Uno sguardo a Budapest… Rigo Jancsi

La ricetta puoi trovarla QUI! 47d6e29f4c97f453a0310c272e36b897

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Budapest sulla scena di… Mission Impossible: Ghost Protocol di Brad Bird

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Budapest sulla scena di… Bel Ami di D. Donnellan e N. Ormerod

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Budapest sulla scena di… Il fantasma dell’Opera di Dario Argento

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Gente di Budapest… André Kertész!

Fotografo.

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Uno sguardo a Budapest… Riflessi!

budapest riflessi nell'acqua

Uno sguardo a Budapest… La leggenda!

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Uno sguardo a… BUDAPEST!

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Uno sguardo all’Ungheria… Il colonnello Redl di Istvàn Szabò

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Alfred Redl, quando nasce in Galizia, nessuno s’immagina che possa diventare colonnello dell’esercito austro-ungarico. Viene da una famiglia umile, ma grazie alla sua perseveranza e intelligenza riesce a entrare alla Scuola militare, per concessione dell’Imperatore Franz Joseph. A disagio con i nobili che frequentano l’istituto, cerca immediatamente un punto di riferimento che trova nel barone Christof von Kubinyi. Crescono insieme e la loro amicizia si consolida tanto che il barone lo introduce nella sua famiglia. Inizia ora l’ascesa del giovane che attraverso conoscenze, capacità di comando e compromessi riesce in breve tempo a diventare ufficiale dell’esercito austroungarico. Redl è uomo del suo tempo,  di un impero corrotto e in profonda crisi. Una crisi anche di identità, la stessa che prova Alfred e che lo porterà nel mondo decadente e gaio della Belle Époque, fatto di champagne, duelli, orge nel casino degli ufficiali, valzer di Strauss e corti marziali.

Il protagonista, segretamente innamorato di del barone von Kubinyi, cercherà di restare sempre in contatto con l’amico fin quando non sarà costretto a troncare l’amicizia quando Christof rivendicherà le sue origini ungheresi.  La paura di Alfred di perdere la sua reputazione come colonnello lo allontanerà anche dall’unico vero amore (impossibile) della sua vita. Tra grandezze e miserie di un uomo sempre più proiettato al potere e dissoluto nella vita privata, il colonnello Redl si riavvicinerà alla famiglia del barone von Kubinyi sposandone la sorella vedova.

Chiamato a Vienna a dirigere una rete di spionaggio, Redl si farà molti nemici a causa della sua accanita ambizione di primeggiare e di condannare senza risparmiare nessuno.  Saranno proprio i vessati dal colonnello che inizieranno a sparlare e lo coinvolgeranno in uno scandalo omosessuale che lo porterà alla pena di morte.

Un film da vedere non tanto per la ricostruzione storica che a volte si discosta dalla realtà storica dei fatti, ma da apprezzare per il dualismo di autoimplosione che coinvolge l’impero austroungarico e il colonello Redl. Entrambi per sono destinati alla morte perché corrotti all’interno. In stato di grazia anche Klaus Maria Brandauer che ritrae una figura del colonnello dalle molteplici sfaccettature.
 

Uno sguardo all’Ungheria… da “La camera sul Danubio”

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Ogni libro ha i suoi odori, sapori e… colori! Il libro di Laszlo Bus-Fekete è sicuramente blu, come le acque del Danubio, come quel senso di intimità che proviene dalla cameretta ammobiliata in cui vivono Joli, Zsuzsa e Agata. Blu perchè la primavera di Budapest è ancora fredda, poi prematuramente calda per ricadere in un tetro autunno. Blu come una giovinezza che sta per esplodere e invece implode lasciando scivolar via i pezzi di sogni irrealizzabili. E se il colore è il blu la musica non può essere che un valzer malinconico che accompagna le disillusioni delle ragazze. La miseria le emargina e ogni tentativo di riscatto si dissolve. L’amore, le porta a legarsi a uomini egoisti, superficiali ed egocentrici che alla fine sceglieranno compagne sicure con un posto nella società. Joli, Zsuzsa e Agata non si arrendono, cercano di vivere di quel poco che ricavano facendo le sarte o correndo dietro a qualche commediografo di provincia nel tentativo vano di farsi notare. Lottano con dignità alla disperata ricerca di una vita migliore che continua a sfuggire dalle mani. Sono perdenti sin dall’inizio e nonostante gli sforzi non avranno la possibilità di cambiare il loro destino. Alla fine, durante una notte di bilanci, dopo aver meditato il suicidio con un tuffo nelle acque del Danubio, sceglieranno la vita. Perché in fondo, anche se monotona e disillusa, è comunque un dono da portare a termine.

Un romanzo da scoprire, una letteratura malinconica e forte allo stesso tempo, una scrittura inarrestabile che traghetta le protagoniste dai sogni iniziali alle sconfitte finali senza nessun pietismo o falso sentimentalismo. Uno scrittore che descrive l’animo femminile con un tratto “vero” senza cadere negli stereotipi dell’epoca, senza abbandonarsi a quelle caricature femminili che hanno invaso le pagine anche di molti capolavori e che hanno sempre mostrato una donna fragile, sottomessa e superficiale. Qui le ragazze hanno delle ambizioni e cercheranno di giocarsi la partita fino alla fine… poi perderanno, ma sapranno di essersi giocate tutte le loro carte! 

Laszlo Bus-Fekete, il cui nome dice probabilmente poco al grande pubblico, ma dalla sua commedia Birthday fu tratto il celebre film di Lubitsch Heaven can wait.

Uno sguardo sull’… UNGHERIA!

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