Salvini “massacrato” su Facebook: tutta colpa di una pizza fatta in casa!

pizza_salvini_tuttacronacaIl segretario della Lega Nord Matteo Salvini ieri sera si è gustato una pizza fatta in casa con la famiglia ma, prima, ha voluto condividere una foto della sua creazione su Facebook. E il popolo della rete non ha fatto attendere la sua reazione, insultando l’improvvisato pizzaiolo. Tra i commenti alla pizza che ha una forma non definita, il condimento che sembra crudo e un aspetto non invitante si legge: “fa proprio schifo come a te salvi!!”, “Un reato chiamarla pizza” e anche: “Contiunate con la polenta che nn è arte vostra!!! mi hai rovinato il sonno”. Ma non manca neanche un: “Se governi per come cucini siamo rovinati”, l’epilogo di un suo sostenitore.

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Vip nascosta sotto l’identità del cane… ecco chi è Sokolino!

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Il suo nickname è Sokolino, come il suo cane, e per foto usa l’avatar di un lupo… ma chi è in realtà il personaggio famoso che frequenta assiduamente la community di TvBlog e che da circa un mese  si diverte a lasciare commenti e frecciatine al vetriolo? Maria De Filippi che non risparmia nessuno, neppure la stessa rete televisiva per la quale lavora

“Canale 5 è spento, non c’è abitudine a sintonizzarsi attualmente”.

Il suo ultimo commento piccato lo ha dedicato al passaggio di Italia’s Got Talent da Mediaset a Sky Italia.

“Scommetto che l’anno prossimo gli Skyisti o i Raisti di fronte alle esibizioni di “Italia’s Got Talent” giudicate trash su Canale 5 scriveranno “che divertente”.

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Corte di Strasburgo: sono i gestori dei siti web i responsabili dei commenti

commenti-internet-tuttacronacaLa Corte europea dei diritti umani, in una sentenza con cui ha assolto l’Estonia per aver multato uno dei maggiori siti d’informazione del Paese, ha stabilito che multare un sito d’informazione per non aver censurato i commenti offensivi anonimi postati dai lettori è “giustificato e non viola la libertà d’espressione”. La Corte, nella sentenza, ha sottolineato che la responsabilità dei commenti pubblicati è dei gestori del sito, in quanto sono gli unici a poter impedire o cancellare i commenti, azione impossibile per gli utenti o per la parte offesa. Per quel che riguarda il sito, affermano ancora i giudici, sono stati gli stessi gestori ad aver fissato le regole per pubblicare i commenti: considerato che permettono agli utenti di rimanere anonimi, si sono di fatto assunti la responsabilità dei contenuti. Il caso è nato dopo che il portale aveva pubblicato un articolo riguardante le controverse scelte operate da una compagnia di navigazione. Gli utenti hanno poi postato commenti che sono stati ritenuti estremamente offensivi e diffamatori, arrivando anche a minacciare i proprietari della compagnia di navigazione.

I renziani prendono di mira il Monopoly… e la rete si scatena a suon di battute!

monopoly-renziani-tuttacronacaSette deputati del Pd, i renziani Michele Anzaldi, Marina Berlinghieri, Matteo Biffoni, Luigi Bobba, Lorenza Bonaccorsi, Federico Gelli ed Ernesto Magorno, hanno scritto all’ambasciatore USA in Italia riguardo la nuova versione del Monopoly a sfondo finanziario. La lamentela deriva dal fatto che nel gioco non ci sarebbe la casella “prigione”.

Gentile ambasciatore degli Stati Uniti, in queste ore è tornato d’attualità lo scandalo del mutui subprime che nel 2008 portò al crollo dei mercati azionari di tutto il mondo e avviò la grave crisi economica che ancora oggi colpisce l’Europa, gli Stati Uniti e non solo. Il governo americano ha puntato l’indice contro Bank of America e lo stesso Presidente Barack Obama ha dichiarato: «Tornare al sistema della bolla destinata a scoppiare che ha causato la crisi finanziaria è inaccettabile».

