha stabilito che il voto per la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore sarà palese, questo perchè non sarebbe un voto sulla persona, ma sull’integrità del Plenum del Senato. La prima voce che si è levata per criticare tale decisione è stata quella del capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati Renato Brunetta, che in Twitter ha scritto: “Dalla Giunta una decisione assurda e senza precedenti contro Berlusconi. Una decisione contra personam e senza alcun senso. Inaccettabile”.

brunetta-giuntaDi parere opposto il segretario dem Guglielmo Epifani, che difende la Legge Severino: “Rispetto e comprensione per la scelta della Giunta. Basta polemiche che vanno oltre ogni limite. La legge Severino è perfettamente costituzionale e va applicata, così come è avvenuto nei trentasette casi precedenti. Si abbassino quindi i toni e si ricordi che la giustizia deve essere uguale per tutti”. Per quel che riguarda i senatori del M5S, si sono rivolti al presidente del Senato Grasso presentando un appello: “Chiediamo che il Presidente del Senato Grasso faccia seguito a quanto affermato ieri e calendarizzi immediatamente per la prossima settimana già dal 5 novembre il voto sulla decadenza del senatore Berlusconi. Ora non ci sono più ostacoli. Si voti subito”.

 

A che punto si è giunti in Giunta? La sentenza di Milano ha ripercussioni!

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Una gran confusione nella Giunta per il regolamento del Senato che alla fine è stata sospesa. Si doveva decidere con quale modalità votare per la decadenza di Silvio Berlusconi. Tra Pd e M5S che puntavano a modificare il regolamento e il Pdl che si aggrappava al voto segreto alla fine è giunta la motivazione della Corte d’Appello di Milano. E’ stato Francesco Nitto Palma ad affermare:

“La corte d’Appello di Milano ha appena detto che l’incandidabilità è una sanzione amministrativa, e pertanto non è retroattiva. Quindi dà ragione a noi e non c’è motivo di andare avanti”, ha detto il senatore del Pdl Francesco Nitto Palma. A suo giudizio, dunque, è venuta meno “la fretta” di qualcuno di decidere su voto palese o segreto. La sentenza di Milano – sostiene – si allinea alle “doglianze” che il Pdl aveva già avanzato e quindi ora “non c’è più motivo di andare avanti”. “La questione – aggiunge – dovrebbe ritornare alla giunta per le elezioni”.
Intanto i capigruppi fissano il calendario dei lavori dell’aula il 22 novembre e non c’è traccia del voto sull’esclusione dell’ex premier. Il M5S insorge, ma la maggioranza lo approva. Questo significa che sarà l’assemblea a doversi esprimere. E i senatori del Movimento di Beppe Grillo chiedono che questo avvenga già oggi pomeriggio. “Il Movimento 5 Stelle chiede che si voti sulla decadenza di Berlusconi.Siamo al ridicolo. Non si può più perdere tempo. Proporremo di calendarizzare il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi già dal 5 novembre”, afferma la presidente dei senatori M5S Paola Taverna.

Come spiega La Repubblica:
La capigruppo ha fissato solo l’approdo in aula della legge di stabilità tra il 18 e il 22 novembre e il bilancio interno e il decreto scuola dal 5 al 7 novembre. Il presidente del Senato Piero Grasso ha detto ai capigruppo che attende la giunta del regolamento sulla questione voto segreto/voto palese prima di calendarizzare in aula la decadenza del leader Pdl dal seggio di senatore. E, ovviamente, la nuova capigruppo potrà fissare una data anche prima del 22 essendo sempre possibili modifiche al calendario.

La Giunta potrebbe anche scegliere di non esprimersi, lasciando la decisione all’aula. Mentre Secondo alcune indiscrezioni, lo stesso Berlusconi potrebbe chiedere il voto palese per evitare imboscate da parte dell’ala governativa del Pdl.

In Giunta viene individuato l’ago della bilancia in Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato. La senatrice di Scelta Civica si è schierata con Pdl, Lega e Gal (Grandi autonomie e libertà) a favore del voto segreto e contro modifiche del regolamento.

