2.1 miliardi di tasse in più “grazie” alla Legge di Stabilità

legge-stabilità-tuttacronacaE’ stata approvata in via definitiva dal Senato la Legge di Stabilità ma ora, conti alla mano, ci si rende conto che si tratta di una manovra sbilanciata. Lo spiega l’Huffington Post:

Alla fine ci sono 2,1 miliardi di euro di tasse in più. È questo il saldo per il 2014, previsto nella Legge di Stabilità, fra le entrate che vengono aumentate (8,2 miliardi) e quelle che vengono tagliate (6,1 miliardi).

La manovra, approvata in via definitiva dal Senato, è sbilanciata: nel 2014 il 67% delle coperture arriva da maggiori entrate, che scendono al 59% nel 2015 e nel 2016. Il prelievo fiscale e contributivo aumenta di 2,1 miliardi nel 2014, di circa 600 milioni nel 2015 e di 1,9 miliardi nel 2016. Le misure sulla casa comporterebbero una parità di gettito, con minori entrate da 3,7 miliardi di euro derivanti dall’abolizione dell’Imu sulla prima casa compensati dalla introduzione della Tasi. A fornire i calcoli definitivi, al termine dell’iter parlamentare, è il relatore Giorgio Santini (Pd), nel suo intervento in Senato.

Sempre nel 2014 è prevista una variazione netta della spesa con un aumento di 3,6 miliardi, sintesi fra 7,6 miliardi di euro di maggiori spese e 4 miliardi di euro di tagli. Nel biennio successivo la manovra implica una riduzione netta delle spese pari a circa 3,4 miliardi nel 2015 e 5,9 miliardi nel 2016.

La Legge di Stabilità, ha spiegato Santini, vale 14,7 miliardi nel 2014 di cui 12,2 miliardi riconducibili a coperture di misure contenute nel provvedimento e circa 2,5 miliardi di interventi a deficit. Nel 2015 e 2016, invece, l’impatto sull’indebitamento netto è positivo rispettivamente di circa 3,5 e 7,3 miliardi.

“Gli effetti delle misure contenute nel disegno di legge di stabilità, come approvate dalla Camera dei deputati, comportano nel 2014, in termini di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, una correzione netta corrispondente ad un peggioramento di circa 2,5 miliardi, pari a circa lo 0,2% del Pil – afferma Giorgio Santini in Aula al Senato-. Per il biennio successivo le richiamate misure di intervento comportano un miglioramento dell’indebitamento netto della pubblica amministrazione di circa 3,5 miliardi nel 2015 (0,3% del Pil) e di circa 7,3 miliardi nel 2016 (0,4% del Pil). Gli effetti in termini di fabbisogno sono analoghi a quelli sull’indebitamento netto”. Il disegno di legge di stabilità è stimato comportare “effetti sul bilancio dello Stato, cioè in termini di saldo netto da finanziare, pari ad un peggioramento di circa 1,7 miliardi nel 2014, seguito da un miglioramento di circa 13 miliardi nel 2015 e 7,1 miliardi nel 2016. Rispetto al disegno di legge approvato dal Senato in prima lettura, prosegue l’ex sindacalista Cisl, “l’esame da parte della Camera ha determinato un miglioramento dell’indebitamento netto di circa 174 milioni di euro nel 2014 seguito da un peggioramento nel biennio successivo di circa 6 milioni di euro nel 2015 e di circa 20 milioni nel 2016. Gli effetti dell’esame della Camera sul fabbisogno sono identici a quelli sull’indebitamento netto”.

Molte le voci critiche sulla Legge di Stabilità. Significativa, all’interno della maggioranza, la posizione espressa da tre senatrici “renziane”: “abbiamo smesso di credere in Babbo Natale, ma un buon padre di famiglia ed aggiungiamo noi, una buona madre di famiglia, per riprendere la metafora di Letta, deve avere più coraggio e le idee più chiare per sostenere il Paese ad uscire dalla crisi” affermano le senatrici del Pd Laura Cantini, Isabella De Monte e Nadia Ginetti che annunciano un voto favorevole sofferto alla manovra. “Non è la finanziaria di cui il Paese ha bisogno, non c’è una visione unitaria ma tanti micro interventi, alcuni persino molto discutibili inseriti a caso nei tanti provvedimenti che hanno creato un vero e proprio ingorgo parlamentare. Una legge che aumenta il prelievo fiscale e contributivo e che si limita a cambiare il nome di alcune tasse, aumentandone peraltro il carico, come avviene con la Tasi, non è la medicina che serve al Paese”. Sempre dentro la maggioranza, si registra il malumore di Scelta Civica, che vota la fiducia “per senso di responsabilità”, ma “senza alcuna convizione politica”; un vero e proprio ultimatum del gruppo, che chiede che “nel decreto milleproroghe siano eliminate le norme relative in particolare alla stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione e delle società partecipate. Altrimenti valuteremo molto seriamente il nostro ruolo all’interno di questo governo”.

