Davvero di cattivo gusto la battuta di Gennaro Nocera, consigliere regionale campano del Pdl, durante una trasmissione televisiva locale che ha accusato le donne di creare instabilità politica. “Nel nostro consiglio c’è il record di donne e si fanno prendere dalla stanchezza. Perché sono deboli”.
“In questo consiglio regionale ci sono gruppi di opposizione che praticano l’ostruzionismo per l’ostruzionismo, presentando migliaia di emendamenti sulle leggi”, spiega Nocera che poi espone la sua teoria: “Essendo un Consiglio regionale, forse il primo in Italia per presenza femminile, con quindici consigliere donne, sette solo nel nostro gruppo, si cade sulla stanchezza. E, quindi, qualche volta capita che non abbiamo la maggioranza”.
“Ci sono donne deboli nella maggioranza, allora?” ironizza in studio l’incredulo Antonio Marciano del Partito Democaritco. “Ci sono donne deboli come sono tutte le donne di questo mondo” ribadisce convinto il capogruppo Pdl.
Poteva anche andar peggio al sindaco Marino che oggi in Aula Giulio Cesare – durante la ‘maratona’ per approvare il bilancio 2013 entro il 30 novembre ed evitare così il rischio del commissariamento – ha ricevuto una gomitata? Visto il nome fatidico “Aula Giulio Cesare ” forse c’è ancora da ringraziare il cielo se non è accaduto niente di peggio al Sindaco
Il fatto, nonostante occorra ironia per cercare di sdrammatizzare la tensione che si sta vivendo in queste ore all’interno dell’Aula Giulio Cesare, non va taciuto: Roma, la capitale d’Italia rischia il commissariamento. Ma come sono andati i fatti?
Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, è stato colpito involontariamente da una gomitata del consigliere di Fratelli d’Italia, Dario Rossin che protestava durante la seduta sul bilancio. Nel tentativo di raggiungere lo scranno del presidente dell’assemblea, Mirko Coratti, Rossin ha urtato in testa il sindaco Marino che ha poi lasciato l’aula per rientrarvi con del ghiaccio in testa: a “consolarlo” anche l’ex sindaco Gianni Alemanno.
Il sindaco: «Non è stata involontaria. Mi ha dato una gomitata, non ho visto neanche chi fosse ma solo una figura urlante che usava turpiloquio. Ho un bernoccolo in testa. Non so chi sia e non sono intenzionato a conoscerlo», ha detto il sindaco tornando in aula, ai cronisti, in merito alla gomitata ricevuta dal consigliere FdI, Dario Rossin. «È uno spettacolo indecoroso per degli eletti dal popolo che dovrebbero avere rispetto per l’aula Giulio Cesare e ciò che rappresenta da centinaia di anni».
L’opposizione però ha dichiara apertamente guerra, in special modo la lista Marchini che si è presentata con decine e decine i pacchi portati in consiglio comunale dalla Lista Marchini e posizionati in pila al centro degli scranni. In ognuno 1.500 tra emendamenti e ordini del giorno, per un totale di 100mila.
Come racconta Il Messaggero:
La bagarre è scoppiata subito. L’opposizione dopo aver fischiato ha interrotto il consiglio prima della relazione dell’assessore al Bilancio. Alcuni consiglieri d’opposizione si sono avventati, tra spintoni e calca, sugli scranni della presidenza dove è seduto anche il sindaco Ignazio Marino. «Non abbiamo avuto la possibilità di espletare il nostro mandato d’opposizione perché gli uffici erano chiusi», dice il vicepresidente dell’assemblea Giordano Tredicine (Pdl). L’opposizione in Campidoglio ha chiesto l’annullamento della seduta odierna. Il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti, all’inizio della seduta, ha messo in votazione l’ordine dei lavori sul bilancio. Scelta duramente contestata dall’opposizione. «Oggi sembra strano essere a Palazzo Senatorio – dice l’ex presidente dell’assemblea capitolina e consigliere del Ncd Marco Pomarici intervenendo in aula Giulio Cesare – È la forzatura numero uno della presidenza dell’assemblea capitolina senza un confronto nel merito. Abbiamo avuto ieri convocazione alle 19.37. Il consiglio oggi è iniziato alle 19.30. A nome del gruppo che rappresento chiedo di annullare questa seduta in quanto non in linea al regolamento dell’assemblea capitolina perchè sette minuti in ritardo rispetto all’orario di convocazione. Chiedo ufficialmente un parere da Coratti». «Il regolamento non è cosa vostra e deve essere rispettato. Non è mai accaduto che l’ordine dei lavori fosse stabilito a colpi di maggioranza. Si sta facendo un errore regolamentare» aggiunge Alessandro Onorato della Lista Marchini. Il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti ha rimesso al voto l’ordine dei lavori del consiglio comunale ed è stato approvato, quindi la seduta va avanti. Durante la votazione il consigliere comunale di Fdi Dario Rossin ha mostrato il cartello ‘Consiglio domenicale, Marino a casa prima di Natalè.
