Il Capo dello Stato: su crisi di governo, passaggio parlamentare

governo-passaggio-parlamentare-tuttacronacaAlla richiesta di Forza Italia che venga aperta una crisi formale di governo ora che il partito che fa capo a Silvio Belrusconi, il Capo dello Stato ha fatto sapere che è necessaria una verifica parlamentare sulla tenuta del governo. Per Giorgio Napolitano, inoltre, servono di discontinuità politica tra il governo delle larghe intese e il governo che ha ricevuto la fiducia sulle legge di Stabilità. Una consultazione tra il Presidente della Repubblica e il premier prenderà ad oggetto le forme e i tempi di tale passaggio. A renderlo noto, l’ufficio stampa del Quirinale.

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“Crisi formale di Governo”, chiesta da Forza Italia

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Forza Italia, dopo l’incontro con il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al quale hanno partecipato Renato Brunetta e Paolo Romani, ha chiesto di aprire uan “crisi formale di Governo”, alla luce della nuova maggioranza che si è venuta a determinare e di una nuova composizione del governo che, a dire di FI, non è più di larghe intese.

I nostri 7 giorni: tra fragilità di quello che ci circonda e voglia di stupirci

7giorni-tuttacronaca“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, scriveva Ungaretti nel 1918. E forse è proprio così che ci si sente, in quella trincea chiamata politica dove si combatte a suon di ultimatum e minacce. Con parole-bomba come Giunta e decadenza. Solo che quando il gioco si fa duro si cambia gioco, s’inizia un balletto chiamato “fiducia-sfiducia” dal quale si esce esausti. E quando la stanchezza è tanta subentrano il nervosismo e la tensione. Solo che quelli che sentono di star per cadere non sono solo i “soldati”, ma tutti noi. Gettati a terra da tutti questi meccanismi di chi pensa alla poltrona prima che a tutto il resto. Le foglie siamo stati noi italiani questa settimana, fatte volteggiare da una lotta interna al Pdl che ha portato a sfaldarsi anche il partito che si è sempre fatto forza della sua unità. Perchè se il faro si spegne, che direzione si segue? I nostri sette giorni sono stati all’insegna del voto di fiducia al governo Letta, con Berlusconi che continuava a dare indicazioni diverse prima e con Alfano che si è ribellato poi. Dopo di che è arrivata la Giunta, con un verdetto che ci si aspettava ma che ha fatto ugualmente discutere. Ma l’autunno non sono solo foglie che cadono, è anche il maltempo, il freddo, è quella pioggia che allaga e spazza via quello che trova lungo il cammino. Il ciclone Penelope si è abbattuto sull’Italia con la sua potenza creando disagi, ma nulla in confronto a quanto è accaduto a Lampedusa. La tragedia si è affacciata sulle nostre coste sotto forma di un barcone di migranti affondato, una tomba subacquea che giace sul fondo mentre i pochi superstiti cercano un futuro migliore e si piange per tutti coloro che non ne avranno più uno. E mentre in Italia si cerca di sopravvivere a quest’ennesimo disastro, l’Europa ci attacca proprio sul tema dell’immigrazione, sempre così sentito nel nostro Paese. E anche in questo caso, nessuna luce a indicare la strada della soluzione. Stiamo al palo, come in attesa che il nostro faro possa tornare a illuminarsi…

faro-alessandriaMa questa settimana anche altri fari sono venuti a mancare, entrambi in campo cinematografico: prima un incidente stradale ha strappato la vita a Giuliano Gemma, poi è stato il regista Carlo Lizzani a dire addio, per scelta. E il dolore si somma al dolore diventando un fiume in piena che sommerge tutto, un po’ come quell’acqua che ha ricoperto Longarone 50 anni, nel disastro del Vajont. Una tragedia dietro cui c’è la mano dell’uomo (e la sua fallibilità), almeno a quanto è venuto alla luce questa settimana. Ma come sempre c’è anche un altro lato che viene alla luce. C’è quell’essenza vitale che ci fa pensare che c’è sempre un motivo per continuare ad andare avanti. Se non altro per farci ancora sorprendere. Come da un sottomarino che “sbuca fuori” a Milano, da un’insegnante di yoga che decide d’ingrassare per scoprire se è possibile amarsi anche se il proprio corpo non rispecchia i dettami della moda, da un nonno che rinnega la figlia che ha cacciato di casa il nipote gay, da un Papa che vuole cambiare la Chiesa e riportarla alla sua essenza. E poi ci sono quelle denunce che colpiscono più forte di un pugno allo stomaco perchè ci si chiede come si sia potuti arrivare a certi punti senza che nessuno sia intervenuto prima. Come nella Terra dei Fuochi. Dove i rifiuti bruciano e le persone muoiono. Ed è proprio quando si teme che non ci siano soluzioni possibili che gli italiani ritrovano se stessi e fanno squadra. Hanno iniziato i vip con il loro appelli in rete a non fare morire i comuni, proseguono tutti gli altri con un appello a vestirsi di nero per assistere alla partita della nazionale italiana al San Paolo. Perchè quello che è impossibile fare da soli, diventa fattibile in gruppo. Ed è qui che risiede la vera forza che nasce da dentro: saper riconoscere chi può percorrere la strada con noi. Forse non saremo perfetti, ma potremmo sempre fare qualcosa. A volte basta una maglia di colore nero per fare la differenza. E se osservando meglio ci rendiamo conto che è un’illusione ottica, facciamo un passo indietro, e guardiamo l’insieme!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Tra falchi e colombe, il Pdl come la tela di Penelope: fare e disfare

berlusconi-decadenza-tuttacronacaE’ il giorno della decadenza e in casa Pdl che Berlusconi non tornerà più quello di prima lo capiscono tutti. Tanto che anche i falchi, o lealisti, mettono il loro leader davanti a una scelta. A cui il Cav risponde con una richiesta di tregua. “Non possiamo buttare a mare tutto quello che abbiamo costruito in vent’anni. Datemi qualche giorno di tempo”. La parola che mostra tutte le crepe del suo impero è “congresso”, là dove c’è sempre stata una persona che decide. A piazza San Lorenzo in Lucina si sono trovati Fitto, Verdini e la Polverini, e la richiesta è una e netta: “azzeramento delle cariche e congresso”. La loro forza è un documento che raccoglie le firme di oltre cento parlamentari. Berlusconi ha “ceduto ad Alfano” e anche i lealisti iniziano a guardare altrove: “Vuole tenere Alfano segretario? – è il loro ragionamento – e allora ci contiamo. Angelino ha i numeri tra i parlamentari, ma nel nostro popolo non è nessuno”. Berlusconi, dicono, è debole e non garantisce più nessuno. Poi arriva il voto di decadenza in Giunta e allora la presentazione delle firme per i gruppi parlamentari “Forza Italia – Pdl per Berlusconi presidente” è congelata. Ma ormai la decisione è stata presa. Berlusconi ne è consapevole, cammina sul filo, passo dopo passo più solo. E non resta che richiamare i nomi di punta di un tempo. Scajola ragiona di organizzazione, Bondi e Martino diramano appelli all’unità del partito. Il leader dai piedi d’argilla tenta una mediazione basata su “Annacquare e ricomporre attorno ad Alfano ma senza umiliare nessuno”. E anche Marina, che ancora nega la discesa in campo, al Corriere parla della necessità di unire i moderati: dividerli adesso sarebbe la fine. Per il compromesso non resta che affidarsi ad Alfano: “Angelino, il ruolo di segretario non te lo toglie nessuno. Ma anche tu devi impegnarti per l’unità del partito”. Quello che si prospetta è che attorno al vicepremier nasca un comitatone di dieci, dodici persone, rappresentative di tutte le anime del partito: “Ma Verdini ci deve essere”. Il problema sono proprio le teste. “Quello che non può più essere in discussione – dice un alfaniano di rango – è il nostro rapporto col governo. Angelino vuole il controllo totale del partito, perché serve un’interfaccia affidabile nei rapporti con Letta”. Quello che vuole è tanto un ridimensionamento mediatico che politico. Nessun falco all’orizzonte ma uomini scelti da lui. Gli altri, che volino altrove. E berlusconi chiede tempo. Che forse già non ha più, consumato nel balletto fiducia/non fiducia e il tentativo di rispettare le proprie promesse elettorali: perchè almeno i voti, quelli devono essere sicuri. Se potrà ancora candidarsi…

Arriva Ulisse nella Berlusconeide: ritratto del Senatore che sostituirà il Cavaliere

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Per uno strano caso del destino a entrare nella Berlusconeide è Ulisse Di Giacomo, primo dei non eletti in Molise che dovrebbe subentrare a Palazzo Madama al posto del Cavaliere.

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E’ subito duro con Silvio Berlusconi, forse brucia ancora quella sconfitta decisa a tavolino. Nessuno sconto quindi oggi può arrivare da chi si è sentito mettere in un angolo dal proprio partito e quando gli viene chiesto se il Cavaliere non possiede più i criteri morali per ricopre la carica parlamentare, Di Giacomo risponde così:

“Non lo dico io, lo dicono i tre gradi di giudizio ai quali è stato sottoposto. Chi viene condannato a quattro anni di carcere non risponde ai requisiti che la stessa Costituzione prevede” e poi ha aggiunto  “Ho fatto sapere che ero stato invitato alla seduta pubblica. Se avessero voluto avrebbero potuto contattarmi per confrontarci e consigliarci sul da fare. Nessuno ha risposto, così, insieme al mio legale, abbiamo deciso di presentarci”.

Di Giacomo, attraverso il suo legale ha poi contestato le tesi difensive di Berlusconi e non si pone il problema di eventuali reazioni: “Neanche a me a suo tempo ha fatto piacere sapere della mia estromissione dal Senato tramite la stampa. Nessuno ebbe la correttezza e la dignità di avvertirmi. Io oggi mi riservo di fare tutti i passi necessari per tutelarmi”.

In un’intervista all’Huff si racconta così:

Così ha deciso di farsi rappresentare alla seduta pubblica di oggi.

Certo. C’era il mio legale perché io ero la controparte, e dovevo comportarmi di conseguenza.

Le argomentazioni del suo avvocato contro le tesi di Berlusconi sono state particolarmente aspre.

Sono tutte osservazioni che derivano da sentenze della magistratura. Proprio in Molise abbiamo avuto i primi due casi di applicazione della legge Severino, riguardanti due consiglieri regionali. Il Consiglio di stato non ha consentito loro di candidarsi, confermando la piena costituzionalità della norma. Non sono considerazioni mie.

Quindi non sono valide le obiezioni sulla irretroattività e sullo status particolare di un parlamentare?

Assolutamente no. Il caso è chiaro, questi elementi non ci sono. E’ ovvio che un senatore gode di un’ulteriore tutela, ma questo non significa nulla i fini della moralità di chi ricopre una carica pubblica.

Sta dicendo che Berlusconi non è moralmente degno di far parte del Parlamento?

Di criteri di moralità parla chiaramente il Consiglio di stato, anche per questo il problema della retroattività della legge non si pone.

Ma lei che dice?

Non lo dico io, lo dicono i tre gradi di giudizio ai quali è stato sottoposto il Cavaliere. Chi viene condannato a quattro anni di carcere non risponde ai requisiti che la stessa Costituzione prevede.

Ha sentito il presidente in questi giorni?

No, ma ho fatto sapere al mio partito dell’invito che mi è stato recapitato. Se avessero voluto avrebbero potuto contattarmi per confrontarci e consigliarci sul da fare. Nessuno ha risposto, così, insieme al mio legale, abbiamo deciso di presentarci.

Una volta senatore si iscriverà al gruppo del Pdl?

Non lo so ancora. Mi aspetto magari che qualcuno si accorga del mio subentro, si accorga che finalmente anche il Molise verrà rappresentato in Senato. E che me lo domandi.