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Sarà vietato pagare gli affitti in contanti: l’emendamento alla legge di Stabilità

affitto-locatore-soldi-tuttacronacaNon mancheranno le polemiche per una novità in arrivo con la Legge di Stabilità per un emendamento del Pd approvato dalla commissione Bilancio alla Camera: non sarà più possibile pagare gli affitti in contanti. L’emendamento è stato presentato da Marco Causi, capogruppo Pd in commissione Finanze, Laura Braga, neo responsabile ambiente del partito, e Davide Baruffi, ed ha avuto il parere positivo tanto del relatore, Maino Marchi (Pd), che del Governo. Vi si legge: “I pagamenti riguardanti canoni di locazione di unità abitative fatta eccezione per quelli di alloggi di edilizia residenziale pubblica, devono essere corrisposti obbligatoriamente, quale ne sia l’importo, in forme e modalità che escludendo l’uso del contante e ne assicurino la tracciabilità anche ai fini della asseverazione dei patti contrattuali per l’ottenimento delle agevolazioni e detrazioni fiscali da parte del locatore e del conduttore”.

Cambia la stabilità: cuneo fiscale, Cig e pensioni

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La legge di Stabilità sarà oggetto di modifica in particolare per quanto riguarda cuneo fiscale, pensioni e Cig. Lo annuncia il relatore al provvedimento, Maino Marchi, spiegando che, tra gli altri capitoli, si punterà a intervenire sul patto di stabilità, sull’assetto idrogeologico, ma anche sulla sicurezza e la scuola. Sulle pensioni, nel dettaglio, l’obiettivo è indicizzarle fino a duemila euro, ma tutto “dipenderà dalle risorse”.

Stretta sulla Cig! La Stabilità leva il sussidio a chi ne ha già beneficiato

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Stretta sulla Cassa Integrazione. La Stabilità taglia il trattamento di mobilità in deroga che sarà concesso per una durata massima di 7 mesi (10 al Sud) a coloro che hanno beneficiato del sussidio per meno di 3 anni e per una durata di 5 mesi (8 al Sud) per chi ha già beneficiato dell’ammortizzatore per più di 3 anni. Per il 2015 e il 2016  non potrà essere concesso a coloro che ne hanno già beneficiato per 3 anni (anche non continuativi).

 

Letta blinda anche la Tav e si conferma “blindatore”

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C’era una volta il rottamatore, oggi c’è il “blindatore”. Enrico Letta blinda anche la Tav. Alla fine del vertice italo-francese il comunicato avverte che i governi di Italia e Francia “considerano la nuova linea Lione-Torino un cantiere aperto di cui sottolineano il carattere prioritario della realizzazione”.

Italia e Francia quindi confermano l’impegno “ad adottare sin da questo momento tutte le misure necessarie per ottenere il cofinanziamento comunitario ed in particolare a presentare nel 2014 alla Commissione una domanda congiunta per ottenere il sostegno europeo al tasso massimo per il periodo 2014-2020″, più tutta una serie di dettagli tecnici mirati ad accelerare i lavori: “incaricano la Cig di perseguire ed intensificare gli sforzi per ottimizzare il montaggio economico e finanziario, comprese le misure relative al rapporto modale”, e “confermano l’impegno di Ltf delle procedure per il lancio della gara di appalto per i lavori di scavo della galleria geognostica di Saint Martin La Porte, il cui bando di gara dovrebbe essere assegnato nel 2014. Si tratta di preparare sin da ora l’avvio di questi lavori che potranno iniziare sin dal 2015″.

La Tav è una “grande infrastruttura che va avanti con la tempistica indicata”, ma la Tav è solo la prima tappa, ormai il treno Letta nons i ferma più e il premier afferma abbiamo parlato del “tema della continuazione della Tav”, ma anche di “un’altra importante infrastruttura, la Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza”, un progetto teso a “rendere ancora più osmotici i nostri due Paesi”.

