Chi tradisce una volta, tradisce per sempre. Bossi sul piede di guerra

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Gad Lerner, per Repubblica, ha intervistato un UmbertoBossi sul piede di guerra. Lui che si ritrova solo con villa Gemonio dove vive con la moglie Manuela: “Una volta qui fuori c’era sempre qualcuno a vigilare,ora può passare un pazzo e buttare una bomba in giardino”, racconta il fondatore di un Carroccio che non lo riconosce più come guida, ruolo ora di Roberto Maroni, un vero e proprio oppositore interno e che cambiando drasticamente il partito che è stata una sua creazione. “Lui non ha i nostri ideali. Quando uno tradisce una volta – e Maroni quando ruppi con Berlusconi nel 1994 gli sedeva di fianco, si opponeva – poi tradisce sempre. Si illude di diventare il plenipotenziario di berlusconi al Nord, ma il Pdl non rinuncia a presentare le sue liste in casa nostra, come fa la Cdu tedesca con la Csu in Baviera”. Quello che più contesta al governatore, inoltre, è la retromarcia sulle grandi battaglie identitarie del Carroccio: “Mi fa rabbia che Maroni cancelli la Padania e si rammollisca con “Prima il nord” proprio quando era maturo il tempo di farci forza del diritto internazionale”. Il Senatur scaglia quindi il colpo più duro, l’accusa di affondare il partito: “Maroni sta distruggendo la Lega, butta fuori la gente. Quel mio colpo di genio con cui avevamo preso la guida di Piemonte e Veneto, con Zaia e Cota, di questo passo al prossimo giro ce lo sogniamo. Tosi in Veneto porta via voti alla Lega e fa accordi con i fascisti: il suo progetto a Verona non mi è mai piaciuto”. Ma Bossi approfitta dell’intervista anche per ribadire la propria estraneità rispetto alle accuse mosse in merito alla gestione delle risorse economiche del Carroccio: “La Lega a me e alla mia famiglia non ha mai dato soldi che non servissero per la militanza”, spiega. “Semmai è stato il contrario. Quando la Lega è nata e magari c’era da comprare un’automobile, i soldi ce li mettevo io di tasca mia. A questo partito ho dato tutto, nessuno osi dire il contrario”. Al riguardo, sottolinea anche il suo rapporto con la famiglia, in particolar modo con i figli, che possono sbagliare, come Renzo: “Si è dimesso per motivi da niente”, dice del figlio Renzo, ma vengono anche accusati ingiustamente, “Era una gran balla dei nostri diffamatori che Riccardo si fosse comprato una barca”. Ora il Senatur ha un nuovo progetto però da far partire, un nuovogiornale, “La lingua padana”. Insomma, Bossi non molla e le idee le ha chiare, infatti: “Scusi Bossi,ma le ce l’ha la salute per rimettersi a battagliare?” ha chiesto Lerner, e la risposta decisa: “Ce l’ho, ce l’ho la foza io. A me non mi ammazza nessuno, e stavolta mi hanno fatto incazzare. Il capo della Lega resto io”.

Ma dopo una simile critica, dalla Lega arriva una risposta, è Matteo Salvini, vicesegretario, a prendere la parola: “Umberto Bossi, a cui va il mio rispetto e la mia eterna riconoscenza per quello che ha creato, sbaglia. Facendo così fa il male del Movimento. Non capisco perché lo abbia detto quando Maroni sta facendo bene il suo lavoro”.

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I nostri 7 giorni: le emozioni della settimana tra bianco, rosso e un sole nero