Sarà difficile che la accolgano a braccia aperte.

Può anche essere che sia complicato. Può anche darsi che non sarò io a chiedere di entrarci. Comunque, dopo tutto quello che mi hanno fatto, non vedo cos’altro possano farmi.

Cosa le hanno fatto?

Non mi ha fatto certo piacere sapere della mia estromissione dal Senato tramite la stampa. Nessuno ebbe la correttezza e la dignità di avvertirmi. Così io oggi mi riservo di fare tutti i passi necessari per tutelarmi, perché quella fu una coltellata alle spalle.

Decisa da Berlusconi?

Non so chi la decise, sicuramente Berlusconi la fece.

Il suo rapporto con il Cavaliere è finito?

Credo che sia ancora il padre nobile del centrodestra. Che poi possa concretamente essere ancora il riferimento è da vedere, stanno succedendo tante cose, è difficile dirlo.

Nella partita interna al Pdl lei sta dunque con Angelino Alfano?

In tempi non sospetti, subito dopo la sentenza della Cassazione sui diritti televisivi, ho detto che se fossi potuto entrare in Senato avrei sostenuto il governo. Ho anticipato gli eventi che poi sono stato oggetto di dibattito nel partito. E ancora adesso dico che occorre estrema moderazione, che è la cifra storica del nostro partito.

Il tweet di Renzi, che augura al governo “buon lavoro”!

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Matteo Renzi ha twittato un messaggio di commento alla concitata giornata politica di ieri che ha visto consumarsi il dramma del Pdl spaccato e scisso e di un Silvio Berlusconi costretto per la priam volta ad adeguarsi alle decisioni dei “dissidenti” capitanati da Angelino Alfano.

Poco prima il pensiero del sindaco di Firenze però era andato all’immane tragedia che si è consumata a poche miglia dall’isoal di Lampedusa:

Alla Camera è una passeggiata la fiducia!!! 435 sì, 162 no

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Ben altro clima si respira alla Camera dei Deputati, dove la fiducia è un mero atto formale a questo punto. Il dramma, le lacrime e le accuse si sono consumate nella mattinata al Senato, alla Camera c’è un clima di rassegnazione, di chi entra vincente e chi sa di aver perso e china la testa. La scissione è sotto gli occhi di tutti e il centro-destra non appare più il partito di berlusconi, ma piuttosto un puzzle di correnti ancora in fase di definizione. C’è chi dice che dopo lo strappo è possibile la ricompattazione, ma sembra una mera illusione. Letta intanto torna a casa con 435 sì e 162 no!

Nel Transatlantico affonda Berlusconi!

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Anche Denis Verdini non regge mentre gli chiede piangendo di non votare la fiducia, ma ormai sono lo spettro di se stessi, la loro decisione non influirà sulla fiducia e forse neppure sulle loro vite. Verdini e Berlusconi si sentono superati dal “nuovo” che avanza, si sentono superati da chi guarda oltre i loro problemi, da chi ha deciso che quelle larghe intese devono portare l’Italia fuori dal dramma e che i problemi del Cavaliere non sono più al centro della scena politica. Verdini lo implora: “Se voti la fiducia siamo morti. Silvio, fidati, non farti umiliare”.

È appena uscito Paolo Romani, il mediatore, che alle 12,30 cammina in Transatlantico rassicurando che il Cavaliere ha di nuovo cambiato idea: “Farà a breve una dichiarazione in Aula lui, per dire che vota la fiducia”.

Sono le parole di Romani che il Cavaliere ripete a Denis: “Rischiamo l’isolamento, a questo punto dobbiamo votare la fiducia”. L’ultima valutazione, sbagliata, del Cavaliere è che votando la fiducia si ferma l’operazione dei gruppi autonomi. E si rallenta la scissione. Esausto, appannato nei pensieri, Berlusconi cambia idea ogni minuto. Perché per la prima volta è iniziata la frana. Alla riunione mattutina, su 90 senatori ce ne sono solo 60. Circola un documento a favore del governo con 23 firme in calce raccolte dall’ex ministro Sacconi.

Come racconta l’Huffington:

“Stamattina erano 16 – dicono al Cavaliere – si sono spostati tutti i calabresi”. Via Scopelliti, tradimento imprevisto. Il Sud del Pdl è all’asta: “Se andiamo dritti sulla sfiducia – dicono le colombe a Berlusconi – arrivano a trenta, anche di più”. Sono i siciliani, tutti messi in lista da Renato Schifani a giocare su più tavoli. Il capogruppo assicura al Cavaliere che rimarrà con lui. Ma i suoi sono in uscita. Verdini ha gli occhiali incollati sulla testa. Ha passato la mattinata a “massaggiare” gli indecisi: “Silvio, così è la resa. C’è una maggioranza senza di noi, ma non regge. Se ci accodiamo siamo irrilevanti. Ragiona. Questi il gruppo lo fanno e si portano dietro tutti i ministri. Che ca… votiamo a fare il governo? Come lo spieghiamo al tuo popolo? Perché tu, Silvio un popolo ce l’hai.”

Berlusconi compulsa nervosamente il telefonino. Alfano non risponde. Non lo fa da ore. Ogni tentativo a vuoto è una pugnalata. Nell’ora più difficile si sente solo. Angelino sta tradendo. Con “Casini”, Con i centristi. Per la prima volta sente che gli manca la forza della rabbia. Non accusa. A Maria Rosaria Rossi dice che ha voglia di tornare a Milano per staccare un attimo. Ma attorno sta franando tutto. Quando arriva alla Camera, Cicchitto ha già depositato l’elenco degli scissionisti. Per il nuovo gruppo. Ci sono tutti gli ex ministri. I numeri dicono che alla Camera sono dodici. Al Senato 23. Quando il Cavaliere riunisce i gruppi parlamentari ritrova un sussulto di rabbia: “Con Alfano segretario – dice – siamo arrivati al 12”. Ma la botta fa ancora male. Il voto di fiducia non ha fermato nulla. È stata una resa. La prima, vera resa. Quella che per la prima volta ha fatto piangere il più duro.

Il Cavaliere umiliato, così Berlusconi e l’Italia sui giornali stranieri

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Di sito in sito si segue anche all’estero e non solo in Europa, la crisi di Governo italiano e in particolare si tengono gli occhi puntati sulla spaccatura ormai inevitabile della destra italiana.

Ecco alcune prime pagine online

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La resa dei conti… quanti voti mancano al Goveno Letta?

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Vertice nella notte tra falchi e Berlusconi. A Palazzo Grazioli salgono, dopo il raid notturno di Alfano, anche Verdini, Ghedini, Brunetta, Santanchè, Capezzone e Micciché e si rifanno i conti. Secondo il Corriere della Sera i calcoli sui possibili «traditori» danno numeri molto diversi da quelli sbandierati nel pomeriggio da Giovanardi:

«Presidente — assicurava Verdini — Alfano si porta dietro, a quest’ora, tra gli 8 e i 15 senatori. E di questi, voglio vedere quanti domani avranno il coraggio, mentre li guardi in faccia, di votare contro di te… Se arrivano a 7 è tanto…». E comunque «tu non hai niente da perdere», gli hanno ripetuto, perché «anche da leader dell’opposizione otterresti più di quanto hai ora: quei traditori faranno la fine di Fini». E c’è sempre la carta Marina da giocare, seduzione mai scemata, ieri tornata, carta a sorpresa o illusione che sia. Perché i sondaggi calano ma «la mia battaglia è appena iniziata», promette il Cavaliere. Pensando anche ai nuovi nemici, ai figliocci che gli hanno voltato le spalle, a un passato che sembra lontano anni luce, in questa notte che non finisce mai.

Conti alla mano:

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L’ipotesi più rosea per Letta: oltre che sui 137 senatori sicuri (107 del Pd, 20 di Scelta civica compreso il senatore a vita Mario Monti, 10 autonomisti = 137) il governo in carica potrebbe contare pure su 54 «responsabili» filogovernativi in gran parte del centrodestra, che porterebbero la maggioranza a quota 191, ben oltre la soglia di sopravvivenza di 161 seggi. Un vantaggio ancora più consistente se si aggiungono i restanti cinque senatori a vita (Rubbia, Cattaneo, Piano, Abbado e Ciampi).

Il domani non muore mai: Alfano e la sua missione impossibile

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Alfano ci prova ancora e spera che il domani non muoia mai, anche se il suicidio del suo partito è tangibile e la missione più che impossibile sembra irreale. A mezzanotte passata abbondantemente lo si vede uscire da Palazzo Grazioli, un colloquio rapido con il Cavaliere e nessuna dichiarazione rilasciata. Poi arriva l’indiscrezione che ci sarebbe stato un tentativo estremo… ma ci sono poche possibilità che sia andato a buon fine! Ora c’è la notte davanti e si spera che il futuro dell’Italia non muoia domani.

Intanto da Bruno Vespa arrivano due messaggi di tre ministri che vengono lasciati anonimi ma che parlano di un passaggio “drammatico come un divorzio”, “si va verso la scissione”, “situazione drammatica”!

Il Cavaliere dà i numeri… della sfiducia! Tutta colpa del “figlio ribelle”

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Dilaniato!!! Diviso nell’affetto e nel partito, quasi un lutto! Nella drammatica notte Berlusconi ha da elaborare anche il distacco da suo delfino. Esausto dopo una giornata di tensione e impegnato a contare, il Cavaliere dà i numeri della sfiducia.

Giovanardi ha infatti affermato “Abbiamo i numeri, siamo anche più di 40, e siamo fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo. Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri al massimo è degli altri”.

E poi spunta l’ipotesi “complotto” che sfinisce il Cavaliere: “Si sono messi d’accordo sin dal primo momento”.

Nella mente di Berlusconi inizia a farsi spazio l’idea che, come dichiarato in un telefonata con un suo fedelissimo parlamentare, Napolitano sia intervenuto a fare pressioni sul Csm, poi c’è lo spettro che Letta e Alfano si siano messi d’accordo, che le colombe abbiano “deviato” il suo pupillo e lo abbiano attirato nella trappola. Forse in queste ore chissà quanti altri complotti stanno affollando la mente di Berlusconi. Forse ci sono più complotti che numeri!!!

Cronos si mangia i suoi figli? Sms a Sallusti a Ballarò

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E’ arrivato un sms a Sallusti mentre era tra gli ospiti della trasmissione Ballarò. In tale sms ci sarebbe scritto che Berlusconi avrebbe ribadito la sfiducia al Governo Letta. Un attimo prima Cicchitto aveva appena enunciato i motivi per cui il centro destra italiano avrebbe domani votato in Aula la fiducia al governo in carica. Inoltre Sallusti ha affermato che “da vigliacchi hanno aspettato il momento di massima debolezza” per fare questa mossa di avvicinamento a Pd.

Cronos tenta di divorare i suoi figli?

E Twitter si scatena!!!

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La “raccolta dei voti”, uno a uno, per arrivare alla fiducia!

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Anche Formigoni aderisce e afferma: ”Sono pronto a votare la fiducia al governo Letta, insieme al segretario del Pdl Angelino Alfano” e poi sottolinea “si sta lavorando perché il gruppo di Forza Italia voti compatto la fiducia al Governo”, poi ha ripetuto: “Spero che il partito sia compatto su questo fronte, così da garantire la stabilità necessaria al Paese e la nascita di provvedimenti anti-crisi. Anche Berlusconi sta riflettendo su questo punto”.

SCACCO MATTO, L’ALFIERE ALFANO HA “TRADITO” IL CAVALIERE?

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Enrico Letta respinge le dimissioni dei ministri Pdl. La notte di Berlusconi sarà drammatica, la destra italiana è al collasso e il cavaliere tra due settimane non sarà più senatore. La disfatta sembra dietro l’angolo e ora il tempo stringe per modificare la strategia dell'”estremismo” usata negli ultimi giorni. Già alle 9.30 Letta si presenterà al Senato e chiederà la fiducia, mentre alle 16 sarà alla Camera. Solo qualche ora fa, il Cavaliere si sentiva la partita in mano e a “Tempi” urlava la sua verità accusando Letta e Napolitano. 