No all’aumento di capitale per Alitalia! Air France non sottoscrive ed è bufera!

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“I rappresentanti del gruppo Air France-Klm nel Consiglio di amministrazione dell’Alitalia hanno apprezzato le modifiche al piano industriale, ma non le hanno ritenute sufficienti, soprattutto sul fronte della ristrutturazione del debito” con queste parole Alitalia continua a volare nella bufera. Dopo tante indiscrezioni ora è arrivata la nota ufficiale  nella quale Air France si dice indisponibile a sottoscrive l’aumento di capitale di Alitalia, anche se resterà partner del vettore italiano. Ieri, in tarda serata, Alitalia aveva approvato un nuovo piano industriale della compagnia, prorogando l’aumento di capitale al 27 novembre. Ora serve un nuovo socio industriale, si deve quindi ricominciare a cercare un nuovo partner e soprattutto limitare gli esuberi che potrebbero avere una ripercussione pesante, proprio a tale riguardo il  vicepresidente Salvatore Mancuso si era limitato a dire “sono stati tenuti in grande considerazione i lavoratori e le loro famiglie”. Ma nel comunicato finale c’è scritto: “Il piano industriale si basa sulla ricerca di una accresciuta efficienza nella gestione delle attività e su un miglioramento della capacità di competere sul mercato anche attraverso una severa riduzione dei costi”. In particolare il nuovo piano prevede la riduzione del numero di aerei a medio raggio con il mantenimento di ore volate rispetto al 2013 grazie ad un miglior utilizzo della flotta. “Saranno aumentati – si legge ancora – i voli internazionali e intercontinentali”.

Le Regioni hanno finito i soldi per la Cig, il sistema è al collasso?

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Si sono rotti gli equilibri e ora sembra una grande corsa nel baratro dei conti in rosso. Tutto ha avuto inizio con un gruppo di lavoratori cassaintegrati a Catanzaro che hanno chiesto di vedere un documento: cioè l’attestato che esistono i fondi per pagare gli ammortizzatori sociali. I funzionari prendono tempo e i lavoratori in cassa integrazione bloccano una delle arterie più importanti della città. Ma Anche a Cosenza si sparge la voce e i cassaintegrati salgono sul tetto del palazzo dell’Inps e minacciano suicidi se i sussidi non venissero pagati. il problema di fondo esiste poiché sono circa 20 mila i lavoratori in mobilità o in cassa integrazione che attendono da 9 mesi i sussidi già autorizzati. Ma se il sud piange il nord non ride . Centinaia di migliaia di famiglie sono senza redditi anche se avrebbero diritto alla forma “eccezionale” ( che ormai è divenuta una norma, come succede spesso in Italia) di sussidio. La verità è una: la cassa integrazione è al collasso, le Regioni hanno finito i soldi e sono sempre più le aziende che mettono in mobilità i propri dipendenti. Il sistema non regge più.

Come spiega La Repubblica:

Dal distretto del tessile a Como, al commercio nel Lazio, fino all’edilizia in Campania o in Sicilia, sono probabilmente circa 350 mila i lavoratori che subiscono forti ritardi nel versamento degli ammortizzatori in deroga. La stima è di Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, ma il “probabilmente” su di essa è d’obbligo. Il caos su autorizzazioni, versamenti e fabbisogno finanziario sulla Cig in deroga è tale che né l’Inps (che paga) né il ministero del Lavoro (che regola) hanno il quadro completo della situazione. Non si sa quante persone messe fuori dalle imprese non percepiscono più anche solo i soldi per comprare gli alimenti di base. La sola certezza è che centinaia di migliaia di lavoratori sono lasciati per mesi in un limbo, dopo che era stato garantito loro che potevano contare sugli ammortizzatori sociali. Solo in questi giorni, benché se ne parli da giugno, il governo ha sbloccato 500 milioni per accelerare i pagamenti degli arretrati. Si aggiungono poi 287 milioni dirottati in extremis dai fondi europei per contribuire alla cassa in deroga in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Saranno usati nei prossimi giorni per saldare alcune delle mensilità arretrate. Ma secondo stime (informali) del ministero del Lavoro, solo sul 2013 resta comunque un buco di 330 milioni. In questa fase il costo complessivo della Cig in deroga, secondo stime (ancora una volta, informali) del ministero del Lavoro, è di tre miliardi l’anno. Non è poco, se si considera che viene finanziata dalla fiscalità generale e non dai versamenti delle imprese presso l’Inps. Questo strumento di emergenza era nato con l’inizio della recessione per le esigenze di piccole aziende di ogni tipo: edilizia, artigiani, negozi, studi di notai o di avvocati. Imprese non hanno mai dovuto versare contributi all’Inps per la cassa integrazione. A titolo di confronto, nel 2012 le medie e grandi imprese industriali hanno versato 3,6 miliardi per gli ammortizzatori e hanno usato Cig ordinaria e straordinaria per 5,2 miliardi. Per loro il fabbisogno da coprire è dunque di circa la metà rispetto alle piccole imprese.