Ricordiamo ancora la filosofia del Presidente, come enunciata nel dicembre 2009, a soli pochi mesi dal crollo di Wall Street: «Sono necessarie nuove regole per la finanza, che correggano l’irresponsabilità sfrenata che ha generato la crisi economica… un disastro che si sarebbe potuto evitare se, non solo avessimo avuto nuove regole per Wall Street, ma avessimo avuto il coraggio di applicarle contro chi le viola. Gli speculatori stanno tornando in Borsa, i soliti squali, non lo permetteremo». Ma in questi giorni, e contraddicendo la chiave etica del Presidente, l’azienda statunitense Hasbro starebbe per lanciare la nuova versione dello storico gioco da tavolo «Monopoly». Stavolta però le tradizionali proprietà immobiliari sono sostituite da pacchetti azionari di grandi multinazionali.

Si passa dall’acquisto di immobili alla speculazione in Borsa e inoltre, novità decisamente preoccupante, sarebbe stata abolita la casella della «prigione». Mentre la Casa Bianca, con realismo e saggezza, pone l’accento contro le frodi dei titoli e gli abusi degli strumenti finanziari, il «Monopoly», gioco che da generazioni alfabetizza i giovani sui meccanismi del libero mercato, torna ad esaltare la turbo economia che ha aperto la crisi finanziaria 2008, , con il messaggio diseducativo che, in caso di violazione delle regole, non si viene neanche puniti. Contrariamente a quanto accade in realtà negli Usa dove l’illecito in Borsa è punito anche con il carcere.

Per noi gli Stati Uniti rappresentano il faro sulle tutele ai consumatori e spesso il nostro Paese ha seguito gli Usa su battaglie sociali a protezione dei cittadini. Perciò ci permettiamo di chiederle se non sia il caso di valutare eventuali provvedimenti delle autorità competenti o comunque una posizione critica sul nuovo «Monopoly», gioco distribuito in tutto il mondo e quindi anche in Italia.

Ovviamente non potevano mancare le reazioni della rete, in particolare su Twitter, dove gli utenti si sono sbizzarriti a pensare quali altri giochi potrebbero essere bersagliati dalle critiche… in un periodo in cui i politici dovrebbero concentrarsi sui problemi italiani.

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Tutto quello che Facebook può fare dal tuo smartphone… a tua insaputa!

facebook-privacy-tuttacronacaE’ Osa Sapere che ha letto quello che la maggior parte di noi salta a piè pari, ossia le autorizzazioni che si concedono quando si scarica l’applicazione di Facebook su uno smartphone. Quello che ne hanno dedotto? Che il social blu può utilizzare il nostro cellulare come gli pare e piace. Non significa lo faccia, ma di certo ne ha la possibilità. Ma cosa può fare senza che ce ne rendiamo conto? Consentire all’app di effettuare telefonate senza che siamo noi a intervenire, cosa che può comportare chiamate o addebiti imprevisti anche se non consente le chiamate a numeri di emergenza. Ma consente anche all’app di accedere alle funzioni telefoniche del dispositivo. Questa autorizzazione consente all’applicazione di determinare il numero di telefono e gli ID dei dispositivi, se una chiamata è attiva ed il numero remoto connesso da una chiamata. E ancora, può scattare foto e riprendere video con la fotocamera, in qualsiasi momento e senza conferma da parte del proprietario dello smartphone. Lo stesso dicasi per la registrazione audio, che consente all’applicazione di registrare audio con il microfono. Questa autorizzazione consente all’applicazione di registrare audio in qualsiasi momento senza conferma. La posizione approssimativa consente inoltre all’applicazione di accedere alla tua posizione approssimativa grazie ai ripetitori di telefonia mobile e alle antenne wifi. E se non bastasse, la posizione precisa permette all’app di determinare la posizione esatta tramite GPS o fonti di geolocalizzazione come ripetitori di telefonia mobile e wifi. C’è inoltre da fare i conti con la lettura contatti personali, che consente di leggere i dati relativi ai contatti memorizzati sul telefono inclusa la frequenza con cui sono state effettuate le chiamate, inviate le email o comunicato in altri modi con individui specifici. Inoltre permette all’applicazione di salvare i dati dei tuoi contatti, che potrebbero essere condivisi. La lettura informazioni sociali permette invece di salvere i dati dal registro chiamate mentre applicazioni dannose potrebbero condividere i dati del tuo registro chiamate a insaputa dell’utente. E ancora, la modifica dei contatti personali consente all’applicazione, appunto, di modificare i dati relativi ai contatti memorizzati sul telefono, inclusa la frequenza con cui hai effettuato chiamate, inviato email o comunicato in altri modi con contatti specifici, anche di eliminarli. Ma anche il registro chiamate non sarebbe al sicuro, visto che l’app potrebbe modificarlo. L’archivio Usb consente invece all’applicazione di scrivere nell’archivio USB, modificare o eliminare contenuti mentre l’aggiunta o rimozione account permette all’applicazione di eseguire operazioni quali l’aggiunta o la rimozione degli account e delle relative password. C’è inoltre da fare i conti con il download dati da internet, che consente di scaricare i file tramite gestione dei download senza mostrare alcuna notifica all’utente. Infine, il recupero applicazione in esecuzione consente all’applicazione di recuperare informazioni sulle attività attualmente e recentemente in esecuzione. Ciò potrebbe consentire all’applicazione di scoprire informazioni sulle applicazioni in uso sul dispositivo. Tutto questo è possibile… perchè l’abbiamo autorizzato.