Intanto in una nota dell’Ufficio stampa della Presidenza della Repubblica, dopo il colloquio del Presidente della Repubblica con Letta avvenuto questa mattina, si legge che «si é configurato con il presidente del consiglio il percorso più limpido e lineare sulla base di dichiarazioni politico-programmatiche che consentano una chiarificazione piena delle rispettive posizioni politiche e possano avere per sbocco un impegno non precario di sviluppo dell’azione di governo dalle prime scadenze più vicine agli obiettivi da perseguire nel 2014».

Scacco matto, l’alfiere Alfano ha tradito il Cavaliere concordando la mossa con il Re?

L’impasto: accetterà la “manipolazione” il Cavaliere?

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Stavolta Alfano non cede e dà lui l’ultimatum: “Io non ci sto a tirare giù tutto. Se togliamo la fiducia a Letta me ne vado. O teniamo in piedi questo governo o ragioniamo di come proseguire al governo anche cambiando la delegazione”.

2 le condizioni:

  • Rimpasto sì, ma elezioni no, né dimissioni e né sfiducia a Letta
  • Fuori i falchi e Alfano coordinatore unico.

Alfano ha smesso quindi di essere l'”uomo di pongo” di Berlusconi e ora detta le condizioni anche perché sembra proprio che l’ex “delfino” i numeri li abbia e minaccia “Se viene a mancare il sostegno al governo, ci separiamo”.

Sta avvenendo l’impasto o la slavina nel Pdl?

 

La lettera del Cav e l’attacco alla giustizia: “hanno rovesciato come un calzino l’Italia”

italia-calzino-tuttacronacaGiovedì 3 ottobre, giorno d’uscita del prossimo numero del settimanale Tempi, sarà possibile leggere la lunga lettera che Silvio Berlusconi ha invato alla rivista che, nel frattempo, ha provveduto a pubblicarne alcuni stralci in rete. L’ex presidente inizia con l’illustrare la situazione attuale, sottolineando come sia ben attento a queste tematiche: «Gentile direttore, non mi sfuggono, e non mi sono mai sfuggiti, i problemi che affrontano l’Italia che amo ed i miei concittadini. La situazione internazionale continua a essere incerta. I dati economici nazionali non sono indirizzati alla ripresa. E, nonostante le puntuali resistenze del centrodestra, un esorbitante carico fiscale continua a deprimere la nostra industria, i commerci, i bilanci delle famiglie». Subito però arriva l’attacco, quando si chiede quanti danni abbia provocato all’Italia «un ventennio di assalto alla politica, alla società, all’economia, da parte dei cosiddetti “magistrati democratici” e dei loro alleati nel mondo dell’editoria, dei salotti, delle lobby? Quanto male ha fatto agli italiani, tra i quali mi onoro di essere uno dei tanti, una giustizia al servizio di certi obiettivi politici?». Il leader di Forza Italia, dopo aver citato il caso dell’Ilva di Taranto, chiede ancora:  «Di quanti casi Ilva è lastricata la strada che ci ha condotto nell’inferno di una Costituzione manomessa e sostituita con le carte di un potere giudiziario che ha preso il posto di parlamento e governo? (…) Hanno “rovesciato come un calzino l’Italia”, come da programma esplicitamente rivendicato da uno dei pm del pool di Mani Pulite dei primi anni Novanta, ed ecco il bel risultato: né pulizia né giustizia. Ma il deserto». L’ex premier continua: «Non è il caso Berlusconi che conta. Conta tutto ciò che, attraverso il caso Silvio Berlusconi, è rivelatore dell’intera vicenda italiana dal 1993 ad oggi. Il caso cioè di una persecuzione giudiziaria violenta e sistematica di chiunque non si piegasse agli interessi e al potere di quella parte che noi genericamente enunciamo come “sinistra”. Ma che in realtà è rappresentata da quei poteri e forze radicate nello Stato, nelle amministrazioni pubbliche, nei giornali, che sono responsabili della rapina sistemica e del debito pubblico imposti agli italiani. Berlusconi non è uno di quegli imprenditori fasulli che ha chiuso fabbriche o ha fatto a spezzatini di aziende per darsi alla speculazione finanziaria. Berlusconi non è uno di quelli che hanno spolpato Telecom o hanno fatto impresa con gli aiuti di Stato. (…) Berlusconi è uno dei tanti grandi e piccoli imprenditori che al loro paese hanno dato lavoro e ricchezza. Per questo, l’esempio e l’eccellenza di questa Italia che lavora dovevano essere invidiati, perseguitati e annientati (questo era l’obbiettivo di sentenze come quella che ci ha estorto 500 milioni di euro e, pensavano loro, ci avrebbe ridotto sul lastrico) dalle forze della conservazione». Berlusconi continua poi ricordando il suo sostegno al governo Monti e Letta: «Abbiamo contribuito, contro gli interessi elettorali del centrodestra, a sostenere governi guidati da personalità estranee – talvolta ostili – al nostro schieramento. Abbiamo dato così il nostro contributo perché la nazione tornasse a respirare, si riuscisse a riformare lo Stato, a costruire le basi per una nostra più salda sovranità, a rilanciare l’economia. Con il governo Monti le condizioni stringenti della politica ci hanno fatto accettare provvedimenti fiscali e sul lavoro sbagliati. Con il governo Letta abbiamo ottenuto più chiarezza sulle politiche fiscali, conquistando provvedimenti di allentamento delle tasse e l’impostazione di una riforma dello Stato nel senso della modernizzazione e della libertà». E segue: «Alla fine, però, i settori politicizzati della magistratura sono pervenuti a un’incredibile, ingiusta perché infondata, condanna di ultima istanza nei miei confronti. Ed altre manovre persecutrici procedono in ogni parte d’Italia». L’ex presidente del Consiglio passa quindi all’attacco di Enrico Letta e Giorgio Napolitano che, secondo lui, «avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità e minavano le basi della democrazia parlamentare. Come può essere affidabile chi non riesce a garantire l’agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?». E ancora: «Il Pd (compreso Matteo Renzi) ha tenuto un atteggiamento irresponsabile soffiando sul fuoco senza dare alcuna prospettiva politica. Resistere per me è stato un imperativo morale che nasce dalla consapevolezza che senza il mio argine – che come è evidente mi ha portato ben più sofferenze che ricompense – si imporrebbe un regime di oppressione insieme giustizialista e fiscale. Per tutto questo, pur comprendendo tutti i rischi che mi assumo, ho scelto di porre un termine al governo Letta». Giunge quindi alla conclusione, nella quale spiega le sue motivazioni: «Ho scelto la via del ritorno al giudizio del popolo non per i “miei guai giudiziari” ma perché si è nettamente evidenziata la realtà di un governo radicalmente ostile al suo stesso compagno di cosiddette “larghe intese”. Un governo che non vuole una forza organizzata di centrodestra in grado di riequilibrarne la sua linea ondivaga e subalterna ai soliti poteri interni e internazionali». La sua intenzione sarebbe invece recuperare «quanto di positivo è stato fatto ed elaborato (per esempio in tema di riforme istituzionali) da questo governo che, ripeto, io per primo ho voluto per il bene dell’Italia e che io per primo non avrei abbandonato se soltanto ci fosse stato modo di proseguire su una linea di fattiva, di giusta, di leale collaborazione». Ma spiega anche di non averlo più voluto sostenere «quando Letta ha usato l’aumento dell’Iva come arma di ricatto nei confronti del mio schieramento ho capito che non c’era più margine di trattativa». E aggiunge: «Non solo. Quando capisci che l’Italia è un Paese dove la libera iniziativa e la libera impresa del cittadino diventano oggetto di aggressione da ogni parte, dal fisco ai magistrati; quando addirittura grandi imprenditori vengono ideologicamente e pubblicamente linciati per l’espressione di un libero pensiero, quando persone che dovrebbero incarnare con neutralità e prudenza il ruolo di rappresentanti delle istituzioni pretendono di insegnarci come si debba essere uomini e come si debba essere donne, come si debbano educare i figli e quale tipo di famiglia devono avere gli italiani, insomma, quando lo Stato si fa padrone illiberale e arrogante mentre il governo tace e non ha né la forza né la volontà di difendere la libertà e le tasche dei suoi cittadini, allora è bene che la parola ritorni al nostro unico padrone: il popolo italiano».

BERLUSCONEIDE: l’antidoto al Senato sarebbe gruppo Pdl-Ppe?

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Ormai la crisi di governo italiana è paragonabile all’Odissea, con i cittadini trasformati in Ulisse e sbattuti ai quattro venti che si chiamano: disoccupazione, Iva, Imu, Spread.

Intanto, la Santanché offre la sua testa sul vassoio d’argento come un novello Giovanni Battista: “Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l’unità del Pdl-Forza Italia. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso  – ha sottolineato la Santanché – da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose” e poi ha aggiunto: “La mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d’argento, perché l’unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell’Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi”.

Ma sul fronte delle “nuove avventure” c’è anche l’ipotesi di un gruppo “Pdl-Ppe” pro-Letta al Senato, formato da una trentina di senatori provenienti dalle file del Popolo della Libertà – forse novelle “tele di Penelope” pronte a farsi e disfarsi secondo il vento che tira – per un patto di legislatura fino al 2015. Ora si è in attesa delle notizie ufficiali… Che rotta seguirà la nave?

La crisi di governo… fa diventare illegali le missioni italiane in Afghanistan

afghanistan-militariitaliani-tuttacronacaSono diversi gli effetti collaterali della crisi di governo, tra queste, il fatto che da oggi, 1 ottobre, la partecipazione dell’Italia alla guerra in Afghanistan è diventata illegale. Questo perchè il 30 settembre scadeva la proroga delle missioni militari internazionali. Lo spiega Enrico Piovesana su Il Fatto, che sottolinea anche come i nostri soldati ora non abbiano più una protezione giuridica. Sono infatti dei decreti, successivamente convertiti in legge dal Parlamento e che rinnovano le autorizzazioni ogni 3, 6, 9 o 12 mesi dando la necessaria copertura finanziaria, a legittimare la partecipazione delle forze armate italiane alla missione Isaf (International Security Assistance Force) dell’Onu. E’ stato così fin da sempre: il 27 febbraio 2002 il Parlamento approvò infatti la legge di conversione, con modificazioni, del decreto 451 del 28 dicembre 2001 “recante disposizioni urgenti per la proroga (fino al 31 marzo 2002) della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali”: la modificazione consisteva nell’inserimento nel testo del decreto di un riferimento alla missione Isaf “connessa a Enduring Freedom”. In seguito molti parlamentari hanno chiesto che fosse superato un simile meccanismo, ma senza esito. E ora che il governo è in crisi non è stato possibile prorogare la partecipazione italiana alle operazioni militari internazionali: così i soldati italiani si ritrovano senza tutela giuridica. Nonostante questo, l’Italia continua a spendere 1.6 mln di euro al giorno per la missione in Afghanistan, bombardando e uccidendo, con gli aerei sempre più spesso chiamati a fornire copertura alle truppe afgane che combattono al suolo. Da oggi, illegalmente.

Berlusconi one show man ma sempre più solo! Anche Cicchitto prende le distanze

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Il più perplesso, o forse il solo che a caldo ha il coraggio di mostrarsi perplesso dopo la riunione del Pdl di lunedì pomeriggio è Fabrizio Cicchitto. L’ex capogruppo Pdl nota qualche contraddizione nel discorso di Berlusconi, chiede di intervenire ma gli viene negato. E quando la riunione finisce, dopo che il solo Berlusconi ha parlato, lascia la sala con domande e mugugni.

