Sollevato l’avviso di restrizione: Alma Shalabayeva può lasciare il Kazakistan

Alma-Shalabayeva-tuttacronacaAlma Shalabayeva e la figlia Aula erano state espulse dall’Italia lo scorso 31 maggio. Ora la moglie dell’ex banchiere e dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, può lasciare il Kazakistan. E’ infatti stato sollevato, con il pagamento della cauzione, l’avviso di restrizione imposto precedentemente. Lo ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri, secondo quanto scrive l’agenzia di stampa russa Rapsi, specializzata in argomenti giuridici. A novembre, l’Ufficio del procuratore generale del Kazakistan ha riferito che la donna aveva fatto appello alle autorità per ottenere il permesso di lasciare il Paese. A luglio, ricorda Rapsi, il Kazakistan aveva emesso una pena non detentiva nei confronti della Shalabayeva perchè in possesso di un passaporto falso.

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Svolta sul caso Shalabayeva: la perizia rischia di accusare il Viminale

alma-shalabayeva-tuttacronacaSi compone di sette pagine il documento che, come spiega il Messaggero, rischia di mettere definitivamente sotto accusa il comportamento della Questura di Roma e del Viminale nel caso del rimpatrio di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente e banchiere kazako Mukhtar Ablyazov. Si tratta di una perizia di parte ordinata dagli avvocati della figlia maggiore della donna che conferma punto per punto il sospetto che era circolato fin dalla scorsa estate:

per «creare» il documento valido per l’espatrio a nome della figlia di Alma, la piccola Alua di appena sei anni, gli uomini dell’ambasciata avrebbero utilizzato la fotografia presente nel passaporto centrafricano che Alma Shalabayeva ha consegnato agli uomini della Polizia al momento della perquisizione e del fermo che in poche ore l’ha portata prima nel Cie di Ponte Galeria e quindi sull’aereo diretto in Kazakistan. Insomma, qualcuno all’interno delle nostre forze dell’ordine avrebbe passato il documento all’ambasciata kazaka che avrebbe quindi elaborato un documento solo apparentemente proveniente dall’Asia centrale.

La perizia è stata firmata da un esperto di grafica in tre dimensioni, Fabio Pisterzi, che spiega che l’elaborazione fatta sulla foto della bambina è in realtà molto semplice: “Con uno scanner è possibile riprodurre l’immagine ed eliminare gli elementi sovraimpressi”, scrive rispondendo al quesito se le foto siano identiche e se “quindi derivino dal medesimo scatto”. Dunque una elaborazione semplice, di copiatura e aggiustamento. “La parte interessata”, il volto, è stata “ritagliata” mentre il vestito è stato sovraimpresso e questo fa sì che, al posto del collo della piccolina c’è il collo di un’altra persona. La relazione viene quindi conclusa specificando che “l’elaborazione è stata fatta utilizzando il programma Photoshop”. La perizia è stata conclusa lo scorso 4 ottobre e finirà in mano al pm Eugenio Albamonte. Ma, spiega ancora il Messaggero, “l’atto di accusa è rivolto anche alla Questura e al Viminale (dove si aspetta con ansia una puntata di Report dedicata al caso). Ma è anche possibile che a questo punto Astolfo Di Amato l’avvocato di Madina Ablyazova, la sorella maggiore di Alua, decida di rivolgersi anche alla procura di Perugia.”

Datagate anche in Italia e i servizi lo sapevano, così Claudio Fava

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Del Datagate lo sapevano proprio tutti, anche i servizi segreti italiani, così Claudio Fava, deputato del Sel e membro del Copasir afferma che il  monitoraggio “è avvenuto anche in Italia”. Nel giorno in cui scoppia la “bomba” su Le Monde e la Francia si scopre controllata, Fava sottolinea:

“Mi sembra chiaro che sia avvenuto anche in Italia. Il pezzo di Le Monde ci offre un dato puntuale su quello che avveniva con la Francia, ma ricordando anche che lo stesso sistema di raccolta a strascico di dati in base ad alcuni sensori è stato fatto nei confronti di altri Paesi, cosa che non è stata smentita dai vertici dei servizi segreti americani con i quali abbiamo avuto una serie di incontri due settimane fa a Washington. Ci hanno spiegato che il loro scrupolo principale è stato quello di rispettare le leggi americane sulla privacy e intervenire a tutela della sicurezza del Paese”.

