Lite tra Carfagna e Pisapia a Ballarò: “Lei non era comunista?”

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Tra Carfagna e Pisapia ci è stato un violento confronto durante la trasmissione Ballarò dopo che la parlamentare del Pdl, ha affermato che Pisamia fosse un comunista. L’attacco della Carfagna è stato diretto e con piglio deciso ha affermato “Lei non era un esponente di Vendola? Non era un comunista?”. Pisapia risponde ridendo:  ”Io non sono mai stato comunista, Floris glielo spieghi lei”. Poi Pisapia replica: “Non faccia la spiritosa”. E la Carfagna aggiunge: “Lo dice a sua moglie e sua sorella”.

Altri scontri si sono avuti anche sull’Imu:

Sul Lodo Mondadori:

Sul sostegno degli italiani a Berlusconi:

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Qualcuno era comunista perché… Intervista a Enrico Bertolino.

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E’ lunga e amara l’intervista di Enrico Bertolino all’Huffington Post. Un comico che ha sempre cercato di portare l’attualità in scena, di evidenziare strappando un sorriso quel “malessere” quotidiano. Milanese come pochi lo sono stati. Forse per capire la Milano di Bertolino bisogna avere nel sangue un po’ di Gaber, di Jannacci, Vanoni. Forse è necessario stupirsi di una periferia come Rogoredo per quel tessuto storico che s’annida in quelle strade, come è necessario saper distinguere e “assaporare” le diverse porte della città. Ogni porta è una storia, ogni porta è un simbolo e oggi, una realtà diversa di una città in continua evoluzione che sta forse perdendo però lo smalto e l’identità.

All’Huffington le parole di Bertolino suonano come un Requiem, anche se quella speranza ancora non è perduta, forse c’è ancora davvero da credere che qualcosa possa ancora cambiare il degrado e l’indifferenza che si respira ormai nel capoluogo Lombardo.

Quali sono i punti di contatto tra il suo lavoro di attore e autore e la poetica del cantautore milanese?

La motivazione principale che mi ha spinto a partecipare è la profonda stima nei confronti del lavoro di Gaber e poi la grande amicizia che mi lega a Dahlia (figlia dell’artista e di Ombretta Colli, nonché organizzatrice dalla manifestazione, n.d.r.), tant’è che sono stato presente anche in altre edizioni del festival. Non può che essere un piacere venire accostati al lavoro di Gaber, anche se i punti di contatto in realtà sono pochi: io faccio teatro comico puro, mentre lui faceva un lavoro un po’ più profondo, metteva in scena il teatro di denuncia che poi confluiva nel teatro canzone con l’utilizzo di vari musicisti, oltre ad essere lui stesso un musicista. Questa contaminazione di generi comunque è proficua e io infatti porterò in scena questo spettacolo insieme ad un musicista dedicandolo ad uno dei monologhi di Gaber che più mi ha colpito, “Qualcuno era comunista perché”, che trovo di un’attualità straordinaria.

Qual era l’aspetto che più connotava Gaber?
Quello di non essere politicamente incasellabile, non aveva mai un bersaglio fisso per le sue critiche…per questo “Qualcuno era comunista perché” è così attuale, sembra parlare del Pd di oggi, infatti stiamo mettendo su un monologo simile che dice “Qualcuno non è più del Pd perché…”, e a forza di aggiungere perché potremmo fare uno spettacolo di qualche ora”.

Cosa pensa che avrebbe scritto di un paese che chiama le donne “orango” o minacce di squartarle via web?

Avrebbe parlato di un paese alla deriva sotto il profilo dei valori, che è ancora peggio di non avere un governo: senza governo ci si può autogestire, come dimostra il Belgio, non avere un sistema valoriale porta il paese nel baratro. La cosa preoccupante non è tanto che un imbecille dica una cosa o la scriva su internet, ma è la reazione tardiva e sempre più soporifera della gente e Gaber – per quel che so di lui – aveva evidenziato questo senso di rassegnazione tipico degli italiani. Già in passato ho parlato di TRC, tasso di rassegnazione del cittadino, che sta crescendo più dello spread.

Già nel 2010 lei aveva sottolineato questo andamento…

E ora è ancora più preoccupante, anche perché penso che sia uno strumento volutamente applicato – far crescere questo tasso – per tenere a bada la gente, del resto controllare un popolo rassegnato è più facile, è come controllare un gregge…anche se in questo caso viene in mente la famosa frase di Mussolini: “governare gli italiani non è difficile, è inutile”.

