“L’Italia ha bisogno di una scossa”: così Renzi

MATTEO-RENZI-tuttacronacaHa preso parte alla trasmissione La Gabbia, su La7, il sindaco di Firenze Matteo Renzi ed è tornato a ribadire il suo pensiero sul caso Cancellieri-Ligresti, immaginando, come richiesto dalla domanda, di essere già segretario del Pd: “Avrei dato l’indicazione di votare la sfiducia. E’ stato un errore consentire al ministro Cancellieri di restare al suo posto. Ma rispetto la posizione politica del presidente del Consiglio”. E spiegato: “Non c’è niente di illecito in quello che ha fatto Cancellieri, il punto è che il ministro ha dato l’impressione di essere talmente amica della famiglia Ligresti da arrivare a dire che non è giusto, ripetuto tre volte, riferito a quell’azione della magistratura”.  “Il governo Letta – spiega Renzi – dal 9 dicembre ha un’agenda nuova”, chiunque vinca le primarie del Pd. “L’Italia ha bisogno – ha aggiunto – di una scossa. Il Pd deve dare i tempi sulle cose da fare alla maggioranza, non puo’ fare la bella statuina”. Renzi ha quindi aggiunto: “La lealtà che io ho espresso in questo passaggio al Pd è la stessa che chiederò nei miei confronti dall’8 dicembre”. Un messaggio ai governisti del Pd?

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C’è chi dice no! La Cancellieri resta al suo posto con 405 voti contrari alla sfiducia

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Il ministro della Giustizia ha ottenuto la fiducia alla Camera. I deputati dovevano votare una mozione di sfiducia individuale presentata dal Movimento 5 Stelle. I sì sono stati 154, 405 i no, 3 gli astenuti. Intanto torna d’attualità la segnalazione di Salvatore Ligresti al Cavaliere per lasciare Anna Maria Cancellieri come prefetto di Parma.

Le parole della Cancellieri in Aula per respingere i sospetti

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Nenache l’ombra del sospetto dovrebbe sfiorare la moglie di Cesare e invece oggi in aula la Cancellieri (uno dei “Cesare” dell’esecutivo Letta) si trova a dover “respingere con fermezza ogni sospetto” e poco prima aveva affermato “basta con il colpevolismo a ogni costo”. Ma la vera difesa arriva qualche minuto dopo: “Non ho mentito al Parlamento né ai pm” e il Guardasigilli in Aula poi precisa “Sono state estrapolate alcune frasi nella mia conversazione con Gabriella Fragni per dire che io avrei delegittimato l’operato della magistratura. Tutto ciò è assolutamente falso, lo dimostra la mia vita la servizio dello Stato”.

Nella mattinata di oggi però Gentiloni, parlamentare Pd, era tornato sul tema delle dimissioni volontarie: “Ieri all’assemblea del Pd, dopo che Letta ha posto al gruppo del partito una questione di fiducia al suo governo, io, Cuperlo, Civati e Michela Marzano abbiamo detto che la Cancellieri si deve dimettere e in quattro gli abbiamo chiesto direttamente a Letta di adoperarsi nei prossimi giorni perché il ministro si dimetta”. Così Paolo Gentiloni intervistato a Omnibus su La7 sul caso Cancellieri. “E ovvio – ha aggiunto – che il Pd non voti la mozione di sfiducia individuale nei confronti di un ministro, ma spero che Cancellieri prenda atto di questo e si renda conto che il principale gruppo parlamentare che sostiene il governo ritiene inopportuna la sua presenza alla Giustizia”. “Il ministro – conclude – dovrebbe dare le dimissioni, a prescindere dal fatto che ci siano più o meno rilievi penali, che comunque non ci sono, perché ciò che è stato fatto fino ad ora ha un limite: la ragion di Stato non può arrivare all’infinito, e in questo caso il problema di opportunità c’è, è grande come una casa e spero se ne prenda atto nei prossimi giorni”, sottolineando che “questo non credo faccia cadere il governo”.

Mentre Civati riteneva che le parole di ieri di Letta fossero un ricatto: “I miei compagni di partito hanno deciso diversamente, accogliendo l’ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla”.

 

Arriva la bomba nel Pd? Renzi inonda e Letta corre ai ripari

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Se la Sardegna è in emergenza, anche Letta e il Pd devono correre ai ripari. Renzi infatti inonda il suo partito e, forte della vittoria nei circoli, attacca il ministro Cancellieri. 

