C’è chi il mare lo ha nel cuore e vuole sentire il rumore di sottofondo delle onde anche quando pronuncia il fatidico “sì”. Ostia lo coltiva da anni questo sogno: dare la possibilità alle coppie che ne fanno richiesta di poter celebrare il proprio matrimonio in spiaggia.
Ieri il consiglio del X Municipio ha votato all’unanimità un ordine del giorno che avvia le procedure per creare una «casa comunale» sulla spiaggia. «Dare mandato agli uffici, di concerto con le commissioni competenti di procedere alla verifica di fattibilità giuridica ed economica per consentire la celebrazione dei matrimoni sulla spiaggia pubblica comunale» si legge nel documento che porta la firma del consigliere del Pdl Cristiano Rasi e di quello di Fratelli d’Italia Salvatore Colloca.
Il matrimonio in spiaggia può diventare un vero e proprio business per il litorale romano… Cin Cin a tutti coloro che si sposeranno con la sabbia sotto i piedi!
Si sono svolti alla Chiesa degli Artisti i funerali di Vincenzo Cerami, lo scrittore e sceneggiatore che ci ha detto addio mercoledì dopo una lunga malattia. Alla cerimonia, sobria e intensa, hanno preso parte, tra gli altri, Roberto Benigni con Nicoletta Braschi, Ettore Scola, Nicola Piovani, Marco Bellocchio, Raffaele La Capria, il sindaco di Roma Ignazio Marino, Walter Veltroni, Antonio Albanese, Laura Morante, il ministro dei Beni culturali Massimo Bray.
Durante la funzione Mariano Rigillo ha letto un brano dal Vangelo, Silvia Siravo ha recitato la preghiera degli artisti, mentre Norma Martelli, moglie di Piovani e interprete di molti spettacoli di Cerami, ha letto alla fine alcuni suoi versi concludendo: “Grazie poeta da tutti gli attori per tutte le parole con le quali ci hai fatto giocare”. Erano circa 200 le persone che, all’esterno, hanno riservato un ultimo applauso all’autore che tanto da dato alla nostra arte. Il feretro è tumulato al cimitero Flaminio.
Lutto nel mondo del cinema italiano: è morto lo scrittore, sceneggiatore e drammaturgo italiano Vincenzo Cerami. Era stato candidato all’Oscar nel 1999 per “La Vita è bella” con Roberto Benigni. Cerami era malato da tempo. Nato a Roma il 2 novembre 1940, figlio di genitori siciliani, alla scuola media era stato allievo di Pier Paolo Pasolini, un incontro che ha sempre ritenuto determinante per le sue scelte successive. Nel 1976 ha fatto il suo debutto nel mondo letterario con il romanzo Un borghese piccolo piccolo,satira delle frustrazioni piccolo-borghesi da cui verrà tratta anche una fortunata trasposizione cinematografica. In seguito, tra le altre opere, ha scritto Addio Lenin (1981), il romanzo fantastico La lepre (1988) e il racconto musicale realizzato con Nicola Piovani Il signor Novecento (1994). Nel 1996 pubblica Consigli a un giovane scrittore (1996), divertita escursione nel mondo della scrittura mentre in Fattacci (1997)racconta e analizza quattro delitti saliti alla ribalta della cronaca italiana. Cerami ha scritto anche racconti, raccolti in La sindrome di Tourette. La sua ultima opera è stata Vite bugiarde, uscita nel 2007.
Ma Cerami non si è dedicato solo alla letteratura: ha scritto per il cinema, collaborando con registi qualiBellocchio, Amelio e Benigni. Come commediografo lo ricordiamo quale autore di L’amore delle tre melarance; L’enclave des Papes, 1984; Sua maestà, 1986 e Ring, 2000. In gioventù Cerami si era dedicato anche all’attività sportiva in qualità di rugbista, salvo poi interrompere la carriera nel Frascati a causa di un incidente di gioco. Fino al 2009 ha inoltre ricoperto l’incarico di Ministro dei Beni Culturali del governo ombra del PD al Governo Berlusconi IV. Nello stesso anno, nel mese di giugno, ha ricevuto l’incarico di assessore alla cultura al Comune di Spoleto. La posizione era condizionata all’elezione a sindaco di Daniele Benedetti, elezione poi effettivamente avvenuta. La sua decennale esperienza, che ha prodotto pagine e sceneggiature che s’imprimono nella storia culturale del nostro Paese, l’ha poi condivisa con gli studenti della scuola di cinema di Cinecittà ACT MULTIMEDIA, dove ha lavorato come docente.
