Gli evasi di Rebibbia: catturato Giampiero Cattini

evasi-rebibbia-tuttacronacaNella notte tra martedì e mercoledì erano evasi, dal carcere di Rebibbia, a Roma, Giampiero Cattini e Sergio Di Paolo. I due si sono dati alla fuga dopo aver segato le sbarre di protezione in cortile con una lima ed essersi calati dal muro di cinta tramite delle lenzuola annodate tra loro. Di loro si erano perse le tracce ma ora è stato rintracciato e arrestato Cattini. Le forze dell’ordine sono ancora alla ricerca del suo compagno di evasione. Cattini è stato arresato dalla polizia con l’ausilio della polizia penitenziaria. Cattini, 41 anni, Di Palo, 35, avevano probabilmente progettato la fuga da tempo: i due, che stavano scontando da circa un anno la loro pena, avrebbero dovuto restare in carcere fino al 2018. La moglie di Sergio Di Palo ha lanciato un appello al marito affinché si costituisca. “Mio marito è scappato sicuramente perché gli manca la famiglia. Ma io gli chiedo di tornare in carcere, spero che non abbia problemi con gli agenti quando lo ritroveranno – spiega la donna- sperava nell’amnistia, l’ho visto lunedì al colloquio ed era tranquillo. Mi spiace che mio figlio di nove anni, ha dovuto vedere la foto del padre alla tv. Ma mio marito non è una persona pericolosa”.

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Ancora un’evasione! Due carcerati in fuga da Rebibbia

evasione-tuttacronacaSi chiamano Giampiero Cuttini e Sergio Di Palo, rispettivamente di 41 e 35 anni, i due carcarati evasi intorno alla mezzanotte della scorsa dal carcere di Rebibbia, a Roma. I due hanno segato le sbarre di protezione in cortile con una lima e, aiutandosi con lenzuola annodate tra loro, si sono calati dal muro di cinta. In cerca di indizi utili alla loro cattura, gli investigatori si sono recati dalle famiglie dei due, a Primavalle e a Tor Bella Monaca. Stando a quanto riporta il Messaggero i due, una volta superato il muro di cinta, si sono ritrovati nel parcheggio riservato agli agenti della polizia penitenziaria e, da lì, hanno imboccato via Tiburtina, la lunga direttrice che collega la centrale stazione Termini al Grande raccordo anulare. Non è ancora noto se dei complici fossero in loro attesa ed è difficile accertare la direzione che hanno preso. Per questo sono stati allestiti posti di blocco in tutta la Capitale e presso gli accessi del Gra. Al momento, però, Giampiero Cuttini e Sergio Di Palo, che erano in carcere per rapina a mano armata, sono riusciti a far perdere le proprie tracce.

Sette ergastolani armati evasi in Albania: è caccia all’uomo

evasione-tuttacronacaImponente caccia all’uomo in Albania per l’evasione di sette detenuti condannati all’ergastolo per omicidio. I carcerati, che la polizia albanese ha sottolineato che “sono armati”, sono fuggiti  dalla prigione di Drenova, 170 chilometri a sud di Tirana. Le forze dell’ordine hanno chiesto alla popolazione di rimanere al riparo perché gli evasi “sono pericolosi”. Sono stati avvertiti i Paesi confinanti, Grecia e Macedonia.

La Corte dei Conti affonda le carceri italiane: nessuna rieducazione!

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Carceri italiane affondate dalla Corte dei Conti che si lancia contro i programmi di rieducazione dei detenuti. L’indagine, portata avanti proprio dalla Corte dei Conti nei mesi scorsi, doveva  verificare “se e in che modo la finalità di assistenza e di rieducazione dei detenuti sia stata effettivamente assicurata, anche riguardo alla necessità di garantire al meglio la sicurezza sociale e di mitigare, se non eliminare del tutto, il problema del sovraffollamento degli istituti di pena”.

La Corte ha anche sottolineato  “carenze a livello pianificatorio caratterizzate dall’inadeguatezza di validi percorsi scolastici e formativi oltre che dall’insufficiente coordinamento sul territorio dei diversi soggetti istituzionali preposti”.

I risultati sono tutti al negativo anche nei confronti di quei   “programmi trattamentali” che hanno “avuto una difficile e faticosa attuazione, nonostante siano apparsi in grado di produrre sia benefici diretti sui destinatari degli interventi, che vantaggi indiretti sulla società nel suo insieme (che fruirebbe di un progressivo decremento dei pertinenti costi economici)”.

In particolare, dall’indagine è emerso come “attraverso l’attivazione di laboratori e pratiche riformatrici si possano offrire mezzi, risorse e strumenti per abilitare o riabilitare socialmente e professionalmente il detenuto fuori dall’universo carcerario, ma sono emerse delle carenze a livello pianificatorio caratterizzate dall’inadeguatezza di validi percorsi scolastici e formativi oltre che dall’insufficiente coordinamento sul territorio dei diversi soggetti istituzionali preposti”.Soltanto da pochi mesi, sottolinea la Corte dei Conti, “è stato sottoscritto un protocollo di intesa con il Ministero dell’Istruzione nel quale sono stati previsti percorsi modulari e flessibili (anche con l’utilizzo di modalità digitali e del libretto scolastico) con i quali l’Amministrazione pensa di poter risolvere il succitato problema”.

Manca anche un controllo dei risultati – Carenze sono state evidenziate anche “sul piano dei monitoraggi e degli indicatori, con conseguente difficoltà di verificare compiutamente gli effetti conseguiti a seguito delle condotte attività di rieducazione carceraria”.

Il problema è sempre lo stesso: non ci sono risorse. Dal punto di vista finanziario, afferma la Corte dei Conti, “il sistema carcerario è tutt’oggi caratterizzato dall’estrema esiguità delle risorse assegnate, che, unitamente al sovraffollamento all’interno degli istituti penitenziari, ha finito per pesare negativamente e in modo incisivo sulle varie iniziative connesse ai trattamenti rieducativi”. Ma “i non soddisfacenti risultati raggiunti sono stati sicuramente determinati – afferma la magistratura contabile – anche da molteplici ulteriori fattori, tra i quali vanno annoverati: la complessità dell’organizzazione; l’esigenza – sovente non soddisfatta – di disporre di una pluralità di figure professionali; i tagli degli organici e la limitata possibilità di copertura dei medesimi a causa della vigente disciplina del turn over; i tagli lineari sullo specifico capitolo di bilancio”.

Lo step dei record: l’impresa di un gruppo di detenuti peruviani

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1.180 detenuti del carcere di Lurigancho, cittadina peruviana, sono entrati nel Guinness dei record grazie alla loro prestazione di gruppo: 3 ore ininterrotte di esercizi sullo step a cui sono arrivati dopo mesi di un allenamento quotidiano della durata di quattro ore. Nella prigione l’esercizio fisico è una delle attività ritenute più utili per il recupero dei carcerati e lo è ancora di più se fatto in compagnia. Sicuramente, un grande obiettivo è stato raggiunto.

Esco con un prete!

Francescani Gerusalemme

I Frati Francescani di Santa Maria degli Angeli di Assisi andranno in pub e discoteche per stare vicino ai giovani. E’ l’idea della Curia che ha dedicato loro l’Anno della Fede: ”Vivono una condizione di una drammaticita’ senza precedenti, sono stati derubati del loro futuro e del diritto di sperare”, l’allarme lanciato dal card.Carlo Caffarra. sono previsti incontri anche con clochard, prostitute, carcerati.

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