Buon San Faustino ai single: per loro la vita è più cara

san-faustino-tuttacronacaDopo la festa degli innamorati, ecco che arriva puntuale anche quella per i single. Ma appartenere al gruppo che celebra San Faustino non è certo una gioia per i portafogli. In Italia sono 7.7 milioni i single e tutti loro, per vivere da soli, si trovano ad affrontare in media un costo superiore del 66% rispettoa quello di un componente di una famiglia tipo. A far emergere un simile dato è un’analisi della Coldiretti, sulla base dei dati Istat, dalla quale si evidenzia che a festeggiare il giorno successivo a San Valentino è quasi un italiano su tre (31 per cento) che vive nelle cosiddette “famiglie unipersonali”. La stessa Coldiretti sottolinea che, per effetto dei profondi mutamenti demografici e sociali che si sono verificati in dieci anni, sono aumentati del 41 per cento gli italiani che vivono da soli. Tutti loro, oltre a fare i conti con la solitudine, si trovano a fare i conti con la difficoltà di far quadrare il bilancio, visto che la spesa media per alimentari e bevande per loro è di 332 euro al mese, il 62 per cento superiore a quella media di ogni componente di una famiglia tipo di 2,3 persone che è di 204 euro. Ancora Coldiretti riporta che per i single l’aumento di costi è più del doppio (101 per cento) per l’abitazione, del 76 per cento per i combustibili e per l’energia e del 29 per cento per i trasporti rispetto alla media per persona di una famiglia tipo. Per quel che riguarda l’alimentazione, spesso i single si trovano ad acquistare quantità maggiori di cibo visto che mancano formati adeguati e che, quand’anche sono disponibili, risultano molto più cari di quelli tradizionali. D’altra parte gli appartamenti e le case piu piccole hanno prezzi più elevati al metro quadro, sia in caso di acquisto che di affitto e usare l’automobile da soli costa di più, come pure riscaldare un appartamento.

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Di male in peggio, aumenta il numero delle famiglie in difficoltà

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2013: di male in peggio. Se nel 2012 infatti si era registrato un aumento dell 55,8% di famiglie che avevano peggiorato la loro situazione economica, nel 2013 non solo non migliora, ma anzi peggiora il dato, attestandosi sul 58,6% . “Il calo è generalizzato sul territorio, ma maggiore al Nord”, si legge nel rapporto dell’Istat.

Ci si inabissa ancora… cala il Pil e raddoppiati i poveri

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Cattive notizie per il governo? No solo un ritocco al ribasso del Pil che nel terzo trimestre peggiora ancora, ma invece di fermarsi al -1,7 come previsto dall’Istat tocca invece -1,8%. Cosa è mai lo 0,1% in meno? Di per sé il calo non è un dato positivo ma non sarebbe da mettersi le mani nei capelli se non fosse per le ripercussioni che tale valore può avere non solo a livello nazionale ma anche e soprattutto europeo o mondiale. L’Istat corre ai ripari e afferma che però ci sarà “una debole variazione positiva” che dovrebbe arrivare a fine anno dovrebbe quindi “terminare la fase recessiva iniziata nel secondo semestre del 2011”. Quindi tutto risolto? Speriamo che la variazione auspicata dall’Istat non siano i panettoni e gli spumanti per Natale e l’anno nuovo… Ma l’altro dato invece sconvolgente arriva sempre dall’Istat e stavolta la cattiva notizia è delle più pesanti e porta “gravi conseguenze” come affermato dallo stesso istituto di ricerca: dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta è raddoppiato da 2,4 a 4,8 milioni. Quasi la metà (2,3 milioni) sono al Sud e di questi poco più di 1 milione sono minori. Aumentano le famiglie che comprano meno: il 65%.

Ma se questo già basterebbe a mettere in ginocchio il Paese arriva anche l’inflazione: Secondo le previsioni Istat, per il 2014 – in presenza dell’aumento dell’aliquota Iva – l’aumento dei prezzi acquisito a fine 2013 e trasferito al 2014 risulterebbe di 0,3 punti percentuali più elevato rispetto ad una situazione di assenza di manovra.

