Ieri la Guardia di Finanza di Treviso aveva portato a termine il maxi sequestro preventivo dei beni di Luigi Compiano, il presidente della North East Service, indagato assieme al contabile della società nell’ambito dell’inchiesta su un buco da 39 mnl di euro spariti dal caveau della Nes. Al termine delle operazioni sono stati posti i sigilli a 10 capannoni, sequestrate 400 auto di lusso e d’epoca, 100 moto, 70 motoscafi da gara. Il valore complessivo ruota attorno ad alcune decine di milioni di euro. Ma come si è creato il buco milionario nei caveau della Nes? A spiegarlo è stato lo stesso Massimo Schiavon, responsabile delle sale conta della società interrogato lo scorso venerdì in presenza del magistrato. L’uomo ha spiegato che la richiesta di prelievo partiva dalla direzione, dopo di che lui si recava al caveau, contabilizzava in uscita la transazione interna, metteva i soldi in una busta e li consegnava a Compiano il quale, come ricevuta di consegna, firmava un assegno che veniva riportato nel caveau e fungeva da ricognizione di debito. La sua versione dei fatti ora attende conferma dalle parole di Luigi Compiano. I legali del braccio destro del presidente hanno sottolineato che i prelievi venivano “fatti alla luce del sole e tutti rendicontati”. Gli avvocati hanno anche ribadito che Schiavon non avrebbe mai preso un solo euro dalla Nes se non quelli dello stipendio. Una condotta, essendo un dipendente della società, che per gli avvocati Jacobi e Guarnieri non sarebbe penalmente sanzionabile.
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Il buco milionario al caveau della Nes: parla il braccio destro di Compiano
Pubblicato da tdy22 in ottobre 10, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/10/10/il-buco-milionario-al-caveau-della-nes-parla-il-braccio-destro-di-compiano/
Dove sono finiti i soldi dei risparmiatori? Aumenta l’ammanco nei caveau della Nes
Continuano le perquisizioni delle filiali del gruppo North East Services da parte delle Fiamme Gialle e, mentre proseguono, la voragine aumenta. Dopo la villa di Santa Maria del Rovere a Treviso, i finanzieri sono passati alla filiale di Vicenza e al deposito in zona industriale a Villorba dove il patron della Nes, Luigi Compiano, custodisce la sua collezione di un centinaio di auto d’epoca. L’ammanco del caveau, secondo gli inquirenti, avrebbe già ampiamente superato i 40 milioni. A Silea ne erano spariti tra i 23 e i 28, ma controllando altre “sale conta” si viene a scoprire di altri “buchi”. A Spini di Gardolo (Trento) le Fiamme gialle hanno individuato un buco di 8 milioni di euro. E, comespiega il Gazzettino, i conteggi sono ancora in corso nelle altre filiali sparse per la penisola: da Sestri Levante (Genova) a Tavagnacco (Udine) passando per Collegno (Torino) Bolzano e Azzano San Paolo (Bergamo). Ieri i finanzieri si sono presentati anche nella filiale di Vicenza dove non sarebbero state riscontrate irregolarità.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 5, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/10/05/dove-sono-finiti-i-soldi-dei-risparmiatori-aumenta-lammanco-nel-caveau-della-nes/
Quei 28.5 milioni di euro spariti da un caveau: erano i soldi dei risparmiatori!