Ma non è solo la carenza di risorse a provocare quel dramma sociale silenzioso che è il collasso della Cig in deroga. Non era inevitabile che finisse così. A complicare tutto contribuiscono le scelte delle regioni, le incongruenze legali di questo strumento e l’insistenza dei sindacati a usarlo a dispetto delle disfunzioni che comporta.

[…] Da metà 2012 però i fondi delle regioni sono finiti e lo Stato centrale si è fatto carico della Cig in deroga per intero. Si è giunti dunque a un paradosso: un’amministrazione regionale autorizza una gran quantità di spesa pubblica alla quale deve far fronte un’altra amministrazione. Chi decide, sa che poi non dovrà pagare, magari alzando le imposte sui propri elettori. Non è dunque un caso se questo meccanismo di deresponsabilizzazione ha fatto esplodere il ricorso alla Cig in deroga. Hanno poi contribuito anche i sindacati, che su questo strumento hanno un potere vincolante: gli ammortizzatori non scattano se il sindacato non firma. Qua e là, di rado, ciò ha prodotto richieste di favori e tangenti per dare via libera alla cassa. Casi, sembrerebbe, sporadici. Ma anche agendo nelle regole, i sindacati tendono a prediligere questo strumento perché conferisce loro un ruolo
centrale. Formalmente la cassa integrazione è un reddito transitorio in attesa che la crisi passi e il lavoratore rientri in azienda. Nella pratica, con la Cig in deroga, diventa sempre meno così: il lavoratore non rientra quasi mai. Se i sindacati e le imprese accettassero la realtà del licenziamento, chi perde il posto avrebbe almeno diritto al sussidio di disoccupazione per 12 o 18 mesi: quello sarebbe sicuro e puntuale, perché coperto da automatismi di legge. Invece si preferisce continuare a fingere che certi posti non siano persi per sempre, a costo di lasciare gli addetti senza ammortizzatori sociali per mesi.

Alitalia indagata, chiese la cassa integrazione per 250 dipendenti

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Alitalia è oggetto d’indagine per aver, secondo l’accusa, indebitamente percepito soldi a danno dello Stato per finanziare la cassa integrazione di 250 dipendenti, alla fine del 2012. La motivazione fu che c’era un eccesso di personale rispetto al reale fabbisogno della compagnia aerea. L’indagine è scattata come filone in seguito all’incidente dell’aereo Carpat Air finito fuori pista a Fiumicino.    

Secondo le indagini Alitalia avrebbe dichiarato il falso avendo stipulato il giorno precedente alla messa in cassa integrazione un contratto con la Carpat Air per il noleggio di aerei e di personale.  Non c’era quindi un esubero di personale?

Secondo Alitalia però non c’è stato nessun illecito “A proposito di quanto riportato da alcune agenzie di stampa, Alitalia ritiene di non aver commesso alcun illecito”, questo ha scritto la compagnia aerea in un comunicato in cui ha anche aggiunto  “Tempo prima della richiesta della Cig, Alitalia aveva stipulato un contratto con Carpat Air in Wet Leasedelegando alla compagnia romena la gestione di alcune rotte. Nessun nesso quindi tra l’appalto dato a Carpat Air e la cassa integrazione”.

Ora sul caso dovrà esprimersi la magistratura. 

 

Se crolla il governo che ne sarà di pensionati, esodati e cig?

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Cosa ne sarà di pensionandi, pensionati, esodati e cassaintegrati se cade il governo Letta? La riforma Fornero non funziona e questo è un dato di fatto, ma ci sarà il tempo per apportare le modifiche? Molto si cercherà di fare con la legge di stabilità che verrà presentata al Parlamento in ottobre… sempre che il governo regga fino a quella data. Giovannini promette anche misure di contenimento del cuneo fiscale. E il lavoro? Con il governo che è in disequilibrio costantemente sono molti gli interrogativi che per il momento ancora non hanno risposte.

