Letta ribatte a Rehn e il debito pubblico è campo di battaglia

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Le parole di Olli Rehn hanno acceso i toni di questa giornata politica con un botta e risposta molto teso tra il commissario europeo che aveva dichiarato sulle pagine di Repubblica di essere “scettico” sulla effettiva capacità dell’Italia di ridurre il debito pubblico.

Queste le parole di Rehn:

Per centrare gli obiettivi “lo sforzo di aggiustamento strutturale avrebbe dovuto essere pari a mezzo punto del Pil, e invece è solo dello 0,1 per cento. Ed è per questo motivo che l’Italia non ha margini di manovra e non potrà invocare la clausola di flessibilità per gli investimenti”. Rehn evidenzia di avere “preso nota delle buone intenzioni del governo italiano su privatizzazioni e spending review. Ma lo scetticismo è un valore profondamente europeo. E io ho il preciso dovere di restare scettico, fino a prova del contrario. In particolare per quanto riguarda i proventi delle privatizzazioni e i loro effetti sul bilancio del 2014″.

“Le nostre previsioni di febbraio saranno un appuntamento molto importante per l’Italia. Se il governo per quella data ci fornirà risultati concreti e soddisfacenti, ne terremo conto per calcolare i possibili effetti sui margini di manovra a disposizione del Paese”. Tornando ai momenti peggiori della crisi il commissario Ue confessa: “Se io facessi incubi, rivivrei l’angoscia del periodo tra agosto e novembre del 2011, quando l’Italia era al centro della tempesta sui mercati finanziari”.

E Letta prontamente nel pomeriggio ha ribattuto al commissario Rehn:

“Deve parlare di stabilità, di equilibrio finanziario. Lo scetticismo fa parte di un’altra categoria del dibattito politico che anche lui può usare ma togliendosi la giacca da commissario altrimenti si troverà un parlamento europeo carico di populismi e di euroscettici. La quantità di elettori che si sposteranno sarà molto consistente”.

“Al commissario dico che i nostri conti sono in ordine e solo l’Italia e la Germania hanno da tre anni il Pil sotto il 3%. L’Italia è un Paese serio. Nel 2014 inizierà a calare il debito”, sia attraverso “le privatizzazioni”, sia attraverso “la legge di stabilità” in via di approvazione.

 

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2014, si abbassano le stime di ripresa? Per l’Ocse in Italia sarà 0,6%

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Dopo aver abbassato l’indice da 0,5% a 0,4%, le nuove stime vedono una crescita dello 0,6%. Sottile miglioramento ma comunque inferiore a tutte la altre maggiori previsioni (+0,7 per Istat e la Commissione Ue, +1,1% secondo il governo).

E dall’Ocse arriva anche una sostanziale conferma del monito lanciato la scorsa settimana da Bruxelles, quando la Commissione ha evidenziato molte critiche sulla bozza di legge di stabilità inviata a ottobre. Rilievi che riguardavano soprattutto possibili rallentamenti nel cammino di riduzione del debito incoraggiato invece dall’Unione Europea. Un passo falso che, se confermato, non consentirebbe al nostro Paese di potere usufruire dei tre miliardi della clausola per investimenti. Ora anche l’Ocse conferma questo allarme segnalando che l’indebitamento, anche a causa della debolezza dell’economia, appare orientato a salire dal 145,7% del Pil nel 2013 al 146,7% del Pil l’anno successivo, per poi ripiegare al 146,1% del Pil nel 2015.

Niente occupazione. In Italia nonostante la debolissima ripresa economica, secondo l’organizzazione di Parigi la disoccupazione “è destinata a restare alta, in quanto è probabile che l’impatto della crescita della domanda si traduca inizialmente in un aumento dell’orario di lavoro medio delle persone già occupate”. L’organizzazione di Parigi prevede che il tasso di disoccupazione italiano salga nel 2014 al 12,4% dall’attuale 12,1%, per poi tornare al 12,1% nel 2015.

BOCCIATA L’ITALIA: la stabilità è instabile!

