Se questo è un hotel! Le agghiaccianti immagini postate da Sochi

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Mai Giochi Olimpici sono stati più criticati! Sochi entrerà nella storia non tanto per i record ma per la disorganizzazione, le polemiche, le discriminazioni nei confronti dei gay, i costi elevati  e i disservizi. I giornalisti e gli atleti giunti sul posto hanno documentato via Twitter l’agghiacciante stato delle strutture che dovrebbero ospitare la manifestazione internazionale. A due giorni dalla cerimonia di apertura, che si terrà il 7 febbraio, sono diversi i corrispondenti che hanno postato foto e status in cui mostrano le loro esperienze negli hotel. Dopo le immagini delle toilette di coppia – che hanno fatto il giro del web – ad esempio la reporter del Chicago Tribune, Stacy St. Clair, pubblica una foto con due bicchieri d’acqua riempiti dal rubinetto della sua stanza d’albergo: il liquido è di colore giallo. La reception le aveva dato un consiglio: “Se l’acqua tornerà a scorrere nella struttura non la utilizzi sul viso perché contiene qualcosa di molto pericoloso”. Tra gli altri episodi raccontati e fotografati dai cronisti – come tende e maniglie rotte, servizi igienici ‘discutibili’, stanze non sempre accoglienti, richieste di gettare la carta igienica nel cestino e non nel water – c’è quello della troupe della Cnn che rende noto di aver prenotato 11 stanze e di averne avuta solo una a disposizione al suo arrivo.

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We are the World: il video per le Filippine, mentre cresce il bilancio dei morti

philippines-typhoon-tuttacronacaAppena due giorni fa il presidente Benigno Aquino ha dichiarato che “Il bilancio dei morti per il passaggio del supertifone Haiyan nelle Filippine è di 2mila o 2.500 morti, ma non 10mila”. Ma se lui ha smentito il bilancio delle Nazioni Unite, ora, purtroppo, la realtà smentisce lui: è infatti salito a 4.460 morti il nuovo bilancio, ancora provvisorio, delle vittime del tifone Haiyan. Lo ha reso noto l’ufficio del coordinatore degli Affari umanitari delle Nazioni Unite citando i dati forniti dal governo di Manila. A causa della calamità, sono circa 900mila le persone che sono state sfollate.

Quello scacco matto ad Obama che lo fa venire allo scoperto

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Barack Obama spiazzato dalla soluzione di Putin. Assad pronto a consegnare le armi chimiche e porle sotto il controllo internazionale. In questo nuovo scenario il perdente è l’uomo “più potente del mondo” trasformatosi di colpo da premio Nobel per la pace a guerrafondaio che neppure appagato dalla consegna vuole a tutti i costi un raid contro la Siria. A questo punto Obama è stato costretto a uscire allo scoperto, quasi un’ammissione che in fondo le armi chimiche erano un pretesto per un operazione che serviva a far risollevare l’economia americana e a liberare i magazzini da armi inutilizzate da tempo. Così Barack Obama è stato costretto ad affermare che c’è stato “uno sviluppo potenzialmente positivo, se reale”, ma la Casa Bianca dovrà “verificare la loro validità. Capire se fanno sul serio”. E naturalmente in questo modo il presidente degli Usa si è lasciato aperto uno spiraglio di guerra anche se non si capisce se ormai sia una partita a risiko o a scacchi quella che vuole giocare il presidente Usa.

La Siria accetta la proposta russa: unirsi all’Opac. Obama in difficoltà

obama-siria-tuttacronacaIl ministro degli Esteri siriano, Walid Mouallem, a Mosca accanto all’omologo russo Serghei Lavrov, ha annunciato che il regime siriano ha accolto con favore la proposta russa di unirsi all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) e mettere le sue armi chimiche in impianti di stoccaggio sotto il controllo internazionale. L’annuncio della proposta russa era arrivato dopo che il segretario di Stato Usa John Kerry a Londra ha detto che il presidente Bashar Assad potrebbe avere una possibilità di evitare l’azione militare voluta dalla Casa Bianca: dare alla comunità internazionale accesso alle sue armi chimiche. Nel frattempo il quotidiano Bild ha pubblicato nuove rivelazioni che arrivano dall’intelligence tedesca (la BND) secondo cui non sarebbe stato il Presidente Bashar Assad ad ordinare l’attacco chimico del 21 agosto vicino Damasco. Dalle intercettazioni – merito di una nave spia, la Okerel, che si trovava sulla costa siriana – si deduce che alcuni comandanti del regime avrebbero chiesto ad Assad di utilizzare armi chimiche per almeno quattro mesi, senza mai ottenere risposta positiva dal leader. Tali informazioni sono destinate a pesare ulteriorimente sull’indecisione del Congresso americano se appoggiare o meno l’offensiva proposta dal Presidente Obama che nel frattempo stava proseguendo la sua campagna in Twitter:

obama-guerra-tuttacronacaParimenti, Papa Francesco continua a lanciare appelli per la pace:

papa-pace-tuttacronacaMa come vivono gli americani l’ipotesi di un attacco? Secondo un nuovo sondaggio pubblicato dalla Cnn conferma una forte opposizione a un’azione militare contro il regime di Damasco. Ben il 59% non è favorevole all’eventuale approvazione della risoluzione proposta da Obama al Congresso. Il 69% non ritiene che l’attacco rientri negli interessi nazionali e il 72% considera un attacco aereo insufficiente a centrare “obiettivi importanti” per gli Usa. Il fatto che il regime siriano abbia infine accettato la proposta russa sembra quindi mettere ancora più in difficoltà il presidente americano mentre appare sempre più evidente che i due protagonisti assoluti di questo conflitto in fieri sono proprio Putin (che ha avanzato la proposta) e Obama: si torna a respirare un clima da Guerra Fredda? Del resto è significativo il fatto che gli altri leader mondiali siano rimasti pressochè in silenzio. Si è dovuto attendere la sera per i commenti della cancelliera tedesca Merkel, per la quale è “interessante” la proposta di Mosca, e del ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, secondo il quale l’ipotesi “merita di essere esaminata scrupolosamente” e deve comunque soddisfare alcune condizioni: Assad deve impegnarsi senza ritardo a mettere sotto controllo internazionale e a far distruggere il suo arsenale chimico. Del resto era stato proprio il segretario di Stato Usa John Kerry a chiedere al regime di Assad di “consegnare alla comunità internazionale ogni arma chimica di cui dispone entro la prossima settimana”. Dopo la proposta di Mosca Kerry si è però affrettato, tramite la sua portavoce Jen Psaki, a precisare che il suo era “un argomento retorico sull’impossibilità e l’improbabilità che Assad consegnasse le armi chimiche, dopo aver negato di averle usate”. Un funzionario della Casa Bianca, dopo gli annunci di Russia e Siria, ha dovuto però dire: “Gli Stati Uniti intendono “approfondire” con la Russia la questione relativa al passaggio delle armi chimiche attualmente in mano al regime del presidente siriano sotto il controllo internazionale”. In questi giorni, infine, è apparso in Youtube il recente attacco perpetuato dall’aviazione siriana fedele a Bashar al Assad su alcuni obiettivi molto vicini alla diga sull’Eufrate, nel nord del Paese. Gli abitanti si sono immediatamente preoccupati, temendo un cedimento della struttura e di una mega-inondazione dell’intera provincia di Raqqa, da mesi sotto il controllo delle truppe ribelli.

L’avvertimento di Assad: in caso di attacco, ci saranno ritorsioni

charlie-rose-assad-intervista-tuttacronacaBashar Assad, presidente siriano, dopo l’intervista rilasciata a Le Figarò torna a parlare ai media occidentali concedendone una all’emittente americana Cbs. E’ stato il giornalista Charlie Rose, recatosi nel palazzo presidenziale di Damasco, a interloquire con leader siriano che, in quest’occasione, ha minacciato una ritorsione in caso di attacco americano. L’avvertimento è chiaro: qualora Usa e Francia optassero per un intervento armato le rappresaglie non tarderebbero ad arrivare per opera degli amici della Siria: le milizie libanesi di Hezbollah e l’Iran. Assad è anche tornato a ripetere di non esser dietro l’attacco del 21 agosto, quando sono state utilizzate armi chimiche. Al riguardo, ha sottolineato come non ci siano prove. Tuttavia non ha nè confermato nè smentito che il regime disponga di tali armi. Assad ha sottolineato che se la Siria fosse in possesso di armi chimiche, “queste sarebbero sotto controllo centralizzato e nessuno vi potrebbe accedere” suggerendo invece che casomai sono i ribelli ad avere qualcosa a che fare con questa storia. Il giornalista Rose ha riferito che secondo il presidente siriano un attacco potrebbe sì diminuire le capacità delle sue truppe, ma concederebbe anche un un vantaggio alle frange qaediste dell’opposizione. Per seguire l’intera intervista bisognerà attendere domani sera, quando la rete Pbs la trasmetterà in versione integrale. Nello stesso giorno Barack Obama, presidente americano, concederà interviste a sei reti americane. Obiettivo: convincere il Congresso e gli americani a sostenere l’azione militare in Siria.