D’altra parte che anche l’Italia fosse stata “controllata” non è certo un dato nuovo, ma quando la Germania si indignò si trovò immediatamente isolata in Europa.

Il ministro francese ha convocato l’ambasciatore americano, l’Italia che ha fatto dopo aver scoperto che persino la nostra ambasciata a Washington veniva intercettata? “Quando abbiamo chiesto qualche mese fa ai servizi e al Governo cosa intendessero fare l’atteggiamento ci è sembrato abbastanza tiepido. Da quello che abbiamo saputo da fonte americana a Washington i servizi italiani sono sempre stati al corrente di questa attività di monitoraggio, che interveniva anche pesantemente sulla privacy dei cittadini italiani”.

“Questa politica della Nsa – che ha alcuni elementi selettivi che permettono di risalire a dati pericolosi – è fatta seguendo le leggi americane, è una cosa che già sappiamo. Cambia la capacità di reazione, il governo italiano ha voltato lo sguardo da un’altra parte, ma nessuno può dirsi stupito. Il modo in cui ha posto il problema la Francia è un tema dal quale nessuno potrà sottrarsi, chiederemo al governo come mai non è stato mai convocato l’ambasciatore americano”.

Delegazione del M5S da Alma Shalabayeva: “Aiutatemi”

1-m5s-shalabayeva-tuttacronacaUna delegazione del M5S ha fatto visita ad Alma Shalabayeva, la moglie dell’oligarca kazako espulsa dall’Italia con la figlioletta Alua di 6 anni nella casa di Alamty, durante la quale la donna ha ricostruito la giornata del 30 maggio. Durante il dettagliato resoconto, la donna lascia anche qualche accusa a Roma, ad esempio l’ipotesi di manomissione del passaporto, la cui presunta falsificazione è stata la causa del rimpatrio. E’ lei a raccontare che le hanno restituito il documento ‘manomesso”: più “spesso” di quello rilasciato dall’Africa Centrale che era stato presentato. Oltre a questo, non avrebbe ricevuto risposta ogni volta che ha provato a chiedere “asilo politico”. La Shalabayeva spiega che le hanno gettato il telefonino, impedendole contatti, e si sono limitati a dirle che la sua “deportazione era firmata ad alto livello”. Mentre chiede un aiuto all’Italia per rivedere il marito, torna a ribadire la sua intenzione di tornare a Roma. La sua ricostruzione è stata postata, in video streaming, sul Blog di Beppe Grillo. In quei momenti, non ha neanche potuto contattare la sorella al cellulare: “Me lo hanno buttato”, dice sottolineando di aver chiesto l’asilo politico, spiegando di chi era moglie e della protezione data a suo marito da Londra. Ma non riceve risposta, le sue affermazioni sembrano sbattere contro un muro di gomma, in particolare dalla poliziotta di scorta, una certa “Laura”. A Ciampino dove madre e figlia entrano “accompagnate da 12 persone armate”, Alma racconta di aver chiesto in inglese: ‘I need a political asylum’ ma “Laura è uscita dalla stanza come se non avesse sentito” per poi tornare di corsa e prendere “mia figlia per mano, uscendo. L’ho inseguita, siamo saliti su un pulmino e lì ho richiesto ‘Why not?’. Lei si è girata, mi ha accarezzato la gamba, e si è rigirata verso il finestrino”. La Shalabayeva spiega ancora che Laura, che “era sempre al telefono con qualcuno”, ha rivolto “molte domande di politica, sui rapporti tra il presidente kazaco e quello russo”, registrando tutto su un I-Phone. Poi la scelta: portare Alua con sè o lasciarla alla guardia del corpo. “Prima di rispondere ho chiesto ancora in inglese: ‘Posso avere l’asilo politico?’ Ma uno degli uomini ai piedi dell’aereo ha risposto che era impossibile: troppo tardi”, l’ordine è stato “firmato a livello molto alto, da due autorità italiane. Non so quali”. Quindi l’arrivo in Kazakhistan dove sono arrivate “senza legale, senza interprete, senza passaporto, senza effettuare alcun controllo alla dogana, senza biglietto, e senza nessuna possibilità di ottenere l’asilo politico”. Uno dei rappresentanti dell’ambasciata kazaca avrebbe trascorso quasi tutto il viaggio nella cabina di pilotaggio. “Solo dopo ho saputo che la mia famiglia intendeva tramite il procuratore dell’Austria far tornare l’aereo in Europa”. Ma il kazaco era al telefono controllando che l’aereo andasse “nella direzione giusta”. Quindi lancia un appello: “Vorrei tornare in Italia al più presto possibile. Voglio vedere i miei figli e mio marito”. E sottolinea di non “credere, sinceramente, nella giustizia dei tribunali. Se vogliono, mi arresteranno, rischio da due fino a 4 anni”. Come rischia il marito, contro cui “non c’era nessuna prova: spero molto nell’aiuto del popolo italiano”. Daniele Del Grosso, membro della delegazione del M5S che nei prossimi giorni avrà anche incontri istituzionali a Astana, ha spiegato che attorno a lei sembrano non esserci controlli. All’ANSA;, contattato al telefono, ha speigato: “È sicuramente seguita. Ma noi non abbiamo visto nessuno di sospetto”.