Intanto Matteo Renzi torna ad attaccare, confermando la sua posizione. “Sono per le dimissioni di Cancellieri, indipendentemente dall’avviso di garanzia o meno”. Sono queste le parole dell’ex rottamatore nella sua Enews settimanale. “L’idea che ci siamo fatti dell’intera vicenda Ligresti è che la legge non sia uguale per tutti e che se conosci qualcuno di importante te la cavi meglio. E’ la Repubblica degli amici degli amici: questo atteggiamento è insopportabile”.

“I media – dice ancora Renzi – scrivono che il ministro Cancellieri dovrebbe dimettersi se le arrivasse un avviso di garanzia. Non la penso così e so che adesso non tutti saranno d’accordo con me: le dimissioni non dipendono da un avviso di garanzia. L’avviso di garanzia è un atto di tutela verso l’indagato, non è una sentenza di condanna: vent’anni di giustizialismo soprattutto mediatico hanno trasformato uno strumento a favore della difesa in una condanna preventiva. Un Paese civile, un Paese che cambia verso, è un Paese in cui non basta un’informazione di garanzia per condannare una persona. Se diventerò segretario del Pd su questo tema vorrei combattere una battaglia culturale”.

Il sindaco di Firenze assicura che una sostituzione del ministro della Giustizia non indebolirebbe Letta. “A chi dice – scrive -: Renzi fa questo per indebolire Letta. Bene, sia chiaro: se cambia il ministro della Giustizia il Governo Letta è più forte, non più debole”. “Perché – sottolinea – con questo ministro, qualsiasi intervento sulle carceri, qualsiasi posizione sulla riforma della Giustizia sconterà un giudizio diffidente di larga parte degli italiani”.

“Ma cosa farà il Pd in Parlamento? Se Cancellieri non si dimette – spiega il sindaco fiorentino -, il gruppo del Pd si riunirà. Spero che nel gruppo si voti, in modo palese, con ciascun parlamentare che esprime la sua opinione spiegandola ai colleghi e agli elettori. Abbiamo molti parlamentari capaci: sono certo che non avranno paura delle loro idee”.

Renzi sottolinea che “poi, siccome siamo un partito e non un’accozzaglia di gente, tutto il gruppo vota secondo le indicazioni della maggioranza. Se fossi segretario chiederei di partecipare alla discussione. Non lo sono, almeno per il momento e non sono parlamentare: dunque non ho titolo per esserci”.

Letta, secondo le ultime indiscrezioni, avrebbe quindi deciso di partecipare all’assemblea Pd per la sfiducia della Cancellieri, per cercare di blindare il ministro al suo posto. 

Cancellieri a un passo dal passo indietro?

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Altre dichiarazioni dopo quelle di oggi. La Cancellieri si difende all’attacco come ha già dimostrato nelle precedenti occasioni, ma sembra che ormai nel Pd la voce più pressante sia quella che ne chiede le dimissioni. Così il guardasigilli tenta ancora una volta di chiarire la sua posizione. «Nessuna interferenza – ha affermato il ministro della giustizia – rispetto alla vicenda processuale dei Ligresti da parte mia, credo di averlo spiegato in modo chiaro e ripetuto. Ora si ipotizza che l’avrebbe fatto mio marito soltanto perché si trova in tabulato la traccia di alcune conversazioni. Rifiuto qualunque sospetto sulla correttezza del mio operato e sul rispetto delle regole come cittadina e come ministro» si legge nel documento diffuso dalla Cancellieri. «Sono di nuovo riportate in modo insistente notizie sul mio comportamento in relazione alle vicende collegate all’arresto di Salvatore Ligresti e dei suoi figli» prosegue. «Si sostiene che io abbia omesso di riferire circostanze rilevanti o peggio che abbia mentito al parlamento il 5 novembre scorso. Si sostiene che abbia riferito circostanze non vere al pubblico ministero che mi ha ascoltato il 22 agosto scorso a seguito della intercettazione di una mia conversazione con la compagna di Salvatore Ligresti». E ancora: «Mi si accusa, in sostanza di essere venuta meno ai miei doveri di ufficio e di aver addirittura tenuto un comportamento infedele nei confronti delle camere. Non è più, dunque, solo questione che riguardi l’opportunità di alcuni miei comportamenti o l’appannamento della mia immagine. Viene, invece, messa in discussione la mia integrità morale, il mio onore e la mia fedeltà alle istituzioni». Poi la chiusura: «Antonino Ligresti è nostro amico, lo ribadisco. E’ un medico; mi sono rivolta spesso a lui per consigli su problemi di salute miei e dei mie familiari. L’abbiamo fatto anche in quel periodo – all’epoca dei fatti ero reduce da un recente intervento chirurgico – ed anche in seguito per i problemi di salute che sono tuttora visibili e noti».