Fischi e urla ‘Buffone’ al capogruppo del M5s in Campidoglio Marcello De Vito che è stato contestato dalle opposizioni in aula Giulio Cesare dove è iniziata la discussione del bilancio 2013. «Siamo disgustati da questo inizio – denuncia De Vito nel suo intervento – uno spettacolo indegno. Sembra sia iniziato un mercato delle vacche. Voglio vedere il contenuto di questi emendamenti negli scatoloni». A quel punto molti esponenti delle opposizioni hanno fischiato il loro collega ‘pentastellato’ e interrotto il suo intervento al grido di ‘Buffone’, ‘Vai a casa’. Una volta tornata la calma in aula Alessandro Onorato della Lista Marchini ha preso parola per spiegare: «Si è permesso di banalizzare una battaglia politica che noi stiamo facendo e che forse loro non sono in grado di fare».
«Bisogna vedere se sono scritti bene – aveva commentato sorridendo sugli emendamenti della minoranza il sindaco di Roma Ignazio Marino prima dell’inizio della seduta – Mi aspetto un contributo straordinario che possa aiutarci a migliorare l’ottimo lavoro fatto dalla giunta e in particolare dall’assessore Morgante». Scambio di frecciatine tra il primo cittadino e il capogruppo del Ncd Sveva Belviso: «Non posso parlare con lei perchè non ci sono i requisiti minimi…» dice Marino.
Vincenzo Figliolia, primo cittadino di Pozzuoli, nel Napoletano, ha inviato una lettera al presidente del consiglio comunale per denunciare il comportamento non esageratamente decoroso di alcuni consiglieri che scambiano per aree relax le stanze riservate ai gruppi consiliari, permettono un viavai continuo di “non addetti ai lavori” e utilizzano le scrivanie come poggiapiedi. E’ il Mattino a riportare il testo della missiva: “Ho avuto modo di constatare che, nonostante le vigenti disposizioni, la sede comunale resta aperta al pubblico tutti i giorni della settimana e per le intere giornate. Ho, altresì, verificato personalmente che le sedi dei gruppi consiliari sono scambiate per aree relax dove ognuno crede di essere a casa propria offrendo un’immagine indecorosa e distorta di quella che dovrebbe essere solo la sede ufficiale dove poter svolgere il ruolo istituzionale attribuito ai consiglieri comunali”. Il sindaco non manca di puntare inoltre il dito contro chi non si comporta in modo adeguato alla carica: “Invito, altresì, le Signorie Loro a non lasciarsi andare a comportamenti inadeguati, come ad esempio utilizzare la scrivania come poggiapiedi, che ci espongono a giudizi severi e che dimostrano la scarsa considerazione del ruolo ricoperto”.
C’è una mail di 32 righe che spiega come fu scoperto il contratto dell’operazione “Alexandria”, nascosto “in cassaforte”, con la banca giapponese Nomura per far risultare in attivo il bilancio 2009 della banca senese.
La email con il “mandate agreement” venne spedita il 30 ottobre del 2012 da Valentino Fanti, segretario di presidente e amministratore delegato, a Fabrizio Leandri, responsabile dei controlli interni.
In base a quelle poche righe, scrive Il Corriere della Sera, il contratto nascosto nella cassaforte dell’ex direttore generale Mps, Antonio Vigni, sarebbe stato scoperto il 20 settembre 2012.
