Il Rapporto 2012-203 sottolinea che questo ”è certamente l’anno peggiore della storia dell’economia italiana dal secondo dopoguerra”, ma è anche quello che può ”intercettare il punto di svolta del ciclo economico”. Diplomaticamente l’Istat prima parla di catastrofe economica e poi ci rassicura innescando la speranza di una svolta che possa dare nuova linfa all’Italia produttiva. Pur restando aggrappati alla speranza di un’inversione di rotta i dati restano raccapriccianti.
Si è toccato quota 40,1% della disoccupazione giovanile, il che significa che quasi un giovane su due non ha lavoro. Il balzo di 0,4 punti percentuali su luglio e di 5,5 punti su base annua ci ha fatto superare la soglia psicologica del 40%.
In generale la disoccupazione ad agosto è salita al 12,2%, in rialzo di 0,1 punti percentuali su luglio e di 1,5 punti rispetto allo scorso anno. I dati provvisori dell’Istat rivelano che siamo tornati al massimo già raggiunto a maggio, il livello più alto dall’inizio sia delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo trimestre 1977.
Il numero di disoccupati ad agosto è tornato a crescere, dopo due mesi di stop, raggiungendo quota 3 milioni 127 mila, in aumento dell’1,4% rispetto al mese precedente (+42 mila) e del 14,5% su base annua (+395 mila).
Mentre il Cnel sottolinea come parte della disoccupazione generata nella crisi sia ormai da ritenersi strutturale. E prevede che per riportare il tasso di disoccupazione all’8% entro il 2020, il tasso di crescita del Pil dovrà superare il 2% all’anno. “Un target non eccezionale, ma oggi forse non alla portata del nostro sistema”. L’Italia negli anni di crisi ha perso circa 750.000 posti di lavoro ma, sostiene il Cnel, “se l’occupazione fosse diminuita quanto il Pil, le perdite sarebbero oggi pari a 1.870.000 occupati”.