Tempesta e onde alte al ministero della Giustizia, la Cancellieri precisa

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Queste le parole del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri nella nota in cui  fornisce precisazioni sugli ultimi sviluppi del caso Ligresti:

“Rifiuto  qualunque sospetto sulla correttezza del mio operato e sul rispetto delle regole come cittadina e come ministro”. “Nessuna interferenza – evidenzia il ministro – vi è stata rispetto alla vicenda processuale dei Ligresti da parte mia, credo di averlo spiegato in modo chiaro e ripetuto”.

Ligresti a Porta a Porta… “mi piacerebbe occuparmi di detenuti”

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Giulia Ligresti risponde alle domande di Bruno Vespa in un’intervista esclusiva che sarà trasmessa stasera a ‘Porta a Porta’. Il carcere, spiega, “è stata un’esperienza durissima ma umanamente molto forte. Ho conosciuto persone meravigliose volontari, detenute…”.
Ma ha pensato al suicidio? “Non ci ho pensato concretamente, ma le assicuro che è una condizione molto molto dura”, risponde. E a proposito dei guai in cui è finita il ministro Annamaria Cancellieri, la Ligresti spiega: “Mi dispiace moltissimo. Che persone che in qualche modo mi sono state vicine e hanno cercato di aiutarmi in momenti di grandissima difficoltà abbiano avuto dei guai, mi è davvero dispiaciuto. Ripeto: in alcuni momenti ho pensato che non valesse la pena di resistere”.

E ancora: “L’esperienza del carcere mi ha fatto capire che anche senza andare lontani, come già facevo in Africa e in Afghanistan, c’è molto da fare per aiutare gli altri. Se mi verrà data la possibilità mi piacerebbe occuparmi di detenuti”. Ci si sorprende dopo questa dichiarazione di Giulia Ligresti, il gesto è nobile, ma non riteniamo che sia il settore migliore… occuparsi di chi è dietro le sbarre non le farà sorgere di nuovo il problema dell’anoressia?

Ma lei che cosa pensa di come la ritraggono, ricca e viziata? “Non mi sarei simpatica affatto. Ma la descrizione che fanno spesso e volentieri non corrisponde affatto a quello che sono. Io non mi ci riconosco ma soprattutto non si riconoscono i miei figli. Uno dei motivi per cui ho accettato l’intervista è che anche i miei figli mi hanno chiesto di raccontare com’è davvero la loro mamma”.

C’è chi poi sostiene come Blitz Quotidiano che :

è stato Piergiorgio Peluso, figlio di Annamaria Cancellieri nonché ex direttore generale Fonsai, a distruggere la società di assicurazioni? A lasciarlo intendere è Giulia Ligresti, intervistata da Bruno Vespa a Porta Porta, che premette: “Le intercettazioni sono frammenti di dialoghi e di discorsi che andrebbero valutati in un contesto più generale”.

Detto questo però, Ligresti conferma il giudizio dato sull’operato del figlio di Cancellieri: “Si sarebbe potuti arrivare a una soluzione diversa rispetto ad un aumento di capitale così importante”, spiega. E aggiunge: quello di Fonsai nell’anno della gestione Peluso, è stato “un aumento di capitale fatto nel momento della tempesta perfetta dei mercati, in un momento molto difficile”.

Per chi imbandiscono la tavola di Natale i Ligresti? Anche per Cancellieri!

cene-natale-cancellieri-ligresti-tuttacronacaContinuano ad emergere particolari sul doppio filo che legava il ministro alla Giustizia e famiglia ai Ligresti. Stando a quanto rivela l’Espresso, nel numero in uscita venerdì 15, il rapporto tra le due famiglie era abbastanza stretto che la Cancellieri, il marito e il figlio sarebbero stati ospiti diverse volte a casa dell’Ingegnere, nella cascina a sud di Milano, anche in occasione delle feste di rito come Natale e Capodanno. Il settimanale parla di pranzi in cascina, cene di Natale e di compleanno a casa Ligresti a cui avrebbe partecipato la famiglia Cancellieri al completo. L’Espresso, basandosi su quanto riferito da più di un testimone diretto, spiega come tra i vari amici ospiti per anni di Don Salvatore, tra cui banchieri, manager, imprenditori, politici, militari e alti burocrati di Stato fosse presente anche la Cancellieri. Ma tra gli amici compariva anche l’ex ministro Ignazio La Russa con il figlio Geronimo. L’appuntamento più importante era comunque la cena di Natale, con una festa ospitata in uno degli alberghi milanesi di Atahotels. Decine e decine gli invitati tra cui Marco Tronchetti Provera, il finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar e, nel 2007, anche Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, per anni e anni principale creditore di Fonsai. Dopo le aragoste al Tanka Village, insomma, anche i panettoni. La Cancellieri però ha respinto le accuse per quel che riguarda le aragoste, che dice di non averle mai mangiate. Ma non rinnega le sue frequentazioni al Tanka: “Sì ci andavo, ma non negli ultimi anni…”.