In mandate aggreement collegava due operazioni finanziarie del 2009 formalmente distinte: la ristrutturazione del derivato “Alexandria” e un acquisto di 3 miliardi di Btp trentennali finanziati da Nomura.
Sulla base di quel contratto, scrive Corsera, Mps ha riscritto a febbraio 2013 i bilanci con una perdita ulteriore di 700 milioni.
Il Corriere della Sera riporta alcuni brani di quella email:
Scrive Fanti: “In data 20 settembre (così mi sembra di ricordare, giorno più giorno meno) il dir. Mingrone (Bernardo, direttore finanziario, ndr ) mi ha chiesto di verificare se presso la mia struttura risultassero atti e/o contratti con Nomura”. Le prime verifiche nella segreteria di presidenza furono negative. Allora invitò una collaboratrice a ricercare nel «protocollo». E in quello dell’ex segreteria di direzione, sempre quel giorno, venne scoperto: “Foglio con indicato in alto “signatories” (pag.1); mandate agreement 31/7/2009 Nomura International plc and Banca Monte Paschi di Siena, (pag. 49); due mail (pag. 2)” tra Baldassarri e altri funzionari della banca e Francesco Cuccovillo di Nomura“; l’annotazione «conservato in cassaforte». “Detto materiale è stato stampato e subito dopo consegnato brevi manu al dottor Alessandro Ierardi della segreteria del cfo dir. Mingrone. Nel consegnare tale documentazione notai che il foglio informazioni sul documento protocollato … riportava nelle note “documento conservato in cassaforte”. Ritenni pertanto opportuno avvertire il dir. Leandri affinché lo stesso, come responsabile dell’area revisione interna, effettuasse una verifica presso detta cassaforte”. Per l’occultamento del contratto alla Banca d’Italia sono sotto processo per ostacolo alla vigilanza l’ex presidente Giuseppe Mussari, Vigni e l’ex capo dell’area Finanza, Gianluca Baldassarri, in uno stralcio dell’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta.
Quel contratto firmato venne trovato in cassaforte il 10 ottobre del 2012, secondo l’esposto dell’amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola. Da quell’esposto partì l’inchiesta che chiarì le operazioni che servirono per far chiudere il bilancio 2009 in utile. Ma secondo Nomura quel mandate non collegava i due contratti: il collegamento, come sostiene anche Bankitalia, era già chiaro prima del ritrovamento del contratto dai riferimenti negli ordini di acquisto dei Btp.
Scrive Massaro:
A chiarire i vari aspetti del ritrovamento del mandate potrà essere lo stesso Viola, al processo a Siena: tra questi, l’indagine interna su chi in banca sapesse del mandate. Una mail del 13 dicembre 2012 di Mingrone a Viola individua sei funzionari, tra i quali Gianni Contena, manager dell’area Finanza: «Sembra che almeno questi lo avessero».
E’ destinata a cambiare volto la movida torinese. E’ approdata ieri ieri in Sala Rossa la riforma del regolamento di Polizia urbana e ora ci sono nuove, precise regole che saranno la nuova cornice all’interno della quale i vigili urbani potranno intervenire, senza equivoci legali oppure fraintendimenti con i gestori dei locali o i residenti che si lamentano della movida fracassona, per tutelare la “tranquillità pubblica” e la “convivenza civile”. E’, come spiega La Repubblica, il primo passo per contrastare la “mala-movida”. Il secondo provvedimento promesso dall’amministrazione arriverà prossimamente, e sarà la revisione del regolamento sull’inquinamento acustico. Innanzitutto quello che emerge dalla riforma è il mantenimento della tranquillità pubblica. L’idea è di regolare l’attività dei locali, soprattutto all’esterno: fuori dai locali, in piazze, strade e spazi pubblici, sarà vietato emettere “grida, schiamazzi o altri rumori molesti” e ai gestori toccherà “contenerli” con “accorgimenti e misure strutturali”, per esempio installando dei dehor fonoassorbenti, e “sensibilizzando gli avventori” anche con cartelli e avvisi fuori dai locali. Non solo. Ai locali sarà vietato diffondere musica, anche dal vivo, dalle 23 alle 7 del mattino. E a tutte le ore con gli amplificatori. In caso di violazione delle nuove regole per più di una volta nel giro di sei mesi si rischia la sospensione e nei casi più gravi la revoca della licenza. Il secondo cardine è quello della convivenza civile: le regole prescrivono di “evitare assembramenti” che causano disturbo al riposo e alla tranquillità dei residenti, impedimento al passaggio di auto e pedoni nelle vie e nelle piazze, oppure ancora compromissione del decoro o l’igiene. Inoltre diventa permanente la cosiddetta “ordinanza vetro” che vieta la vendita di bevande in bottiglie di vetro dalle 23 alle 7 del mattino. Tutto l’anno, questo, tranne che a Capodanno, e fatte salve alcune zone, per esempio quelle non toccate dal fenomeno della movida, che la giunta dovrà decidere di esentare.
