La corte rinvia la decisione: per Milan-Udinese stadio aperto ai tifosi

stadio-aperto-tuttacronacaAudizione presso la Corte di Giustizia per la squalifica di San Siro oggi, al termine della quale Cantamessa, avvocato del Milan, ha detto: “Un rinvio? Non c’è stata nessuna richiesta da parte nostra”. Il legale ha quindi aggiunto: “In caso di conferma della sentenza, potremmo fare ricorso all’Alta corte di Giustizia del Coni, ma spero non ce ne sia bisogno”. Su due ore di udienza, l’arringa dell’avvocato è durata appena 15 minuti: “Potresti essere anche Demostene ma quando hai parlato dieci minuti non ti ascolta più nessuno. Gli argomenti c’erano e ci sono e sono ben tre”. Anche Lubrano, legale degli abbonati rossoneri, ha preso la parola: anche i tifosi infatti hanno fatto ricorso per la chiusura di San Siro. Secondo indiscrezioni, il Milan spera di convincere la Corte ad annullare la squalifica del campo puntando tutto sul fatto che l’arbitro non abbia sentito e refertato nulla, presentando anche la registrazione audio dello stadio in cui non si sentirebbe nessun coro razzista. La corte ha comunque rinviato la sentenza: è stata infatti chiesto un supplemento d’indagine.

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Stadio chiuso a San Siro? Dopo la manifestazione di ieri… è possibile

tifosimilanrazzisti-anteprima-tuttacronacaNon è stata sufficiente la chiusura di una parte della Curva Sud per cori di stampo razzista in occasione della partita del Milan contro la Sampdoria. Ieri i tifosi rossoneri sono tornati a farsi sentire con slogan ancori più pesanti all’esterno dello stadio. Cè infatti stata una contestazione contro la decisione di chiudere il secondo anello verde del Meazza e durante la quale sono stati anche appesi striscioni contro il Napoli e i suoi tifosi. Anche il Vesuvio è stato tirato in ballo: stando ai cori degli ultrà rossoneri dovrebbe bruciare tutti gli abitanti della città campana. E ancora: “La chiusura del settore non cancella l’odore. Napoli m…”. All’interno dello stadio, anche lo speaker si è appellato ai tifosi chiedendo fossero evitati cori discriminatori, ma per tutta risposta è stato fischiato. Ora però chi rischia di andarci di mezzo è la società: San Siro potrebbe chiudere per una giornata: tutto è in mano al giudice sportivo e la possibilità non appare certo remota.

Curva Sud chiusa? I tifosi manifestano in segno di protesta!

milan-tifosi-protesta-tuttacronacaIl giudice sportivo ha deciso di chiudere per una giornata il secondo anello blu di San Siro a seguito dei cori razzisti contro i napoletani e i tifosi della Curva Sud, dopo che il ricorso è stato respinto, fanno sentire le loro voci di protesta. Nella notta San Siro è stato tappezzato con 3mila manifesti con stampato il coro anti-Napoli alla base della squalifica e hanno già avvisato che oggi, prima dell’avvio dell’incontro con la Samp, terranno una manifestazione all’ingresso 14 dello stadio. Si legge nel comunicato: “In tanti si chiedono come reagiremo di fronte alla chiusura della nostra amata Curva. Il ritrovo per la Curva Sud è alle 19.00 davanti al cancello 14, porteremo colore, cori e tutta la nostra rabbia davanti allo stadio nel momento in cui più sarà importante farci sentire, quando la gente starà affluendo agli ingressi. Distribuiremo un volantino con un comunicato che riguarderà tutta la tifoseria, perché quello che sta accadendo è assurdo. Chiunque abbia a cuore la Curva Sud, chiunque abbia a cuore il Milan, chiunque pensa che questa decisione sia folle, è invitato ad esserci per far sentire la sua voce: facciamo sentire tutti insieme quanto tutto questo ci faccia schifo! Resteremo davanti ai cancelli fino al fischio d’inizio, dopodiché lasceremo lo stadio nella tristezza e la desolazione ovvia e unica conseguenza di queste decisioni che calpestano ogni diritto. Un’ora e mezza per NOI un’ora e mezza per la NOSTRA LIBERTA’!!! C’erano una volta, megafoni tamburi e colore… C’era un tifo fatto di passione e non di televisione… Quello che ci avete tolto… Quello che ci riprenderemo!!! USURPATORI BAST***I!!!!”

Ricorso respinto al Milan, chiusa per un turno la Curva Sud

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E’ stato respinto il ricorso presentato dal Milan contro la chiusura della Curva Sud. La decisione del Giudice sportivo che aveva sanzionato la curva dopo i cori razzisti verso i tifosi  napoletani viene confermata e durante la sfida contro la Samp non ci potrà essere il supporto dei tifosi milanisti costretti fuori dallo stadio a vedere la partita.

I disabili in Italia sono discriminati lo dice la Corte di giustizia Ue

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Secondo la  Corte di giustizia Ue, l’Italia non ha adottato tutte le misure necessarie per garantire un lavoro ai disabili e viene invitata a porre rimedio in tempi brevi. L’Italia, sempre secondo la Corte, sarebbe «venuta meno agli obblighi» sanciti nel diritto comunitario per aver recepito in maniera incompleta e inadeguata la direttiva prevista nel 2000 sulla parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro.

I giudici europei hanno in sostanza accolto i rilievi mossi all’Italia dalla Commissione Ue nella procedura d’infrazione conclusasi con il deferimento alla Corte di giustizia del nostro Paese poiché ha ritenuto insufficienti le garanzie e le agevolazioni previste a favore dei disabili in materia di occupazione dalla normativa italiana. In particolare, secondo Bruxelles, le norme nazionali non riguardano tutti i disabili, tutti i datori di lavoro e tutti i diversi aspetti del rapporto di lavoro. Inoltre, l’attuazione dei provvedimenti legislativi italiani è stata affidata all’adozione di misure ulteriori da parte delle autorità locali o alla conclusione di apposite convenzioni tra queste e i datori di lavoro e pertanto non conferisce ai disabili diritti azionabili direttamente in giudizio.

La Corte ha ora stabilito che gli Stati membri devono prevedere l’obbligo, per i datori di lavoro, di adottare provvedimenti efficaci e pratici (sistemando i locali, adattando le attrezzature, i ritmi di lavoro o la ripartizione dei compiti) in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, per consentire ai disabili di accedere a un lavoro, di svolgerlo, di avere una promozione o di ricevere una formazione, senza tuttavia imporre al datore di lavoro un onere sproporzionato. O lo paga lo Stato l’adeguamento, ma si sfora il patto di stabilità o lo si mette a carico del datore di lavoro, quindi in ogni caso sembra un obiettivo irraggiungibile in tempo di crisi. Che soluzioni ha l’Italia?

 

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