Cancellieri: spunta una terza telefonata. Anche il marito ha parlato con i Ligresti

cancellieri-tuttacronacaGiovedì 21 novembre, salvo slittamenti, la Camera voterà la mozione di sfiducia presentata dal M5S contro il ministro Annamaria Cancellieri. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo al termine di un’intensa discussione sui tempi del voto. Ma nel frattempo emergono nuovi dettagli, emergono altre telefonate e la posizione del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, al centro della bufera in merito al caso Giulia Ligresti, si fa sempre più complessa. E’ Repubblica a parlare di un “tabulato che scossa” e che contiene la traccia di altri contatti tra il ministro della Giustizia e la famiglia Ligresti ma non solo. Secondo quanto si è appreso, dai tabulati emergerebbero infatti anche contatti tra Sebastiano Peluso, marito del ministro, e Antonino Ligresti, il fratello di Salvatore. Si tratterebbe di telefonate che confermano la preoccupazione della famiglia Cancellieri per quello che stava accadendo agli amici Ligresti. Sempre nel tabulato, inoltre, ci sarebbe traccia anche di una terza telefonata tra il Guardasigilli e Antonino Ligresti, del 21 agosto. Di questa, tuttavia, non c’è traccia negli atti depositati. La telefonata, a sette giorni dalla scarcerazione di Giulia Ligresti, sarebbe avvenuta poche ore prima dell’interrogatorio con i pm di Torino, che hanno sentito il ministro come teste e avrebbe avuto una durata di sette minuti e mezzo. Resta la domanda “Di cosa hanno parlato?”. Un investigatore citato da Repubblica, che ha visto i numeri dei tabulati, spiega: “Quel che si sono detti non lo sappiamo. Ma certamente si sono parlati. Resta agli atti solo la versione del ministro”. Un ministro che “galoppa sul cavallo della Giustizia” e non si dimette.

Il marito della Cancellieri andò in carcere… 32 anni non bastano per dimenticare!

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Sembra proprio che alla Cancellieri 32 anni non siamo bastati per dimenticare quella brutta esperienza. Era il 1981 quando la famiglia Peluso, come racconta Il Fatto Quotidiano, finì al centro di una burrasca giudiziale. Nel carcere di Lodi per qualche giorno ci andò infatti proprio Sebastiano Peluso arrestato nell’ottobre di quello stesso anno per lo “scandalo delle fustelle false”. “Le cronache di allora raccontano che la truffa funzionava così: i medici compiacenti emettevano le ricette e i farmacisti applicavano le “fustelle” false. I talloncini, che teoricamente dovevano essere staccati dalle confezioni dei farmaci, erano invece fabbricati ad hoc da grossisti del falso e poi presentati all’incasso”.

Ancora Il Fatto Quotidiano scrive:

Quando Anna Maria Cancellieri risponde al messaggio inviato via sms il 21 agosto dallo zio di Giulia Maria Ligresti, probabilmente avrà tenuto bene in mente il comportamento del dottor Antonino Ligresti quando a trovarsi in condizione di debolezza era la famiglia Peluso.

Antonino Ligresti era un medico della mutua con studio anche lui in via Val di Sole. Nasce lì l’amicizia tra le due famiglie che abitavano in via Ripamonti, a poca distanza. Anna Maria e Sebastiano Peluso si sposano nel 1966. Due anni dopo nasce Piergiorgio, cinque anni dopo Peluso apre la farmacia a Milano. Nel 1977 i coniugi comprano casa al secondo piano di via Ripamonti 166 e firmano 59 milioni di vecchie lire di cambiali al proprietario, tutte pagate entro il 1982. In quegli anni i Peluso crescono e i Ligresti decollano. Già erano ricchi ma Antonino non guidava ancora un impero della sanità e il costruttore Salvatore non spadroneggiava su giornali, banche e assicurazioni.