Per protesta contro il provvedimento di sequestro dell’azienda emesso dal Gip di Taranto il cda dell’Ilva si è dimesso. Ora i legali sono a lavoro per impugnare l’atto del giudice e chiariscono che con i sequestri disposti ora “sono a rischio 24mila posti di lavoro diretti, 40mila con l’indotto. Si sta mettendo in pericolo tutto”.
Le dimissioni dei consiglieri Bruno Ferrante, Enrico Bondi e Giuseppe De Iure – comunica l’azienda in una nota – avranno effetto dalla data dell’assemblea dei soci, che il Consiglio ha convocato per il 5 giugno alle 9. Il comunicato sottolinea che l’ordinanza dell’autorità giudiziaria “ha effetti oggettivamente negativi per l’Ilva, i cui beni sono strettamente indispensabili all’attività industriale”.
E’ un braccio di ferro tra istituzioni? L’Ilva è “allergica” alle regole? Qualsiasi sia la verità, che non sempre emerge nelle vicende che riguardano l’azienda di Taranto, l’unico scotto è sempre e solo nei lavoratori. Dovranno essere ancora una volta loro a dover pagare una politica industriale sconsiderata e una tolleranza zero da parte della magistratura? Non vi sono certezze, ma solo minacce di altri lavoratori che rischiano il posto per “i giochi che si sono scelti di attuare ai vertici”.
I componenti del Consiglio Nazionale Veneto della Lega hanno dato, questa mattina, prova della loro forza… bruta! Dopo che l’assemblea di Noventa Padovana ha decretato 35 espulsioni per i contestatori di Pontida, provvedimenti confermati da Zaia che però ha manifestato il suo disaccordo, alcuni militanti hanno atteso l’uscita del governatore per entrare nella sede e sorprendere il consiglio dando origine ad una rissa a suon di spintoni e ceffoni accompagnati da urla ed insulti nei confronti del segretario nazionale Tosi. Dopo che si sono sfogati con cori del tenore di “Venduto, venduto”, “Buffone, buffone” e “Traditore, traditore”, è stata ripristinata la calma.
Contemporaneamente Maroni, a Rovigo, confermava la linea: “Dopo la Lombardia vinceremo anche in Friuli Venezia Giulia, perché siamo riusciti a fare pulizia e continueremo a farla. Se qualcuno ha sbagliato pagherà le conseguenze”. Il segretario ha anche sottolineato che “C’è una sola Lega per quanto mi riguarda, la Lega Nord: ha un progetto ben chiaro e definito. C’è tanta gente nella Lega che ha voglia di fare, c’è qualcuno che ha voglia di disfare, pochissimi, e questi sono accompagnati fuori.” E riguardo ai “pistola” che hanno manifestato a Pontida e che all’interno della Lega “non hanno alcuna rilevanza” tiene a ribadire che il partito non si spaccherà. Maroni ha poi sottolineato che le notizie emerse circa Bossi che si sarebbe recato dal notaio per dar l’avvio ad un nuovo movimento sono state smentite dal diretto interessato. “È una cosa che non c’è nella realtà, qualcuno l’ha inventata da Roma immagino”.