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E’ stata una settimana di saluti questa, per l’Italia. E’ stata una settimana di applausi e lacrime alla memoria di qualcuno che ha segnato un’epoca e che potrebbe lasciare un vuoto enorme, non fosse che ha sparso talmente tanto dietro di sè che sarebbe impossibile sentirsi “orfani”. E’ stata una settimana di fiori bianchi e di tanto rosso. Il primo a salutare è stato Little Tony, che ha portato con sè l’immagine di un’Italia che scopriva il rock’n’roll e imparava che, qualsiasi cosa accada, ci sarà sempre un giorno in cui Riderà. Fiori bianchi per lui. E auto d’epoca. Altro scenario per Franca Rame, l’attrice che parlava alle donne e da tutte loro è stata salutata, con il colore rosso a spiccare ovunque ed un coro di O bella ciao, come lei stessa aveva sempre sognato. Perchè era bella Franca, come sanno essere solo le persone che hanno dei grandi ideali. Ed era rossa, di quella passione che ha sempre trasmesso. Ma non si segnano le vite solo se si appare, se si viene riconosciuti per strada, se il proprio nome è conosciuto. Ognuno di noi imprime qualcosa nelle persone che lo attorniano. Così come ha fatto Fabiana, per troppi pochi anni, prima che la sua vita le fosse strappata via. Ma neanche il fuoco può cancellare le sue orme e, chi la conosceva, ricorderà sempre che “ha scelto di essere felice”. Palloncini bianchi per lei, saliti verso il cielo. Rosso invece per Domenico, come il sangue che è sgorgato dopo che un tedesco ubriaco l’ha accoltellato in una lite degenerata. Voleva solo sapere perchè avesse sputato addosso alla sua ragazza, ha pagato con la vita una domanda. Ci sono le vittime. E ci sono i carnefici. Come Simona Cristiano, che ha fatto sfregiare il suo ex con l’acido. Perchè non è vero che il rosso è solo il colore dell’amore. Rappresenta anche l’odio e l’incapacità di amare. Anche quello che macchia il vestito bianco, quello che dovrebbe essere il simbolo di una promessa eterna. E’ il caso della sposa picchiata la prima notte di nozze: ha pronunciato il nome di un’altro nell’intimità ed è stata punita per questo. Ma rosso è anche uno dei due colori della maglia di Balotelli, accusato questa settimana di aver “spacciato droga per scherzo” a Scampia, accusa alla quale ha risposto per le rime.

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Ma non poteva mancare neanche la politica, con i soliti scandali, le solite cose incomprensibili e quelle idee che sembrano venire in mente a persone che non hanno idea di cosa significhi alzarsi ogni mattina e vivere una vita “normale”. Ecco allora che ancora fa discutere la riforma delle pensioni, perchè l’età media si sarà anche allungata, ma di certo 72 anni non sono 60 e non tutti i lavori sono uguali. Così come sono diverse tutte le vite, le esperienze. Ma non preoccupiamoci troppo di arrivare a fine mese, l’importante è che la pubblica amministrazione avrà 6450 auto e poco importa a chi e a cosa verrà sottratto quel denaro. E se anche la Lega Nord se la vede dura, tutti gli altri partiti al governo possono ridere felici: hanno eliminato i finanziamenti pubblici, rendendo così “felici” gli italiani, e, allo stesso tempo, trovato un modo per racimolare ancora di più. In tutto questo, un po’ di evasione è la benvenuta. E tante sono state le occasioni questa settimana. Abbiamo iniziato con una scoperta che ha un valore inestimabile: il testo più antico del Pentateuco, rinvenuto nella Biblioteca dell’Alma Mater di Bologna, all’ombra delle due torri. Dalla storia… alle stelle: Justin Bieber non si limita più a regalare sogni alle sue fan, ora regala direttamente le stelle. Ma di stelle si è parlato anche riguardo la ragazza che ne ha cancellate 56… dal suo viso. E passando da un idolo, delle ragazzine, ad un altro: si è parlato moltissimo anche del One Direction Harry Styles: la madre Anne si è sposata e lui, oltre ad aver fatto da testimone, le ha dedicato una dolcissima Isn’t she lovely? Ma forse che non abbiamo anche noi i nosti cantanti? Due sono i nuovi “campioni” italiani, usciti da due talent e di certo destinati anche loro ad un luminoso futuro. Questa settimana, infatti, ci son state due finali. Abbiamo iniziato giovedì con The voice of Italy, vita, meritatamente, da Elhaida Dani. Solo due giorni dopo, sabato, è stata la volta di Amici con il rientro, a sorpresa, di Miguel Bosè. E nonostante la video-denuncia di Paolini che voleva Greta come vincitrice, il trionfo è stato tutto per la vera novità di quest’anno: il rapper Moreno “stecca” Donadoni. Insomma, una settimana piena, una girandola di emozioni e con due colori predominanti: bianco e rosso. Dovremmo parlare del colore nero? Sempre “sole” sarebbe!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Il grande abisso della Lega Nord… un partito condannato a morte?

