Al mercato di Palermo il prezzo lo fa la mafia

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Il nuovo business di Cosa Nostra è il mercato ortofrutticolo di Palermo. Qui i boss del clan Galatolo stabiliscono i prezzi di frutta e verdura attraverso alcuni insospettabili imprenditori che gestivano gli stand. Sono state le rivelazioni di alcuni pentiti a permettere alla Direzione investigativa antimafia di poter mettere i sigilli alle società dei cinque imprenditori ritenuti vicini a Cosa Nostra. Ma il business non si fermava a frutta e verdura, ma avanzava anche in altri servizi come il facchinaggio e il parcheggio dei mezzi, attraverso una cooperativa, la “Carovana Santa Rosalia”. L’organizzazione mafiosa avrebbe imposto anche le proprie cassette di legno a tutti i rivenditori.

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Metti un passaggio segreto in casa

panic-room-tuttacronacaStanze segrete. E’ questo uno dei nuovi business che, negli Stati Uniti, sta registrando una forte crescita, con sempre più persone che desiderano avere delle panic room per difendersi da malintenzionati che possono penetrare in casa. E in questo filone si è inserito con successo un ex ingegnere di Gilbert,in Arizona, è passato dal progettare Boeing a creare la Creative Home Engineering, società specializzata in passaggi segreti.

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La corsa al bunker… il nuovo business in Albania

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Il nuovo business in Albania arriva dai bunker che fece costruire, con uno sforzo economico non indifferente per una piccola nazione come quella dell’Aquila a due teste, lo stalinista Enver Hoxha che tra il 1945 e il 1985 fece erigere circa 750mila bunker. Quando morì nel 1985 nessuno se ne occupò, così anche quando nel 1992 l’Albania si aprì al mondo e iniziò ad essere un polo di attrattiva anche per molte industrie italiane che lì potevano essere molto più competitive rispetto all’Italia. Soprattutto per le tasse nettamente più basse e per la manodopera a basso costo. Che fare di quei bunker? Per anni divennero immondezai, poi alcuni li usavano come alcova per amanti clandestini, poi divennero anche magazzini. Ma oggi c’è la corsa a comprarne uno… a volte basta anche andare semplicemente al catasto e trovare una soluzione. Questi spazi quindi diventano bar, discoteche e paninerie… e addirittura bed and breakfast. Un business sempre più florido che ha dato una seconda vita ai bunker.

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500mila lire a fusto… questa era la tariffa del clan dei Casalesi

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Le ecomafie per smaltire un fusto di rifiuti “pericolosi” chiedevano fino a 500mila lire. Questo era il business  del clan dei Casalesi che naturalmente adottava tariffe diverse secondo il contenuto che era necessario “smaltire”. Lo rivelò nel 1997, nell’audizione resa alla Commissione di inchiesta sui rifiuti, il boss pentito Carmine Schiavone  Per smaltire i fusti occorreva un’attrezzatura speciale,  disse   Schiavone, e i  costi per un’operazione regolare sarebbero stati di due milioni e mezzo a fusto.

Gli Usa e i siti con le foto segnaletiche: l’ultimo business?

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Sembra proprio che in tempo di crisi ci sia chi ha invece inventato un business redditizio celandosi anche dietro il presunto senso civico e il diritto di informazione. Alcuni siti americani hanno infatti iniziato a pubblicare foto segnaletiche (mugshots) e dati personali che individuano le persone che sono state arrestate nei diversi stati americani. secondo gli amministratori del sito questo dovrebbe mettere in guardia da vicini molesti, da colleghi criminali, da soci insolventi, da compagni di classe con problemi di droga. In realtà poi il tutto si riduce a mero business e con una somma che va da 30 a 500 dollari le foto vengono rimosse e non è più possibile ricercare il profilo un presunto criminale. Le richieste di denaro per la rimozione della foto sono state anche paragonate a un atto di estorsione ma nonostante questo continuavano a fare bella mostra sul web. In realtà poi, la foto segnaletica dimostra solo l’arresto ma non è indice della condanna. Spesso le persone segnalate in rete poi non sono state riconosciute colpevoli e le accuse verso di loro sono state comunque ritirate.