Passando ai temi economici, considerato il suo passato come consulente d’azienda a Milano, ritiene che la strada del declino industriale evidenziata dalla vendita dei nostri marchi all’estero, sia ormai segnata?

Purtroppo temo che sia un destino inevitabile per un paese che non ha avuto mai delle risorse in termini di petrolio e di produzione di energia, ma solo la creatività, che adesso però viene portata all’estero perché è difficile fare qualcosa in un paese che ti martella di tasse. Chi può fare cassa adesso vende, così come è successo in passato in altri paesi come il Brasile. C’è da sperare che tutto questo faccia scattare una nuova molla di creatività: se fossi ancora nel campo del business finanzierei le start up, perché per ogni azienda vecchia e gloriosa che viene venduta, ce n’è una nuova e giovane che può nascere. Credo che un fondo d’investimento oggi dovrebbe investire sui giovani, e non solo a livello sperimentale, ma anche finanziando delle start up che già sono attive e lavorano bene. In altri casi secondo me è meglio vendere, la maison che ha preso Loro Piana può dare valore al marchio.

E’ giusto pensare che questo declino economico porti ad un declino culturale?

Non mi arrogo il diritto di fare una disanima generale, però ci sono alcuni segnali negativi: l’affitto di Ponte Vecchio a 120mila euro è preoccupante, perché come diceva il professore De Marchi il problema non è affittare un museo; ma un ponte non è un museo, è un luogo di transito, e poi bisognerebbe affittarlo come il Louvre che dà le sue sale a milioni di euro. Ma affittare Ponte Vecchio per quella cifra è svendere la cultura. Infatti ora gira il nome di Pontezemolo, visto che il sindaco Renzi l’ha affittato al suo amico. Credo anche che l’impoverimento culturale del paese passi anche dalla svendita e dalla chiusura dei teatri, su questo Gaber avrebbe avuto da dire: a Milano lo Smeraldo diventerà Eataly, va bene che ci sia questo centro commerciale per il cibo di qualità, ma non in un teatro…i teatri andrebbero finanziati dal governo in maniera consistente…non penso che i greci svendessero Taormina per farci un supermercato. Non sto parlando per me, in fondo un comico può andare ovunque a fare il suo show, pure in un supermercato durante i saldi, ma è per il concetto stesso di teatro, che così viene svilito, e per tutti quelli che lo fanno e lo faranno in futuro.

C’è chi questo declino in parte lo teorizza attraverso il concetto di decrescita felice, in particolare i grillini, lei che ne pensa?

Penso che ci sia del masochismo in tutti, come quelli che teorizzano la resilienza vivendo nell’esasperazione del dolore, ma va anche bene…ognuno si dà la risposta che vuole: se sai che devi fare 40 km a piedi, magari dici che stai facendo una marcia, nel senso che una camminata snervante e faticosa, la si può trasformare in sport. Punti di vista. Per me la componente positiva della decrescita felice è riadattarsi a vivere con poco, ma è un concetto che appartiene più a San Francesco che a Grillo. Credo che l’Italia abbia bisogno di più gente che lavori con passione, non solo in politica, ma siccome si dice che ogni paese ha il governo e la gente che si merita, noi di male dobbiamo averne fatto parecchio.

Abituarsi a fare a meno del superfluo è un conto, ma da un punto di vista macroeconomico la decrescita felice può essere un problema?

Non dobbiamo adattarci all’idea che il ritorno all’aratro sia la soluzione, dipende da come si interpretano i concetti: slow food non è mangiare piano, ma ad esempio dare valore ai prodotti a km zero e a quelli stagionali. Per me decrescita felice è un po’ come suicidio assistito, un concetto che può diventare pericoloso se interpretato male.

Passando ai partiti, Grillo sostiene che una sola consonante separi Pd e Pdl, lei crede che ci vorrebbero idee alternative a quelle del Pd sulle questioni economiche?