In Giunta potrebbe pesare l’assenza di Karl Zeller, il componente Svp della Giunta del regolamento del Senato, bloccato in Trentino Alto Adige dallo sciopero aereo. Il suo era voto avrebbe potuto essere decisivo, dal momento che la sua formazione politica non aveva ancora annunciato che posizione avrebbe tenuto. Dopo aver comunicato che stava cercando di raggiungere Roma, Zeller spiega il suo orientamento: “Visti i precedenti sulle incompatibilità, sarebbe di votare a scrutinio segreto, a meno che non ci siano novità dell’ultima ora. Io sono comunque contro il cambiamento delle regole”.

Con la sua assenza, lo schieramento del voto segreto perderebbe quindi un voto. “Ma decisiva sarà Lanzillotta” aggiunge Zeller, che poi fa i conti: “Senza di me e la senatrice di Scelta Civica, Pd con Sel e M5S hanno 6 voti mentre Pdl, Lega e Gal ne hanno 5. Se io sarò assente e Lanzillotta sarà per il voto segreto, si concluderà con un pareggio: 6 a 6”.

La sola idea che la Giunta discuta sul voto palese o segreto sulla decadenza del suo leader lascia “esterrefatto” il capogruppo Pdl al Senato Renato Schifani, “visto che c’è un regolamento chiarissimo per cui il voto è segreto”, dichiara a La telefonata di Belpietro su Canale 5. Ogni modifica a quel regolamento “sarebbe un fatto grave, perché c’è il presupposto per il rinvio della norma alla Corte Costituzionale per un’interpretazione della stessa”. E se “si dovesse arrivare alla decadenza di Berlusconi, ci riuniremo e decideremo con lui, come sempre saremo uniti”.

Netta la democratica Stefania Pezzopane, vicepresidente della Giunta delle elezioni del Senato: “La decadenza di Berlusconi in Senato si voterà in aula a metà novembre” dichiara a Citofonare Adinolfi su Radio ies, “i berlusconiani punteranno a sovrapporre la discussione della legge di stabilità sul voto sulla decadenza. Non deve accadere, voteremo prima. Per questo non drammatizzerei il voto di oggi su palese o segreto. Che sia voto palese o voto segreto purchè si voti. E si stia attenti a non dare a Berlusconi un’ulteriore occasione per atteggiarsi a martire”.

Beppe Grillo, arrivando alla Camera, ribadisce la posizione del M5S con queste parole: “Voto palese, il voto segreto è una vergogna. Noi siamo per il voto assolutamente palese. Noi facciamo quello che diciamo, non siamo come loro, basta con questa pantomima”.

“Stop al voto segreto”: manifestanti in slip e cartelli davanti al Senato

manifestazione-votosegreto-tuttacronacaLa giunta del regolamento oggi discuterà la proposta sul voto palese legato alla decadenza di Berlusconi. Proprio per manifestare contro il voto segreto si sono riuniti davanti al Senato, in piazza delle 5 Lune, una decina di attivisti di Avaaz, organizzazione che ha lanciato una raccolta firme online: biancheria intima e cartelli “Non abbiamo niente da nascondere e tu senatore? Stop al voto segreto!” tutto quello che indossavano. Vincenzo Santangelo, Senatore M5S membro per la giunta per il regolamento è andato ad incontrarli: proprio dal suo partito è partita l’iniziativa per l’abolizione di questa pratica.

Gli attivisti hanno spiegato che “noi non abbiamo segreti” mentre sul loro sito sono state raccolte oltre 80mila firme per questo: e non solo per il caso Berlusconi. Allargando la richiesta a tutte le votazioni che si tengono al Senato, infatti, “si eviterebbero anche altri casi come quello dei 101 franchi tiratori che hanno colpito Prodi, nella corsa alla presidenza della Repubblica”.

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Del resto la lotta contro il voto segreto non è una peculiarità italiana: il 18 settembre, a Brasilia, un gruppo di giovani ha manifestato nudo fuori dal Congresso per chiedere la fine di ogni votazione segreta nelle assemblee legislative. ”La democrazia non e’ condotta con voti segreti, quindi abbiamo bisogno di un voto aperto,” ha detto Michael Mohallem, uno degli organizzatori della protesta. ”Non abbiamo nulla da nascondere” o ”Io sono qui e ho esposto me stesso” si legge in alcuni dei cartelli innalzati dai manifestanti.