C’è, nelle perplessità di Cicchitto, una parte politica e una parte “tecnica” o meglio organizzativa.  Quella politica è tutta legata all’one man show. Berlusconi parla solo e solo decide. Cicchitto vorrebbe intervenire e vorrebbe un dibattito che non ottiene: “Mi sarei augurato che all’intervento di Berlusconi fosse seguito un dibattito, anche convocando un’altra riunione domani”

Poi c’è l parte tecnica. Come si fa a votare dei provvedimenti se il governo probabilmente cadrà entro 48 ore?   “O congeliamo le dimissioni dei ministri e, così facendo, vengono meno le ragioni per un voto di fiducia oppure il Pdl deve votare la fiducia” spiega  Cicchitto al termine della riunione del Pdl, sottolineando che questo è l’unico modo per fare ciò che Berlusconi ha detto e cioè votare delle misure in pochi giorni”.

Renzi e la crisi: “Spiacente, non partecipo al festival-teatrino delle dichiarazioni”

renzi-mondiali-tuttacronacaMentre a Roma stanno per prendere il via le consultazioni del Pdl e con Letta intenzionato a chiedere la fiducia in Aula, dopo un paio di giorni di silenzio Matteo Renzi, sindaco della città che ha appena ospitato i Mondiali di Ciclismo, commenta quanto sta accadendo al governo con un laconico post in Facebook. “In tanti mi chiedono: ‘Che pensi della crisi di governo?’. Spiacente, non partecipo al festival-teatrino delle dichiarazioni.” Spiega il primo cittadino di Firenze per poi spiegare: “Aspettiamo di sentire cosa dirà il Premier Letta e di vedere cosa deciderà il Parlamento. Nel frattempo l’unico modo per restituire un po’ di dignità alla politica è fare bene il proprio mestiere.” Quindi sottolinea il suo impegno per la città toscana: “Oggi sono intervenuto in Consiglio Comunale sui risultati amministrativi del mondiale di ciclismo (rastrelliere, strade asfaltate, piste ciclabili, spazi culturali riaperti) e stamattina ho inaugurato l’asilo nido al Palazzo di Giustizia (liste d’attesa diminuite del 90% in quattro anni). La politica deve parlare meno e fare di più”.

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Sui mercati pesa la crisi di governo: crolla Piazza Affari, vola lo Spread

crisipolitica-crolloborsa-tuttacronacaLo si temeva, si è verificato. La crisi di governo e le dimissioni dei ministri Pdl pesano come macigni su Piazza Affari che ha aperto in deciso calo a -2.09 % per poi arrivare a cedere il 2.4% a 17.229 punti, con vendite sui titoli bancari e su Mediaset che perde più del 5%. Sospese in asta di volatilità Mediobanca, Mediolanum, Ubi Banca e Ansaldo Sts. I mercati guardano con timore la situazione politica italiana, con una crisi che arriva a meno di due settimane dall’approvazione della legge di Stabilità. Vola invece lo Spread, con il differenziale tra Btp e Bund che raggiunge i 288 punti contro i 264 della chiusura di venerdì: livelli che non si toccavano dallo scorso giugno dopo essere sceso a metà del mese scorso a 230, minimo finora realizzato sotto il governo Letta.

Napolitano manda Letta in Parlamento, ancora speranze?

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La crisi c’è ed è inutile negarlo ma Letta, d’intesa con il Presidente della Repubblica ha deciso di presentarsi alle Camere e vedere se riesce a ottenere la fiducia, anche perché oggi i segni da parte dei dissidenti del Pdl ci sono stati, quindi tentar non nuoce!  Nella nota del colle si legge:

“Il succedersi nella giornata odierna di dichiarazioni pubbliche politicamente significative dei ministri dimissionari, di vari esponenti del Pdl e dello stesso presidente Berlusconi ha determinato un clima di evidente incertezza circa gli effettivi possibili sviluppi della situazione politica”.  Nella stessa nota viene specificato che il premier concorderà la data dei dibattiti con i presidenti delle Camere. Nella nota si sottolinea anche che:

“E’ stata attentamente esaminata la situazione che si è venuta a creare a seguito delle dichiarazioni del presidente Berlusconi e delle dimissioni rassegnate dai ministri del Pdl in adesione a quell’invito. Il succedersi nella giornata odierna di dichiarazioni pubbliche politicamente significative dei ministri dimissionari, di vari esponenti del PdL e dello stesso presidente Berlusconi ha determinato un clima di evidente incertezza circa gli effettivi possibili sviluppi della situazione politica. Da ciò il presidente del Consiglio ha tratto, d’intesa con il Presidente della Repubblica, la decisione di illustrare in Parlamento, che è la sede propria di ogni risolutivo chiarimento, le proprie valutazioni sull’accaduto e sul da farsi. Il Presidente del Consiglio concorderà la data dei dibattiti con i Presidenti delle Camere”.

La crisi di Governo con gli occhi del Pd: Epifani dall’Annunziata

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La crisi vista con gli occhi del Pd. Epifani dall’Annunziata parla di “clima incandescente” e avverte che “Il Pd risponderà alla potenza di fuoco mediatica del Pdl dei prossimi giorni”. Nessun governicchio, nessun trasformismo o si governa o si torna alle urne.

Niente “governicchi” né “trasformismi” per Guglielmo Epifani. Il segretario del Pd, durante la trasmissione In Mezz’ora di domenica 29 settembre, condotta da Lucia Annunziata, prende posizione sulla crisi di governo: se non c’è una maggioranza seria, per Epifani il governo non si fa.

Il Parlamento deve fare i conti con gli ultimi avvenimenti, sottolinea Epifani: “Letta deve andare in aula come fece Prodi nel 2008”. Precedente storico di una crisi che, oggi da Napoli, ha evocato anche il Presidente Napolitano. “Il Pdl non ha voluto parlamentarizzare la crisi, è uno sgarbo istituzionale”. E secondo il segretario del Pd “in questa scelta c’è distanza dalle istituzioni”. Un voto parlamentare serve “perché può provocare dibattito nel centrodestra e penso che entro martedì sera ci sarà”.

“Quando il governo andrà in crisi, il Pd dovrà affrontare due problemi, due priorità per il Paese: la legge di stabilità e la riforma delle legge elettorale”, ricorda il segretario e per attuare questi due punti ci vuole una “maggioranza seria”. E conclude: “Vedremo se ci sarà la possibilità di fare un governo che persegua questi due punti”.

La crisi e le possibili soluzioni: verso un Governo di Scopo?

governo-scopo-grasso-tuttacronacaLe dimissioni di massa del Pdl spianano la strada alle ipotesi su quelle che potrebbero essere le decisioni di Napolitano riguardo il governo e torna in auge una prospettiva paventata già lo scorso marzo, quando l’alternativa a Bersani più quotata era quella di un mandato a Pietro Grasso. Il Presidente della Repubblica potrebbe dunque puntare su un esecutivo di scopo che avrebbe in agenda due soli obiettivi, ma fondamentali: la riforma elettorale, per superare il Porcellum e non ritrovarsi, una volta tornati alle urne, in una situazione come quella attuale, e la ex Finanziaria. Nel frattempo però il senatore pentastellato Morra, nell’edizione straordinaria del TgLa7 ha fatto sapere che “Il M5S non ha suo dna la possibilità di realizzare accordi o alleanze né per Governi normali, né per Governi di scopo”. E ha precisato: “Dovremmo valutare fra di noi le situazioni che matureranno ma dal nostro punto di vista non c’è niente di più democratico che un ritorno alle elezioni”. Anche con questa legge elettorale? “Noi siamo stati gli unici insieme a Sel a votare la mozione Giachetti, se loro avessero voluto cambiarla l’avrebbero votata: perché  invece non l’hanno fatto?”

Al voto, al voto!!! Grillo vuole le elezioni, ma difficilmente le avrà

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Al voto! Al voto! Il blog di Grillo con il post dal titolo Rien ne va Plus è un inno alla gioia e l’auspicio di elezioni subito. Porcellum o non porcellum l’M5S invoca solo le urne sperando che, aiutati anche da una legge elettorale davvero “sui generis”, l’M5S possa davvero spiazzare gli altri partiti raccogliendo non solo i delusi del Pd, ma anche quanti, avevano creduto a un centro-destra diverso. Grillo ci ha abituato ai toni forti e alle uscite esagerate e anche questa volta non fa circonlocuzioni per raccontare, dal suo punto di vista, lo stato attuale della politica italiana e dettare, quello che a suo dire, possono essere le soluzioni per uscire da tutte le crisi che hanno strangolato l’Italia.

“Non era necessario un indovino per prevederlo. L’Italia non può più reggersi sulle spalle di un ultra ottuagenario che sta, volontariamente o meno non importa, esercitando poteri da monarca che nessuno gli ha attribuito. Napolitano deve rassegnare le dimissioni”,

così esordisce il Semplice Portavoce del M5S che poi aggiunge:

“L’Italia ha perso un anno a gingillarsi mentre l’economia stava precipitando. Rinvio dopo rinvio questi parassiti hanno tirato a campare mentre l’Italia tirava le cuoia. L’ultimo regalo l’assurdo aumento dell’IVA che colpirà le classi sociali più deboli. Un cambiamento immediato è necessario”.

E dopo il preambolo arriva il colpo di grazia:

“Bisogna tornare al voto. Gli italiani devono poter decidere se vivere o morire. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti. In alto i cuori”.

Ma quanti saranno i dissidenti tra le file del M5S? Nell’ultimo conteggio c’era chi avrebbe messo la mano sul fuoco su almeno 15 persone… ma poi l’aula si sa, è come il campo da calcio e la partita è tutta da giocare voto su voto!!!

  

L’Italia apre la crisi e la Germania trova la grande coalizione

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Solo poche ore fa arrivava il via libera ad Angela Merkel da parte del Spd e si prospettavano nuove alternative in Europa. Anche se per parlare di un nuovo orientamento europeo di tempo ce ne vuole ancora, ma la grande coalizione che va delineandosi in Germania avrà sicuramente un respiro diverso rispetto alla precedente. Ma se in Germania si costruisce in Italia si demolisce. A poche ore arriva la crisi di governo, nonostante l’apertura di Napolitano, Berlusconi, a pranzo con i falchi, allontana le colombe e fa dimettere i suoi ministri. Il discorso probabilmente se l’è preparato da tempo si cercava solo il momento più opportuno ed ecco che arriva (sotto la minaccia di una verifica di fiducia che potrebbe essere facile preda dei falchi tiratori) e il Cavaliere può affermare “Quello che ci propongono è una trappola per incastrarmi. Non c’è nessuna garanzia in questa proposta sull’amnistia e sulla giustizia. A questo punto rompiamo. E voglio vedere se arrestano il capo dell’opposizione”. E poi fa la mossa che Letta ha definito rovesciafrittata: “Non scaricheranno su di me l’aumento delle tasse, anzi sarò io a scaricarlo su di loro”.

Ma la rabbia del Cavaliere viene da lontano. Da Verdini, che alla storia dell’amnistia non ci ha mai creduto e che oggi ha chiamato: “la presa per il c…”. Ma oggi su Berlusconi, secondo alcune fonti vicino a Palazzo Grazioli, c’è stato un vero e proprio bombardamento che ha instillato la paura più ancestrale e ha portato Berlusconi a dichiarare la crisi di governo. Sempre parlando dell’amnistia, c’è chi era convinto che ammesso anche che la facciano, chi metterebbe tra i reati da cancellare quello della frode fiscale? Il Pd sicuramente non lo farebbe mai, così come quella riforma della giustizia di cui tanto si parla, ma che nessuno davvero vuole. L’idea che si è fatta spazio quindi era un panorama buio e torno intorno a Berlusconi accerchiato dai processi e con un piede fuori dal Parlamento. In questo clima si sarebbe consumato l’ultimo pasto prima della crisi di governo.