E’ stata una lunga camera di consiglio quella che oggi si è svolta alla Corte costituzionale e che alla fine, come era prevedibile, ha respinto il ricorso dei giudici di Taranto. Il Salva Ilva è costituzionale e quindi la produzione di acciaio può continuare. Nel dettaglio la Corte ha dichiarato alcune parti inammissibili e le altre infondate danno così il via libera al decreto. Il materiale dovrà essere dissequestrato e potrà essere venduto. Il settore manifatturiero è salvo, gli abitanti di Taranto invece non possono neppure seppellire i morti. Come spiegano gli attivisti che oggi hanno preso parte al sit in davanti a Montecitorio a Taranto non si può morire “perché il terreno dove si trova il cimitero è inquinato. E non si possono muovere quei terreni imbrattati da minerali di ferro.” Il diritto alla salute viene dopo il business… il lavoro è un diritto che a Taranto si paga con la vita.
Fonti diplomatiche francesi hanno annunciato che Parigi ha inviato sue truppe nella Repubblica Centrafricana a seguito dell’avanzata dei ribelli della coalizione del Seleka che sono penetrati nella capitale Bangui dopo scontri con l’esercito del Paese africano. Un’altra fonte diplomatica francese ha aggiunto che Parigi ha “chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza Onu”.
Il Consiglio dell’Ordine della Lombardia ha sospeso per 3 mesi Alessandro Sallusti per gli articoli pubblicati su Libero, che all’epoca dirigeva, e che lo avevano portato all’arresto. La sentenza è sospesa per la presentazione di un eventuale appello al Consiglio nazionale dell’Ordine. “Graziato da Napolitano per manifesta ingiustizia, condannato dai colleghi a tre mesi di sospensione. Buffoni” ha commentato il giornalista su Twitter.
Esce il libro di Fabio Zuffanti O casta musica. Pamphlet ribelle contro la “Malamusica” (Vololibero Edizioni, 2012). “Tema centrale del volume sono vizi, storture e brutture che dilagano nel mondo musicale italiano, che a suo dire è in mano a una casta di addetti ai lavori (…) Zuffanti è autoironico, caustico, irriverente, come un buon polemista deve essere, e coglie a fondo la fragilità del sistema musica, fatto di piccole caste arroccate a difendere privilegi e a farsi favori reciproci, senza avere la minima sensibilità di guardare oltre i propri interessi. Tutto questo parlando della così detta ‘musica leggera’, ma siamo sicuri che le stesse caste non esistano anche nella ‘musica colta’?” così Riccarso Santagelo scrive nella sua recensione pubblicata su Amadeus.
Le caste esistono e come… iniziamo con i direttori artistici e gli agent di spettacolo che decidono fra loro, in piena autonomia, cast intere di molte stagioni d’opera? Passiamo poi alle giurie di tanti concorsi che fanno vincere gli allievi già segnalati da qualche musicista affermato o qualche politico di turno? Ci sono critici che se un artista suona male, ma è del loro club, la sua interpretazione è sempre siderale; e commissioni di conservatorio, che valutano gli aspiranti supplenti in graduatorie dove i loro stessi amici e allievi, casomai talenti scarsi, arrivano prima di artisti veri ma figli di nessuno. Chi sono, se non dei castaroli, i sovrintendenti di nomina politica che trasmigrano per teatri come fanno i Razzi dei partiti in parlamento; e quei direttori, sul podio grazie a sponsor che poi, finiti i soldi, lasciano macerie ovunque?
Che dire delle associazioni culturali nelle sedi di partito, con annesse scuole di musica tenute in nero e non c’è finanziere che mai passi di lì? Per non parlare delle star nell’arte non dei suoni ma dello slinguo agli assessori, che prendono soldi pubblici per rassegne dove invitano coloro che, in altre città, ricambiano cortesia e compensi nello stesso modo, intascando dindi col trucco dei progetti culturali: si chiamano scambisti. Non sono vessate da una genìa immonda, le centinaia di precari che non avranno mai una cattedra stabile perché sulle esistenti giacciono, inutili ed eterni, i culi grassi di chi mangia a sbafo da decenni senza essersi sudato nulla? E non è una lobby ad aver imposto, per l’insegnamento di uno strumento musicale a scuola, il superamento preventivo di un po’ d’esami di Didattica? Serafino Di Eusanio, gran filosofo di Teramo, m’insegnò che è proprio dove finisce la sostanza a cominciare il metodo.