IlSussidiario.net ha riportato quanto dichiarato nell’intervista da Silvano Moffa, ex Presidente della Commissione Lavoro della Camera:

Cosa rischiano pensionati, pensionandi, esodati, cassaintegrati se cade il governo Letta?

In queste settimane stanno venendo a galla tutte le incognite della riforma Fornero. E che fine farà il taglio delle pensioni d’oro su cui pure si è impegnato il governo ma che ha già ottenuto un primo stop dalla Corte costituzionale perché va a toccare i diritti acquisiti dei lavoratori? Tutto dipenderà dalla legge di stabilità che verrà presentata alle camere a ottobre. Sempre che l’attuale governo sia ancora in carica. Secondo il ministro Giovannini, la legge di stabilità conterrà anche misure per il contenimento del cuneo fiscale. IlSussidiario.net ne ha parlato con Silvano Moffa, ex Presidente della Commissione Lavoro della Camera.

Se cade Letta che ne sarà della riforma pensioni? Esodati e cassa integrazioni rimarranno senza copertura? Che fine farà il taglio delle pensioni d’oro?

Non so se il governo cadrà, nonostante le fibrillazioni di questi giorni. Sul fronte delle convenienze reciproche credo che alla fine ci sia un interesse comune dei due poli a tenere in piedi l’attuale esecutivo. Tuttavia, se dovesse cadere sicuramente ci sarà un rallentamento del processo di riforma della riforma, per il recupero delle parti dannose che la riforma Fornero ha introdotto.

Solo un rallentamento?

Secondo me sì, anche perché ci saranno ulteriori passaggi che debbono essere fatti all’interno della finanziaria. È lì che bisognerà trovare le risorse aggiuntive necessarie.

Come giudica l’operato del governo sul tema delle pensioni?

Guardi, già all’epoca del governo Monti, attraverso la Commissione Lavoro della Camera, chiedemmo di impostare un percorso completamente diverso. E in parte riuscimmo a sanare la questione “esodati”. Ovviamente questi temi oggi sono tornati in primo piano.

Qual è l’argomento più urgente da affrontare?

Tutto quello che si riesce a fare per recuperare un equilibrio su un tema così fortemente sbilanciato è positivo. La riforma del lavoro ha infatti ridotto l’area della flessibilità in entrata con conseguenze pesantissime sulla disoccupazione giovanile, con molti contratti a termine che non sono stati rinnovati. A suo tempo dicemmo: attenzione, in questa maniera avete preso come bersaglio la precarizzazione, ma di fatto avete fatto scomparire dal mercato le prime opportunità di lavoro che si presentano a un giovane. In più…

In più?

Il governo si è assunto l’onere di risolvere definitivamente il problema degli esodati esploso a suo tempo e parzialmente tamponato. Con la prossima legge di stabilità dovrà dire in che maniera intende farlo.

Con la legge di stabilità il governo vorrebbe addirittura ridurre il cuneo fiscale…

Non c’è dubbio che bisogna ridurre il cuneo fiscale per andare incontro alle esigenze delle imprese e dei lavoratori. Però, anche qui, il governo dovrà dire con quali risorse intende perseguire questo obiettivo.

È d’accordo con l’idea di introdurre una maggiore flessibilità in uscita per chi è prossimo alla pensione?

Assolutamente sì. È esattamente l’equilibrio che cercavamo di offrire alla Fornero quando proponevamo maggiore flessibilità in entrata e di rendere meno rigido il mercato in uscita. Che significava liberare il mercato del lavoro da tanti vincoli che ne bloccavano l’espansione. Questo purtroppo non è avvenuto: abbiamo mantenuto un mercato rigido con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Cosa ne pensa dell’idea del ministro Giovannini di dare un acconto sulla pensione a chi perde il posto quando è a pochi anni, due o tre, dal traguardo?

In questo modo si cerca di recuperare almeno in parte il danno causato dall’allungamento dell’età pensionabile creando una sorta di scivolo, con un’anticipazione. Voglio solo sottolineare il fatto che stiamo parlando di risorse che appartengono ai lavoratori: non stiamo regalando niente. Stiamo solo accorciando i tempi. In una situazione congiunturale sfavorevole come quella attuale può essere una boccata d’ossigeno. Ma non mi sembra una riforma sistemica del nostro sistema pensionistico.

Giusto il taglio delle pensioni d’oro?