Dalle prime ricostruzioni, il 1 ottobre Veneto Banca e Banca Intesa, che in base a una loro spending review interna avevano intenzione di chiudere il rapporto che le legava all’istituto di vigilanza North East Services. Alla richiesta di ottenere 20 milioni complessivi di liquidità tenuti materialmente in custodia in un caveau della Nes a Silea, nel Trevisano, i due istituti si sono visti però opporre un rifiuto. A questo punto hanno presentato un esposto e dalla Banca d’Italia è stato lanciato l’allarme sulla reale presenza del denaro nei caveau di Silea e di Vicenza. La Guardia di Finanza di Treviso vi avrebbe dovuto trovare 28.5 mln di euro dei risparmi dei cittadini, ma i soldi non c’erano. Un investigatore ha riferito che “E’ tutto ancora fumoso e stiamo cercando di capire cosa è accaduto”. Al momento, gli accertamenti sono solo agli inizi e devono essere sentiti sia il vertice della Nes, che gli istituti di credito i quali avevano affidato a quest’ultima la raccolta e la custodia del denaro nei suoi caveau. Il caveau è tanto presidiato quanto sorvegliato da videocamere e non è possibile una singola persona abbia rubato una simile somma di denaro. E’ possibile quindi che l’ammanco possa essersi creato nel corso degli anni: attualmente però non ci sono certezze. Come spiega La Tribuna di Treviso, la North East Services è un istituto nazionale che ha stipulato contratti con alcune delle principali banche italiane, comprese Intesa e Antonveneta. Nella provincia di Treviso quasi tutte le banche affidano il contante alla Nes/Gruppo Compiano. A un’assemblea sindacale prevista per oggi, 2 ottobre, i dirigenti del Gruppo Compiano non si sono presentati all’appuntamento con i lavoratori. Un paio di anni fa l’azienda trevigiana Compiano era già stata al centro di un’inchiesta per irregolarità nei trasporti di valori poi sfociata in sanzioni per 35 mila euro.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 2, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/10/02/quei-38-5-milioni-di-euro-spariti-da-un-caveau-erano-i-soldi-dei-risparmiatori/
La lunga linea di Tangentopoli: ritrovato il bottino di Poggiolini
Dove era quel bottino di Poggiolini, del re mida della sanità? Ovvio, nel posto più sicuro: un caveau della Banca d’Italia. Ma chi lo ricordava più? Chi ancora si ricorda di Duilio Poggiolini e di Francesco De Lorenzo? Era il 1994 e sulle prime pagine dei quotidiani Poggiolini e de Lorenzo erano il simbolo di quel sistema politico che stava franando, quello di Tangentopoli, quello della P2 di cui Poggiolini era membro e ancora oggi insignito dell’onorificenza di grande ufficiale. Ma chi era Poggiolini? Il direttore del servizio farmaceutico del ministero e d’accordo con il ministro decideva i prezzi dei farmaci. Così gli italiani, costretti dalla malattia in alcuni casi anche a indebitarsi, non facevano altro che arricchire Sua Sanità, come veniva chiamato lo stesso Poggiolini. Nella cassaforte c’erano lingotti d’oro per un valore stimabile attorno ai 200 miliardi di lire. A cui vanno aggiunti gli altri 100 scovati in 6 conti correnti. Oltre ai lingotti dalla cassaforte saltarono fuori monete antiche, Ecu, medaglie, sterline, rubli, dollari, pesos, fermacarte, accendini, penne, timbri, persino biglietti da visita, tutto esclusivamente d’ oro. Oro massiccio. E pensare che la moglie aveva appena detto agli inquirenti: “Ve la apro volentieri, ma non troverete niente”.
Il carcere come politico ne fece poco sette mesi. Poi venne trasferito agli arresti domiciliari. Nonostante i 45 capi d’accusa contestati (dalle tangenti, ameno 40 episodi, al sangue infetto), sparì l’associazione per delinquere e la sentenza definitiva lo condannò a 4 anni e mezzo. Alla fine ulteriori due anni vennero cancellati dall’indulto, il resto della pena la scontò prestando opera ai servizi sociali.
Ma se Poggiolini era una figura “ambigua” era spalleggiato bene da Francesco De Lorenzo, il quale quando fu condannato per tangenti in via definitiva a cinque anni di carcere. Andò a consegnarsi e disse: “Mi ritengo un prigioniero politico”. Potremmo quindi oggi parlare degli strani corsi e ricorsi storici di Vico?
De Lorenzo veniva da una vita accademica di tutto rispetto, studi in Italia e negli Stati Uniti, riconoscimenti internazionali in campo scientifico, ma anche soprannominato il viceré di Napoli: per un decennio almeno fu lui a comandare. Non c’erano sindaci né assessori. C’era De Lorenzo, che aveva iniziato la sua carriera politica come consigliere comunale. Nella vicenda Mani Pulite entrò in maniera prepotente. Venne arrestato la prima volta con cento capi d’imputazione contestati. Tra lui e Poggiolini stabilirono un singolare record: 145 capi d’imputazione in due. Ma mentre Poggiolini ha ammesso le sue responsabilità, De Lorenzo ha sempre negato ogni addebito. L’ennesimo martire della giustizia italiana?
Per il momento sono stati recuperati 26 milioni di euro che con ogni probabilità torneranno nelle casse dello Stato… ma quanti sono i bottini ancora nascosti?
Pubblicato da tdy22 in agosto 12, 2013
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