Il giornalista che litiga furiosamente con il suo capo e poi si finge velina per scoprire che sarà proprio l’integerrimo vicedirettore 60enne, Dario Cresto-Dina, a cadere di fronte alla velina 19enne, Costanza Caracciolo, tanto da inviarle messaggi e mail di ogni genere da: “Ti guardo in tivù ogni sera” a “Vieni a Roma che Ti regalo una copia originale di Pavese”, da “Sei splendida” ad altri corteggiamenti qui non riportabili. Eppure Repubblica si era schierato contro il merchandising della donna e aveva condannato più di una volta gli atteggiamenti di Berlusconi quando era stato scoperto nel “burlesque” ad Arcore.
“…Il mio rapporto con Repubblica si deteriorò, fino al mio vaffanculo, quando proposi un inedito che Claudio Magris, storica firma della testata concorrente “Il Corriere”, mi aveva concesso a disposizione per “Repubblica”. Ricordo ancora le parole di Dario Cresto-Dina, vicedirettore di Repubblica: “Ma dopo loro cosa dicono?”. Io giovane cronista culturale credevo ancora ingenuamente in una concorrenza di firme e di contenuti, non in un’unicità cultural condominiale. Comunque a scuola da Repubblica ho imparato tanto: dall’espresso Fabrizio Gatti capace di fingersi un immigrato senza permesso di soggiorno come un camorrista a Scampia a tutti gli inviati di cronaca capaci di rubare identità altrui pur di portare a casa lo scoop. Una lezione che ho imparato: sono sempre rimasto incuriosito dal rapporto morboso tra i Repubblichini e la fame di sesso di Berlusconi, tra il media watching (non bird) degli analisti tv di Repubblica e l’uso “del corpo delle donne” delle reti Mediaset. Il Diavolo interpretato dalle Veline. Quante pagine, quanti articoli, quanti editoriali contro le veline colpevoli di rovinare il mondo con la loro giovanile sensualità d’ammiccamento.” e aggiunge “Io ho solo messo a frutto la lezione: con l’aggravante che mai mi sarei aspettato che, i Soloni contro l’uso del corpo delle Donne, 60 enni che dovrebbero aver raggiunto la pace dei sensi, ammiccassero a quasi minorenni, a veline ree in pubblico di sfruttare il corpo delle donne, ma in privato oggetto di ogni ammiccamento”.
Probabile brutta figura per Repubblica?