Infine, ho in mezzo al cuore gli studenti privatisti, banditi tutti (tranne quelli che devono sostenere il solo diploma) dalla possibilità di dare esami in conservatorio come esterni. Una porcata di legge compiacente li ha resi prigionieri di un’istituzione-casta per troppi versi marcia, il cui scopo principale è ormai la sopravvivenza con qualsiasi mezzo. Pure con la costrizione, per terminare studi già iniziati fuori, a iscriversi ai suoi corsi pieni di pippomaterie da scompiscio che, però, le garantiscono stipendi e classi. Dopo il Tar del Lazio, spero dia ragione a questi ragazzi anche il Consiglio di Stato. E la sentenza, prevista a breve, faccia saltare piani e poltrone dei peracottari d’accademia. Non ho più spazio e devo chiudere. Ma non è tutto. Ci tornerò.
Stefano Casiraghi entrerà in Consiglio comunale nonostante abbia avuto un solo voto. Succede a Seregno, Brianza. L’anomalia del consigliere che quasi nessuno ha votato si è presentata dopo le dimissioni di Federica Forcolin, giovane eletta nella Lega Nord nel 2010, poi passata al gruppo Indipendenti per Seregno. Gli altri politici che avrebbero dovuto prendere di diritto il posto dalla Forcolin infatti non hanno potuto o voluto il posto vacante: uno perché è deceduto, gli altri perché hanno declinato l’offerta.
Fonti comunali hanno spiegato che la rinuncia è stata fatta perché probabilmente i consiglieri “non erano interessati, poiché in realtà i loro nomi erano dei semplici riempilista”. Così stasera, quando l’assemblea lo eleggerà, sarà “Stefano Casiraghi, 23 anni, della Lega, a entrare nelle stanze del Consiglio”. Almeno – rassicurano in Comune – quell’unico voto non è il suo, Casiraghi infatti “essendo residente a Biassono non ha votato a Seregno”.
Emergono altri dettagli nell’inchiesta sulle spese di rappresentanza da parte di una ventina di consiglieri regionali, di più gruppi consiliari, del Friuli Venezia Giulia, indagati tutti per peculato. Tra le spese contestate dai pm ci sarebbero acquisti in farmacia, dal ferramenta e in pescheria: 800 euro per comprare salmone. Non manca il salto in negozi d’elettronica, dove primeggiano gli acquisti di un iPhone e la riparazione di un comando per auto.
A colpire tra i rimborsi anche un seggiolino per bimbi dal costo di circa 90 euro oltre a uno scontrino da 300 euro per generici articoli per neonati. La Procura ha analizzato le somme a disposizione dei gruppi nel 2011, per una cifra di oltre 2,6 milioni di euro. Sotto la lente d’ingrandimento, le spese del 2011 ma presto, fanno sapere fonti investigative, potrebbero essere passate al setaccio anche i “costi” del 2012.
Un nuovo filone di inchiesta sarebbe partito da una fuga di notizie avvenute nei giorni scorsi relative a decisioni prese dal Cda della banca e diffuse – indebitamente, secondo l’accusa – anche attraverso la stampa. L’indagine per insider trading è sempre condotta dai magistrati senesi Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso, titolari dell’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi. Al momento, per questo secondo fascicolo nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati.
Militari del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza stanno eseguendo perquisizioni domiciliari a carico di due componenti del Consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi di Siena, nell’ambito di un nuovo filone d’inchiesta per insider trading. Le perquisizioni, disposte dai pm senesi a Torino, Lecce e Milano, riguardano Michele Briamonte e Lorenzo Gorgoni. I due consiglieri non sono indagati.
Intanto, nell’ inchiesta per associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni di Mps i finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di Finanza hanno sequestrati somme e titoli per circa sei milioni di euro. La cifra era a diposizione dell’ex capo dell’area finanza di Mps, Gian Luca Baldassarri (finito agli arresti), del suo vice, Alessandro Toccafondi, e di altre due persone coinvolte nell’inchiesta, David Ionni e Antonio Pantalena. Il denaro è stato trovato dopo segnalazioni di operazioni sospette dall’attività antiriciclaggio.
“Destra e sinistra erano già alleati prima con Monti. Lo saranno ancora con un altro presidente del Consiglio: Corrado Passera”. Così Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, in una intervista pubblicata oggi in esclusiva sul sito di Wired Italia e sulla versione iPad del numero di marzo del mensile.
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