Guardi, a suo tempo cui fu una discussione abbastanza accesa sull’argomento. C’era chi diceva che bisognava ridurle non tenendo conto che si tratta di diritti acquisiti. Altri, come me, dicevano invece: attenzione, mettendo in discussione diritti acquisiti rischiamo di andare a scontrarci con norme di rango costituzionale. Cosa che è puntualmente avvenuta. Quando ero Presidente della Commissione Lavoro, assieme al collega della Commissione Affari istituzionali, mettemmo chiaramente in luce il rischio di incostituzionalità di quella norma.

Sta dicendo che le pensioni d’oro non si possono tagliare?

No, non sto affatto dicendo questo. Si può fare introducendo un elemento di solidarietà, una sorta di bonus di solidarietà che può essere richiesto per un certo numero di anni a chi gode di pensioni fuori dall’ordinario tanto sono elevate. Chiedere a chi oggi si trova in condizioni di maggior benessere, addirittura di una ricchezza oltremisura, un atto di solidarietà mi sembra giusto. Non solo. Sarebbe un obiettivo più facilmente perseguibile e non attaccabile sotto il profilo della norma costituzionale.

Fiat investe 1 mld, ma proroga di Cig: gli italiani pagano un suv di lusso?

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La Fiat ha garantito gli investimenti necessari per il rilancio di Mirafiori, un miliardo che dovrebbe servire per la ripresa e la produzione di un nuovo modello di lusso: un suv targato da Maserati.   L’annuncio è arrivato nel corso dell’incontro tra l’azienda e i sindacati firmatari dell’accordo sullo stabilimento. Un mossa che serve prima di tutto a giustificare la richiesta di rinnovo della cassa integrazione straordinaria, in scadenza a fine mese per gli oltre 5000 dipendenti dello stabilimento torinese.

Con una nota il Lingotto ha ribadito l’impegno per il rilancio dello stabilimento spiegando che «l’azienda darà il via immediatamente al piano di investimenti necessario ad assicurare il futuro produttivo e occupazionale». Per farlo, e quindi riorganizzare le linee, sarà «richiesta la proroga dell’attuale cassa integrazione». La Fiat in cambio chiede e ottiene dai sindacati di difendere gli accordi firmati, quelli che l’hanno spinta a uscire da Confindustria, «strumenti determinanti per il rilancio qualitativo e produttivo degli stabilimenti» e «condizione imprescindibile per l’impegno industriale della Fiat in Italia». Alla Fiom, i cui delegati saranno riammessi in fabbrica dopo la sentenza della Consulta, lancia un appello ad «accettare le regole basilari della democrazia industriale, aderendo a un contratto firmato dalle organizzazioni sindacali largamente maggioritarie».

«Abbiamo fatto un accordo che ribadisce che il contratto firmato con la Fiat garantisce gli investimenti. Investimenti sono stati sbloccati e cominceranno a Mirafiori già nelle prossime settimane. È un ottimo risultato». Queste le parole di Luigi Angeletti, segretario della Uil. Soddisfatto Raffaele Bonanni, leader della Cisl: « Oggi è una giornata importante per i lavoratori di Mirafiori e di tutta la Fiat, frutto degli accordi e di positive relazioni sindacali». Sul piatto l’azienda avrebbe messo poco meno di un miliardo per produrre il futuro Suv della Maserati «entro il 2014» e -un altro modello di fascia alta.

Un grande risultato in tempi di crisi continuare a pagare la Cig? Un gran giorno quello in cui viene ribadita l’uscita da Confindustria? Il lavoro a quale prezzo? La sicurezza? i contributi degli italiani in una fabbriaca che ormai ha spostato il baricentro in altri continenti?

Sul web ecco le reazioni:

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Imu e Iva? Ce le teniamo!

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Il primo ministro Enrico Letta, il ministro della Economia Fabrizio Saccomanni e il Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco si sono incontrati ieri a Palazzo Chigi e la conclusione sembra essere una sola: ci terremo l’aumento dell’Iva e anche l’Imu, anche se magari non per tutti, ma il carico fiscale non cambierà nel complesso: i soldi forse ci sono, ma ce ne sono meno. Hanno provato a cercare le risorse necessarie per attuare le riforme necessarie per il pacchetto lavoro, l’Imu e la sterilizzazione dell’aumento Iva. Sono Marco Mobili e Marco Rogari a spiegare che, per loro, la conclusione che si tratta di una strada “in salita, che appare sempre più impraticabile”. Sul Corriere della Sera, Enrico Marro spiega: “Per evitare che l’Iva aumenti dal 21% al 22% dal prossimo primo luglio restano solo tre settimane. Ma il governo non ha ancora trovato una soluzione e a Palazzo Chigi prevale il “pessimismo”. Il rischio che l’aumento dell’Iva, e quindi dei prezzi, scatti è a questo punto concreto. Cancellare la decisione presa dal precedente esecutivo costa infatti due miliardi quest’anno e quattro a partire dal prossimo. Ma per la copertura finanziaria di un intervento del genere il governo non sa come fare. Anche perché altre necessità incombono”.