 

6,7 milioni di dipendenti in “coma” in attesa del contratto

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E’ stata raggiunta quota 52,1% ovvero, come era già accaduto a maggio, sono di più i lavoratori che attendono il rinnovo rispetto a coloro che hanno un contratto in vigore. I dati Istat poi rivelano che di circa 6,7 milioni di dipendenti almeno 2,9 milioni lavorano nel settore pubblico. Oltre al rinnovo dei contratti c’è attesa anche per ben 51 accordi che anch’essi devono essere rinnovati. Esecutivo al servizio dei cittadini o esecutivo che continua a prendere tempo perché non si trovano voti con i quali approvare le urgenze del Paese?

 

Sempre più stranieri residenti in Italia ma molti anche quelli che se vanno

immigrati-istat-tuttacronacaL’Istat ha rilevato che li stranieri residenti in Italia al primo gennaio 2013 erano quasi 4,4 milioni, 334 mila in più rispetto all’anno precedente (+8,2%). Aumenta anche la quota di cittadini stranieri sul totale dei residenti (italiani e stranieri): dal 6,8% del 1 gennaio 2012 al 7,4% del primo gennaio dell’anno successivo. Il numero degli stranieri residenti nel corso del 2012 cresce soprattutto per effetto dell’immigrazione dall’estero (321 mila individui) ma, in parte, anche delle nascite di bambini stranieri (80 mila, +1% sull’anno precedente), che costituiscono il 15% del totale dei nati da residenti in Italia. Resta non uniforme la loro distribuzione sul territorio italiano: l’86% degli stranieri risiede nel Nord e nel Centro del Paese, il restante 14% nel Mezzogiorno. Gli incrementi maggiori nel corso del 2012 si sono manifestati tuttavia nel Sud (+12%) e nelle Isole (+10,9%). Ad aumentare anche il numero di coloro che acquisiscono la cittadinanza italiana: + 16.4%. Ma un altro dato che l’Istat ha registrato è l’aumento degli stranieri che, per effetto della crisi economica, sono rientrati nel loro Paese o si sono trasferiti in un altro stato estero. Si tratta di 38.218 persone, pari al 17,9%

L’Italia sull’orlo del baratro, dopo il default arrivano i rincari.

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La S&P ha messo l’Italia sull’orlo del baratro, lo spread ne ha risentito (anche se secondo gli analisti la colpa è del Portogallo) e nonostante ci siano i riscaldamenti spenti, gli italiani dovranno subire una nuova ondata di rincari. I dati Istat sono negativi: nel mese di giugno l’inflazione ha registrato un aumento pari al 1,2% rispetto allo stesso mese del 2012. Su questa base le associazioni dei consumatori hanno già calcolato che gli aggravi per le famiglie, calcolando un nucleo di 3 persone, vadano dai 400 ai 600 euro su base annua. Un rincaro quindi anche di 50 euro al mese che per molte famiglie possono diventare insostenibili.
Su cosa ci saranno i rincari?
Sale il prezzo dei carburanti, con la verde che tocca il nuovo record di 1,865 al litro. L’aumento ‘alla pompa’ porta il prezzo ai valori più alti dallo scorso 25 marzo.
Sale il carrello della spesa e tocca l’1,7%. A subire i maxi rincari sono soprattutto gli alimenti freschi, in particolare la frutta che in un solo mese, da maggio a giugno, ha subito un rincaro del 6,9%. La Coldiretti lo giustifica con “l’effetto maltempo e nubifragi estivi che ha interessato questa estate”. La verdura fresca così subisce un aumento dell’11%.