Nuccio Peluso, nato in Libia e cresciuto in Sicilia come il medico Nino Ligresti, si vedevano sotto i portici di via Val di Sole e poi andavano a giocare a tennis insieme. Nel 1981 è la famiglia Peluso a essere scossa da un terremotto giudiziario: Sebastiano è arrestato nell’ottobre per lo “scandalo delle fustelle false”. Le cronache di allora raccontano che la truffa funzionava così: i medici compiacenti emettevano le ricette e i farmacisti applicavano le “fustelle” false. I talloncini, che teoricamente dovevano essere staccati dalle confezioni dei farmaci, erano invece fabbricati ad hocda grossisti del falso e poi presentati all’incasso.

Nella retata furono arrestate 23 persone, al processo nel 1983 furono 94 gli imputati. Tra questi c’era anche Sebastiano Peluso che nel 1981 finì in carcere a Lodi. Solo per pochi giorni, poi il pmArmando Perrone e il giudice istruttore Elena Riva Crugnola si resero conto che la sua posizione era marginale. Anche se il pm Perrone nel 1982 iscrisse un’ipoteca giudiziale di 50 milioni di vecchie lire sulla casa di Anna Maria Cancellieri e Sebastiano Peluso per ottenere il pagamento delle spese legali del marito. Il processo penale si concluse nei vari gradi con una progressiva riduzione delle pene, per tutti gli imputati e per Peluso in particolare. “Alla fine in Cassazione fu condannato per un reato ridicolo, mi sembra fosse l’incauto acquisto”, ricorda un farmacista coimputato che è stato difeso dagli stessi legali dello studio Astolfi. Né lo studio né il ministro Cancellieri (contattata tramite il suo portavoce) hanno voluto fornire dettagli.

Bisogna affidarsi ai ricordi di alcuni arrestati, poi condannati con Peluso, che hanno accettato di parlare con Il Fatto. Ricordano bene le riunioni tra imputati nei retrobottega delle farmacie negli anni Ottanta per far fronte al vero rischio del procedimento: la decadenza della licenza da farmacista, con il suo valore. A quegli incontri talvolta si vedeva anche Anna Maria Cancellieri, che accompagnava il marito. Se è difficile ricostruire l’esito penale della posizione di Peluso, è più semplice sul piano amministrativo. Peluso e i suoi colleghi sono riusciti a evitare la decadenza dalla licenza di farmacista grazie a una sentenza del Consiglio di Stato del 2006 che ha ribaltato la sentenza di primo grado del Tar della Lombardia.

I farmacisti erano difesi dal professor Carlo Malinconico (poi ministro tecnico con Monti assieme alla Cancellieri, finito nei guai per le vacanze all’hotel Pellicano, pagate da Piscicelli e per l’inchiesta sul Sistri a Napoli) che riuscì a ottenere l’annullamento di un decreto del presidente della giunta lombarda del 1992 che aveva disposto la “decadenza sanzionatoria” dalla titolarità della farmacia. Secondo il decreto del presidente della Lombardia “tutti (i farmacisti, ndr) hanno acquistato medicinali a più riprese, a prezzi inferiori a quelli praticati dai produttori, con ‘fustelle segnaprezzo’ false”, con “reiterate irregolarità nella conduzione dell’esercizio”. Secondo il Consiglio di Stato però quel provvedimento era basato su una “formula generica” che non distingueva le responsabilità dei singoli farmacisti. Quindi non c’era alcuna ragione per disporre la decadenza della licenza per Peluso come per gli altri. I Ligresti però non hanno atteso il 2006 per assolvere e frequentare i Peluso. E per capire perché un ministro decide di telefonare a due magistrati mettendo a rischio una carriera politica con ambizioni illimitate dal Viminale al Quirinale, bisogna tornare alle sensazioni provate a ruoli invertiti 32 anni fa.

Dopo l’intervento del ministro della Giustizia, il Pd rinnova la fiducia

cancellieri-epifani-fiducia-tuttacronacaHa galoppato sicura sul cavallo della Giustiza oggi il ministro Anna Maria Cancellieri e dopo averne ascoltato l’informativa sul caso Ligresti, presentata oggi in Aula, il segretario del Partito Democratico, Guglielmo Epifani, ha confermato la fiducia. “Guardando l’esposizione dei fatti e gli atti non risulta ci siano stati interventi fuori dalla sua responsabilità”.