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Decadenza Berlusconi: la Giunta dice sì!

berlusconi-giunta-sì-tuttacronacaIl presidente della Giunta per le Immunità del Senato, Dario Stefano, al termine della camera di consiglio ha comunicato che è stato deciso, a maggioranza, di proporre al Senato di deliberare la mancata convalida dell’elezione di Silvio Berlusconi. Sì alla decadenza di Berlusconi, dunque. Immediata la reazione del presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani: “Peggio del previsto. Il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità”. La seduta pubblica, che si era aperta con un piccolo dibattito tra il presidente Stefano e la senatrice Pdl Maria Elisabetta Alberti Casellati che aveva chiesto di prendere la parola, è durata poco più di un’ora, vista l’assenza dei difensori del cav. Come ha spiegato Stefano, Casellati poteva intervenire in camera di consiglio ma non nella fase della seduta pubblica, dove non è possibile porre questioni pregiudiziali nè intervenire sull’ordine dei lavori. Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini, legali del leader di Forza Italia, hanno motivato la mancata partecipazione spiegando in una nota che “Il diritto a un giudizio imparziale è evidente fondamento di ogni procedimento in un sistema democratico. Molti dei componenti della Giunta delle elezioni del Senato si sono già più volte espressi per la decadenza del presidente Berlusconi”. “Non vi è dunque – argomentano in una nota – possibilità alcuna di difesa nè vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione. Nessuna acquiescenza nè legittimazione può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale. Il non partecipare era dunque non più una scelta, ma un obbligo. Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti”. Nello speciale TgLa7 Benedetto della Vedova, componente della giunta, ha ribadito che difende la legge Severino “perchè non penso che sia un’argomentazione politicamente forte quella della retroattività”.

THE END? La diretta sulla decandenza

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Dario Stefano (Sel) prima che

Il presidente della giunta e relatore di maggioranza Dario Stefano (Sel) spiega che “dalla radio al tablet abbiamo voluto operare nella direzione, che reputo doverosa, di attivare tutta la strumentazione oggi tecnologicamente disponibile al fine di consentire a tutti i cittadini interessati, oltre agli addetti ai lavori, di seguire in tempo reale la seduta”.

“Verso palazzo madama, verso la sala Koch. Oggi inizia un’altra storia. Più giusta”. Lo dice Mario Michele Giarrusso, senatore 5 stelle, membro della giunta per le elezioni.

A seduta della giunta per le immunità. Del Senato che voterà la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi si è aperta con il ricordo della strage di Lampedusa.

A prendere la parola e ad esprimere “il cordoglio di tutta la giunta” – con tutti i suoi componenti in piedi – è stato il presidente Dario Stefano

Inizia con uno scontro tra il Pdl e il Presidente della giunta per le immunità e le elezioni Dario Stefano la seduta pubblica del ‘tribunalino’ del senato dedicata al caso Berlusconi.

In apertura, prima che Stefano inizi ad illustrare la vicenda, il Pdl chiede che sia posta una questione pregiudiziale. Ma Stefano rigetta la richiesta: “non c’è ordine dei lavori, né possibilità di porre pregiudiziali in seduta pubblica, non posso darle la parola in seduta pubblica. L’articolo 16 mi dà la discrezionalità di farlo, io non le do la parola”, dice Stefano rivolto a un senatore con ogni probabilità del Pdl (le riprese della seduta non inquadrano il ricorrente, ma Stefano si rivolge verso i posti occupati dal Pdl). (ag, Dire)

I Banchi della difesa di Silvio Berlusconi come già preannunciato sono vuoti, né lui né i suoi legali si sono presentati in Giunta.

Nella sala Koch c’è l’avvocato Salvatore Di Pardo che rappresenta il senatore Ulisse Di Giacomo, controparte di Silvio Berlusconi perché primo dei senatori non eletti in Molise, la circoscrizione scelta dal Cavaliere al momento della proclamazione della sua elezione.