Intanto sui social network e in particolare sulle pagine di Berlusconi piovono gli insulti degli italiani:

Fantasma Troika, ora l’Italia deve evitare il commissariamento

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E’ la Repubblica dalle sue pagine a scrivere “La crisi di governo evoca lo spettro Troika per l’Italia”. Mancano solo due settimane alla presentazione della legge di stabilità e la dimissione dei ministri del Pdl potrebbe portare ad un commissariamento del nostro Paese. Quello che per anni è stato evitato ora sembra invece essere un rischio tangibile. A lanciare l’allarme è stato il Tesoro pochi minuti dopo la crisi aperta dal Pdl. Ad arginare le voci ci ha pensato Stefano Fassina viceministro dell’Economia che si è detto sicuro che in Parlamento ci sia una nuova maggioranza.

“Un altro giro di elezioni con l’attuale legge elettorale ci restituirebbe un Parlamento impallato e questo succederebbe con 200-300 punti di spread in più rispetto ad oggi e con la Troika a fare la legge di stabilità al posto nostro. Temo – ha osservato Fassina – che sia uno scenario abbastanza realistico che dobbiamo fare di tutto per evitare”.

Tuttavia per ora il rischio Troika fino a dicembre 2013 sarà scongiurato grazie al “meccanismo automatico” che farebbe tornare in vigore l’Iva e la seconda rata dell’Imu quindi al momento ci sarebbero risorse necessarie per coprire la Cassa Integrazione in deroga e riportare il deficit/ Pil sotto la soglia del 3%. Ma nel 2014? Ci sarebbe una nuova caduta nella recessione e aquesto punto sarebbe quasi impossibile far fronte alle esigenze del Paese che potrebbe quindi essere commissariato già dal prossimo anno se non si trovano soluzioni concrete nei prossimi mesi.

La linea calda di Napolitano: la Merkel chiede il voto subito

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“In Italia è meglio votare subito”, secondo Dagospia, lo avrebbe detto Angela Merkel in una telefonata a Napolitano. Sembra proprio che Berlino sia stanco della debolezza del governo Letta e che chieda all’Italia quindi di tornare alle urne e costituire una maggioranza solida. Ma torneremo a  votare con il porcellum? Sempre secondo Dagospia, il piano della Merkel sarebbe chiaro: prima la decadenza di berlusconi e poi le urne. A quel punto, in vista dell’europee, far uscire Forza Italia dal Ppe. Ma chi vorrebbe la Merkel come premier italiano? Ancora una volta Dagospia non ha dubbi e individua il nome in quello del sindaco di Firenze. Insomma un asse Berlino-Roma con una Merkel che tifa Matteo Renzi. Forse le dichiarazioni di Dagospia sono un po’ “sui generis”, ma in politica alla fine tutto è possibile. Sulla strada delle elezioni tuttavia ci sarebbe Napolitano che non vuole sciogliere le Camere e Enrico Letta sarebbe contrario a lasciare Palazzo Chigi. Poi sembrerebbe che la data per le elezioni Napolitano l’abbia già pensata: non prima del 2015. La linea è calda e tra consigli e pareri chissà se qualcosa si concretizzerà nelle prossime ore?

 

L’incontro tra zio e nipote in tempo di crisi!

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Crisi di governo, ma non crisi di famiglia. Gianni Letta ed Enrico Letta, zio e nipote si sono incontrati per l’ultimo faccia a faccia a Palazzo Chigi. Lo zio ha ascoltato le condizioni di pace del nipote per poi riferirle a Silvio Berlusconi, il quale valuterà se far saltare o meno il governo delle larghe intese. Sembra difficile che il cavaliere ritorni sulle sue decisioni ora che in tasca ha firmate le dimissioni di massa e l’ipotesi di elezioni anticipate sembra allettare molto il leader di Forza Italia. Enrico Letta è atteso al Quirinale da Giorgio Napolitano alle 18, mentre alle 19.30 è previsto il consiglio dei Ministri che dovrà discutere dell’aumento dell’Iva.

Barbara Berlusconi: tra la politica e la moda… meglio le passerelle

barbara-berlusconi-tuttacronacaMeglio la moda che la politica. Barbara Berlusconi, che ha partecipato al Galà dell’Amfar a Milano dove ha dimostrato di sentirsi a suo agio sulle passerelle modaiole del capoluogo lombardo, ha rilasciato un’intervista a Ballarò dove, oltre a difendere il padre, ha ribadito il suo ‘no’ a un’eventuale discesa in campo. “Non è il mio orizzonte. Ci sono molte persone che fanno politica, tanti giovani capaci che intendono occuparsene. Io confido in loro”. Spiega invece così il suo intervento in difesa del padre: “Io sono intervenuta per rispondere a coloro che tentano di ribaltare la verità. Sono convinta che la storia di mio padre sia una storia politica e imprenditoriale, non certo criminale. È questo quello che penso. Mio padre ritiene di aver fatto tanto per l’Italia e non vuole essere liquidato come un evasore. Per questo non si dà pace e io lo capisco”.

Berlusconi: il Cavaliere indeciso fa dietrofront

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Non è mai stato così indeciso nella sua vita nè imprenditoriale, né professionale e forse neppure in quella personale. Silvio Berlusconi, l’uomo pratico e fattivo, sembra ora fragile e insicuro. L’atteso videomessaggio che doveva andare in onda per l’inaugurazione del nuovo partito è stato ritirato a pochi minuti dal passaggio televisivo. La notizia è stata confermata da fonti del Pdl a Libero. Ora non è chiaro se andrà in onda domani o dopodomani, se verrà cambiato, se si preferirà attendere prima il verdetto della Giunta e poi annunciare la crisi. Insomma gli scenari sono molteplici e anche se sembra che il governo sia destinato a rimanere in carica, la situazione è in piena evoluzione. Per ora il cavaliere fa dietrofront e osserva!

 

Il videomessaggio alla vigilia della decadenza. Ecco cosa dirà il Cav.

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Non è un grande mistero il contenuto di quel videomessaggio, anche perchè della sua esistenza si sa da diversi giorni. C’è anche chi afferma che possano esistere diverse versioni e si sia scelta quella soft al momento. Un feroce attacco alla magistratura, il lancio di Forza Italia, ma niente crisi. Un videomessaggio soprattutto per ribadire che lui c’è, è in campo e non sarà una condanna o una decadenza a fermarlo, perché già sembra che, consigliato dai suoi avvocati, possa anche scegliere i servizi sociali piuttosto che i domiciliari. Come mai scegliere una via più umiliante rispetto che a quella più “dignitosa” chiuso nei suoi palazzi? Perché i servizi sociali gli consentirebbero di continuare a fare il leader politico del nuovo partito: Forza Italia. La richiesta infatti avrebbe solo due vincoli: rientrare a casa entro le 22, uscire dopo le 7-8.

Come si legge oggi su La Repubblica:

Il video parte col lungo excursus sulla “persecuzione giudiziaria “, sulla famosa “guerra dei vent’anni” e sulla necessità di una riforma. Un unico passaggio sul governo, per intimare a Letta a impegnarsi per ridurre la pressione fiscale. Apprezzamento poi per i cinque uomini Pdl nell’esecutivo – racconta chi ha visto il lungo messaggio – ma non c’è alcun passaggio sulla crisi, nessuna minaccia. Né un riferimento al voto imminente in giunta e alla sua vicenda. Berlusconi lo ignora, quanto meno preferisce dare questa impressione e va già oltre, si sente in campagna elettorale. Il messaggio ai ministri è implicito: “Voi restate pure al governo, io costruisco il mio partito e lavoro ad altro”. L’ex premier è ormai sfiduciato, stanco del tira e molla col Pd e del mancato impegno di Letta nella ricerca di una soluzione ai suoi problemi. È la ragione per la quale Alfano, Lupi, Lorenzin, Quagliariello e De Girolamo hanno concordato tra loro di presentarsi giovedì dal leader, nella nuova sede di Piazza San Lorenzo in Lucina, per rassegnare le dimissioni nelle sue mani e giocare d’anticipo. Rimettendo a lui il compito di respingerle.

Ma da chi sarà formato il suo nuovo partito? Via i vecchi e largo ai giovani. Basta con i soliti volti noti e spazio a volti freschi e acqua e sapone. D’altra parte i panni sporchi si son sempre puliti così! Ma a spaventare Berlusconi sarebbero state le parole di Giuseppe Castiglioni a Piazza Pulita. In tale occasione infatti il sottosegretario alle politiche agricole del Pdl, ha ammesso: “C’è un gruppo di senatori a me più vicini tra i quali Gibiino, Torrisi e Pagano pronti a non seguire Silvio”.

 

Berlusconi fa il gambero: “il governo deve continuare”

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Ieri i venti di guerra, oggi invece la pacificazione. In meno di 24h siamo passati dal «Sarebbe disdicevole se il governo cadesse, ma naturalmente non siamo disponibili a mandare avanti un governo se la sinistra dovesse intervenire su di me, sul leader del Pdl, impedendogli di fare politica».

Queste erano le dichiarazioni di Silvio Berlusconi, nella giornata di ieri, in collegamento telefonico  da Bassano del Grappa durante una riunione dell’Esercito di Silvio. Il leader del Pdl, poi aggiungeva «Abbiamo fatto le larghe intese, di pacificazione per vedere se si potesse mettere fine alla guerra civile, quella guerra fredda partita dopo il ’48 invece avete visto quello che è successo siamo ancora in mezzo al guado»

E sempre ieri in clima da guerra fredda c’era stata l’immediata  replica del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini: «Il ricatto di Berlusconi va respinto al mittente a stretto giro di posta: non violeremo mai le regole dello Stato di diritto per allungare la durata del governo».

Oggi, lasciato l'”esercito” arriva la riflessione di quello stesso Silvio Berlusconi che sembra nella notte aver avuto un ripensamento e torna su suoi passi come un gambero: “Non farò cadere il governo Letta” e aggiunge “L’esecutivo sta facendo cose egregie e deve andare avanti nella sua azione”.

E in mattinata è arrivata anche la firma sui referendum dei radicali per la “Giustizia Giusta” e il Cavaliere ha dichiarato anche:  “Auguro al premier Letta di restare a Palazzo Chigi” e poi ha proseguito “Ricordo che questo governo è stato voluto fortissimamente da me… Sono convinto che l’Italia abbia bisogno che il governo continui a governare”. Poi il Cavaliere ha concluso: “E addirittura non sono d’accordo con certe critiche perché questo governo sta anzi facendo cose giuste”.

Un Cavaliere dimezzato? Ieri una dichiarazione oggi l’opposto? I media spiazzati e gli approfondimenti dei giornalisti stracciati, le agenzie di stampa sudano cercando di rincorrere il Berlusconipensiero e lui concede autografi al banchetto dei radicali! Quanti elettori del Pdl forse avranno bisogno di uno psichiatra per non correre il rischio di diventare schizzofrenici?