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Ormai l’instabilità italiana è sotto gli occhi di tutti anche dell’Ue che oggi ha bocciato gli obiettivi poti in essere dal Patto di Stabilità, ex finanziaria, proposti dal governo Letta e per la prima volta al vaglio della Commissione Ue.  “C’è un rischio che la bozza del piano di bilancio per il 2014 non rispetti le regole del Patto di stabilità e crescita – sottolinea la Commissione -. In particolare, l’obiettivo di riduzione del debito nel 2014 non è rispettato”. L’Italia non potrà quindi chiedere alla Commissione Ue di fare uso della “clausola sugli investimenti” del Patto di stabilità, perché non rispetta la condizione del debito pubblico in discesa a un ritmo soddisfacente. «La Commissione europea – dice il vicepresidente Olli Rehn – conta molto sugli impegni presi dal governo italiano, in particolare sulla spending review portata avanti da Carlo Cottarelli». Nuovo colpo di scena… sulle vite degli italiani!

Ue ancora contro l’Italia nel mirino il debito pubblico

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Analisi approfondita per l’Italia e per la prima volta indagini anche sulla Germania. Questa la linea dura intrapresa dalla Commissione Ue che sta esplorando gli squilibri macroeconomici come il debito elevato, la disoccupazione, la perdita delle quote di mercato.

«Il debito molto elevato resta una vulnerabilità significativa dell’Italia, in particolare vista la prospettiva debole di crescita», scrive la Commissione spiegando che mantenere un surplus primario elevato è importantissimo per mettere il debito su un terreno di discesa.

La perdita di quote di mercato «resta significativamente sopra la soglia di guardia», e la performance dell’export «compete in modo sfavorevole rispetto a quelle delle economie avanzate». La disoccupazione, sebbene non abbia raggiunto la soglia di guardia, è aumentata e quella giovanile «è molto alta».

L’Italia «deve evitare compiacenza e instabilità che possono mettere a rischio il cammino delle riforme», ha detto Barroso. Il presidente ha spiegato di voler inviare un messaggio all’Italia: «Con i progressi raggiunti finora si è vista una reazione positiva dei mercati, che ora sono più stabili ma sempre vulnerabili alle azioni dei leader politici. Ma quando hanno una chiara percezione della volontà dei governi di fare le riforme, le ricompense arrivano sempre».

«In Italia si cominciano ad intravedere i primi segnali di ripresa ma si tratta di una ripresa molto fragile per questo non si deve mettere a rischio il percorso delle riforme» ha aggiunto Barroso.

«L’Europa è davanti a una svolta economica e la ripresa è in corso» ha detto il commissario per gli affari economici Olli Rehn. Ma la ripresa è «ancora fragile» ha poi aggiunto Barroso, secondo il quale comunque il «ritorno alla crescita dimostra che le nostre politiche funzionano».

Sempre nel rapporto della Commissione viene comunque sottolineato che il surplus commerciale della Germania «può mettere pressione sull’apprezzamento dell’euro e rendere difficile il recupero della competitività dei Paesi periferici dell’Eurozona». E con questa dichiarazione l’Ue per la prima volta apre un’indagine approfondita anche sulla Germania.

 

Per Letta c’è tempo… rinvia i giudizi! L’Italia nel frattempo deve sopravvivere?

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Per Letta c’è tempo! Il Premier chiede di essere giudicato alla fine del 2014 quando abbasserà le tasse, diminuirà il debito pubblico, probabilmente il tasso di disoccupazione sarà negativo e anche gli uccellini torneranno a cinguettare all’unisono. Un mondo perfetto, dove i migranti saranno integrati, il Pil sarà alle stelle e la Germania sarà costretta a comprare i Btp? Per il momento questo è però nei sogni di Enrico Letta che invece ha una realtà fatta di un muro alla finanziaria composto da 3093 emendamenti, con il Pil in caduta, il tasso di disoccupazione crescente, la cassa integrazione che le regioni non riescono a pagare…

“Alla fine del 2014 si vedrà la crescita, giudicatemi allora” e poi aggiunge: “Dalla crisi si esce solo passo passo […]. C’è un’unica possibilità, cioè andare avanti”, spiega il premier ricorrendo alla metafora per antonomasia. “Stiamo facendo la trasvolata dell’Atlantico e già si vedono i grattacieli di Manhattan”. L’atterraggio – prosegue – è previsto “per la fine del 2014, con le tasse che scendono, la crescita che c’è e i primi segnali dalla lotta alla disoccupazione”. È allora – rilancia Letta – che mi si potrà giudicare.