Gravemente malato in carcere. Il padre: “dovevo rivolgermi alla Cancellieri?”

carcere-italia-tuttacronacaSi sottopone a dialisi il 24enne Brian Gaetano Bottigliero, da due anni in attesa del processo d’Appello e condannato a 9 anni in primo grado. Rinchiuso in una cella del Regina Coeli, attende un trapianto di rene per continuare a vivere ma al momento non potrebbe sottoporti all’intervento perchè ha perso 15 chili ed è gravemente debilitato. Ora il padre si pone delle domande: “Quando ho sentito del caso di Giulia Ligresti e dell’intervento presso i Dap che ha risolto la sua detenzione facendole guadagnare gli arresti domiciliari mi sono chiesto: ma allora abbiamo sbagliato tutto? Tutti i nostri ricorsi dovevano andare al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria anziché al giudice competente? Oppure dovevamo rivolgerci anche noi al ministro Cancellieri?”

La Cancellieri all’attacco… galoppa sul cavallo della Giustizia!

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“Giulia Ligresti non ha avuto un trattamento privilegiato”, così la Cancellieri, galoppa sicura sul cavallo della Giustizia! All’inizio del suo intervento il Guardasigilli sottolinea:

“A differenza di quanto è stato riportato sui media non ho mai sollecitato nei confronti degli organi competenti la scarcerazione della signora Giulia Ligresti né indotto altri a simile comportamento” e ricorda che “La scarcerazione un atto indipendente della magistratura” non è quindi avvenuta  “a seguito o per effetto di una mia ingerenza che non vi è mai stata né è mai stata concepita. Ma a seguito di una decisione libera ed autonoma della magistratura torinese”. La Cancellieri ha poi ammesso “E’ vero, non tutti hanno la possibilità di bussare alla porta del ministro della giustizia, non tutti hanno un diretto contatto. Ma posso garantire che nessuno più di me avverte questa disparità in tutta la sua dolorosa ingiustizia. E’ difficile essere vicini a tutti i carcerati” e ha sottolineato la sua vicinanza a quanti soffrono all’interno delle carceri: “Ogni vita che si spegne è una sconfitta per lo stato. Io ne sento tutto il peso”. Così il ministro Annamaria cancellieri, al senato, in merito alla condizione delle carceri. Cancellieri cita il messaggio del presidente della repubblica Giorgio Napolitano sul tema, e spiega: “è per me uno stimolo fondamentale”.

La Cancellieri cita anche Giancarlo Caselli, procuratore capo di Torino:

«La decisione del gip di concedere gli arresti domiciliari a Giulia Ligresti è stata presa esclusivamente sulla base di fatti concreti e provati: le condizioni di salute, che rendevano pericolosa la permanenza in carcere, e il fatto che già il 2 agosto, quindi ben prima delle telefonate in questione (del ministro Cancellieri, ndr), c’era stata una richiesta di patteggiamento accettata dalla procura».

E ancora:

«Qualunque illazione, che metta in campo circostanze esterne al meccanismo processuale non può che considerarsi arbitraria e destituita di ogni fondamento. Telefonate esterne, per quanto riguarda il mio ufficio, non ne esistono».

Poi è passata di nuovo all’attacco:

“Corrisponde a una distorta visione dei fatti dire che la vicenda di Giulia Ligresti testimoni un trattamento privilegiato e differenziato, diverso da quello che sarebbe spettato a qualsiasi altro detenuto”.

Per poi ritornare in difesa “Nella mia telefonata umana vicinanza” e sferrare questa volta sì un attacco chiarificatore sulla posizione del figlio, Piergiorgio Peluso:  “Quando mio figlio è stato assunto da Fonsai, io avevo appena cessato il mio incarico da commissario del Comune di Bologna ed ero una tranquilla signora in pensione”.

Si è poi  affrettata a ribadire la sua “indipendenza” di giudizio: “Sono stata e sono amica di Antonino Ligresti”: ma “in nessun modo la mia carriera è stata influenzata da rapporti personali” con questi o con altri. Il ministro ha poi spiegato che il medico del carcere di Vercelli il 12 agosto aveva segnalato la gravità del caso di Giulia Ligresti e il 14 lo segnalò alla procura.

E in conclusione d’intervento si è detta disponibile a fare un passo indietro:  “se dovessi essere d’intralcio a questo Governo”.

Che segnali sta dando il Governo?