Google si metamorfizza e rende omaggio a Frank Kafka con un Doodle che celebra i 130 anni della nascita dello scrittore austro-ungarico. Si è scelto il racconto surreale, in cui il protagonista Gregor Samsa, si risveglia scarafaggio e inizia la sua lotta per sopravvivere come gigantesco insetto, che fa ribrezzo e soffre l’emarginazione della società. Tanti auguri a Kafka, un esempio di scrittura surreale e intimista che da sempre affascina di generazione in generazione e non si lascia “schiacciare” dalle mode della nuova editoria. Attuale e immediata la scrittura di Kafka non risente del tempo che passa, narra vicende quotidiane in cui chiunque si immedesima Da “Il Processo” al “Castello”, da “America” a il “Colloquio con l’ubriaco” fino ad arrivare a “Lettere al padre”, la sua letteratura racconta l’impotenza dell’uomo davanti all’autorità.
Quando sarà indetta la giornata mondiale dello scarafaggio ci si domanda in twitter?
“Chi ha rubato i fiori del presidente Napolitano?”: avvolto dall’abbraccio delle nipoti, Dario Fo cerca di alleggerire con una battuta il dolore dei suoi cari prima della tumulazione della sua Franca, la cui salma è stata posta nel famedio del cimitero monumentale, al fianco della tomba di Enzo Jannacci, con il quale era amica fin dal 1963, quando si erano conosciuti al Derby, il locale milanese di cabaret dove allora passava il meglio della creatività irriverente meneghina. Tra Enzo Jannacci, Dario Fo e Franca Rame è nato allora un legame artistico, umano, cameratesco, amicale leale, solido e divertente come raramente succede nel mondo dello spettacolo e che non è mai terminato. La notizia della morte dell’amico, Franca l’ha appresa quando si trovava, con il marito, a Gubbio, all’università di Alcatraz, dove stavano tenendo un corso di teatro. “Sono disperata, disperata”, aveva detto tra le lacrime. Era stato proprio Dario Fo a tenere a battesimo, nel dicembre 1964, il disco di esordio di Jannacci, La Milano di Enzo Jannacci. Una collaborazione che continua e, nel 1968 arrivò anche Vengo anch’io. Da allora Enzo, Dario e Franca hanno continuato a mescolare allegre serate in famiglia e lavoro. Raccontava Franca: “E c’era anche la Pupa, la moglie di Enzo. Eravamo e siamo davvero amici fraterni, mi pare di conoscerlo da sempre. Quante cene e quante feste noi quattro insieme. E quanti lavori. Un giorno me li vedo arrivare a casa, Dario e Enzo, e mi dicono ‘senti che bella canzone che abbiamo creato’. E si mettono a cantare ‘o mio buon padre non bere quel vino / o mio buon padre / non bere quel vino che l’è avvelenà…..’. Era Donna lombarda, un celebre canto popolare lombardo. ‘Ladri’ ho detto. Erano due burloni mascalzoni”. E ancora un ultimo, struggente, ricordo. “Un anno fa era venuto a trovarci a Cesenatico. La mattina non mi riconosceva, per i sedativi che prendeva. Poi ci è tornato quest’estate e faceva l’impossibile per far vedere che stava bene. Continuava a ridere, faceva i bagni e sapevamo tutti che aveva le metastasi e che non stava bene. Ma aveva questa forza, la forza di continuare a ridere, anche se soffriva, perché soffriva. Era medico e sapeva tutto”.