Altra spesa che aumenta sono i pacchetti vacanze.  Da maggio a giugno i pacchetti vacanza nazionali sono rincarati del 12,8% mentre quelli internazionali del 6,9%. Stesso discorso per villaggi vacanze e campeggi (+6,6% in un mese). Sempre legati alle ferie degli italiani sono gli aumenti dei trasporti: per gli aerei +5,7% rispetto a maggio e +16,1% rispetto a giugno 2012. Anche i traghetti in un mese sono aumentati del 13,1%; per i treni invece i costi dei biglietti risultano in calo (-2,9% da maggio a giugno; ma rispetto a giugno 2012 la variazione è +3,1%). Proprio per questo motivo, sottolinea Confartigianato, circa 7,8 milioni di italiani dovranno rinunciare alle vacanze estive e altri 23,3 milioni di nostri connazionali andranno al risparmio. In questa spesa rientrano anche hotel, ristoranti e ogni divertimento estivo.

La città più cara è Reggio Calabria con un aumento pari al 2,9% a giugno 2012. A seguire Venezia, Potenza, Bologna e Genova.

Crollano i consumi delle famiglie… mai così male!

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Si parla di nuovo di Imu, di Iva e di nuove tasse che potrebbero colpire gli italiani già in autunno, ma intanto i cittadini sono già alla fame! Crolla la qualità e quantità degli acquisti alimentari degli italiani, che secondo l’Istat, ormai colpisce 6 famiglie su 10. Ci si rifugia nelle offerte dei supermercati, e chi può, coltiva nel giardino di casa. Quello che era un hobby è una necessità. Sottomarche, cibo spazzatura e riduzione drastica della spesa questo sembra essere l’ultimo report in Italia. Dati che fanno riflettere se poi si considera che proprio nella Penisola da sempre il cibo è un’eccellenza della nostra economia. Ma se l’alimentare va male ci sono settori che vanno peggio. Crollano le vendite nei mobilifici (forse anche perché negli anni passati si è comprato troppo) e crollano le spese per la cultura. In particolare i settori più colpiti sono il cinema, il teatro e i musei.

 

Sale ancora la pressione fiscale: 39,2%

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Sembra inarrestabile la corsa della pressione fiscale in Italia,  nel primo trimestre del 2013 sale al39,2%, risultando superiore di 0,6 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo rileva l’Istat, diffondendo il conto economico delle Amministrazioni pubbliche. Di solito nei primi tre mesi dell’anno la pressione fiscale risulta meno accentuata rispetto ai trimestri successivi. L’andamento, infatti, nella maggiora parte dei casi è crescente durante i 12 mesi dell’anno, per toccare i massimi nel quarto trimestre. Quindi non possiamo che attenderci dati peggiori? 

Arrivederci amore ciao… In Italia ci si separa dopo 15 anni

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Secondo i dati Istat, continua il trend di ascesa dei tassi di separazione e di divorzio che si registra da ormai 15 anni, dato che rivela tutta la fragilità delle unioni “legali” in Italia e che riguarda sempre di più anche i matrimoni di lunga durata e le coppie miste. Guardando i dati del 2011, rispetto all’anno precedente, si è avuto un aumento dello 0.7% per le separazioni, mentre è leggermente calata la percentuale di divorzi: -0.7%. tornando indietro nel tempo, però, rispetto al 1995 le separazioni sono aumentate di oltre il 68% e i divorzi sono praticamente raddoppiati. Numero di matrimoni che diminuisce e aumento della propensione alla rottura dell’unione coniugale, è questo il quadro in cui si pone, nel nostro Paese, il fatidico “per sempre”. E se al Nord le separazioni sono state nettamente superiori rispetto al Sud (378.6 per 1000 matrimoni contro 232.2), è qui che si osserva un incremento maggiore, con valori più che raddoppiati. Per quanto riguarda la durata media del matrimonio, è di 15 anni per le separazioni e 18 per i divorzi mentre, sempre rispetto l’arco di tempo 1995/2011 le separazioni decise dal venticinquesimo anno di matrimonio in poi sono cresciute di due volte e mezzo. Per quanto riguarda l’età media, alla separazione è di circa 46 anni per i mariti e di 43 per le mogli; in caso di divorzio raggiunge rispettivamente 47 e 44 anni, non molti, considerato che c’è la tendenza a sposarsi sempre più tardi. Se non altro, la formula più generalmente utilizzata è quella della separazione consensuale, con una quota giudiziaria più alta nel Mezzogiorno e nel caso in cui entrambi i coniugi abbiano un basso livello di istruzione. In caso la coppia-scoppiata, poi, avesse dei figli, nel 90.3% dei casi è stato previsto l’affido condiviso. Nel 19,1% delle separazioni è previsto un assegno mensile per il coniuge, nel 98% dei casi corrisposto dal marito, inoltre, nel 57,6% delle separazioni la casa è assegnata alla moglie, nel 20,9% al marito mentre nel 18,8% dei casi si prevedono due abitazioni autonome e distinte, ma diverse da quella coniugale. Il quadro non è roseo neanche per quel che riguarda le coppie miste: nel 2005 sono state pronunciate 7.536 separazioni , con un incremento del 76,7% rispetto al 2000. Si è poi registrata una battuta d’arresto: nel 2011, le separazioni sono state “solo” 7.144. In crescita anche i divorzi, pur se con un’entità contenuta (4.213 nel 2011, pari al 7,8% del totale).