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Le ultime elezioni comunali sono state un disastro per la Lega Nord ed è stato raggiunto uno dei minimi storici più drammatici della storia del partito. Sembra che, nonostante un anno fa ci sia stata la rivoluzione delle scope, la segreteria di Roberto Maroni non sia riuscita a far dimenticare lo scandalo dei fondi del partito. La Lega era, con molte diversità ma anche con notevoli similitudini, una sorta di M5S del nord. S’inneggiava a “Roma ladrona”, ma poi i ladri sembra proprio che invece fossero in casa, in quelle casse del Carroccio spolpate, a quanto pare, dai figli di Umberto Bossi e dal “Cerchio magico” che ruotava intorno all’ex segretario.

 In Piemonte, in Lombardia e nel Veneto il partito di Maroni ormai è solo quarto, il Pdl sta crescendo, ma molti voti sono andati anche al Pd e sicuramente, anche se con risultati minori alle aspettative, in parte al M5S che ora si attesta come terzo partito in quei territori da sempre votati al sostegno al Carroccio. In Piemonte il dato peggiore, proprio nella regione guidata da Cota, si  è registrata una caduta libera e a Ivrea e Orbassano il partito di Maroni supera di poco il 2%. Vicenza, da sempre territorio favorevole ai padani si ferma a 4,5% con una flessione di quasi 10 punti. Ma il dramma del Carroccio è a Treviso dove la sconfitta è molto più cocente, nella provincia del presidente del veneto Luca Zaia, la riconferma non è per nulla certa. L'”esercito padano” è dimezzato anche a Brescia, città governata da Roberto Maroni e che vede i consensi stabilizzarsi su un 8%.

I motivi sono molti… ma le cure sembrano poche! Si è rotta l’alleanza con Berlusconi e questo ha fatto allontanare molti simpatizzanti che votavano Carroccio, ma strizzavano l’occhio al Popolo della Libertà. Ora la Lega è all’opposizione in un governo di larghe intese in cui il gioco forza è proprio in mano al Pdl. I militanti della Liga si trovano così “spezzati” nella loro identità: quella etnica e padana che ben si conciliava con la politica industriale priva di remore portata avanti dal Cavaliere negli anni scorsi.

Ma per un’analisi completa del calo del Carroccio è necessario anche trovare le cause proprio in quegli scandali che hanno disilluso gli elettori che da sempre si professavano vittime dei “ladri della politica romana” e che invece si sono dovuti ricredere… la politica centro, sud e nord compreso è un covo di “illeciti” e di “segnalazioni”   che inevitabilmente porta le casse in rosso e a pagare sono sempre i cittadini.

La crisi economica poi non ha aiutato la Lega. Un popolo di industriali che si è visto, nel caso migliore, dimezzare i profitti e spesso ha condotto le aziende sull’orlo del baratro. A chi appellarsi quindi? Non certo a chi ha scelto di stare contro il governo e ha poco o nulla da poter pretendere nelle larghe intese che sono già frutto di un compromesso costante. Meglio votare per chi in quel governo ci sta e può dire la sua a gran voce. Ecco che il Pdl esce come vincitore e Maroni deve fare i conti con una condanna a morte decisa dagli elettori e perpetrata con faide interne al partito.

Dove è il futuro? Difficile poter parlare di una ripresa, difficile credere che questo movimento possa ricompattarsi. Bossi era un gran comunicatore per quel popolo che sentiva in lui una valorizzazione di certe tradizioni e il piglio del grande leader capace di trascinare le folle. Maroni è una persona più moderata, più cerebrale e dal carisma non sempre efficace. Troppe liti, troppi scandali, troppa vecchia politica che si riaffaccia tra le file di quel movimento che ormai è ombra di se stesso. Quella rabbia contro Roma è andata via via scemando e si è sostituita con la rabbia per la politica, per la casta che sia del nord o del sud a questo punto poco conta. Ma gli “arrabbiati” si riconoscono più nel M5S, in un partito nuovo, “pulito” e non da ripulire fino all’osso… per tutti gli altri c’è il Pdl e le promesse di Berlusconi sono ancora l’ultima speranza in un deserto devastato dal “tifone” della crisi economica. 

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