Una cena, quella consumata il 9 luglio del 2011, che Nicola Pagliuca, capogruppo Pdl alla Regione Basilicata, si ricorderà. Quel menu che ha inserito tra i rimborsi per l’attività politica e amministrativa suona come l’ennesima porta sbattuta in faccia agli gli italiani. 6 coperti, tante prelibatezze e un vino rosso da 66 euro a bottiglia che suonano come un insulto a chi non riesce a far quadrare i conti a fine mese. Perchè un parlamentare non può pagarsi una cena? Perché questo uso sconsiderato del denaro pubblico? Qual’è il meccanismo che scatta nelle teste dei politici? Forse si perde quel ruolo di “servizio” e si assume un ruolo di “sovrano pronto a elargire cene e favori”. Volendo fare un po’ di psicanalisi, forse questo avviene perché ci si sente anche fragili a causa della vera identità politica che oscilla e non si ritrovano gli ideali ( ammesso che ce ne fossero all’inizio). Si è lì a dover eseguire “ordini” che vengono “dall’alto”, spesso impossibilitati ad esprimere una propria opinione e allora si pensa di poter dimostrare la propria “forza” pagando una cena con i soldi pubblici.. Come un’affermazione del proprio ego così tanto sottomesso alle logiche di partito.
Il che non giustifica… piuttosto è umanamente patetico l’atteggiamento di certi politici che cercano un’affermazione attraverso il denaro invece che attraverso le idee.
E’ patetico vedere come nei rimborsi di Pagliuca, ora agli arresti domiciliari, ci siano migliaia di fatture, scontrini e ricevute… perfino i pasticcini da 235 euro e da 126 euro acquistati in due negozi diversi del paese, per il compleanno della figlia di Pasquale Robortella del Pd.
Come si fa a diventare così patetici e così straordinariamente melò? Quasi quasi vien da pensare che siamo finiti nel libro “Cuore” Riusciremo ancora a voltare pagina?.