Ulisse di Giacomo classe 1950, è stato assessore alla Sanità della Regione Molise fra il 2006 e il 2008. Membro della Direzione Nazionale del PdL, sarà lui a subentrare nel caso di caduta del Cavaliere: “Se il senatore Berlusconi fosse stato sottoposto come tutti i cittadini a una decisione di un giudice terzo e imparziale non sarebbe più senatore perché la giurisprudenza sulla legge Severino è granitica. Il consiglio di stato ha chiarito che non è incostituzionale”

“Il diritto ad un giudizio imparziale è evidente fondamento di ogni procedimento in un sistema democratico”. E’ quanto dichiarano in una nota gli avvocati di Silvio Berlusconi Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini. “Molti dei componenti della Giunta delle elezioni del Senato si sono già più volte espressi per la decadenza del Presidente Berlusconi. Non vi è dunque possibilità alcuna di difesa nè vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione. Nessuna acquiescenza nè legittimazione può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale. Il non partecipare era dunque non più una scelta, ma un obbligo. Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti”.

Lo “sfregio” di Brunetta

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Il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta commentando il voto della Giunta del Senato che ha bocciato la relazione Augello segnando un primo passo, di fatto, verso la decadenza di Silvio Berlusconi, si è espresso in questi termini: è stato uno “sfregio” e poi ha aggiunto “la Giunta per le elezioni del Senato ha sfregiato con questo voto il proprio decoro istituzionale. Uno strumento altissimo della democrazia ha ferito insieme democrazia e giustizia. Nell’auletta del Senato si è espressa una maggioranza diversa da quella di ‘larghe intese’ su cui si regge il governo Letta. Questa composta da Pd-Sel-M5S-Scelta Civica proporrei di chiamarla di ‘basse intese’” e ha concluso ”Fin qui, ci tengo a sottolinearlo, non è un commento, ma la cronaca di quel che è accaduto in questi giorni e ha avuto stasera la sanzione di un voto. Non resta che confidare nella saggezza e nella libertà di coscienza dell’Aula per riparare al torto dell’applicazione incostituzionale di una legge confusa. In sede di commento, esprimo l’amarezza mia e di tutti i deputati del Popolo della Libertà per il veemente e coordinato attacco contro Berlusconi pallidamente mascherato da atto dovuto”

Bocciata la relazione di Augello… Decandenza non prima di metà ottobre

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Bocciata la relazione Augello con 14 voti contrari, a favore il solo relatore. Il nuovo relatore, dopo il no alla mozione Augello, è il presidente della Giunta Dario Stefàno, di Sel. A lui spetterà il compito di stendere una nuova relazione. Per la decadenza di Berlusconi, che dovrà passare anche per il Senato, tempi comunque non brevissimi. Difficile che l’Aula di Palazzo Madama si pronunci prima di metà ottobre. Tutto rinviato, il tunnel è ancora lungo, ma si inizia a vedere la luce?

 

Decadenza di B.: pregiudiziali respinte e l’esercito invade via del Plebiscito

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Pregiudiziali respinte, il Pdl lascia l’aula chiamandosi ora Forza Italia. Ma il risultato non cambia: le questioni preliminari della relazione Augello sono state respinte con 14 no e 9 si la prima; 14 no e 9 si la seconda. I senatori del Pdl hanno lasciato la Giunta per protesta.

 L‘Esercito di Silvio “invade” via del Plebiscito. Succede nella serata di mercoledì 18 settembre, poco prima del voto della giunta sulla decadenza e poco dopo il videomessaggio diffuso dall’ex premier in cui si annuncia il ritorno di Forza Italia.

Per dare sostegno al loro leader i coordinatori dell’ “Esercito di Silvio” sono in via del Plebiscito con bandiere, un palloncino e tanti adesivi sulle giacche. Le bandiere sono sia dell’Esercito di Silvio e sia di Forza Italia.