Per quanto possa fare il nuovo governo, deve comunque adeguarsi alle esigenze del fiscal compact, che vuole un ulteriore miglioramento del rapporto debito/pil e il lungo elenco di necessità di spesa. I 40 miliardi di euro che c’erano li hanno impegnati, fra il 2013 e il 2014, per ridurre il debito della Pubblica Amministrazione con le imprese, privilegiando il Sud. E Saccomanni, a Repubblica, ha spiegato che stiamo pagando anche un anno di disastroso Governo Monti: “In Italia, oltre alle debolezze strutturali, si è avuto un periodo di stasi politica da fine 2012 al nuovo governo: 5-6 mesi che l’Italia non si poteva permettere in questa fase”. Ma il ministro dell’economia spera, per quel che rigarda la riforma Imu, di riuscire a trovare “una soluzione a inizio agosto”. Non esclude infatti che “si possa trovare una rimodulazione dell’imposta che oggi grava sulle fasce più basse del Paese. Le risorse vanno trovate altrove”. Sempre su Repubblica, Roberto Petrini individua due “variabili sul tavolo: la tempistica e le risorse. La questione tempo è essenziale, non solo per far fronte all’emergenza lavoro, ma perché il nodo Iva-Imu va sciolto entro il mese di luglio e, sebbene per la riforma della tassazione sugli immobili il governo si sia dato tempo fino al 31 agosto, la cosa dovrà essere risolta entro l’8 agosto, cioè prima della chiusura per ferie del Parlamento”. Per quel che riguarda le risorse, servono almeno 2 miliarsi per l’Imu, a fronte dei 4 inizialmente previsti, che rappresentano il risultato di una “rimodulazione” che elimini la tassa sulla prima casa per i ceti più deboli e la mantenga sui più abbienti. Al riguardo, è previsto “l’aumento delle detrazioni base da 200 a 400 euro, esentando di fatto in questo modo l’85 per cento dei proprietari e lasciando l’onere del pagamento dell’Imu sulla prima casa sul restante 15 per cento dei titolari delle abitazioni di maggior pregio”. Si aggiunge un altro miliardo per intervenire sull’Imu per i capannoni e altri due ne serviranno per evitare l’aumento dell’Iva. Secondo Petrini, il punto è che “le coperture fino ad oggi usate traballano. […]. Ciò significa che il governo dovrà convincere i tre partiti della maggioranza a prendere il coraggio su due mani e dare il via libera ad una nuova fase di spending review con “parametri obiettivi”. La valutazione è che si possono recuperare 2-3 miliardi nella seconda metà dell’anno con un intervento non lineare ma sulla base di un lavoro chirurgico sul fronte delle spese. Un altro miliardo potrebbe venire dal fondo immobiliare del Tesoro ormai operativo, mentre si sta riaprendo l’intera partita dello sfrondamento delle agevolazioni fiscali. Senza contare che, in cerca di risorse, si sta rivalutando anche il cosiddetto piano Giavazzi per il taglio delle agevolazioni alle imprese pubbliche e private che potrebbe portare circa 800 milioni. Almeno 5-6 miliardi per consentire al governo di andare avanti nell’agenda economica”. Saccomanni dice e torna a ribadire che i soldi disponibili in natura non ci sono e quindi “soldi ci sono ma devono essere tolti ad altri”.

Continueremo ad avere vignette ancora a lungo…

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L’Imu non è sospesa, ma solo rimodulata?

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Chi ha mai parlato di sospendere l’Imu? Forse è stato il sogno degli italiani che vivendo nell’incubo delle tasse avevano avuto una fantasia proibita? Servono fondi da destinare all’occupazione dei giovani e con un decreto che con ogni probabilità arriverà a luglio il governo prevederà una rimodulazione dell’imposta sulla prima casa secondo il reddito del nucleo familiare e con l’introduzione della service tax, un’imposta unica che supererebbe anche l’attuale tassa sull’immondizia. Questo sembra essere il piano che è stato disposto sul tavolo della riunione che si è tenuta a Palazzo Chigi tra il premier Enrico Letta e il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni.