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E’ quasi fine anno e avremmo, secondo quanto annunciato nei mesi scorsi, dovuto festeggiare l’uscita dalla crisi, l’inizio della ripresa e la diminuzione della disoccupazione grazie alla Legge di Stabilità che avrebbe portato nuova linfa alle imprese e generato un circolo virtuoso. Nulla di questo sembra accadere e Bruxelles anzi ci ricorda i nostri limiti e il nostro deficit.  Il governo che segnali sta dando?

Alfano afferma  “Noi invitiamo calorosamente e convintamente il ministro Cancellieri a rimanere a fare il ministro della Giustizia, come lo sta facendo. Il ministro è una persona perbene, un funzionario dello Stato di altissimo pregio, con una carriera brillante che non può essere oscurata da un gesto che noi riteniamo compatibilissimo con i suoi doveri d’ufficio”.

Anche i Renziani, partiti all’attacco con le dimissioni, si sono, poi,  fatti tiepidi: “Ma quali dimissioni… Bisogna ascoltarla in aula, ascoltare le intercettazioni e poi si vede…”. Eppure per la Idem, le dimissioni furono immediate.

Ma ora si valuta, si vede, si analizza… come per le riforme, per la legge elettorale, per il finanziamento pubblico ai partiti… Questi sono i segnali che sta dando il Governo?

Chi ha dimenticato il fuorionda della Cancellieri?

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Era luglio scorso quando un fuorionda scatenò la polemica durante il convegno a Castelcapuano. La Guardasigilli infatti si rivolse al Procuratore Cafiero De Raho e disse, riferendosi ad avvocati e sindaci che protestavano fuori dalla sede congressuale: “Vado a incontrarli così me li tolgo dai piedi”.

In questi mesi forse il ministro ha fatto un lungo percorso, nel quale come lei stessa ha dichiarato “un ministro ha molti doveri ma anche il diritto a essere umano”, che l’ha portata a cancellare quelle frasi contro i manifestanti e ad approvare a quella pietas che invece ha caratterizzato il caso Ligresti?

“Occorre un cambiamento culturale”, così la Cancellieri

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Parte al contrattacco il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri sulla vicenda di Giulia Ligresti e afferma: “Ho ascoltato, ascoltato, ed ho capito che occorre un cambiamento culturale nel mondo e nell’inferno delle carceri, e ora sono pronta ad andare a Strasburgo, a testa alta a dimostrare che l’Italia è un Paese civile e vuole essere degno della sua tradizione di civiltà”. Anche questa mattina aveva comunque voluto far sentire la sua voce sul caso che sta mettendo a repentaglio la stessa tenuta del governo “Non siamo tutti uguali davanti alla legge? Certo! Non ci sono detenuti di serie A e serie B. Dobbiamo lottare per migliorare il sistema carcerario, ma queste cose non aiutano” e aveva dichiarato: “Ribatterò punto su punto alle inesattezze e alle falsità dette e scritte su di me in questi giorni, voglio vivere in un Paese libero”.  E ora nel suo intervento al congresso dei Radicali in corso a Chianciano ricorda a tutti che: “Un ministro ha molti doveri ma anche il diritto a essere umano” e poi conclude che non ha nessuna intenzione di dimettersi,  ma “se dovessi essere un peso, nessun problema ad andarmene”.

Prima delle 17.00 arriva anche una nota da Palazzo Chigi che riguarda proprio al Guardasigilli: “Il governo ha voluto che il chiarimento in Parlamento avvenisse immediatamente perché non devono esserci zone d’ombra. Siamo sicuri che il ministro fugherà ogni dubbio”.

Si è trattato quindi di un equivoco da parte degli italiani? Di ignorare che un ministro ha doveri, ma anche il diritto a essere umano? Dobbiamo vivere in un Paese libero…

Vive la liberte! E buona amnistia a tutti?

Ciclone sul Governo Letta, le polemiche sulla Cancellieri non si placano

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Nell’occhio del ciclone il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri resiste e sono molti i ministri pronti a difenderla per mettere fine alla bufera che si è aperta sul governo. I partiti, quasi tutti, chiedono di ascoltarla in Parlamento e vogliono spiegazioni sulle  parole dette al telefono con la compagna di Salvatore Ligresti, sulle condizioni di salute della figlia Giulia, all’epoca dei fatti in carcere. Niente dimissioni? Sembrerebbe proprio di no… che dopo lo scandalo della Shalabayeva, l’esecutivo è pronto a far calare il sipario pure sul caso Ligresti.

Intanto i quotidiano imperversano e le polemiche si alimentano. Blitz Quotidiano riporta:

“non è giusto, guarda non è giusto” ?