“Siamo i coordinatori dei vari reggimenti sparsi per l’Italia, ovvero i club della Libertà – spiega il fondatore dell’Esercito di Silvio, Simone Furlan – veniamo dalla Toscana, dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna e dalla Campania. Qui stasera siamo una cinquantina, soltanto una rappresentanza. Volevamo manifestare davanti al Senato ma per problemi di ordine pubblico non c’è stato consentito e così siamo venuti davanti all’abitazione di Berlusconi. Rimarremo qui – conclude – fin quando ci sarà il voto della Giunta delle Autorizzazioni”.

Ogni tanto dal piccolo gruppo, controllato da un cordone di forze dell’ordine, partono dei cori: “Silvio, Silvio” oppure “Silvio c’è”.
La manifestazione di solidarietà, è iniziata, secondo gli organizzatori alle 20,40 e si concluderà, poi, con una visita della nuova sede del partito in San Lorenzo in Lucina.

L’ora X: riunita la Giunta per la decadenza di B. Pdl fuori prima del voto

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I “Commissari” dovranno pronunciarsi sulla relazione di Andrea Augello (Pdl) che propone la convalida dell’elezione di Berlusconi nonostante la sentenza di condanna per il caso Mediaset. Malan (Pdl) entrando afferma “Le premesse purtroppo non sono per nulla buone” e poi aggiunge: “Speriamo, almeno in questa occasione, di avere un ascolto vero e che non vengano dichiarate manifestamente infondate la questione di costituzionalità delle norme e quella della loro congruità con la normativa Ue”.

Prima di entrare in Giunta, Stefania Pezzopane (Pd) ha dichiarato  “Dovrebbe essere una riunione non lunga: interverranno i capigruppo e poi il voto. Non sbrodoliamo questa situazione imbarazzante per il Paese” e poi ha aggiunto “Il discorso di Berlusconi è da anarco-insurrezionalista. E’ uno stalker del governo, più minaccioso nei confronti dei suoi ministri”.

E’ stato deciso poi che il Pdl lascerà l’aula prima del voto.

Intanto la Lega Nord annuncia che voterà “sì” alla relazione di Augello che propone la convalida dell’elezione di Silvio Berlusconi nonostante la condanna definitiva a quattro anni di carcere per la vicenda Mediaset. A confermarlo, nel corso della sua dichiarazione di voto, è Erika Stefani.

La battaglia del voto palese!

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A Berlusconi rimaneva un’ultima carta e ha portato la battaglia sul voto palese o voto segreto. Dopo la Lega e l’ M5S che avevano ribadito la necessita del voto palese, ora a questa decisione sembrano unirsi anche Pd e Udc.

Nicola Latorre del Pd dichiara all’Ansa: ”Mi auguro che si voti con voto palese, bisogna avere il coraggio delle proprie posizioni, ancor più in passaggio così delicato. Sono assolutamente tranquillo, – aggiunge LaTorre – il Pd è compatto su questo”, osserva pur ricordando come il regolamento preveda voto segreto.

Sullo stesso tema interviene il segretario dell’Udc Pierferdinando Casini. Alla festa dell’Udc in corso a Chianciano Terme, casini spiega: “Il regolamento del Senato è inequivocabile e prevede voto segreto. Sotto il profilo personale mi augurerei la trasparenza di un voto palese perché è giusto che in quella sede ciascuno si assuma la propria responsabilità, in Senato, davanti agli italiani”.

Per Pannella Epifani è uno zozzone e Berlusconi va difeso

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Marco Pannella mentre partecipava a una manifestazione sull’eutanasia, promossa dalla associazione Luca Coscioni, davanti a Montecitorio, ha trovato il tempo di prendere le difese di Silvio Berlusconi e scagliarsi contro il Segretario del Partito Democratico Guglielmo Epifani… ma perché strumentalizzare una manifestazione per parlare di politica?