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La disoccupazione crescerà nel 2014.

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È quanto prevede l’Istat, aggiungendo che nel 2014 il tasso di disoccupazione continuerebbe a crescere fino a raggiungere il 12,3% (ora siamo all’11,9%, ufficialmente ). Il tasso di disoccupazione salirebbe anche nel 2014 a causa del ritardo con il quale il mercato del lavoro è previsto rispondere alla lenta ripresa dell’economia. Quindi non ci sono inversioni di marcia e anche se la macchina di risanamento iniziasse oggi i benefici non si vedrebbero nell’immediato, ma occorrerebbe del tempo per avere dei segni di ripresa.

Emma Bonino… dirige gli applausi!

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Mentre il neo premier Enrico Letta teneva il suo discorso d’insediamento alle Camere, Emma Bonino, seduta al suo fianco in quanto nominata ministro degli Esteri, “dirigeva gli applausi” o, per meglio dire, indicava ai nuovi colleghi come comportarsi. Nel biglietto, che prima è passato tra le mani di Angelino Alfano per poi continuare a scorre tra le mani dei vari ministri, la Bonino aveva vergato: “Posto che siamo tutti ‘Enrico’, non ci si applaude. Secondo me”. Messaggio ricevuto, considerato che tutti hanno “obbedito” evitando di applaudire insieme all’emiciclo.

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Il governo di Letta incassa la fiducia, ma si prepara lo scontro sull’Imu

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Enrico Letta è riuscito ad aggiudicarsi la fiducia anche al Senato, grazie a 233 voti a favore contro i 59 no e 18 astenuti. Un successo sul quale però è legittimo porsi una domanda: reggerà il nuovo governo? Perchè Berlusconi e i suoi hanno il loro chiodo fisso e non intendono ammorbidire la loro posizione: o via l’Imu o il voto. Così i commenti del Cavaliere di questa mattina assumono i toni di una minaccia molto più che quelli di un impegno alla partecipazione: “Certo che sono fiducioso sia sull’abolizione che sulla restituzione. Non sosterremmo un governo che non attua queste misure nè lo sosterremmo dall’esterno. Abbiamo preso un impegno con gli elettori e vogliamo mantenerlo”. Brunetta sottolinea la posizione, ricordando che “i patti devono essere onorati. E gli accordi presi in tema di Imu fanno esplicito riferimento all’eliminazione totale dell’Imu sulla prima casa e sui terreni e fabbricati funzionali alle attività agricole a partire dal 2013 e alla restituzione degli importi versati a tal titolo dalle famiglie italiane nel 2012”. Insomma, il PdL mette sull’avviso Franceschini, Delrio & Co: “Se sentono il bisogno di esternare, facendo marcia indietro, cerchino altri spunti. Sull’Imu non si tratta. Per noi valgono soltanto le parole del presidente Letta, pronunciate ieri alla Camera e ribadite oggi al Senato”. Alfano, al confronto, appare più sibillino: “Sull’Imu non c’è mai stato alcun dubbio da chiarire. C’è un fatto oggettivo: a giugno i cittadini non pagheranno”, che però non ha nulla a che vedere con una dichiarazione di abolizione. Eliminazione, del resto, contro cui si scagliano i sindacati che non approvano la sotttrazione di “risorse a politiche più necessarie. Come spiega la Camusso: “Bisogna scegliere e dire che si difendono le persone con una sola casa, non chi ha 20 ville e 37 appartamenti, e con valore basso”. Certo, il mancato introito potrebbe poi provocare “altri danni”, come l’aumento di un punto del debito, ma il Cavaliere ha già la soluzione pronta: “Dobbiamo andare a Bruxelles a trattare – ha spiegato – perché con la crisi recessiva che deriva anche dalle misure imposte dall’Ue dobbiamo ridiscutere gli impegni assunti”. Un PdL compatto quindi nel trincerarsi dietro il loro vessillo, il punto chiave di un’intera campagna elettorale. Ma dello stesso avviso non è il Movimento 5 stelle. Come ha spiegato Crimi, nelle dichiarazioni di voto sulla fiducia: “L’attendevamo sui fatti e ha mostrato la rigidità di un sistema politico ibernato. Lei ci ha invitato a scongelarci, ma l’invito a scongelarsi lo rivolgiamo noi a lei”. Tra i ministri ci sono “tanti nostromi di governi naufragati”. Il governo “sarà ostaggio di veti e mercanteggiamenti dei partiti. Il M5S non darà la fiducia, ma si confronterà sui contenuti. Saremo sempre responsabili”.