Se poi invece la condanna è avvenuta e la pena è tata pagata è ancora più grave che ne resti la traccia indelebile ( se non si rimuove a suon di dollari).

La vicenda del giovane Maxwell Birnbaum, riportata dal New York Times, che si è visto rifiutare la domanda per uno stage da una società a causa del ritrovamento online di una sua foto segnaletica, scattata in occasione del suo coinvolgimento in una storia di droga, è indicativa in proposito.

Bisogna però aggiungere che i siti sono perfettamente legali e attivi da diverso tempo, sostenendosi finanziariamente con le stesse modalità di altre attività sul web. Il fenomeno ha iniziato a svilupparsi nel 2010 con la creazione di Florida.arrests.org, ad opera di Craig Robert Wiggen, diffondendosi progressivamente fino a raggiungere dimensioni rilevanti.

I siti mugshots proliferano su Internet e se ne contano ormai a decine. Per attrarre traffico i gestori, spesso difficilmente rintracciabili, utilizzano come esca le foto di personaggi famosi. Per le altre immagini pescano a man bassa dai siti dei funzionari di polizia locali o da altre fonti ufficiali. JustMugshots, fondato nel 2012 da Arthur D’Antonio, dispone di milioni di foto e cinque dipendenti ma rimane sconosciuto il giro di affari e i particolari del business messo in piedi dal proprietario.

Diversi Stati stanno cercando di porre un freno a questa tendenza. Nell’Oregon un progetto di legge prevede la possibilità di ottenere la rimozione gratuita sul web delle foto di tutti quelli che sono in grado di dimostrare la non colpevolezza. Anche nello Stato della Georgia nel mese maggio è stata approvata una norma che va nella stessa direzione mentre nello Utah è stato proibito alle forze di polizia di concedere foto segnaletiche a siti che chiedono soldi in cambio della loro eliminazione.

Contemporaneamente, nel campo privato, oltre a Google, i dirigenti di MasterCard, PayPal e American Express una volta che il problema è stato portato alla loro attenzione hanno avviato indagini interne predisponendosi ad interrompere eventuali rapporti commerciali in corso relativi a conti aperti o a servizi di pagamento.

Contro le pratiche e la presenza dei siti mugshot vengono inoltre promosse cause legali e class action da parte di singoli e associazioni.

Di diverso segno invece la posizione della stampa statunitense schierata a difesa della pubblicazione online di foto segnaletiche di arrestati. I giornalisti hanno sollevato obiezioni all’azione di limitazione legislativa delle autorità statali sostenendo che i documenti pubblici devono restare tali anche quando si tratta di immagini che riguardano individui implicati in fatti giudiziari. Il Reporters Committee for Freedom of the Press, in particolare, si oppone ad ogni restrizione appellandosi al Primo emendamento e al diritto delle redazioni di stabilire quali notizie pubblicare per informare i lettori.

Il business della sanità: quando curare è sinonimo di affare

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La terza industria del paese vale 114 miliardi di euro e quando la sanità diventa un industria è chiaro che il sistema si distorce e i cittadini diventano clienti a cui vendere prodotti: cioè le medicine. Fra primari, direttori generali, imprenditori di case farmaceutiche e fabbricanti di protesi, proprietari di cliniche e politici, l’industria frutta 114 miliardi di euro. In quanti ci mangiano? La mangiatoia, il libro inchiesta dei due cronisti di Repubblica Michele Bocci e Fabio Tonacci è una diagnosi del sistema sanitario italiano e delle sue distorsioni. Da curare a nuocere alla salute, questo è il viaggio che nel libro dura 12 ani e l’Italia che progressivamente da secondo Paese mondiale per la sanità scade al volontariato e si avvale, del contributo indispensabile dei poliambulatori di Emergency. Lì non si curano solo migranti ma su 10 pazienti 2 sono italiani. Fra  Asl e aziende ospedaliere “oggi quasi tutte con i bilanci in passivo o a rischio di andarci” – che i due cronisti prospettano al nostro sistema sanitario il rischio di fare una brutta fine!