Ad Assad ha poi risposto, a distanza, il capo dello staff della Casa Bianca, Denis McDonough, lo stesso che ha convinto Obama a prendere tempo e non dare il via al raid passando per l’accidentata strada del voto al Congresso americano. Assad sta guardando da vicino cosa accade a Washington – dice ora il capo dello staff McDonough -. È importante inviare un messaggio chiaro.

Il video della Cnn che dovrebbe convincere il Congresso all’attacco in Siria

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Video e foto che arrivano come colpi nello stomaco. La decisione di attaccare la Siria da parte del Presidente Obama, contrastata da gran parte del mondo, ora sta sul tavolo del Congresso e occorre che tale scelta venga assecondata. Ed ecco quindi che la Cnn mostra uomini e bambini distesi su un pavimento di piastrelle, a torso nudo e in preda a le convulsioni. Scene di panico e urla strazianti, che sono risuonate nelle orecchie di un selezionato gruppo di senatori che hanno partecipato a un briefing a porte chiuse per discutere sull’opportunità di sferrare un attacco militare nei confronti della Siria. La Cnn è stata la prima emittente televisiva ad ottenere 13 diversi video che dovrebbero raccontare l’orrore dell’attacco di armi chimiche avvenuto il 21 agosto in Siria. Molti di questi video testimonierebbero l’utilizzo del Sarin, un gas nervino della famiglia degli organofosfati classificato come arma chimica di distruzione di massa, e sarebbero stati confermati dall’Intelligence che ne avrebbe dichiarato l’autenticità. Tuttavia non ci sono certezze su chi abbia usato le armi chimiche e sembra proprio che il Sarin oltre a uccidere la popolazione siriana abbia anche intossicato l’informazione cercando, attraverso le scene strazianti, di strappare un “sì” ai senatori chiamati a dover autorizzare un attacco militare che potrebbe far scoppiare la terza guerra mondiale.

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“Questo video dovrà sensibilizzare il popolo americano che questo non è solo un intervento, ma che si tratta di un attacco militare per fermare questo tipo di atrocità”, ha dichiarato un ex membro del Congresso alla CNN.

Le atrocità si possono fermare con altre atrocità? La guerra si può fermare facendo una attacco militare? O forse ci sono dietro a  questo attacco motivi di ordine strategico-economico?

Ancora una volta, come era successo per il Vietnam e per l’Iraq gli Stati Uniti d’America cercano il consenso con un “lavaggio del cervello” dei propri cittadini? Cercano di strumentalizzare  le immagini di corpi straziati per sensibilizzare l’opinione pubblica che grida contro questo attacco di cui nessuno sente l’esigenza se non chi ha interesse a disfarsi di un arsenale militare che sta diventando troppo obsoleto e costoso da mantenere? Perché si rifiuta una soluzione politica? c’è forse qualche nuova arma da sperimentare? C’è qualche nuova strategia militare da provare sul campo? C’è una ripresa economica che stenta a riattivare i meccanismi occupazionali statunitensi? C’è forse la stessa voglia di sempre sa parte degli Usa di voler diventare i giustizieri del mondo a casa di altri, ma di essere incapaci di poter fare una riforma che vieti le armi nelle case degli americani!

+++ Video per un pubblico adulto e consapevole +++

L’ironia della Cnn sul Cavaliere: la gallery di scatti “stravaganti”

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In un articolo che riporta la notizia del videomessaggio del Cavaliere Berlusconi, la Cnn, ha messo una gallery con alcuni scatti “stravaganti” del ex premier italiano.