Dopo l’Imu, tempo di pensare alla riforma elettorale: parla Enrico Letta

enrico-letta-legge-elettorale-tuttacronacaHa parlato ai microfoni di Radio anch’io, su Radio 1, il premier Enrico Letta, e ha affermato: “Io insisto: il ‘porcellum’ è uno dei guai principali del nostro Paese” e sia la parte delle “riforme costituzionali, sia la parte dalla riforma elettorale”, saranno i temi “prioritari dell’autunno”. Il giorno dopo il Consiglio dei ministri, riguardo la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi, sembra sereno: “Ho sempre detto che non temevo” che potesse incidere sulle sorti del governo “e non temo a maggior ragione adesso che ci sia un’influenza sulla vita del governo, perchè gli italiani hanno bisogno di governo, di risposte, di concretezza nelle risposte, quindi credo che ci sia bisogno di muoversi su questa strada. Quello che abbiamo fatto ieri fa parte di questa filosofia della concretezza delle risposte”. Non è comunque entrato nel merito della questione decadenza visto che “è una decisione che riguarda la Giunta del Senato che si occupa di queste cose, ho sempre separato le due questioni e continuerò a farlo anche adesso”. Ma il Premier ha anche parlato della nuova service tax che entrerà in vigore l’anno prossimo spiegando che quello su cui si concentra principalmente è la situazione degli italiani: “Le famiglie avranno una riduzione fiscale importante e dalla nuova service tax dell’anno prossimo in particolare ci sarà più equità, le famiglie numerose saranno meno penalizzate rispetto a quanto l’Imu faceva oggi. Ho sempre concentrato la mia azione non sulla politica o sul politichese, ma sulle cose concrete che riguardano il rilancio del nostro Paese. Al di là del governo più debole o più forte, delle scadenze, del chiacchiericcio politico che in questo momento non mi interessa e lascio perdere, ci sono sette risultati importanti che riguardano l’Italia e gli italiani.” Infine, parlando della sessione autunnale, ha ricordato che serve guardare “lontano”. “Le risposte di ieri sono risposte importanti su Cig, esodati e lavoratori in difficoltà su mutui casa”, ma sono una “prima risposta” e “sono molto fiducioso nel fatto che la sessione autunnale, questo maggiore respiro che oggi possiamo avere e questo orizzonte più lungo che ci dà la possibilità di guardare più lontano” ci permetterà di “costruire una legge di stabilità con dei pilastri basati sulle riforme strutturali e sulla crescita”.

Nell’Imu ci sono 700 milioni per gli esodati!

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Il Consiglio dei ministri, convocato per le 17 di questo pomeriggio, sarà decisivo per la controversa abolizione definitiva dell’Imu 2013. L’obiettivo del governo è quello di cancellare la tassa sia sulla prima, che sulla seconda casa: per la copertura economica dell’operazione servono 4,6 miliardi, ci saranno aumenti delle accise su alcolici, giochi e tabacchi. Ma alla quadratura dei conti mancherebbe un altro miliardo, ma si sono stanziati 700 milioni per gli esodati. Secondo fonti de La Stampa è stato trovato l’accordo quindi per dare la pensione a 10mila esodati in due anni. Arrivano anche 400 milioni per rifinanziare la cassa in deroga. Insomma si è dati un colpo al cerchio e uno alla botte: il Pdl può sventolare la carta dell’Imu e il Pd risponde con esodati e cassa in deroga… la quadratura politica è perfetta, quella finanziaria meno. Chi pagherà?

Monti e il governo che cede alle pressioni del PdL

mario_monti_imu-tuttacronacaConsiglio dei ministri convocato oggi alle 17 per l’esame, come recita la convocazione, “del seguente ordine del giorno: – Decreto-legge: Disposizioni urgenti in materia di IMU, abitazioni e cassa integrazione guadagni (Presidenza – Vicepresidenza e Interno – Economia e Finanze – Lavoro e politiche sociali – Infrastrutture e Trasporti – Affari regionali e Autonomie); – Leggi regionali; – varie ed eventuali.” E se Brunetta, ai microfoni del Tg1, è apparso soddisfatto, “Finalmente ci sarà la soluzione per l’Imu sulla prima casa e i terreni agricoli. Cancellazione per il 2013 e riforma complessiva della tassazione degli immobili, in termini di service tax, dal 2014. Stiamo definendo le coperture in maniera seria, responsabile, trasparente”, lo stesso non dicasi per Mario Monti. Intervenuto stamattina a Omnibus, ha attaccato la scelta del governo sull’IMU, definendola un “cedimento di Enrico Letta e del Ministro Saccomanni, di cui ho in grandissima stima, e del PD alle pressioni del PDL”. E ha proseguito: “L’Europa chiedeva da tempo che l’Italia introducesse una tassazione per la prima casa, non per un sadico gusto di far pagare di più ai cittadini ma per poter ridurre semmai la tassazione sul lavoro, stimolando la produttività”.  Monti ha poi detto: “Il Governo ha scelto una strada diversa, quella di arrendersi alla forte pressione del PDL. Quindi si avrà, se ho capito bene, un successo politico del PDL, un’apparente soddisfazione per i proprietari di case e tutti i cittadini finiranno a pagare tutto questo con piccoli aumenti a piccole tasse e l’aumento dei tassi d’interesse”. Ha quindi concluso: “Il Governo è guidato da un partito, con il PD pronto ad accondiscendere alle pressioni, anche se non le condivide, del PDL e con Scelta Civica che non ha i numeri per impedire questa evoluzione. Tutto questo dà la sensazione, all’interno e all’esterno del Paese, che anche se c’è un Governo, si accettano pressioni che non hanno molto senso dal punto di vista economico e civile”.

L’Imu sulla prima casa abolita per il 2013: tasse su alcolici, giochi e tabacchi

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Come verranno coperti i 4,8 miliardi a cui lo Stato rinuncerà abolendo l’Imu sull’abitazione principale e sugli immobili agricoli?

Nel menu delle coperture entreranno anche voci che rappresentano di fatto un aumento di imposta: ritocchi delle accise su alcol e tabacchi, interventi sui giochi e forse anche una maggiorazione della stessa Imu a dicembre per gli altri immobili, in particolare le seconde case.

 E potrebbe anche tornare in ballo l’aumento dell’Iva destinato a scattare il primo ottobre, in assenza di un intervento che vale un miliardo per gli ultimi tre mesi dell’anno. Sul piano politico sarebbero così state superate le resistenze del Pd, che ancora ieri al termine di un vertice tra il segretario Epifani e la delegazione governativa, aveva ricordato come tra le proprie priorità figurino altre voci, dalla cassa integrazione in deroga agli esodati.

Sarebbe contraddetto anche, se questa ipotesi si concretizzasse, quanto invocato dal ministro Zanonato e cioé che l’operazione Imu non avrebbe provocato un aumento del prelievo fiscale sotto altra forma.

Da questa operazione dovrebbero essere esclusi prodotti di più ampio uso quali benzina e gasolio, anche se potrebbero poi verificarsi aumenti se le risorse non bastassero nel proseguo dei mesi.

Per il 2014 c’è invece sul tavolo l’ipotesi di una service tax per i servizi da pagare nel Comune o nella circoscrizione di residenza.

Verso una soluzione per l’Imu? Se ne parla…

letta_epifani-tuttacronacaHa avuto luogo l’incontro tra il segretario Epifani e i ministri del PD oggi, in via del Nazareno e al termine è stato diramato il comunicato che spiega come il risanamento del Paese non passi per l’abolizione dell’Imu: “Le priorità riguardano la scuola, il rifinanziamento della Cassa integrazione guadagni, il tema degli esodati. In una fase di drammatico calo dei consumi interni sarebbe utile evitare il previsto aumento dell’aliquota Iva”. Ma la nota prosegue parlando proprio della tassa sulla casa: “Il tema del superamento dell’Imu, come previsto dal programma di governo dovrebbe essere affrontato attraverso soluzioni eque e che siano nel contesto di un riforma federale”. La nota sembra dunque voler sottolineare che i democratici non hanno piegato la testa davanti alle richieste del Pdl, come ha ribadito Epifani: “Non accettiamo ultimatum, non c’è solo l’Imu”. Al riguardo prende la parola anche il ministro dello Sviluppo economico Zanonato:  “Non c’è nessuna ipotesi di aumentare le tasse per coprire l’eventuale mancato gettito dell’Imu”. Ma se non si prevede di aumentare le accise su alcool e tabacchi, come invece era stato prospettato nei giorni scorsi, ci si chiede come sia possibile coprire il mancato introito della tassa sulla prima casa e, di conseguenza, chi potrebbero essere coloro che dovranno pagarla. Un’indicazione era giunta da Delrio che aveva indicato che le abitazioni di lusso sarebbero 73mila, su un totlare di oltre 33milioni ma il PdL vuole stringere il più possibile le persone che potrebbero essere colpite dall’Imu, che per il Pd potrebbero essere troppo poche. Bisognerà quindi capire dove verrà tracciata la linea di demarcazione anche se sembra che, nonostante le incertezze ancora presenti, si possa trovare un accordo: nelle more delle diverse ipotesi ancora al vaglio, l’abolizione (o la sostanziale rimodulazione) riguarderà il solo 2013. L’ostacolo sulla via dell’intesa potrebbe essere rappresentato dalle preoccupazioni del ministro Fabrizio Saccomanni. che però ha avuto un incontro in tarda mattinata con Angelino Alfano e durante il quale sono emersi segnali positivi:

alfano-imu-twitter-tuttacronacaAd essere ancora preoccupata per la questione è l’Anci, che si è riunita questa mattina e alle 17 invierà una delegazione a Palazzo Chigi.

Il CdM dà il via libera a dl e ddl sulla Pubblica Amministrazione

enrico-letta-pubblica-amministrazione-tuttacronacaIl Consiglio dei ministri ha dato il via libera al pacchetto sulla Pubblica amministrazione, che comprende un dl e un ddl. Il premier Letta, annunciando un provvedimento sull’efficienza nel pacchetto di misure sulla P.A. ha spiegato: “Purtroppo non riusciremo a usare in questi sette anni tutte le risorse disponibili” dai fondi strutturali europei. Tra i provvedimenti votati oggi “c’è un ulteriore taglio del 20% delle auto blu; una scelta che continua una direzione di marcia sulla quale dobbiamo fare ancora di più”. Con il dl “si decide di dare una soluzione strutturale al tema del precariato nella Pa” ha aggiunto Letta, che ha anche sottolineato la decisione di “tipizzare e ridurre le forme di lavoro flessibile” e di aver “messo barriere” per evitare le “scorciatoie per le assunzioni”. Il dl sulla P.A. rappresenta anche un “intervento importante di razionalizzazione del sistema per far sì che ci sia concentrazione e rafforzamento della lotta alla corruzione, della sua prevenzione e della trasparenza attraverso una divisione di competenze” che trasforma la Civit nel “soggetto oggi esclusivamente dedicato alla lotta corruzione” togliendole “tutte le altre funzioni” che saranno “allocate all’Aran, in particolare per la valutazione”. Il pacchetto include l’assunzione di 1.000 vigili del fuoco. Un investimento, per il premier, che segnala “un’attenzione profonda rispetto ai problemi del nostro territorio”.

Il ministro della Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Gianpiero D’Alia, ha detto al termine del CdM: “Mai più contratti a termine che non siano eccezionali e temporanei perchè temporanea è la richiesta”. Il ministro ha anche sottolineato che il contratto “tipico” è il contratto a tempo indeterminato. Sono previste “procedure selettive” perchè tra coloro che hanno avuto un contratto a tempo determinato per tre anni negli ultimi cinque “si scelgano i migliori”, ha aggiunto a proposito delle norme per la stabilizzazione dei precari. Nel dl è prevista la riserva del 50% dei posti a concorso per queste persone. D’Alia ha detto inoltre che con il ministro dell’Interno Angelino Alfano, è stato deciso d’inserire “anche una norma che ci sembra un atto di giustizia: l’assunzione nella pubblica amministrazione di testimoni di giustizia”.