Letta al Senato: “non raccontiamoci favole”

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Il neo premier ha parlato oggi al Senato esordendo con un: “Mi sono reso conto che c’è un grande problema: un carico d’aspettative francamente eccessivo” su di noi. “Se si pensa che tutti i problemi si siano risolti facendo un governo io credo che abbiamo sbagliato. La situazione rimane di grandissima difficoltà”, ha aggiunto. Certo, non è facile risolvere con poche manovre la situazione in cui affoga l’Italia, ma in fin dei conti in molti dei presenti non sono certo “innocenti”ed è ovvio che ora i cittadini chiedano una dimostrazione forte. Il primo passo, sperando di ottenere la fiducia anche in Senato, sarà un viaggio in Europa per presentarsi e cercare di aprire un canale di comunicazione anche per spiegare cosa è successo in Italia in questi ultimi cinque giorni”.

Letta, ricordando l’impegno necessario per uscire dalla “grandissima difficoltà” cerca di ripristinare un legame Governo-Camere: “La squadra di Governo che lavorerà con il Parlamento cercherà di avere un rapporto corretto” con le Camere perché “negli ultimi 10 anni abbiamo vissuto un rapporto sempre più asimmetrico perché è chiaro che “le nostre istituzioni non funzionano. Da qui il tema della Convenzione”, ha spiegato parlando in Senato. “Metto la convenzione al centro della riflessione, ribadisco qui che è un tema rispetto al quale proprio al Senato, con il presidente Schifani, si è fatto un lavoro molto forte, marcato e profondo che ha portato a tanti punti di convergenza possibili che spero possano essere utilizzati”.

L’appello successivo riguarda la concretezza, la necessità di cambiare “su tante cose, sulle regole ma anche su cose minori, come ad esempio la questione degli stadi. Noi dobbiamo lasciare tutto fermo perché fare qualcosa ci spaventa? Dobbiamo renderci conto che bisogna fare dei cambiamenti che servono a tutti nel senso della concretezza”. Del resto la classe politica ha il dovere di fare i conti con la situazione contingente: “Avrei voluto un diverso esito elettorale ma la realtà e’ quella che abbiamo di fronte”. E “la realtà è il principale tema che un uomo politico deve mettere al centro della sua azione, oppure raccontiamo a noi stessi delle favole per stare tranquilli”. “Ho parlato di 18 mesi per la Convenzione non perché irrispettoso del Parlamento che è libero e sovrano ma perché ritengo che la vita del governo debba essere legato a adempimenti certi e concreti”.