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La scelta di abbinare una simile raccolta fotografica con un articolo dal tono serio e pacato che ripercorre le parole scandite in modo severo da Berlusconi in quello che da molti è stato definito quasi un “messaggio alla nazione” non poteva passare certamente inosservato.

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Infuriano le fiamme in California… terrore per i cittadini.

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Aria irrespirabile e una coltre di fumo ovunque, l’ennesimo incendio devastante della storia californiana. A essere colpita ora è la parte Sud della California, a meno di 150 km da Los Angeles. Sono centinaia i vigili del fuoco, decine gli aerei ed elicotteri impegnati per contenerlo, ma comunque “il fuoco viene spinto dal vento”.  Secondo quanto riferisce la Cnn, le fiamme interessano una zona di oltre 3.000 acri, circa 1.200 ettari. Lo stato di allarme riguarda però tutto stato della California, dove nonostante non sia ancora la stagione maggiormente a rischio, si sono negli ultimi tempi già registrati altri incendi, seppur di dimensioni contenute. Questo, secondo vari esperti, anche a causa della scarsità di piogge negli ultimi due inverni. Le fiamme hanno raggiunto la famosa Pacific Coast Highway, bruciando oltre tremila ettari di terreno. Centinaia di abitanti sono stati costretti a lasciare le proprie case, e secondo quanto riporta la rete televisiva sono oltre quattromila le abitazioni in “grave pericolo”.

Il giallo dell’arresto e l’uomo sospetto nel video della Cnn.

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Il sospetto sarebbe stato identificato grazie ai video a circuito chiuso dei grandi magazzini Lord and Tyler. Gli inquirenti hanno a disposizione l’immagine di un sospetto mentre cammina con una borsa nera in mano e probabilmente la lascia in terra, nei pressi del luogo della seconda esplosione, quella più distante dalla linea del traguardo della maratona. La Cnn precisa che il sospetto «sarebbe un uomo dalla pelle scura, era vestito di nero e scappava dalla scena».

Poco dopo arriva il giallo sull’arresto del sospetto. Tra informazioni contrastanti dei media americani (si Cnn, e Associated press, no Cbs e Nbc) alcune fonti governative smentiscono che l’uomo identificato dalle telecamere dei grandi magazzini Lord and Taylor sia già nelle mani della polizia, ma altri dicono che è già in stato d’arresto e sta confessando.

L’America trema… c’è una famiglia in fuga a Cuba!

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Hanno 2 e 4 anni e sono stati rapiti dai propri genitori – a cui erano stati tolti per problemi di droga – e portati a Cuba. Loro si chiamano Chase e Cole e sono stati portati via dalla casa dei nonni paterni, a Tampa, in Florida. Un vero e proprio blitz del padre, Joashua Hakken, che ha legato la suocera per poi scappare, probabilmente via mare poichè Joashua è un abile velista, con la moglie e i figli. La Cnn conferma la notizia e l’America trema per la sorte dei due piccoli. Infatti già un anno fa il padre aveva tentato il rapimento minacciando i suoceri con un arma. Ora si spera, come è già avvenuto per altri casi in passato, che pur non essendoci l’estradizione da Cuba verso gli Usa, il presidente Raul Castro possa comunque riconsegnare la famiglia in fuga così da permettere ai bambini di tornare dai nonni.

 

Chi ha ucciso Bin Laden? E’ giallo fitto!

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Sull’uccisione di Osama bin Laden spunta una terza versione. In un articolo dal titolo: ”Chi uccise realmente Bin Laden?”, la Cnn online ripercorre il racconto di uno dei 23 Navy Seal, che nel maggio 2011 hanno compiuto il raid in Pakistan. Secondo il militare a entrare nella stanza dove c’era lo sceicco furono in tre. La sua versione e’ diversa da quella di un commilitone che invece si era vantato sull’Esquire di essere stato lui a entrare per primo nella stanza e avere sparato.

Coy Mathis, la bimba transgender!