Secondo me ci vorrebbe un partito di sinistra, cosa che il Pd non è più da un po’ di tempo. In generale ci vorrebbero partiti con più persone disposte a seguire le regole, piuttosto che a riscriverle. Sono andato a votare tre volte alla primarie, per un totale di sei euro, e ancora non ho avuto un riscontro, c’è un partito che non rappresenta per niente ciò per cui ho votato. Faccio un esempio: c’è un personaggio che doveva diventare leader e presidente del consiglio che oggi è stato messo in magazzino come un cartonato, ovvero Bersani…non si sa nemmeno dove sia in vacanza. E’ un partito senza guida, nello spettacolo avevamo tradotto Pd: Perennemente Divisi o Purtroppo D’Alema. In questo nuovo show ci sarà spazio per una canzone che cita Vasco sulle larghe intese: “voglio una vita spericolata, voglio un’intesa molto allargata”.

La vede come un’anomalia?

Questo è il paese delle grandi anomalie: il Pd è un partito di sinistra, ma senza presenze di sinistra; poi c’è il gruppo misto, un grande bollito con tanti pezzi dentro. Ma in un paese civile se uno si sfila dal partito con cui è stato eletto, non dovrebbe dimettersi e aspettare le elezioni successive per ricandidarsi? Se non sbaglio nel gruppo misto oggi c’è ancora Rosy Mauro, se non l’hanno cacciata via, ma una così dovrebbe sparire…è una badante, diciamolo chiaramente. E poi Fini che fine ha fatto? E’ stato Presidente della Camera, un ruolo istituzionale importante, e oggi è sparito. Casini, invece, ha dettato legge per 20 anni con un partito di netta minoranza. Succede spesso così, ci sono personaggi politici – come Bersani – che sembra che siano destinati a guidare il paese, e poi vengono dimenticati dall’oggi al domani.
Anche a Monti in parte è successa la stessa cosa: gradimento altissimo durante il governo e poi la débȃcle elettorale…
Avendolo avuto come Rettore all’università posso dire che l’uomo che conoscevo non è quello con il cagnolino in mano che beve la birra da Daria Bignardi. Se ho capito bene ha intenzione di trasformare la Lista Civica in un partito…direi che l’hanno fatto integrare perfettamente nel sistema, è arrivato incontaminato e ora ha preso tutti i virus possibili. Come Rettore era temuto, era schivo e molto riservato, però penso che al di là degli sforzi imbarazzanti per fare il simpatico ai comizi, la sua integrità non sia minimamente in discussione.

La figura di Enrico Letta è chiaramente di sinistra o potrebbe essere un presidente del consiglio proveniente indifferentemente da Pd o Pdl?

Per come lo conosco io Letta è molto equilibrato, è figlio politico di Beniamino Andreatta, uno degli ultimi politici seri che abbiamo avuto in Italia. Sta gestendo una situazione difficile, il tutto è tenuto insieme – come si dice a Milano – con il Bostik…se si stacca un pezzo non riesci più a tenere in piedi il resto.
In un libro ha messo in luce vizi e difetti dei milanesi, com’è oggi Milano? E’ ancora la capitale economica del paese?
Essere capitale economica di questo paese è diventato facile, potrebbe succedere pure a Bergamo. Milano sta affrontando una sfida importante con l’Expo del 2015 e vedo che c’è una corsa affannosa a creare quella che io ho chiamato Milanhattan, ovvero una “Manhattan dei poveri”. Dove vivo io vedo costruire palazzi enormi accanto a case anni ’60, stanno dubaizzando Milano, ma a Dubai c’è il deserto, qui no. Il problema è che il TRC in questa città è molto alto: ci possono asfaltare davanti casa e metterci un muro per non farci uscire, tanto il milanese dirà: “vabbè, scendo dalla finestra”…L’Expo poteva essere una bella opportunità, ma rischia di diventare un problema perché mancano i fondi e quando mancano i soldi chi ce li mette è o l’emiro del Qatar o la ’ndrangheta.

 

 

Ingroia riceve minacce di morte come a Falcone e Borsellino!

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Una lettera agghiacciante contenente minacce di morte vere e proprie è stata recapitata all’Espresso e alla sede del Pdci.
Si chiede il ritiro dalla politica di Antonio Ingroia, definito, nel testo della lettera, come un “comunista di m****”.
“Si tratta – commenta Orazio Licandro, coordinatore della segreteria del Pdci, candidato alla Camera con Rivoluzione Civile – di un atto di stampo mafioso-fascista, teso a colpire una figura limpida della lotta alla mafia, della legalità e della buona politica come Antonio Ingroia. Questo sistema dell’informazione sta contribuendo a creare un clima pericoloso intorno alla lista“.

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