Anna Maria Cancellieri era al telefono con Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti.

La telefonata verteva sulla retata in casa Ligresti per ordine della Procura della Repubblica di Torino.

Cosa non era giusto per Anna Maria Cancellieri? Il destino che incrudeliva contro un imprenditore che aveva dato lavoro a decine di migliaia di persone o al comportamento dei pubblici ministeri che indagavano e indagano su ammanchi per centinaia di milioni di euro dalle casse delle aziende di Ligresti?

C’è da sperare di non sapere leggere, che la trascrizione sia sbagliata, che la Cancellieri non abbia inteso accusare di ingiustizia i suoi dipendenti magistrati. In modo così aperto e accorato non risulta sia mai successo. Magari un giudice accerterà che quegli arresti furono ingiusti e tutti accetteremo quel verdetto. Ma che lo dica, senza evidenze di sorta,proprio il ministro che deve tutelare quei pubblici ministeri, quelo è un po’ troppo.

Lo fece, ai tempi di Nixon e del Watergate, Spiro Agnew, ministro della Giustizia Usa. E si dovette dimettere.

Il ministro Cancellieri non intende indietreggiare ed è pronto per affrontare l’Aula: “Ribatterò tutte le falsità che sono state dette e scritte su di me in questi giorni”, ha detto.

La Cancellieri vista da Travaglio: “una telefonata accorcia la galera”

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Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano scrive:

“In un paese normale il ministro della Giustizia non parla con i parenti di un’amica arrestata per gravi reati, rassicurandoli con frasi del tipo: “Qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me”. Né tantomeno chiama i vicedirettori del Dipartimento Amministrazione penitenziaria per raccomandare le sorti dell’amica detenuta. Ma, se lo fa e viene scoperto da un’intercettazione telefonica (sulle utenze dei familiari della carcerata), si dimette un minuto dopo. E, se non lo fa, viene dimissionato su due piedi, un istante dopo la notizia, dal suo presidente del Consiglio. Siccome però siamo in Italia, il premier tace, il Quirinale pure. Come se fosse tutto normale”.

Uno dei passaggi chiave dell’editoriale di Travaglio è il seguente:

“Nel paese del sovraffollamento carcerario permanente, Anna Maria Cancellieri, prefetto della Repubblica in pensione, dunque “donna delle istituzioni” che molti in aprile volevano addirittura capo dello Stato, ha pensato bene di risolverlo facendo scarcerare un detenuto su 67 mila: uno a caso, una sua amica. Poi ha dichiarato bel bella ai magistrati torinesi che la interrogavano come testimone su quelle telefonate: “Si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso in considerazione del rischio connesso con la detenzione. Essendo io una buona amica della Fragni (Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, padre dell’arrestata Giulia, ndr) da parecchi anni, ho ritenuto, in concomitanza degli arresti, di farle una telefonata di solidarietà sotto l’aspetto umano”.

Travaglio sostiene che l’interessamento della Cancellieri:

“…non è stato solo “un intervento umanitario”, tantomeno “doveroso”, né una “telefonata di solidarietà”. È stata un’interferenza bella e buona nel normale iter della detenzione dell’amica di famiglia. Anche perché, dopo quella telefonata, ne sono seguite altre ai vicedirettori del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano. Che, a quanto ci risulta, hanno – essi sì, doverosamente – respinto le pressioni, spiegando all’incauta Guardasigilli che la detenzione di un arrestato compete in esclusiva ai giudici, non ai politici”.

Travaglio scrive che, sebbene la giustizia abbia fatto il suo corso, il ministro avrebbe “dovuto astenersi”:

“Eppure la Cancellieri avrebbe dovuto astenersi anche dal pronunciare il nome “Ligresti”, specie dopo la retata che portò in carcere l’intera dinastia, visti i rapporti non solo familiari, ma anche d’affari che suo figlio Piergiorgio Peluso intrattiene con don Salvatore e il suo gruppo decotto. Peluso è stato prima responsabile del Corporate & Investment banking di Unicredit, trattando l’esposizione debitoria del gruppo Ligresti verso la banca; poi divenne direttore generale di Fondiaria Sai (gruppo Ligresti) dal 2011 al 2012; e quando passò a Telecom, dopo un solo anno di lavoro, incassò da Ligresti una buonuscita di 3,6 milioni di euro. Un conflitto d’interessi bifamiliare che avrebbe dovuto sconsigliare al ministro di occuparsi della Dynasty siculo- milanese”.

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