Facebook illuminato? La svolta buddista del social blu

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Il social blu sembra essere uno dei ritrovi preferiti di chi reputa il bullismo un ottimo modo d’interagire con il mondo, tanto che l’anno scorso McAfee, in un sondaggio, ha scoperto che il 92% degli adolescenti aveva asssitito a simili episodi sul sito. Ora che Facebook sta cercando di rendere le sue pagine più “gentili” e meno scorrette, si tentano varie soluzioni. Business Insider riporta che, dopo consultazioni e il reperimento di diverse informazioni, Arturo Bejar, l’ Engineering Director di Faccialibro, ha intenzione di provare ad iniettare nel network una buona dose di compassione, così come l’insegna il buddismo. Ecco allora che sono stati istituiti i “giorni della ricerca della compassione”, durante i quali i dipendenti di Facebook hanno assistito a lezioni sul tema tenute da accademici statunitensi. Il risultato è stato che ora verranno personalizzate maggiormente le comunicazioni mentre i tag diventeranno più discorsivi. Queste piccole modifiche hanno portato a un incremento dell’uso dando così una spinta all’adozione di personalizzazioni e sfumature culturali in un ambiente che, per cultura aziendale, si era soliti spogliare e razionalizzare all’estremo.

Facebook punta sempre più sulle immagini: foto anche nei commenti!

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E’ El Pais a presentare la new entry in Facebook: la possibilità di commentare le fotografie e gli stessi commenti di altri amici utilizzando una nuova feature che permette di usare le immagini al posto delle parole. Ma oggi è stata annunciata anche la feature relativa ai video su Instagram. Insomma, sembra proprio che il social blu voglia puntare sulle immagini. A progettare l’iterazione è stato un gruppo di dipendenti di Facebook e, con tutta probabilità, questa nuova funzione arriverà presto sui nostri schermi. La novità sarà facilmente visibile: nella sezione commenti, a destra, sarà presente un’icona a forma di fotocamera schiacciando la quale si aprirà una finestra di dialogo nella quale si indicherà il percorso dell’immagine da caricare. Riguardo l’utilità della funzione, la spiega lo stesso leader della squadra di sviluppatori, Bob Baldwin: “Un’immagine è in grado di raccontare una storia molto più che una parola o anche un discorso. Se sono insieme ad un amico posso mostrargli una fotografia dal mio cellulare. Con Facebook invece avrei dovuto porre un link. Ora invece posso caricare direttamente la stessa nell’area commenti nella speranza che le conversazioni con gli amici possano essere in futuro più accattivanti ed espressive”.

Blogger multata per i commenti… altrui!

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Mille euro. A tanto ammonta la multa che una giovane blogger dovrà pagare a causa degli insulti che tempestavano un forum che aveva aperto. La condanna per la 21enne amministratrice del sito, emessa da un giudice di Varese, deriva dal fatto che la ragazza è “responsabile di tutti i contenuti della pagina web” e a nulla è valsa la dichiarazione della giovane “di non assumersi la responsabilità dei commenti altrui”. La blogger è stata ritenuta colpevole di non “aver messo filtri” ai messaggi scritti dagli utenti che apostrofavano degli editori come “truffatori”, “cosche mafiose” e “strozzini” per l’usanza diffusa di far pagare le proprie pubblicazioni agli artisti emergenti. A far partire la denuncia alla Procura una donna di Concquio Trevisago, proprietaria di una casa editrice che era tra le mire dei giovani aspiranti scrittori.

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