Tentata rapina con una cintura “esplosiva” di involucri di cioccolatini

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Una storia davvero originale quella di Vito Leonardo Surico, 41enne con precedenti, che ha tentato sabato di svaligiare prima l’ufficio postale di via Carducci, dove alla direttrice ha intimato “Dammi i soldi o saltiamo tutti in aria” e poi si è sollevato la maglietta per mostrare una cintura “esplosiva”. La donna nel panico non è riuscita a muoversi e l’uomo in breve è scappato via. Poco dopo ha tentato un altro colpo dall’altra parte della città, alle poste di via Andrea Doria. Stessa scena, stessa minaccia, ma stavolta il 57enne direttore ha avuto prontezza: “Vado a prendere i soldi”, ed è uscito dall’ufficio per chiamare il 113. Gli agenti hanno evacuato i trenta clienti terrorizzati da un uscita secondaria, poi sono entrati e hanno intimato a Surico di arrendersi. L’uomo si è seduto, alzando le braccia, e ha detto che era tutto finto: infatti, dentro le due scatoline di plastica nere da cui uscivano i fili, c’erano solo 26 involucri di m&m’s, vuoti e appallottolati.

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Una sentenza giusta, ma non ha vinto nessuno… Sarah non c’è più

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«Ci speravo, ma rimane una sentenza amara. Chi uccide merita l’ergastolo». Con queste parole Concetta Serrano, la madre di Sarah Scazzi, ha commentato la condanna all’ergastolo di Cosima Serrano e Sabrina Misseri, dopo aver ringraziato la procura per il lavoro fatto.
«Non ha vinto nessuno, perché Concetta, Giacomo e Claudio hanno perso una figlia e una sorella». Così l’avvocato Walter Biscotti, legale di parte civile della famiglia di Sarah Scazzi, ha commentato la sentenza di condanna all’ergastolo per Cosima Serrano e Sabrina Misseri. «È una sentenza severa ma era attesa – ha aggiunto – perchè gli uffici del pm hanno fatto un lavoro esemplare che ha fatto emergere in modo inconfutabile le responsabilità».

Suona la campana… Processo Scazzi… ERGASTOLI!

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Serrano Cosimo e Misseri Sabrina condanna all’ergastolo.  GIUSTIZIA E’ FATTA!

Misseri Michele pena anni 8, Cosimo Cosma e Carmine Misseri  6 anni.

Una sentenza esemplare che non lascia nulla di impunito e che rende giustizia a una ragazzina di 12 anni barbaramente uccisa. La corte non ha fatto sconti nelle pene sia carcerarie che nei risarcimenti alla famiglia. Si chiude così il primo gradi di giudizio su una sentenza che tutta l’Italia attendeva da tempo. Non ci sarà mai un giusto risarcimento il delitto di Sarah, ma la giustizia ha fatto tutto quello che era in suo potere.

Giustizia per Sarah: oggi la sentenza

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26 agosto 2010 – 20 aprile 2013: dall’uccisione della 15enne Sarah Scazzi alla sentenza del processo che ha portato alla sbarra Sabrina Misseri e Cosima Serrano. Arriva nel pomeriggio la decisione dei giudici della Corte d’Assise di Taranto dopo che la Procura ha chiesto, per le due imputate, la condanna all’ergastolo. 15 mesi e 52 udienze, tanto è durato il processo che portato in aula nove imputati. Tra questi, oltre alle due donne, accusate di omicidio volontario, sequestro di persona, soppressione di cadavere e furto aggravato, Michele Misseri, che deve risponde di soppressione di cadavere e furto aggravato e rischia nove anni di carcere mentre ne sono stati richiesti otto per il fratello e il nipote, Carmine Misseri e Cosimo Cosma, per concorso in soppressione.

Caso Scazzi: la ricostruzione della Pubblica Accusa

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La pubblica accusa di Cosima e Sabrina continua a muoversi su una stessa linea: Michele non era in casa nel momento in cui le due donne privavano della vita Sarah, non in modo premeditato ma per un accumulo di rabbia. Per il Pubblico Ministero si tratta di uno strangolamento che è durato dai 3 ai 5 minuti, un impeto d’ira che una delle due donne avrebbe potuto interrompere se non fossero state entrambe coinvolte. La ricostruzione propone le 14.24 come orario dell’omicidio, dopo di che, alle 15:08, Michele era già nella zona del pozzo. Per il PM, quindi, nessuna delle due donne, Sabrina e Cosima, ha una maggiore o minore responsabilità. Si conoscerà mai la verità? In un caso in cui il “testimone chiave” continua a fornire, fino all’ultimo, versioni differenti e che non riesce neanche ad indicare l’arma del delitto? Del resto anche il medico legale che ha contestato si potesse trattare di una corda, affermando invece che fosse una cintura, è stato messo in discussione sia dall’accusa che dalla difesa e di certo non è credibile Michele che è passato da corda a cintura per poi tornare sui suoi passi. Cosa c’è di certo in questo processo? Che è stato commesso un omicidio efferato, che si è spezzata una giovane vita, che un sorriso si è spento per sempre!

Morti sulla strada… gravissimo incidente sulla Torino – Aosta

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Sono almeno tre le persone rimaste uccise in un incidente stradale avvenuto nella notte sull’autostrada Torino – Aosta, all’altezza dello svincolo di Volpiano (Torino). Secondo una prima ricostruzione, nello scontro sarebbero rimasti coinvolti quattro veicoli. Ci sarebbero anche alcuni feriti.

Le vittime sono Renato Massa, 52 anni, Emanuel e Alessia Solinas, 18 e 12 anni. Nell’urto, avvenuto sotto la pioggia, sono state sbalzate fuori dall’ auto. Forse non indossavano le cinture di sicurezza. Due dei quattro veicoli coinvolti nell’incidente sono finiti fuori strada.

Pause massimo di 90 secondi, lavoratori senza diritti in autogrill

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90 secondi è la pausa massima che si possono concedere i lavoratori di MyChef del turno di notte all’area di servizio dell’autostrada A14, PioppaOvest, alle porte di Bologna. Lo staff è costretto a indossare una cintura elettronica con un microchip, che monitora il loro lavoro. “Non si tratta di un vero e proprio braccialetto elettronico come scrivono, ma di un dispositivo agganciato alla cintura, con un sistema gps integrato. Ce l’hanno solo quelli del turno di notte. Hanno detto loro che serve per garantire la sicurezza, dato che con il taglio del personale qui sono rimasti solo in due a lavorare dopo mezzanotte” è quanto dichiara un dipendente. Ma c’è anche chi ipotizza che ”Se non ti senti bene e non ti muovi, vengono a soccorrerti”. La maggior parte invece ritiene che sia un monitoraggio sul lavoro, vedere quanto si produce nel turno di notte e chi si permette pause molto lunghe a causa della diminuzione dei clienti e non si cura magari di riempire gli scaffali o pulire i banconi del bar. Insomma un vero e proprio campanello d’allarme che indichi al datore di lavoro il rendimento effettivo dell’impiegato!

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