Lo stesso ministro dell’economia qualche ora dopo ha affermato, durante un’intervista alla “Repubblica delle Idee” che non si era mai parlato di “sospensione” ma di “rimodulazione”.

Il Pdl imperversa e il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ribatte prontamente quanto dichiarato dal ministro: “Bene fa il ministro tecnico Saccomanni  a ricordare che il suo è un governo di coalizione e che nei governi di coalizione le decisioni sono necessariamente affidate alla collegialità dei ministri. Per quanto riguarda la cosiddetta rimodulazione dell’Imu sulla prima casa per le fasce basse sarà certamente una sua opinione che non corrisponde però a quanto concordato in sede di programma. Sarebbe bene in ogni caso che su questi temi così delicati si evitassero opinioni personali. Per quanto riguarda il Pdl  non accetteremo nessuna altra formulazione se non l’abolizione dell’Imu sulle prime case per tutti. E questo il presidente Letta lo sa benissimo”.

No all’Imu a giugno… ma c’è la clausula di salvaguardia!

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Il Consiglio dei Ministri, riunitosi stamattina, ha decretato che la rata Imu sulla prima casa verrà sospesa fino al 16 settembre: se non si riuscirà a fare la riforma “entro il 31 agosto”, però, si pagherà in quella data. Stop all’Imu quindi, ma con clausula di salvaguardia. Non sono previste però sospensioni per gli immobili di pregio mentre il decreto è valido anche per i terreni agricoli e i fabbricati rurali. L’ok è arrivato anche al rifinanziamento della Cig in deroga mentre il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha ricordato che il governo “non vuole fare debiti per il futuro, non vuole scaricare debiti sulle nuove generazioni”. Le scelte che l’esecutivo farà, ha aggiunto, saranno “scelte pro-crescita con grande attenzione ad occupazione”. 100 giorni quindi per “tenere i conti a posto” e guadagnarsi la fiducia dell’Europa mentre Alfano esprime la sua piena soddisfazione per il risultato della giornata odierna: “Il governo si è incamminato su una buona strada perché il superamento dell’Imu è un obiettivo a portata di mano e darà una boccata ossigeno per famiglie e per deducibilità alle imprese. Per coprire quanto fatto non si sono messe tasse da altre parte ma 100% tagli e zero tasse”. C’è da chiedersi se entro il 31 agosto troveranno una soluzione che sia definitiva sen za che siano i cittadini a rimettere mano ad un portafoglio sempre più vuoto. Al termine della riunione è stato inoltre annunciato il nome del nuovo ragioniere di Stato: sarà Daniele Franco.

Il ministro dell’economia ha le idee chiare… i soldi si troveranno!

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Come verranno finanziati la sospensione dell’Imu e della Cig? Il ministro Sacconi a  a conclusione del G7 finanziario in Inghilterra ha risposto in modo chiaro e determinante: “Si troveranno”. Adesso con questa rassicurazione gli italiani potranno dormire sonni tranquilli, il governo di servizio al Paese ha preso un impegno politico e non ha ancora deciso dove reperire i fondi per riuscire a finanziare queste scelte di governo… se i soldi per l’Imu e la Cig si troveranno, quelli per la ripresa economica e per gli esodati “si aspetteranno” forse come pioggia dal cielo “cadranno”? Per il momento Letta e il suo governo vanno in ritiro a pregare per noi!

Fiat e sindacati trovano l’accordo a Melfi… I cittadini pagheranno 2 anni di Cig

 

Fra due anni gli italiani si potranno permettere solo questo! (Forse)BeFunky_ViewFinder_3m

Passera sulla Fiat: prima guardiamo il progetto, poi i commenti

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Cassa integrazione alla Fiat: leggi qui.

“Guerra civile” all’Ilva tra sindacati. La Fiom non firma la Cassa Integrazione

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Ilva: gli impianti di Genova si fermeranno entro 3-4 giorni

Minacce dall’azienda per il rifiuto di dissequestro dei prodotti finiti.

IL RICATTO ILVA CONTINUA!

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Crisi di Natale per 1428 operai dell’Ilva messi in Cig

Prodotti sequestrati e messa in cassa intergrazione per 1428 operai.

BENVENUTI IN ITALIA!

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