Caterina Simonsen torna a far parlare di sè sui social network e questa volta è per comunicare una buona notizia: la 25enne che nei mesi scorsi era stata presa di mira dagli ambientalisti per aver sostenuto e difeso la sperimentazione dei farmaci salvavita ha vinto la sua battaglia più grande. Sembra proprio che sia lei, infatti, la prima persona che è stata in grado di ottenere dal’Inps il riconoscimento dell’invalidità per le malattie rare dalle quali è affetta. Si tratta di una storica vittoria che l’ha resa l’apripista di un’importante cambiamento. Grazie a Caterina infatti, dall’11 marzo Inps e Usl avvieranno la schedatura delle patologie rare per le quali potrà essere riconosciuta l’invalidità e l’accompagnamento.
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Quei particolari “stravaganti” sul caso Orlandi e le due “Caterina”
Ci sono dei particolari “stravaganti” nel racconto di Marco Fassoni Accetti agli inquirenti che indagano sul caso di Manuela Orlandi. Secondo il fotografo, Marcinkus aveva un’attrice preferita: Catherine Deneuve e Accetti racconta: «A noi interessava una ragazza straniera che si chiamasse Caterina, requisito indispensabile per poter ricattare monsignor Marcinkus».
Si legge sul Corriere della Sera:
Della passione del «banchiere di Dio» per le donne – oltre che per i sigari, i superalcolici e il golf – s’è detto e scritto tanto, in tre decenni. Soprattutto nel 2008, all’indomani dell’irruzione nel caso Orlandi di Sabrina Minardi, amante del capo della banda della Magliana Enrico de Pedis detto «Renatino», la quale accollò al defunto boss l’esecuzione del rapimento di Emanuela, su mandato del monsignore.
Anche il nome della Deneuve in relazione a Marcinkus era già circolato. Ma il punto non è rincorrere gossip insensati, che evaporano nella leggenda. La faccenda, agli occhi del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e del pm Simona Maisto, è un’altra: assodato che le voci sull’apprezzamento di Marcinkus per l’attrice francese esistevano, può significare qualcosa che lo stesso nome, Caterina, torni due volte nella ricostruzione di Marco Fassoni Accetti?
In altre parole, il coinvolgimento delle omonime di cui parla il superteste rispose effettivamente alla logica dei messaggi cifrati, e come tale potrebbe assumere una rilevante valenza probatoria?
La prima finita nei verbali è una ragazza bella e sventurata: Caterina Skerl detta Katy, 17 anni, iscritta al liceo artistico di Ponte Milvio, figlia del regista svedese-italiano Peter, famoso per il film «Bestialità» e precedenti collaborazioni con Ingmar Bergman, fu trovata strangolata in una vigna di Grottaferrata il 22 gennaio 1984, sette mesi dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi e otto dopo quella di Mirella Gregori, l’altra quindicenne inghiottita dalla Vatican connection.Giallo mai risolto, che tuttora anima un acceso dibattito sul web. Katy, dopo una festa pomeridiana a casa di amici, aveva appuntamento con una compagna sulla Tuscolana, per dormire da lei ed andare insieme il giorno dopo in gita sulla neve. Ma non arrivò mai. Non fu violentata, chiarì l’autopsia.
E adesso spunta la nuova versione: «Seppi della morte violenta della Skerl in carcere, in quanto il mese precedente ero stato coinvolto in un incidente che costò la vita a un ragazzino – ha dichiarato Marco Fassoni Accetti – e la coincidenza mi turbò: capii subito che l’omicidio era stato compiuto dalla fazione a noi opposta. Il 18 dicembre 1983, due giorni prima di essere arrestato, fermammo infatti in via Nomentana una giovane straniera, anche lei di nome Caterina. Il mio gruppo voleva usarla per ricattare alti prelati, un po’ come la Orlandi e la Gregori, senza però arrivare al sequestro. Non è strano che poche settimane dopo un’altra Caterina venga assassinata in circostanze oscure?».Agli atti figura il cognomedella «esca» contattata in via Nomentana: Gillesbie. Avrebbe dovuto accusare falsamente Marcinkus di incontrare minorenni in un inesistente villino vicino la stazione SanPietro. Quanto al caso Skerl, il fotografo indagato fornisce una sua interpretazione, non è chiaro se elaborata a posteriori o frutto di informazioni dirette ricevute all’epoca: «Il luogo in cui far trovare il cadavere fu un modo di firmare il delitto, di inviare un messaggio in codice. A Grottaferrata avevano infatti sede l’associazione Pro Fratribus di monsignor Hnilica, molto attiva nella raccolta di fondi in chiave anticomunista, e la villa dell’avvocato Ortolani, anche lui nostra controparte».
Emanuela, Mirella, ora la povera Caterina, pure lei fotografata con la fascetta tra i capelli, simbolo di quei tempi ribelli e terribili: 30 anni dopo, quanti fantasmi e misteri incombono dietro i volti puliti di tre ragazzine…
Pubblicato da tdy22 in gennaio 11, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/11/quei-particolari-stravaganti-sul-caso-orlandi-e-le-due-caterina/
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