Ecco il video dell’intervento del leader radicale:

Formisano e l’idea per il caso Berlusconi: candidarlo alle Europee in Estonia

berlusconi-estonia-tuttacronacaIl Messaggero riporta un dialogo intercettato in un corridoio del Transatlantico di Montecitorio e intarcorso tra l’onorevole del Centro democratico Nello Formisano e un esponente del Pdl. “E se Silvio Berlusconi, pur decaduto da senatore, si candidasse in Europa?”. “In Europa? Impossibile! Il Cavaliere è incandidabile”. “No, non alle Europee dalle liste formate in Italia, ma in un altro degli altri 27 Paesi europei dove la legge Severino non ha alcun valore giuridico…”. C’è quindi chi sostiene l’idea mentre tra colombe sia di centrodestra che di centrosinistra si cerca un modo per risolvere il caso Berlusconi. Il leader del Pdl, se Giunta e Aula di palazzo Madama lo dichiarassero decaduto, perderebbe il diritto all’elettorato attivo e passivo ma questo non significa che non possa presentare la sua candidatura alle europee. Dovrebbe però farlo in un Paese dell’Unione dove non sia valida la legge Severino. Spiega sempre il Messaggero che “Un precedente esiste e, per puro paradosso, riguarda un comunista tutto d’un pezzo come Giulietto Chiesa. Il giornalista già corrispondente da Mosca poi entrato in politica, prima con Di Pietro poi in diverse formazioni neo-comuniste, si presentò alle Europee del 2009 candidato in Lettonia all’interno della lista ‘Per i diritti umani in una Lettonia unita’, formazione che rappresenta la minoranza russa lettone. Il Pctvl mandò a Strasburgo una sola deputata eletta. Non era Chiesa, purtroppo, che non ce la fece e la cui carriera si disperse. Ove eletto, tuttavia, l’elezione di Chiesa sarebbe risultata valida.” A questo punto non resta che chiedersi dove Berlusconi prenderebbe i voti, e si potrebbe pensare all’Estonia, nella cui capitale, Tallin, dove “ha il suo quartier generale Ernesto Preatoni. Immobiliarista di fama e peso, titolare del gruppo Domina, che vanta grossi insediamenti turistici in Italia come in Egitto, Preatoni è chiamato il Gianni Agnelli estone, ma soprattutto è un grande e sincero amico del Cav: procurargli i voti sarebbe un gioco da ragazzi.” E’ lo stesso Formisano a spiegare perchè Berlusconi dovrebbe fare questa fatica: “Perché al Parlamento Ue lo scudo dell’immunità parlamentare è altissimo come dimostra il caso De Magistris. Quando era parlamentare europeo, usò le sue prerogative e il suo status per difendersi da semplici rinvii a giudizio, entrambi rispediti al mittente dal Parlamento di Strasburgo, che non accetta mai sui suoi membri richieste di indagine, figurarsi di arresto, da parte dei giudici locali”.

“A Silvio”: Vito Crimi e la lirica per Berlusconi

a-silvia-crimi-tuttacronacaE’ stata imparata a memoria da intere generazioni di studenti la poesia A Silvia di Giacomo Leopardi. Il Risorgimento era finito da poco quando il poeta compose i suoi immortali versi. Ora, dopo 185 anni, ne arriva una rilettura a firma Vito Crimi. Il Cittadino pentastellato, infatti, ha dedicato un poema proprio a Silvio (Berlusconi) sulla sua pagina Facebook.

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Il calendario della Giunta: mercoledì al voto!

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La Giunta per l’immunità del Senato ha accolto all’unanimità la proposta del presidente Dario Stefano di votare mercoledì sera. Questo è il calendario dei lavori: lunedì, dalle 15 alle 20; martedì, dalle 9 alle 14; mercoledì, dalle 20.30 in poi dichiarazioni di voto e voto.

Quello strano rebus che si sta consumando nella Giunta!

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E’ la seconda seduta della Giunta del Senato  che dovrà decidere sulla decadenza del senatore Silvio Berlusconi. Stasera si è avviata una “discussione unica” sulle questioni pregiudiziali presentate ieri dal relatore Andrea Augello del Pdl. Prima della discussione c’è stato comunque spazio per una quarta questione regiudiziale che sarà presentata dal senatore del Pdl, Lucio Malan. Dario Stefano, presidente della giunta, prima di entrare ha risposto ai giornalisti che lo attendevano fuori da Sant’Ivo alla Sapienza e riguardo ai tempi per votare la decadenza del senatore Berlusconi ha risposto semplicemente “Resto a quello stabilito ieri”.