Erano migliaia, oggi, le persone in piazza, uomini e soprattutto donne, e tanti giovani, soprattutto quelli di movimento, arrivati con un camioncino. Il corteo, partito dal Piccolo di via Rovello, dove era stata allestita la camera ardente, è giunto allo Strehler accompagnato da lunghi applausi ed è stato accolto dai gonfaloni delle istituzioni e da tanti fiori sotto una gigantografia di Franca Rame, posta sul palco. Tra gli altri, hanno dato il loro ultimo saluto all’attrice il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, la moglie Cinzia Sasso, l’ex attivista della sinistra extraparlamentare Oreste Scalzone, lo scrittore Stefano Benni e il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo (che ha salutato il premio Nobel e ha portato con sé una rosa rossa). A salutarla anche Inge Feltrinelli, vestita di rosa, uno dei colori preferiti da Franca Rame. “Era la più elegante la più vistosa. Era coraggiosa, solare, una delle poche donne speciali di questo periodo”. Anche l’addio al Piccolo Teatro era un desiderio di Franca Rame. “E’ normale, doveroso ed era un suo desiderio. Me l’ha detto Dario quando sono andato a trovarlo”, ha spiegato il direttore Sergio Escobar. E le donne intervenute oggi hanno accolto il suo apello: le voleva vestite di rosso e non le sarebbe dispiaciuto che le cantassero “O bella ciao”. E così è stato, in un momento di commozione che ha abbracciato tutta la folla presente.
Anche il sindaco Pisapia, aprendo la cerimonia, le ha inviato un messaggio: “Franca sei stata e sei proprio brava: anche oggi hai riempito la piazza. E tutto attorno a te c’e’ la volonta’ perchè le tue e nostre speranze diventino realtà, un mondo per cui continueremo a batterci e sappiamo che tu ci accompagnerai.” “Quanti cortei, quanta indignazione, quanta voglia di combattere contro le ingiustizie: questa è la Franca che piangiamo e che rimpiangeremo”, ha aggiunto. Poi ha conlcuso: “Sei stata una donna coraggiosa, forte e libera: guardereno la tua forza per essere anche noi piu’ forti, al tuo coraggio per non avere piu’ paura, all tua liberta’ per difendere quella di tutti noi”.Anche il figlio ha preso la parola, commosso: “Se si sono estinti i dinosauri, si estingueranno anche questi qua, queste persone che non hanno amore né rispetto per l’umanità. Vorrei che andaste a casa con un po’ di fiducia, perché, come diceva mia madre, Dio c’è ed è comunista. E io aggiungo che è anche femmina”. Jacopo Fo ha ringraziato tutti: “Quella di ieri è stata un’esperienza pazzesca, quanti compagni, quante compagne abbiamo visto. Tutti mi hanno detto che mia madre ha fatto qualcosa per gli altri”. Ha aggiunto anche un suo ricordo personale: “A 16 anni mi disse che dovevo fare un fumetto sul manicomio criminale di Aversa, un luogo dove venivano fatte cose orribili. Lei, da parlamentare, riuscì a far chiudere quell’orrore. Ora quando sento i compagni delusi che dicono che non abbiamo combinato nulla in questi 40 anni io dico: ‘Non è vero’. Oggi abbiamo dei problemi enormi, ma 40 anni fa era peggio e noi abbiamo lottato per questo”. E’ tornato anche sulle polemiche legate al servizio del Tg2: “Qualche imbecille ha parlato della bellezza di mia madre”, ha detto, ricordando la vicenda dello stupro di cui la madre fu vittima negli anni ’60. “Che cazzata”, ha proseguito, “mia madre rompeva i coglioni e per loro era intollerabile che ci fosse una donna, una bella donna, che si opponeva a questo orrore”.
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Il suo Dario, invece, fedele a quanto dichiarato ieri, “Non sarà una commemorazione, ma un commiato”, non ripercorre la vita insieme, ma recita un testo che la moglie, per una volta da sola, e non a quattro mani come erano soliti fare, aveva scritto sulla creazione di Adamo ed Eva e la rinuncia al paradiso terrestre. Poi chiude con queste parole: “C’e’ una regola antica nel teatro: quando hai concluso non c’e’ bisogno che tu dica un’altra parola: saluta e pensa che quella gente che hai accontentato nel pensiero e nella parola ti sarà riconoscente. Ciaooo!”. Un “ciao” lunghissimo alla sua Franca, urlato con la gola chiusa dal pianto.
a quanto dichiarato il giorno prima, “Non sarà una commemorazione, ma un commiato”, Fo non ripercorre la vita insieme, ma recita un testo che la moglie aveva scritto sulla creazione di Adamo ed Eva e la rinuncia al paradiso terrestre. Poi chiude con queste parole: “C’e’ una regola antica nel teatro: quando hai concluso non c’e’ bisogno che tu dica un’altra parola: saluta e pensa che quella gente che hai accontentato nel pensiero e nella parola ti sarà riconoscente. Ciaooo!”. Un “ciao” lunghissimo alla sua Franca, urlato con la gola chiusa dal pianto.