Quanto all’Imu – afferma il premier – “abbiamo mantenuto gli impegni presi”. “Le coperture saranno trovate e indicate nei prossimi giorni. L’obiettivo è però quello di non ricominciare a fare debiti. Non ho alcuna intenzione di essere meno che rigoroso a riguardo”.

Italia, paese del terzo mondo?

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L’allarme è scattato quando improvvisamente l’Italia non è più una delle 8 potenze economiche mondiali. Prima dell’Italia tra i grandi arriva anche la Russia. Quindi l’Italia parteciperà comunque al G8 ma per prestigio politico e non per fatturato in quanto ormai sarà la nona. Ma se va male il Pil non migliora neppure il reddito pubblico. A ricordarlo all’Italia è stato l’Eurostat che ha sottolineato il nuovo record dello Stivale nel debito pubblico: ormai siamo al 133,3% , in crescita di 3 punti percentuali rispetto ai primi tre mesi dell’anno quando era al 130,3%. L’Italia resta il secondo debito pubblico Ue più alto dopo la Grecia (169,1%) e con uno dei maggiori incrementi tra primo e secondo trimestre di quest’anno. L’Italia si sta avviando a essere un paese del terzo mondo o è solo allarmismo insensato e la crescita riprenderà il prossimo anno?

Ricambio generazionale in Italia? E’ tra gli obiettivi…

letta-ricambiogenerazionale-tuttacronacaAppare determinato il premier Letta mentre affronta il tema della disoccupazione giovanile in Italia al Brookings Institution di Washington. In Italia la Legge di Stabilità fa discutere molti, che non vedono poste le basi per la ripresa economica e quindi per la possibilità dei giovani di crearsi un futuro, ma questo non frena i suoi progetti per il futuro. “L’Italia sta obbligando i giovani a partire”, ma “dobbiamo e possiamo avere un cambio generazionale. E’ quello che sto cercando di fare capire all’Europa, agli Stati Uniti e all’Italia stessa”. Il presidente del Consiglio spiega dunque come il suo principale obiettivo “è trovare fondi per tagliare la tasse per l’impiego dei giovani”. E aggiunge “Quando sono stato incaricato di guidare il governo una delle mie priorità era di avere un gabinetto giovane, con una maggiore presenza femminile, e un ministro di colore”.

Enrico Letta “impressiona” Barack Obama

letta-obama-tuttacronacaIl premier Enrico Letta si trova a Washington dove ha incontrato il presidente Barack Obama. Il presidente Usa, secondo il quale l’Italia sta andando nella giusta direzione con le riforme intraprese, si è detto “impressionato dalla leadership di Letta e dalla sua integrità”. Riguardo l’accordo raggiunto da democratici e repubblicani sul tetto del debito, il premier italiano ha sottolineato come esso sia positivo anche per il nostro Paese, visto che stabilizza i tassi d’interesse ad un livello basso ed ha quindi aggiunto che “la prossima legislatura europea deve essere basata sulla crescita e noi italiani lavoreremo sodo perché la crescita è la mia priorità”. “Ieri – ha poi ribadito parlando della legge di Stabilità – i tassi di interesse italiani sono stati più bassi. Non succedeva da due anni a questa parte”. Ciò dimostra che “siamo sulla strada giusta”. In seguito, ai giornalisti, il presidente Usa ha spiegato che nell’incontro si è parlato “dell’importanza della crescita europea e in particolare della lotta alla disoccupazione giovanile”, sottolineando che l’intenzione è quella di lavorare a una “forte agenda per la crescita”. Non sono mancati i ringraziamenti per l’aiuto militare che l’Italia offre in Afghanistan, con Obama che ha parlato anche le basi presenti sul nostro territorio: “L’Italia ospita più di 30mila impiegati delle Forze Armate Usa, tra militari e civili e le loro famiglie nelle basi in tutta Italia, che sono cruciali nella protezione del personale e delle strutture americane in Nord Africa, in particolare in tempi come questi di instabilità accresciuta”. Ha quindi sottolineato come l’Italia, assieme a Stati Uniti, Regno Unito e Turchia, l’Italia svolga un ruolo di guida nell’assistenza alla Libia nei suoi sforzi di recupero della sicurezza e di ricostruzione delle sue istituzioni.