Per assicurarsi la ficudia, ha quindi inneggiato alla coesione ed alla partecipazione, lanciando un monito al M5S e con una strizzata d’occhio a quel Berlusconi che lo sta mettendo alle corde con la questione Imu: “Chi ha paura di mescolarsi, chi ha paura di fare scelte è perché ha paura di avere una identità debole”, ha rimarcato Letta ricordando che bisogna essere “consapevoli della propria identità perché il timore di quello che ognuno è fa alzare quegli stendardi” dietro i quali si coprono le proprie debolezze”. “Berlusconi, sicuramente, se ho capito il personaggio, non ha una identità debole, io stesso ho fatto un percorso dentro un partito per una nuova identità e siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto. E solo così non si ha timore, di fronte alle ‘politiche’, di trovare soluzioni comuni”.

Applausi per Letta – Lungo applauso da parte dell’Aula del Senato al premier al termine della replica a chiusura del dibattito alla fiducia al governo. I senatori si sono alzati in piedi a dimostrare il proprio sostegno con l’eccezione del M5S che è rimasto seduto e immobile ai propri banchi.

Tante promesse da Letta… ma l’Imu continua ad “infestare” le case!

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Servono almeno 15 miliardi all’anno, a Letta, per riuscire a mantenere promesse come quelle di cui ha parlato ieri: aiuti alle aziende che assumono, reddito ai bisognosi, niente più Imu, una soluzione concreta per gli  esodati ed altre ancora, tra cui un welfare potenziato. Ma ieri, nel suo discorso, il neo premier si è concentrato sulle cose da fare, senza spiegare dove ha intenzione di trovare  i soldi che permetterebbero di offrire soccorso concreto a famiglie e disoccupati o di avere un fisco più leggero.  Sembra che per raggiungere questi obiettivi Letta speri in un ammorbidimento dell’Europa sul fronte conti pubblici, ma potrebbe anche optare per il ricorso alla Cassa depositi e l’aumento del prelievo sui giochi e su alcol e tabacchi. Se alcune voci lasciano trapelare la possibilità di un’intesa Letta/Saccomanni per tagliare la spesa pubblica, altre pensano alle privatizzazioni e all’accordo con la Svizzera per tassare i capitali italiani emigrati nelle banche elvetiche, mentre il PD, sfavorevole a tagli di spesa e a ticket più cari, punta  all’apertura di Bruxelles e alla lotta all’evasione. La morale è semplice: tante promesse a parole ma, ancora una volta, nessun dato pratico ed immediato a cui appigliarsi. Stando al discorso di ieri, in cui Letta ha parlato di stop alla rata Imu nel mese di giugno, lo Stato perederebbe 10 miliardi di euro, abolendo anche l’imposta sulla prima casa, arriverebbero allo Stato 4 miliardi in meno l’anno.

Se qualcuno sperava che il neo premier avesse trovato la risposta ai mali italiani, oggi Dario Franceschini ha fatto crollare ogni possibile illusione: “L’Imu non verrà tolta, ci sarà una proroga per la rata di giugno. Avremo quindi un problema di cassa per i comuni e ci sara’ anche la questione di evitare l’aumento dell’Iva nell’estate 2013. Ci siamo appena insediati, ma la prossima settimana vareremo un provvedimento apposito. E’ comunque nostra intenzione evitare decreti legge omnibus”. Solo uno slittamento quindi, un’affermazione che certo non piacerà a Berlusconi che che pretende l’eliminazione della tassa nonchè il rimborso di quanto è stato pagato nel 2012… non la migliore partenza possibile per un Letta che giusto ieri ha affermato di prendersi 18 mesi di tempo prima di tirare conclusioni sul lavoro del nuovo esecutivo. Resterà in carica così a lungo?

Il governo di servizio sconfiggerà la disoccupazione?

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La disoccupazione resta alta, l’Italia dell’Istat è al collasso. 11,5% di disoccupazione della popolazione italiana che si ripercuote su migliaia di famiglie. La disoccupazione giovanile a marzo tocca il 38,4% ed è in aumento di 0,6 punti percetuali sul dato di febbraio. Per riassumerlo in un dato ceh non lascia dubbi possiamo parlare di 250mila posti di lavoro persi in un anno.