Violante apre a Berlusconi e intanto Mediaset crolla in borsa

violante-apertura-berlusconi-tuttacronacaNonostante Epifani abbia ribadito l’intenzione di votare sì alla decadenza di Berlusconi senza “cedere a ricatti”, uno dei “saggi” di Napolitano, Luciano Violante, in forza al Pd, si è detto favorevole ad attendere i chiarimenti della Consulta. In un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato: “Noi siamo legalitari e la legalità comprende il diritto di difesa che va pienamente garantito, in questo come in qualsiasi altro caso”. Secondo l’ex magistrato ed ex presidente della Camera, “Berlusconi deve spiegare alla Giunta perché a suo avviso la legge Severino non si applica. E i membri della Giunta hanno il dovere di ascoltare e valutare la sua difesa”. Poi, se l’organo del Senato “ritenesse che ci fossero i presupposti, potrebbe sollevare l’eccezione davanti alla Corte. Ma questa – precisa – non sarebbe una dilazione: sarebbe l’applicazione della Costituzione”. Ben venga anche il possibile ricorso del Pdl alla Corte europea: “La Corte di Lussemburgo potrebbe essere interpellata perché dica se in base alla normativa europea, applicabile anche in Italia, la legge Severino dà luogo a pena, non retroattiva, o a un semplice effetto sulla condanna”. Apprezzamenti dal Pdl arrivano tramite la Gelmini: l’intervista del Presidente Violante “rappresenta una prima autorevole apertura al dibattito sulla decisione della Giunta; dibattito che i falchi del Pd avevano fin qui respinto come una perdita di tempo”. Ma mentre si attende, Piazza Affari risente delle tensioni politiche anche in attesa di scoprire il destino di Iva e Imu e, in una giornata di diffuso nervosismo, Milano ha subito guadagnato la maglia nera d’Europa, viaggiando su un rosso del 2,31% mentre lo spread è passato dai 241 della chiusura di venerdì ai 245 punti. E se sono in perdita Fondiaria Sai (3,44%), Mps (3,72%), Unicredit (4.33%) e Intesa(3,84 %), anche Mediaset è penalizzata dalla situazione: -7,08% dopo una sospensione per eccesso di ribasso.

Berlusconi ai ferri corti con il Pdl, chiede il “silenzio stampa” ai falchi

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Berlusconi è davvero ai ferri corti con i suoi? C’è davvero una frattura difficilmente sanabile nel Pdl?

«In questa situazione di difficoltà per il nostro Paese e di confronto tra le forze politiche, il dibattito all’interno del Popolo della Libertà, che nasce come chiaro segnale di democrazia, viene sempre più spesso alimentato, forzato e strumentalizzato dagli organi di stampa». Silvio Berlusconi, con una nota, invita i suoi parlamentari a evitare ogni polemica. Un vero e proprio “silenzio stampa”!

Nello scritto l’ex premier sottolinea che «la passione e l’impegno generoso dei nostri dirigenti e dei nostri militanti, anche negli ultimi giorni, vengono riportati e descritti a tinte forti, quasi fossero sintomi di divisione e di contrasto». Pertanto, Berlusconi invita tutti, e in particolare i “falchi” «a non fornire con dichiarazioni e interviste altre occasioni a questa manipolazione continua che alimenta le polemiche e nuoce a quella coesione interna, attorno ai nostri ideali e ai nostri valori, che è sempre stata ed è il tratto distintivo del nostro movimento».

Cosa bolle nella pentola del Pdl? Cosa sta cucinando Silvio Berlusconi? O chi sta cucinando l’ex leader?

“Il tempo delle mele è finito”: così Grillo sul blog

letta_elmetto-tuttacronacaIl tempo delle mele è finito. S’intitola così l’ultimo post che appare sul blog di Beppe Grillo dove il leader del M5S dichiara che “Adesso non c’è più tempo. O vanno a casa loro, o va a casa il Paese. In mezzo non c’è nulla”. E avverte: “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Prepariamoci alle elezioni per vincerle”. Il post continua: “I tempi che ci attendono non sono fatti per portaborse, comparse, cortigiani, inciucisti, voltagabbana, politichini costruiti in laboratorio come Letta e Lupi, ectoplasmi che sono persino riusciti a evitare la leva militare”. Quindi un affondo contro il governo, accusato di trattare gli italiani alla stregua di servi: “Questi vanno cacciati a calci nel c**o. Ogni voto, un calcio in c**o” scrive, suonando la chiamata alle armi del popolo dei Cinque Stelle. “Il Sistema protegge se stesso come una belva feroce. Non cede su nulla. Nessun taglio ai privilegi, dalle pensioni d’oro, ai finanziamenti elettorali”. C’è, afferma, “l’indifferenza più completa verso la volontà popolare”. E ancora si legge: “Spesso mi chiedo cosa ci stiamo a fare in Parlamento, nessuna nostra proposta è stata accettata. Nessuna legge parlamentare è stata approvata. La farsa di un presidente della Repubblica eletto da Berlusconi (ricordate i suoi applausi alla nomina e il sorrisone da cumenda da guancia a guancia?) che disegna da anni strategie fallimentari come investito da un’autorità suprema, prima Rigor Montis, poi Capitan Findus Letta, sta andando avanti come se niente fosse successo. Di economia nessuno parla più mentre il Paese viene strangolato”. Per quel che riguarda il Movimento 5 Stelle, “è il primo partito italiano ed ha ottenuto soltanto una presidenza di commissione, quella della Vigilanza Rai. Le altre, che ci spettavano, tra cui il Copasir, se le sono spartite i partiti. Prima coalizzati per il voto, poi dissociati per le poltrone e per l’occupazione militare delle istituzioni”. Affrontando poi il tema della riforma della legge elettorale, spiega che solo qualche “anima bella” pensa di poter correggere ora il Porcellum. “E’ necessario tornare immediatamente alle elezioni e poi, se governerà il M5S, cambiare in senso democratico la legge elettorale, farla approvare da un referendum e incardinarla in Costituzione. C’è forse qualche anima bella che crede di poterla cambiare con chi non ha mosso un dito in otto anni e che vorrebbe una Repubblica presidenziale con il Parlamento ridotto a uno stuoino?”. Ricorda quindi che “il M5S è stato l’unico a votare in Parlamento perché il Porcellum decadesse. Le 350mila firme di Parlamento Pulito per introdurre la preferenza sono state lasciate marcire dal 2007 da tutti i partiti, nessuno escluso, e dalle istituzioni”. Si lamenta quindi: “Mai sentita una parola in proposito da Napolitano”. E soprattutto: “Qualche grande firma si informi prima di sparare caz***e”. Ma nel lungo post Grillo attacca anche la Rai: chiede di fare “pulizia” in una tv lottizzata di partiti, lanciando un messaggio ai vertici: “Tarantola, la avverto insieme ai consiglieri, la partita per la trasparenza della Rai è appena iniziata”. Grillo ricorda infatti che il presidente della commissione Vigilanza, Roberto Fico, ha “chiesto ufficialmente” notizie sulle società “che si incamerano un miliardo all’anno dalla Rai, le cosiddette ‘happy five’, a Tarantola e al Consiglio di amministrazione”. “Questi spudorati, all’unanimità, hanno risposto che non possono fornirgli i dati”, ricorda Grillo che lancia il suo avvertimento alla dirigenza e ripete: “La Rai è occupata dai partiti e dai loro manutengoli. Ci vuole una grande operazione pulizia”.

Il ventennio è finito, parola di Walter Veltroni. E ora?

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Una guerra lunga 20 anni? O sarebbe meglio parlare del ventennio del Cavaliere? In ogni caso con la sentenza della Cassazione quell’era è finita. Walter Veltroni non ha dubbi e osserva da lontano le turbolenze della politica italiana.   

Gli anni passano, ne sono trascorsi quasi venti, eppure sembra che non riusciamo a liberarci di quello che nel 2008 lei definiva «il principale esponente dello schieramento a noi avverso»…
«Però secondo me si è chiuso un ciclo. La sentenza della Corte di cassazione è la conferma della conclusione del ventennio berlusconiano. Questo sarebbe dovuto avvenire sul piano politico, se la sinistra non avesse compiuto una serie di errori che hanno impedito la vittoria alle elezioni di febbraio. Questo ventennio si sta concludendo, si è concluso, e al di là dei suoi rantoli e dei suoi sussulti bisognerà che i due principali soggetti politici, il Pdl e il Pd, lo capiscano e agiscano di conseguenza». 
A giudicare dall’esito del vertice di Arcore, il Pdl sembra piuttosto intenzionato a difendere fino all’ultimo il padre-padrone del partito. Cosa dovrebbe fare, invece, secondo lei?
«Non dovrebbe seguire Berlusconi sulla linea della radicalizzazione estrema e dell’esasperazione. Dovrebbe invece cambiare natura al soggetto di centro-destra italiano, che non può continuare a essere un soggetto populista e irriguardoso delle regole ma cominciare a prefigurarsi per il futuro di questo Paese come un soggetto moderato analogo a quello di altri Paesi europei. Le ultime dichiarazioni di Alfano da Arcore sembrano purtroppo andare in una direzione opposta».
 
E lei ritiene davvero immaginabile un Pdl senza Berlusconi?
«Lo devono immaginare loro, in primo luogo, come è naturale che sia. In nessuna parte del mondo le leadership sono infinite e illimitate nel tempo. In ogni caso loro avrebbero dovuto porsi il problema nel corso di questi anni, e lo debbono fare adesso, con tanta più urgenza».
Qualcuno di loro chiede addirittura un’amnistia ad personam.
«Io penso che non sia possibile nessuna della soluzioni che la destra chiede in questo momento, perché in questo Paese esiste il principio di legalità che vale per tutti i cittadini e al quale tutti gli uomini politici coinvolti in vicende giudiziarie si sono attenuti. Bisogna prendere atto che c’è stata una sentenza».
 
E cosa dovrebbe fare, secondo lei, un Berlusconi che accettasse questa sentenza?
«Lui può continuare, se vuole, a esprimere le sue idee sulla vita pubblica di questo Paese. Ma esistono leggi, se non codici morali minimi, che sanciscono che chi ha subito condanne definitive non possa svolgere funzioni istituzionali. Punto e stop. Naturalmente è giusto che la giunta delle elezioni del Senato approfondisca in qualche giorno tutti gli elementi di valutazione. Non bisogna dare l’impressione che ci sia una specialità al contrario. Il senatore Berlusconi non va trattato diversamente da come si tratterebbe qualunque altro parlamentare. Ma poi si decide, e si decide lì. E si deve decidere in ottemperanza alle leggi esistenti».
 
E se Berlusconi, privato del seggio e ridotto gli arresti domiciliari, decidesse di continuare a guidare comunque il suo partito? Se anche da lì facesse la campagna per le prossime politiche?
«Questo è un problema del Pdl, non mio. Sono loro che devono decidere se identificare il loro futuro con il destino personale di un uomo che ha avuto una sentenza di quelle dimensioni, o se invece vogliono reinventare la loro fisionomia politica. Non vorrei però che alla fine di questo ventennio, insieme a Berlusconi finisse anche il bipolarismo. Identificare il bipolarismo con Berlusconi può essere un errore tragico per l’intero Paese. Noi non abbiamo bisogno di tornare ai governi contrattati della Prima Repubblica, alla proporzionale e ai partiti padroni della vita pubblica. Il bipolarismo è un valore, come lo è l’alternanza. Se usciamo dal bipolarismo, se torniamo alla proporzionale, cadiamo in un baratro nel quale ci sono solo governi contrattati di larghe intese. E io non so quale delle due cose sia peggiore dell’altra».
 
Ma se il Pdl facesse cadere il governo, lei ritiene possibile la ricerca di un’altra maggioranza, magari per un Letta-bis, o pensa invece che sarebbero inevitabili le elezioni anticipate a novembre?
«Penso che quelli del Pdl sarebbero dei pazzi e degli irresponsabili a far cadere il governo:Io credo comunque che prima di andare a votare, anche nei prossimi mesi, bisogna assolutamente cambiare la legge elettorale. Come ha giustamente detto il presidente della Repubblica».
 
A giudicare dai toni che il Pdl usa in queste ore, non sembra che l’orizzonte dell’esecutivo sia lunghissimo…
«Questo governo è un’anomalia, però in questo momento deve fronteggiare l’emergenza economica e quella della legge elettorale. Quindi faccia ciò che deve fare per aiutare la ripresa dell’economia italiana ma al tempo stesso si impegni subito per la riforma elettorale».
 