Caso Shalabayeva: per Letta è avvenuto all’insaputa degli 007

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Oggi il presidente del Consiglio, Enrico Letta è tornato sulla questione dell’espulsione di Alma Shalabayeva, e ha ribadito che a suo giudizio i servizi segreti non sapevano della presenza di Ablyazov e di sua moglie in Italia, né dell’espulsione della donna. “Non erano tenuti a saperlo in quanto il dissidente kazako non rappresentava un pericolo per la sicurezza nazionale”, ha scritto in una nota al Copasir Letta, dicendosi disponibile a una audizione sul tema dei servizi segreti.

 

Da Berlusconi 4 mosse per la dittatura?

berlusconi-dittatura

  1. Legge Bavaglio
  2. Una proposta per punire con il carcere chi impedisce le manifestazioni politiche
  3. Mai il Copasir alla sinistra
  4. Prefetti più forti

Berlusconi è lucidamente furibondo, in realtà è solo un uomo che ha paura? Forse per la prima volta si sente emarginato, lui che ha fatto arrivare il Pdl al governo attraverso una trama astuta e perfetta, si trova ora ai margini dei centri di potere e per giunta al centro delle aule dei Tribunali. Una posizione molto scomoda…

Prima di tutto occorre quindi mettere il “silenziatore” ai blog come alle intercettazioni. Quindi prima i dissidenti vengono “strangolati” con il cavo internet o telefonico e meglio è… Vuole quel bavaglio, quello che già molte persone intorno a lui conosco bene?

Ma arriviamo al secondo punto. Brunetta, attaccando la Boldrini, alla Camera aveva spianato la strada per impedire che fatti come quelli di Brescia potessero ancora ripetersi. Quindi aveva  già il progetto di criminalizzare chi dissente. Ma forse questo vecchio modello di reprimere le voci contrarie l’Italia se lo ricorda fin troppo bene…

Il Copasir poi non dovrà mai finire nelle mani della sinistra… è troppo pericoloso, ma se accadesse c’è già pronto il cavillo per imbavagliare anche tutta la commissione.  Basta che un membro violi il segreto di Stato cui ciascun esponente della commissione è vincolato affinché i servizi segreti non mandino più relazioni al Copasir.

Ma le caselle più importanti le sta giocando Alfano con Enrico Letta su due nomine chiave. Qui lo scontro è feroce. C’è da decidere infatti il capo della polizia, dove Letta vorrebbe l’attuale capo della Protezione civile Franco Gabrielli, mal visto dal Pdl, e poi l’altro nome chiave da trovare per  il sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi. Proprio su questo terreno la guerra è senza regole con Letta che vorrebbe Marco Minniti, e Alfano la riconferma di Gianni De Gennaro. E proprio attorno a Gianni De Gennaro il segretario-ministro sta cucendo un’alleanza larga con Casini e Monti.