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Che succede se una figlia diventa una Femen in Tunisia? La famiglia si scusa con la folla e cerca di attribuire la protesta della ragazza a problemi psicologi con la famiglia, ridimensionando le accuse politiche di Amina. Dal carcere, dove è stata rinchiusa domenica scorsa a seguito dell’ennesima protesta che l’aveva vista protagonista di alcune scritte sul muro di un cimitero e per essere stata trovata in possesso di una bomboletta di gas urticante, la Femen non può parlare. Sua madre si è mostrata alle telecamere e ha spiegato, esibendo certificati medici dell’ospedale El Razi, che Amina è affetta da problemi psichici riconducibili al fatto che i genitori, qualche anno fa, si erano trasferiti per lavoro in Arabia Saudita e la figlia non ha mai elaborato questa separazione. Sempre la madre ha poi dichiarato che Amina ha incontrato, poi, questo gruppo di Femen su Facebook e loro hanno manipolato la mente di una ragazza disturbata per farle assumere comportamenti “osceni”. Per questo la famiglia dopo la prima foto che ritraeva la ragazza a seno nudo aveva cercato di tenerla chiusa in casa. Ma queste tesi sono molto controverse. C’è chi infatti sostiene che Amina sia stata drogata, portata da uno stregone, costretta a leggere libri religiosi che parlano del ruolo della donna e ancora imprigionata dalla sua famiglia in casa.
Al momento Amina rischia 2 anni due anni di reclusione per la scritta e sei mesi per lo spray urticante.
La famiglia sta cercando di salvare la figlia o sta cercando solo di mantenere integro l’onore?
Amina torna a far parlare di sè. Dopo la foto a seno nudo che aveva aizzato le proteste degli integralisti tunisini, la ragazza posta una nuova immagine che la ritrae con un nuovo look e ancora una volta in topless. La scritta che mostra sul seno recita “non più lezioni di morale”. La foto è apparsa mercoledì in occasione della celebrazione della Festa del Lavoro fatta dal Congresso per la Repubblica in avenue Bourghiba, Amina, dopo settimane nelle quali non aveva più dato notizie di sé, ha dato vita a un nuovo attacco nel quale protestava contro gli esponenti del partito (quello di maggioranza) per denunciare di fare solo i propri interessi e non quelli del popolo.
Sordi e Roma: un matrimonio indissolubile. A 10 anni dalla sua scomparsa, la città lo celebra con una serie di eventi e una mostra dedicata al comico più famoso del mondo!
L’esposizione al Complesso del Vittoriano sarà visibile dal 15 febbraio al 31 marzo. Un viaggio nella vita dell’uomo prima che una celebrazione dell’artista, tra ricordi commoventi, conosciuti e sconosciuti, si intraprende un percorso per entrare in contatto con Alberto in una modalità diversa e sorprendente. Chi può non ricordare l’abito de ‘Il marchese del Grillo’? Ma in mostra ci saranno anche il salvadanaio in terracotta a forma di bufalo datogli da sindaco di Kansas City, il berretto ‘pieno di orgoglio’ de ‘Il vigile’, una stupenda foto di lui bambino che gioca a calcio e poi i luoghi in cui l’attore ha vissuto e quelli in cui ha ambientato la maggior parte dei suoi film. E ancora, il pianoforte che Sordi suonava nei momenti di relax, la poltrona da barbiere che troneggiava in bagno, la bicicletta con cui scorazzava nel parco, la macchina da scrivere personale, il baule con gli attrezzi da ginnastica e la benedizione di Giovanni Paolo II.
*A day in the life of the Vixen, a blog about EVERYTHING & ANYTHING: Life advice, Sex, Motivation, Poetry, Inspiration, Love, Rants, Humour, Issues, Relationships & Communication*