E se invece la situazione precipitasse, il Pd dovrebbe affrontare le elezioni candidando Enrico Letta o Matteo Renzi?
«Le dico quale sarebbe lo sviluppo ordinato di questa vicenda. Si fa subito la legge elettorale che cambia il Porcellum e poi all’inizio del prossimo anno si va a nuove elezioni. Alle quali va il candidato che viene scelto da elezioni primarie del Pd». 
Da fare quando, queste primarie?
«Subito. Io sono perché il Pd convochi subito il congresso. Sono perché Renzi si candidi a segretario del partito, perché sono contrario alla separazione dei ruoli tra segretario e candidato premier. Ma sono favorevole a istituzionalizzare la norma in base alla quale, come è successo per Renzi con Bersani, al momento delle elezioni anche altri possano candidarsi alla premiership con apposite primarie. Una cosa però ci tengo a dirla: non sopporto le discussioni su “ex dc” ed “ex pci”. Questo è il contrario del Partito democratico, che è nato per superare questa distinzione. Basta con questa storia: ciascuno rappresenta tutti, quale che sia la storia dalla quale viene. Il Pd non è nato per mettere insieme due mezze mele, l’una diversa dall’altra: nessuno mangerebbe una mela metà rossa e metà verde, o bianca, perché apparirebbe come un frutto malsano. Se vogliamo essere un’alternativa credibile al centro-destra, se non vogliamo che sia solo Papa Francesco a parlare dei valori in una società, se vogliamo recuperare una coerenza tra valori e programmi che la sinistra ha perduto o dimenticato, dobbiamo essere innanzitutto un partito unito. E dobbiamo essere più di sinistra, parola che per me, come ho cercato di argomentare nel mio libro, significa cambiamento e non conservazione, società aperta e non bloccata, eguaglianza e opportunità diffuse. Questa sinistra può arrivare al 40 per cento, non al 25. È la vocazione maggioritaria senza la quale il Pd non ha ragione di esistere».
Lei è per Renzi segretario. E non pensa che la scelta di un altro candidato premier indebolirebbe automaticamente il governo Letta?
«Io penso che Renzi e Letta possano convivere, e mi auguro che convivano. Sono due energie, due risorse utilissime. E non sono le sole. Anche per il futuro si possono trovare delle forme di convivenza. Se uno fa il candidato premier, e l’ altro il ministro degli Esteri o dell’Economia, è una cosa che accade nei grandi partiti. Ricordo che Obama e Hillary Clinton duellarono aspramente, alle primarie, poi uno ha fatto il presidente e l’altra il segretario di Stato…».

Il governo dei castelli di sabbia spazzato via dal vento d’autunno?

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Il governo era fragile, le larghe intese erano maglie consumate e gli annunci di Letta sulla tenuta del governo erano castelli di sabbia. Le perturbazioni atmosferiche degli ultimi giorni e le tensioni della sentenza Mediaset hanno scatenato una bufera d’agosto che forse non consentirà al governo di arrivare all’autunno caldo che già aveva prospettato il premier Letta. La dichiarazione di Berlusconi rilasciata a un’intervista al settimanale Tempi non lascia molti dubbi sul futuro di questo esecutivo:

“Diranno che e colpa mia se i ministri del Pdl valuteranno le dimissioni davanti al massacro giudiziario del loro leader eletto da milioni di italiani. Ma io mi domando: se due amici sono in barca e uno dei due butta l’altro a mare, di chi è la colpa se poi la barca sbanda?”

Ma quale è il nodo da sciogliere? Un indizio ci viene dalle parole di Mario Mauro:

“Non possiamo far diventare il Parlamento il quarto grado di giudizio, non può essere questa la soluzione”, la soluzione, aggiunge, deve essere “politica”. “Amnistia e indulto, come nel dopoguerra con l’amnistia di Togliatti”. Perché oggi, dati gli indicatori economici, la situazione è “anche più difficile di allora” e “chiudere quasi 20 anni di contrapposizioni che ci hanno portato a questa situazione è interesse di tutti”.

Ma dove è stata la guerra? Dove sono stati gli uomini che sono morti per un ideale? Qui ci sono solo suicidi della disperazione legati alla disoccupazione e all’impossibilità di vedere un futuro. Siamo in un dopoguerra? E chi ha fatto la dichiarazione? Chi ha vinto? Chi ha perso? Che territori abbiamo liberato? Come si può parlare oggi di amnistia e indulto? Un provvedimento generale lascerebbe impuniti tutti i criminali e i cittadini onesti, sono stati meno furbi, più stupidi?

Pensavamo che fosse giunta l’ora di edificare i palazzi delle riforme, invece ci ritroviamo con gli annunci entusiastici trasformati in castelli di sabbia spazzati via dal vento autunnale!

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Come vi cucino l’Italia: videomessaggio shock di Berlusconi e la crisi

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E’ davvero già tutto pronto per far scoppiare la crisi in Italia? Dopo l’ultimatum lanciato ieri da Silvio Berlusconi attraverso il ministro dell’interno e vicepremier, Angelino Alfano, sembra che al Pd non resti molto tempo per bloccare la caduta dell’esecutivo. Dieci giorni per fermare i lavori della Giunta per le Elezioni e riconsiderare la costituzionalità della legge Severino. La “patata bollente” ora è nelle mani dei democrat e davvero può diventare una bomba a orologeria in grado di polverizzare la maggioranza o di distruggere il partito. Se infatti il Pd dovesse decidere di far decadere Berlusconi dalla carica di senatore l’esecutivo andrebbe a casa immediatamente, nel caso contrario, gli elettori si allontanerebbero ancora di più da questo partito, già da molti visto come un’ombra che si ripara nelle grandi alleanze, più che una forza di sinistra che promuove iniziative politiche. La road map della caduta del governo è pronta? Secondo il quotidiano La Repubblica ci sarebbe già un crono-programma con i tempi della nascita di Forza Italia, della crisi e del voto anticipato.  E a questo servirebbe il videomessaggio che sarebbe già pronto. Una dichiarazione shock,  una sorta di riedizione di quello della discesa in capo del 1994 di Berlusconi. Dopo vent’anni e una condanna definitiva il film si ripete? Ci sarà un rimpasto o gli italiani saranno cucinati a puntino dalla crisi?

 

Poche ferie per i parlamentari, la Boldrini li richiama in Aula

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“E’ prevedibile che Montecitorio debba riunirsi già dopo il 20 agosto per la presentazione di un decreto. In ogni caso, la prossima seduta è fissata il 6 settembre”. Lo scrive la presidente della Camera, Laura Boldrini, sulla sua pagina Facebook. Con ogni probabilità ad essere presentato in aula sarà il dl sul femminicidio, che dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale domenica 18 o lunedì 19. Sempre la presidente della Camera fa notare come le vacanze dei nostri deputati siano brevi, anzi brevissime se confrontate con quelle di altri politici europei: “Se facciamo un confronto con gli altri Parlamenti europei, questa volta l’Italia dà il buon esempio”, scrive la Boldrini su Facebook. “L’emiciclo di Strasburgo – aggiunge – si è fermato il 4 luglio per riaprire i battenti il 9 settembre, i due rami del Parlamento francese sono chiusi da metà luglio e i lavori riprenderanno il 10 settembre, la Camera dei Comuni del Regno Unito ha tenuto l’ultima seduta il 17 luglio e la prossima è convocata il 30 settembre. L’ultima seduta del Bundestag è stata il 28 giugno scorso e la riapertura non è stata ancora fissata”.

Forse però all’estero non si trovano con l’acqua alla gola tra scadenze urgenti e tensioni interne che rischiano di mettere in crisi il governo…

“IRRESPONSABILI!”, il grido dal Quirinale

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“Parole irresponsanbili”. Giorgio Napolitano non parla ufficialmente ma lascia trapelare tutta la sua rabbia per le parole di Sandro Bondi che, parlando in difesa di Silvio Berlusconi aveva evocato, tra le altre cose, il rischio di una guerra civile.

Giorgio Napolitano è appena rientrato a Roma dalla Val Pusteria, e a quanto si apprende, nonostante le sollecitazioni del Pdl, non ha in programma alcun incontro.

Una dichiarazione quella del presidente della Repubblica che non ferma Bondi che replica. “Non mi farò chiudere la bocca da nessuno, neppure da un comunicato del Quirinale. E non accetto di essere indicato come un irresponsabile. I veri irresponsabili sono quelli che hanno fatto precipitare la situazione fino a questo punto”.

Gli italiani ritroveranno il governo al ritorno dalle vacanze?

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E’ agosto e molti italiani si concedono sabbia, città d’arte e viaggi all’estero, anche se quest’anno la morsa della crisi ha dissuaso molti cittadini dalle spese folli delle ferie… ma in questo sabato di solleone molti si sono concessi un tuffo refrigerante almeno nella piscina del quartiere. Chi è al lavoro? I vertici del Pdl, la politica italiana e i media pronti a pubblicare qualsiasi dichiarazione che possa chiarire quanto sta affondando l’esecutivo Letta. Il governo è al giro di boa? Dalle ultime indiscrezioni pubblicate un’ora fa da Il Giornale, la barca del governo imbarca acqua minuto dopo minuto. Un’emorragia procurata da una falla che si è aperta dopo che la Cassazione si è posta come un iceberg su cui si sta schiantando e dilaniando la politica italiana. Il senso di responsabilità invocato da Letta e dal presidente Napolitano sembra essersi sciolto come neve al sole e ora restano solo le sferzanti parole che ustionano e inceneriscono come un incendio in piena estate.

E non è certo “Il Giornale” a buttare acqua sul fuoco parlando già di crisi profonda e di avvicendamento al timone tra Silvio e sua figlia Marina:

“il termometro dell’aria che tira a Palazzo Grazioli. «Elezioni al più presto – è il ragionamento fatto in alcune delle riunioni della giornata – e, se necessario, con Marina in prima linea». Già, perché sarebbe proprio la figlia primogenita – come più volte ipotizzato, anche in questi ultimi giorni – a raccogliere il testimone nel caso il Cavaliere fosse incandidabile. Per due ragioni: perché è l’unica di cui davvero si fida fino in fondo e perché questo consentirebbe di mantenere sulla scheda elettorale la dicitura «Berlusconi presidente». Sempre che l’ex premier riesca a vincere la sua riluttanza a «buttare Marina nella mischia», con il rischio se non la certezza che «la procura di Milano inizierebbe ad occuparsi a tempo pieno anche di lei». L’argomento è oggetto di un lungo pranzo a via del Plebiscito cui partecipano tra gli altri Gianni Letta, Angelino Alfano, Denis Verdini, Renato Brunetta, Daniela Santanché, Marina e il secondogenito Piersilvio. E per tutta la giornata proseguono i gabinetti di guerra, con i figli di seconde nozze Eleonora e Luigi che anche loro arrivano a Palazzo Grazioli.
Chi ha occasione di vedere Berlusconi lo racconta piuttosto reattivo, decisamente più tonico di giovedì sera. Certamente nell’incontro con i deputati e i senatori è lui il più lucido di tutti, con alcuni ministri che arrivano a commuoversi e altri che non fanno che parlare al passato quasi si trattasse di un commiato”.

Sandro Bondi, uno dei più miti del Pdl stavolta attacca duro: o la grazia per Berlusconi o la guerra civile. In una nota Bondi scrive:

“O la politica è capace di trovare delle soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato e nello stesso tempo rendere possibile l’agibilità politica del leader del maggior partito italiano oppure l’Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti”.

In un clima di tensione, polemica e violenza verbale si consumerà l’ultimo tuffo di un Paese allo sbando? Gli italiani ritroveranno il governo al ritorno dalle vacanze?

Fermi tutti! Berlusconi “spara a zero” su governo tecnico: solo disastri

 

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