L’ultimo scacco al Re, arriverà poi dai prefetti, sono molti infatti i nomi in scadenza soprattutto nelle zone critiche del sud Italia dove la lotta alla criminalità è più dura e feroce. Anche i prefetti quindi avranno un ruolo chiave in questa complicata caccia sin all’ultima poltrona per assicurarsi l’impunibilità… a qualsiasi costo!

Il sancta sanctorum dei segreti di Stato al M5S? Possibile!

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Forse è una bella favola, forse è un’utopia, forse è solo una leggenda metropolitana… Ma potremmo davvero mettere le mani sui “segreti di stato”? verrà il giorno in cui potremo dare una risposta a

Portella della Ginestra, alla bomba senza artificieri di Piazza Fontana, alla strage di Brescia, a quella della stazione di Bologna, alla strage dell’Italicus, all’omicidio di Aldo Moro, a quello di Mauro De Mauro, alla morte di Ilaria Alpi e di Mauro Rostagno. A Pier Paolo Pasolini massacrato di botte da mani oscure e all’aereo del presidente dell’Eni Enrico Mattei. E poi a un altro aereo, quello caduto su Ustica senza un perché. All’ombra di Stay Behind dietro la strage di Alcamo Marina, agli apparati, ai servizi e ai boss che confezionano il botto in via d’Amelio, all’agenda rossa di Paolo Borsellino e alla scomparsa di Emanuela Orlandi, alla strage degli innocenti in via dei Georgofili. E poi a quella di Brindisi, alla scomparsa troppo presto dalle pagine dei quotidiani. Dipanare il filo rosso delle stragi irrisolte di questo Paese fa quasi impressione. Fa impressione soprattutto perché i botti senza colpevoli che hanno insanguinato la storia italiana sono molto più diffusi di quelli che hanno poi trovato ricostruzioni credibili nelle aule di tribunale.

Uno dei problemi di questo Paese è che non c’è ad oggi una narrazione condivisa della Storia italiana. A ben pensarci di storie d’Italia ne esistono più di una: una ufficiale, una ufficiosa e presunta, ed un’altra – la più importante – fatta di dubbi, domande e oscuri interrogativi. Tutte questioni alle quali hanno provato a dare una risposta inchieste giornalistiche e storiche. Ma quando si tratta di trovare il bollo di autenticità in un’aula di giustizia quei dubbi rimangono fermi e cristallizzati. Solo per fare un esempio, ci sono voluti 50 anni esatti perché un giudice terzo mettesse nero su bianco che l’aereo di Enrico Mattei non era caduto per un incidente ma era stato sabotato.

Eppure in questo Paese un sancta sanctorum delle verità occultate potrebbe anche esserci. Sono gliarchivi dei servizi, che troppo spesso hanno giocato molteplici e controversi ruoli sullo sfondo delle stragi. La procura di Palermo, indagando sulla scomparsa del giornalista dell’Ora Mauro De Mauro, chiese ai servizi di produrre i fascicoli delle operazioni messe in atto dal Sid (l’allora servizio informativo della difesa) nel periodo della scomparsa del cronista. “Il Servizio informazioni della Difesa ha comunicato di non aver svolto alcuna indagine sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro” fecero sapere gli 007 su carta intestata del Ministero della Difesa. Eppure più di un testimone aveva raccontato di come l’allora capo del Sid Vito Miceli si fosse precipitato a Palermo nel novembre del 1970 per ordinare di insabbiare le indagini sulla scomparsa di De Mauro. Forse di quelle operazioni non esistono fascicoli o prove scritte. Forse non esistono più. O forse semplicemente non verranno mai fornite ad una procura.

Adesso però si parla di una possibile presidenza del Copasir al Movimento Cinque Stelle. Un’ipotesi che sembra atterrire alcuni commentatori di indubbia autorevolezza. “Ma come? I grillini a guardia della sicurezza della Repubblica?”  Forse in questo modo scopriremo davvero il volto dell’Italia celato dai troppi segreti di stato!

007 mai più al servizio di Berlusconi! Solo polizia.

Lo ha deciso la Copasir in seguito all’indagine sul sequestro lampo del tesoriere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli, poiché gli 007 tennero segreto l’accaduto senza riferire ai loro capi.

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