Coy Mathis - transgender - child

Una famiglia del Colorado ha sporto denuncia contro una scuola elementare per aver vietato al proprio figlio transgender di sei anni di andare al bagno delle femmine. Da alunno della scuola materna, il piccolo Coy Mathis, secondo sua madre «transgender già da quando aveva 18 mesi», aveva sempre potuto utilizzare lo stesso bagno delle sue compagne, ma compiuti i sei anni, l’istituto ha ufficialmente informato la famiglia dell’obbligo ad utilizzare quello dei maschi o dell’infermeria. Dura la reazione dei genitori, che, intenzionati dietro consiglio medico a lasciare esprimere liberamente l’identità di genere del figlio, hanno gridato alla discriminazione, e appoggiati anche dalle associazioni per i diritti dei transgender, hanno iniziato la battaglia legale contro l’istituto. «La scuola deve tener conto anche degli altri bambini, dei loro genitori e del futuro impatto che un ragazzo con i genitali maschili che utilizza il bagno delle ragazze potrebbe avere», hanno spiegato le autorità scolastiche. «Lo sviluppo futuro del corpo di Coy riguarda solo mia figlia e i medici che semmai la opereranno. Temo che verrà discriminata in una fase cruciale del suo sviluppo», ha dichiarato, intervistata dalla Cnn, la mamma di Coy. Il caso ha scatenato un acceso dibattito sui siti e i social network, in un paese dove sempre una maggiore accettazione viene riservata alle minoranze. Si pensi che oltre 16mila persone hanno postato un commento alla notizia pubblicata sul sito della Cnn.

Ragazzina di 11 vs Arcivescovo di Filadelfia… per il football!

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Caroline Pla, una ragazzina di 11 anni, ha lanciato una petizione online contro l’arcivescovo di Filadelfia. La ragazza che fa parte della squadra giovanile di football si è vista negare la possibilità di seguitare a giocare al suo sport preferito, proprio perchè di sesso femminile.  Così ha lanciato l’appello  su change.org raccogliendo oltre 100 mila firme.

Ma non ha fatto cambiare idea ai commissari cattolici che non hanno voluto esporre la bambina, e con lei altre coetanee e teenager, a ”contatti inapproprati” durante il gioco con i maschi. Caroline gioca a football da quando aveva 5 anni ed era considerata fino alla scorsa stagione una piccola star dei Romans, una squadra della Catholic Youth Organization League. La ragazzina contava di tornare per una nuova stagione ma i responsabili della lega hanno pensato altrimenti. I fan di Caroline vengono dalla Pennsylvania, dall’Illinois, dal Colorado ma anche dalla Turchia, Spagna, Belgio. Bambini e adulti, e anche qualche celebrità come l’anchorwoman Ellen DeGeneres che l’ha portata in tv. ” E’ un altro esempio della discrimazione della Chiesa Cattolica contro le donne”, ha commentato un dei firmatari, Gordon Clay, di Hillsboro nell’Oregon.

E indubbiamente per la arcidiocesi di Filadelfia, uscita di recente dalla crisi degli abusi sessuali, la controversia rappresenta una dose di pubbliche relazioni negativa e non necessaria. Tanta attenzione ha fatto di Caroline una piccola star: oltre che dalla DeGeneres la ragazzina è stata intervistata da Abc, Cnn, Nbc. L’interesse dei media ha irritato l’arcivescovo Charles Chaput a cui tre settimane fa, col permesso dei genitori, la bimba ha scritto chiedendo un incontro: ”Alla fine di marzo sarò cresimata e considerata adulta dalla Chiesa. E come adulta vorrei che Lei ascoltasse quel che ho da dire”.

L’alto prelato, a cui spetterà in marzo l’ultima parola, ha risposto con cortese freddezza alle implorazioni della campioncina: ”Mi stupisce esser stato contattato per ultimo dopo che hai pubblicizzato il tuo caso sui mass media. Forse questo è il modo con cui problemi del genere sono stati affrontati in passato, ma questo tipo di approccio non ha alcuna influenza sulle mie decisioni”, ha replicato Monsignor Chaput ricordando alla bimba che ”far pressioni non è il modo di mostrare rispetto a chi svolge semplicemente il suo dovere di proteggere i giovani negli sport”.

 

Muore bimbo intossicato, è la settima vittima del maltempo in Usa!

nemo storm

Blackout a New York causa maltempo, in migliaia senza elettricità!

1 morto e 500mila persone non hanno energia elettrica. La Cnn riferisce che la vittima era alla guida della sua auto quando è stata travolta dalla bufera Poughkeepsie. Nei giorni scorsi il Governatore di New York Andrew Cuomo aveva già lanciato lo stato di emergenza.

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