“Ibiza dice no”: i vip che proteggono l’isola dalle piattaforme petrolifere

ibiza-dice-no-tuttacronacaGli abitanti delle Canarie e delle Baleari si sono mobilitati nel tentativo d’impedire l’esplorazione di petrolio vicino alle isole. Anche alcune celebrità hanno fatto udire la loro voce per “proteggere” uno dei loro luoghi di ritrovo: Ibiza. E proprio la presenza di vip che si aggiungono alla protesta è stata la molla che ha fatto scattare l’attenzione dei media, con immagini che arrivano da ogni parte del mondo e le scritte Eivissa diu no e Ibiza dice no. Nel caso delle Isole Baleari , uno degli argomenti portati avanti da Greenpeace è che si tratta del sito del più importante per la deposizione delle uova di tonno nel Mediterraneo. Nella galleria che segue, alcuni scatti dei vip che hanno preso parte alla protesta, come Kate Moss, Paz Vega e la modella Judith Benavente. E’ El Mundo che spiega che la moda di scattare foto di nudo per questa protesta ha preso il via quando “Joan Tur , un ingegnere di Ibiza 27 anni, ha raggiunto l’auto, ha afferrato una lattina di olio, poi si è spogliato e fotografato con la lattina e un cartello con la slogan ‘ Eivissa diu no’ (Ibiza dice no ), per poi condividere la foto in rete.”

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Doveva essere Sel No War, ma è divenuto Sel On War!

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La camera approva il rifinanziamento delle missioni all’estero e sale la protesta in aula. Il Sel aveva preparato i cartelli per esprimere il loro dissenso sulla decisione “Sel No War” ma per un banale errore di posizione dei cartelli la protesta è diventata Sel On War!

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“Con la fiducia di ieri – commenta Sel – il governo ha impedito al Parlamento di discutere di pace, di guerra, di riduzione delle spese militari, di F35, del discutibile giro del mondo a vendere armi della nostra nave Cavour. Sinistra Ecologia Libertà ha condotto in queste settimane sul decreto missioni un’interposizione di pace per inserire nel decreto una data certa per il ritiro del nostro contingente in Afghanistan”.

Occupata la Borsa di Milano, tensione sociale in attesa del 19 ottobre

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Erano circa le 15.45 quando in vista delle mobilitazioni che si terranno a Roma il 19 ottobre, un centinaio di antagonisti hanno occupato la sede della Borsa a Milano. Cartelli, striscioni e megafoni in piazza Affari per protestare contro la mancanza del lavoro e «l’arroganza delle istituzioni». L’autunno caldo è iniziato e si prevede bollente… anche in vista della manovra finanziaria che si prevede porterà nuove tasse e meno servizi. Proteste e scontri con la polizia durante la mattinata si erano avuti anche ad Ancona dove il premier Letta stava tenendo un vertice su Italia-Serbia. 

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“Stop al voto segreto”: manifestanti in slip e cartelli davanti al Senato

manifestazione-votosegreto-tuttacronacaLa giunta del regolamento oggi discuterà la proposta sul voto palese legato alla decadenza di Berlusconi. Proprio per manifestare contro il voto segreto si sono riuniti davanti al Senato, in piazza delle 5 Lune, una decina di attivisti di Avaaz, organizzazione che ha lanciato una raccolta firme online: biancheria intima e cartelli “Non abbiamo niente da nascondere e tu senatore? Stop al voto segreto!” tutto quello che indossavano. Vincenzo Santangelo, Senatore M5S membro per la giunta per il regolamento è andato ad incontrarli: proprio dal suo partito è partita l’iniziativa per l’abolizione di questa pratica.

Gli attivisti hanno spiegato che “noi non abbiamo segreti” mentre sul loro sito sono state raccolte oltre 80mila firme per questo: e non solo per il caso Berlusconi. Allargando la richiesta a tutte le votazioni che si tengono al Senato, infatti, “si eviterebbero anche altri casi come quello dei 101 franchi tiratori che hanno colpito Prodi, nella corsa alla presidenza della Repubblica”.

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Del resto la lotta contro il voto segreto non è una peculiarità italiana: il 18 settembre, a Brasilia, un gruppo di giovani ha manifestato nudo fuori dal Congresso per chiedere la fine di ogni votazione segreta nelle assemblee legislative. ”La democrazia non e’ condotta con voti segreti, quindi abbiamo bisogno di un voto aperto,” ha detto Michael Mohallem, uno degli organizzatori della protesta. ”Non abbiamo nulla da nascondere” o ”Io sono qui e ho esposto me stesso” si legge in alcuni dei cartelli innalzati dai manifestanti.

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Cartelli solo in tedesco in boschi e sentieri dell’Alto Adige: trovato l’accordo

cartelli-tedesco-altoadige-tuttacronacaE’ il Sole 24 Ore che riporta la notizia della svolta a cui sta giungendo la polemica che dura da anni sui cartelli lungo le passeggiate dolomitiche. Ad averla vinta sono stati gli altoatesini di lingua tedesca: la Provincia autonoma di Bolzano, infatti, avrebbe raggiunto un accordo con il Governo per cancellare i nomi in italiano. I toponimi italiani che spariranno sui sentieri di montagna, complessivamente, dovrebbero essere 135. Resteranno quindi solo i nomi tedeschi, a eccezione di 10 toponimi, sui quali non sarebbe ancora stato trovato un accordo.  Certo non sarà facile per i turisti italiani orientarsi, visto che non tutti i nomi sono d’immediata comprensione: ad esempio Malga Sasso d’ora in poi sarà solo Steinalmen, Durna in Selva Durnwald, un nome che richiama il governatore altoatesino Durnwalder.

Carcere per il writer? No, basta una multa

writer

Un writer di Massa, che imbrattava cartelli stradali, ha presentato ricorso dopo esser stato condannato a sei mesi di reclusione. La Cassazione ha deciso per una linea morbida, infatti il suo non sarebbe stato un reato ma un illecito amministrativo e, in quanto tale, punibile con una multa. La Seconda Sezione Penale della Suprema Corte gli ha quindi imposto il pagamento di seimila euro per il danneggiamento. Ribaltata, quindi, la decisione presa dalla Corte d’appello di Genova che, nel luglio 2011, aveva optato per la linea dura nei confronti del ragazzo, evidenziando  come “la vernice aveva reso inutilizzabili i cartelli tanto da determinarne la sostituzione”. All’epoca, aveva pesanto anche la “personalità negativa” del writer desunta dal certificato penale, che escludeva la sussistenza di riconoscimento di uno sconto di pena. Nel ricorso in Cassazione, la corte ha dato ragione al writer, annullando la ”sentenza impugnata perchè il fatto non è previsto come reato”, ma ”costituisce illecito amministrativo” in base al codice della strada.

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