Andrea Augello parlando con i giornalisti ha espresso tutta la sua incertezza: “Dobbiamo aspettare la fine della riunione per capire quello che succederà, perché ci troviamo, come ho detto due volte, in un vuoto regolamentare”.

Intanto si è anche appreso che Enrico Letta ha incontrato nel pomeriggio a palazzo Chigi il vicepremier Angelino Alfano e gli altri ministri del Pdl. Sembrerebbe che la crisi di Governo da questo colloquio sia stata scongiurata e che ci possano essere le condizioni perché il governo vada avanti.

Intanto los contro in Giunta si ha sin dalle prime battute quando Augello deposita un’integrazione di 25 righe, nella quale specifica che i documenti presentati ieri non sono da intendersi come pregiudiziali, ma come questioni preliminari alla relazione. Contestualmente chiede che si svolgano 4 singoli voti – uno per ogni questione preliminare e uno per la relazione – alla fine della discussione generale. Ciò allungherebbe i tempi e farebbe slittare il voto.

Nelle tre cartelle consegnate questa sera alla Giunta per le Immunità del Senato dal relatore sul caso Berlusconi, Andrea Augello, trapela che non c’è stata nessuna proposta sulla decadenza o meno del Cavaliere. Si sottolinea solo come la cosiddetta legge Severino dovrebbe semplicemente ispirarsi al recepimento della normativa europea sul fronte dell’anticorruzione senza nessuna integrazione ulteriore come quella della delega.

Qui è possibile visionare l’integrazione del relatore Augello

Il Pd insiste però sembra insistere sul voto unico. C’è quindi scontro all’interno della Giunta e anche il socialista Buemi chiede un’unica votazione. Per Felice Casson, per esempio, riferiscono fonti parlamentari, si deve invece partire dalla proposta di convalida. Intanto sul Twitter del M5S al Senato si legge:

A cui segue:

Mentre sono in corso i lavori della giunta Epifani scrive su Facebook: “Di fronte all’interruzione di un governo di servizio, noi avremmo il dovere di renderne un ultimo al Paese: cambiare questa legge elettorale, piena di problemi e che non offre ai cittadini possibilità di scelta”.

Intanto a Matrix, Epifani afferma “La legge è uguale per tutti e quando c’è una sentenza si applica se in uno Stato non fosse così ci sarebbe solo la legge della giungla”

Intanto in giunta si assiste a un nuovo “blocco”. A quanto si apprende, il relatore Andrea Augello avrebbe preso tempo di fronte alle richieste insistenti di presentare le conclusioni.

Mentre c’è l’impasse alla Giunta su Canale 5 a Matrix Epifani dichiara: “Mi fido di quello che hanno deciso i giudici, considero la sentenza veritiera, equilibrata e giusta e poi in ogni caso le sentenze definitive devono essere rispettate”.

Intanto arriva anche un nuovo tweet del M5S:

Durante un pausa dei lavori  è il senatori del Psi Buemi che si lascia avvicinare e afferma “Ci sarà un voto unico sulla relazione nella quale sono state inserite, come punti di discussione, anche le pregiudiziali presentate dal senatore Augello” che poi ha spiegato “si è convenuto di far riferimento all’Art.10 primo comma del regolamento. Esso prevede che il relatore debba proporre la decadenza o la conferma del senatore al termine della relazione. E’ già un risultato importante perchè abbiano raggiunto una buona convergenza”. E poi ha  concluso “credo che questa sera non arriverà alcun voto”.

Anche Casson, durante la pausa riferisce sull’andamento dei lavori della Giunta: “Il relatore Augello non ha ancora sciolto la riserva, non ci ha ancora detto quale è la sua proposta. Si sta discutendo. Non si sa ancora se sono questioni pregiudiziali o preliminari”.

ARRIVA LA PROPOSTA DI AUGELLO:  il Cavaliere non decada.

E’ incardinata la discussione generale sulla decadenza di Silvio Berlusconi con la proposta del relatore Augello di una convalida della sua elezione. Lo annuncia la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, uscendo dalla Giunta per le elezioni, intanto si apprende anche che le pregiudiziali presentate nella scorsa seduta sono state ritirate.

La discussione continua giovedì alle 15.

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