Oggi si parla di governo di servizio… ma cosa significa? Coniare un termine che sintetizzi  un lavoro programmatico è un’ottima strada per chiarire un percorso che si vuole intraprendere, ma se questo termine è vuoto di ogni significato anche il programma politico stenta a partire. Un governo di servizio non ha nessun valore pragmatico… è uno slogan pubblicitario che potrebbe benissimo essere applicato a un prodotto in commercio.

Il servizio nel trasporto pubblico, il servizio di una mensa aziendale, il servizio di una cooperativa che si occupa di disabili ha un significato chiaro e immediato, ma applicare la parola servizio a un governo non ha nessun senso logico. Non lo ha perché ogni governo deve essere di servizio…  E’ la natura intrinseca di un qualsiasi esecutivo… quindi il governo Letta cosa ha di diverso? Togliere l’Imu sulla prima casa non aiuterà le imprese a ripartire, gli sgravi sul lavoro sono un ottimo progetto, ma non hanno un impatto immediato… se non si agisce parallelamente su diverse classi sociali e si tenta solo di alleviare la classe più debole, l’economia non ripartirà solo per aver detassato il lavoro giovanile… Non c’è stata una parola nel governo Letta per la banda larga, non vi è stata una parola per l’imprenditoria al femminile, non vi è stata una parola per le coppie di fatto… Non è il momento per una serie di strati sociali che si sentono ancora una volta emarginati, anche una volta respinti da un governo di servizio che li lascia estranei al dibattito politico… Si svuota quindi qualsiasi significato si voglia dare alla parola servizio e resta solo molta delusione… quello che serviva all’Italia, forse, era un governo di cooperazione e di solidarietà… serviva un patto che escludesse dalle larghe intese le esigenze personali del Cav. e che potesse dare respiro e istanza alle esigenze di tutti… questo è un governo che nel migliore di casi si farà pubblicità… vedremo nei prossimi mesi un modello di famiglia simile a quella del Mulino Bianco, mentre i giovani non riescono neppure ad andare a vivere in un monolocale. Il governo Letta ci darà come “servizio” a domicilio le merendine?

 

Cambia il paniere! Ora anche smartphone, metano per auto

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Si rafforza la disoccupazione! 3 mln e tra i giovani è il 36,6%

 

Neppure nel mese di dicembre la situazione è migliorata: i giovani restano disoccupati. Neppure con i lavori tipici del periodo natalizio, c’è stata una controtendenza.  tumblr_mh1o4afUpt1s2g6nro1_500

Manca la fiducia nei consumatori italiani. Siamo tornati al ’96

CHISSA’ COME MAI?

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La cena è servita! Secondo L’Istat in italia è diventato il pasto principale

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Non si vende! Da alimentari ad abbigliamento consumi a picco in Italia

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L’handicap in Italia è discriminato sul lavoro: su 4 mln solo il 16% ha un impiego

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Misera Italia: un quarto degli italiani è a rischio povertà

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Dati terzo trimestre ISTAT: -0,2, -2,4 annuo

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Italia nel baratro: produzione industriale -6,2 a ottobre

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Bonanni, Cisl: per il lavoro bisogna fare tutti di più

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Dati Istat: record di precari in Italia 2,9 mln

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Dati Istat. disoccupazione 11,1%

Dopo il dato della disoccupazione giovanile, arriva quello della disoccupazione globale in Italia. Situazione preoccupante!

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Inflazione novembre: +2,5%

Il carrello annuo della spesa arriva a 3,5%

Benvenuti in Italia!

Euro cents are seen on a chessboard and

Istat: Giù i consumi del 3,2%

Contrazione dei consumi come diretta conseguenza della crisi. Anche per il 2013 è previsto un calo dello 0,7  per ”le persistenti difficolta’ sul mercato del lavoro e della debolezza dei redditi nominali”.

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