L’impietoso rapporto sull’Italia del FMI: disoccupazione record dal dopoguerra

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Non parliamo di dati, non parliamo di concetti astratti ma di numeri, quelli del bilancio  che rispecchiano insieme ad altri indici la situazione economica italiana. L’economia che tocca da vicino le famiglie, quella che ingabbia i giovani nella disoccupazione e mette in trappola le imprese che si devono solo affidare all’esportazione e non possono più fare affidamento sul mercato interno. Secondo il rapporto del FMI il primo dato che balza agli occhi è proprio quel record negativo della disoccupazione “ai massimi del dopoguerra, al 12%, con la disoccupazione giovanile vicina al 40%”.

 Il documento precisa che “l’economia sta mostrando segnali di stabilizzazione, ma la disoccupazione è ancora alta e i trend rimangono bassi”. Il Fondo ha accolto con favore il pacchetto di misure a favore della crescita e del mercato del lavoro, ma ha sottolineato che “servono ulteriori riforme per dare slancio alla produttività e aumentare il tasso di occupazione, soprattutto tra giovani e donne”.

L’altro dato che pesa poi sugli italiani è il deficit di bilancio nominale che, se non si corre ai ripari potrebbe toccare quota 3,2%, oltre quel 3% che rappresenta per l’Europa il raggiungimento dell’obiettivo. Rischiamo quindi anche un infrazione che potrebbe tradursi in altre tasse per gli italiani. Il debito poi “continua a crescere e, secondo le previsioni supererà il 130% del Pil nel 2013”.  Il Fondo monetario internazionale ha comunque accolto con favore i passi compiuti dal governo italiano “per assicurare la sostenibilità fiscale e applicare le riforme strutturali” nonostante un contesto di crescita “difficile”. In questo contesto, è necessario “mantenere il ritmo delle riforme per sostenere una ripresa robusta”, riforme che dovrebbero essere complementari di passi compiuti a livello di Eurozona.

Dove l’Italia invece sembra essere davvero indietro è sulla competitività. La crescita di medio termine (quella che davvero può risollevare le generazioni presenti)  “resterà bassa”, anche a causa di “una produttività stagnante, di un difficile contesto aziendale e di un settore pubblico indebitato”. Secono il Fmi, “l’inefficienza del sistema giudiziario è collegata agli alti costi sostenuti dalle aziende, al ribasso degli investimenti diretti stranieri e alle piccole dimensioni di società e mercati di capitale”. Una produttività debole, fa notare l’istituto di Washington, “ha anche contribuito ad ampliare gradualmente il divario sulla competitività”.

La cattiva notizia arriva anche dalle banche. I nostri istituti di credito, se il panorama non cambia, potrebbero aver bisogno di 6 miliardi nel 2015  per rispettare i requisiti patrimoniali minimi previsti da Basilea 3.

Che significa? Significa che l’Europa ci sta mettendo alle strette tra politica di austerity e requisiti patrimoniali minimi previsti appunto da un accordo internazionale. Il problema quindi non è procedere a piccole correzioni, ma rivoluzionare l’intero sistema Italia per scuoterlo dal torpore in cui ora sta vegetando.

Il rapporto osserva che il sistema bancario ha retto bene alla crisi finanziaria globale ma è stato “fortemente colpito” dalla crisi del debito sovrano. Nonostante un’economia debole, “i risultati degli stress test suggeriscono che il sistema bancario italiano nel suo complesso è in grado di resistere alle perdite nell’ambito di uno scenario macroeconomico avverso”.
In particolare il pericolo lo si corre con il piano di ristrutturazione di MPS. Questa mina vagante sarebbe un potenziale pericolo per tutto il sistema bancario del Paese: “L’attuazione dell’ambizioso piano di ristrutturazione è critica per la banca stessa e il sistema nel suo complesso”. I problemi della banca scrivono gli ispettori del fondo derivano dalla governance e dal fallimento del vecchio management.

Il rapporto si conclude con un monito: trovare che coperture per l’abolizione dell’Imu.

E’ in arrivo una nuova crisi economica?

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Sembrava spazzata l’eurocrisi, ma c’è chi è pronto a giurare che invece siamo in una fase in cui si potrebbe ancora intensificare. Come è possibile? Analizzando i tassi d’interesse a livello globali ci si accorge che stanno lievitando e questo è l’effetto del ritiro, graduale, della liquidità della Fed. Quindi il costo del debito per molti paesi europei ancora in contrazione del Pil (come l’Italia) potrebbe risultare insostenibile. La Bce sta quindi pensando a “misure non convenzionali” da mettere in campo per evitare un nuovo crash della moneta unica che potrebbe risultare fatale per molti paesi dell’eurozona.

Mario Draghi avrebbe chiesto ai suoi collaboratori di fare una ricognizione a 360° per individuare quelle misure che, anche se non riuscissero a evitare una nuova crisi, quanto meno la potrebbero mitigare.

 

 

Il debito italiano, in balia degli scandali, ostaggio delle banche straniere

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Il debito italiano è controllato dalle banche straniere. E’ un gruppo composto da 20 banche di cui 17 sono straniere a controllare i circa 2 mila miliardi di euro che formano il debito italiano. Si chiamano “specialisti in titoli di stato” anche se poi non svolgono solo la funzione organizzativa, ma anche il “risultato finale”. Ma chi sono questi istituti di credito? Sicuramente alcuni nomi li abbiamo sentiti nominare, perchè sono i gruppi bancari più potenti degli Usa come ad esempio Merrill Lynch, Morgan Stanley, Citigroup, Jp Morgan e Goldman Sachs. Ma ci sono anche le banche inglesi Barclays, Hsbc, Royal Bank of Scotland… e francesi come Bnp Paribas, Crédit Agricole, Société Générale… e tedesche come Deutsche Bank e Commerzbank… naturalmente non poteva mancare la Svizzera con Ubs e Credit Suisse… poi una banca giapponese e una olandese! Ma le banche italiane chi sono? Imi (Intesa- SanPaolo), Unicredit e, udite, udite, Mps. E sì proprio la banca trascinata nello scandalo dei derivati è una delle tre banche italiane che controllano i nostri titoli di Stato… era ovvio, l’interessamento di Mario Monti a convogliare i soldi pubblici verso Il Montepaschi cercando di evitare lo scandalo che invece ha comunque travolto l’Istituto.

Ma se pensate ceh la Mps sia l’unica banca a controllare il debito italiano e ad avere degli scandali in corso vi sbagliate… la Barclays, che è ritenuta la banca più attiva nel collocamento dei titoli di stato italiani dal Dipartimento del Tesoro per l’anno 2012,  è coinvolta nello scandalo Libor.

Cos’è il Libor?

Ovver la Barclays avrebbe manipolato i tassi di interesse che vengono praticati sui prestiti alle imprese e i sui mutui hai cittadini. La banca inglese, attraverso una serie di operazioni finanziarie, sarebbe riuscita a lucrare denaro ai propri clienti alterando questi indici.

Insomma, il Tesoro italiano ha consegnato la medaglia d’oro per la gestione del nostro debito a una banca che negli anni scorsi si è divertita a manipolare i tassi interbancari.

Ma veniamo alla banca giapponese, la Nomura, accreditata per gestire il debito italiano, è la banca che insieme a Mps è coinvolta nello scandalo del derivato “Alexandria”.  E non è immune da scandali neppure la tedesca Deutsche Bank su cui sono ricaduti i sospetti dell’operazione Santorini, sempre in collaborazione con la famigerata Mps.

SIAMO IN BUONE MANI!

Se fallisce trattativa per aumento di debito, USA rischia una A nel rating

La “minaccia” arriva da Fitch. Attualmente gli Stati Uniti hanno una valutazione AAA.

Saliti introiti per lo Stato: +2,9 da gennaio a ottobre ma debito oltre 2000 mld

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