I calciatori si danno all’industria del sesso?

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Ronaldo sembra proprio che vorrebbe acquistare la rivista Playboy e sta pensando di far un’offerta per ottenere  l’esclusiva in Brasile del magazine erotico. D’altra parte Ronaldo appena si è ritirato dal calcio ha aperto un’agenzia di marketing, la 9INE, che ha già sotto contratto numerose stelle brasiliane, a cominciare da Neymar, quindi il pallino per gli affari è nel suo Dna. Oltre all’agenzia, è anche proprietario di palestre, cliniche e immobili, che ogni anno gli fruttano guadagni invidiabili. Playboy è la decima rivista più venduta in Brasile è chiaro quindi l’interesse del giocatore verso un business sicuro.

Ma sicuramente non è l’unico giocatore che vuole investire nell’industria del sesso, anni fa Pele è stato testimonial di una campagna rivolta a chi ha problemi di erezione, mentre Ronaldinho firma una linea di preservativi.

 

Saviano tra coca, disciplina mafiosa e la difesa della felicità

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In occasione della pubblicazione sel zuo nuovo libro, Zero Zero Zero, Roberto Saviano rilascia un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt in cui descrive un paradosso tutto italiano: nel Paese senza regole, la criminalità organizzata è quella che vanta la maggior propensione al sacrificio e al rispetto dei codici di comportamento. In essa è riscontrabile una disciplina che crea una parziale fascinazione sullo scrittore. “La criminalità organizzata ne esercita una certa quantità, lo devo confessare. Ma sarebbe un errore soccombere a questa forza di attrazione. I mafiosi costruiscono un’immagine di uomini d’onore, che vivono secondo un codice, detengono molti soldi e non hanno alcuna paura della morte. Questo mito va smontato: devo mostrare quanto siano ridicoli, le loro paure, la loro esistenza miserabile. Credo davvero che le cose si possano cambiare, se vengono scritte. Questa è la mia ossessione”. La vita della criminalità italiana, insomma, è costellata di rinunce, soprattutto se confrontata con la mafia messicana, dove lusso e feste sono un tratto distintivo dei grandi capi del cartello della cocaina. “I boss italiani sono gli ultimi calvinisti dell’Occidente. Vivono la maggior parte del loro tempo in un buco sottoterra, e per il loro successo rinunciano ad ogni lusso”. Ma un paradosso è anche il rapporto tra i suoi due libri: con Gomorra, che ha confessato non riscriverebbe se avesse il potere di tornare indietro nel tempo, che, dopo averlo obbligato ad una vita sotto scorta, gli ha permesso di scrivere la nuova opera. “Non vale la pena scrivere un libro che ti distrugge la vita. E’ importare raccontare la verità sulla mafia, e non avere paura né essere costretti al silenzio. Ma è altrettanto importante difendere il proprio percorso verso la felicità. Ora non so più come ritrovarlo, visto che vivo completamente isolato dagli altri uomini”. Ma l’isolamento l’ha portato a compiere un passo oltre: “Grazie alla scorta sono però riuscito ad incontrare molti inquirenti, ed ho avuto accessi ad atti e testimonianze che mi hanno permesso di studiare la dinamica del cartello delle droghe. “Suona paradossale, ma più vivo protetto, maggiore è la mia vicinanza a ciò che accade nel mondo della criminalità, anche se non posso più permettermi di camminare per strada”. Saviano non risparmia neanche, dopo tutte le bastonate inflitte dalla Germania all’Italia, una piccola bacchetata ai tedeschi. “La Germania sottovaluta il traffico di droga in modo drammatico, alla polizia mancano gli strumenti giuridici per poterlo contrastare in modo efficace. In Germania la mafia è al sicuro in modo davvero assurdo”. Per concludere, l’autore si schiera con la legalizzazione della cocaina, che rappresenta il più importante business per le mafie globali:  “La coca rappresenta un mercato da 400 miliardi di dollari di fatturato annuo. Una legalizzazione darebbe agli stati la possibilità di contrastare la droga, con campagne come quella condotta contro il fumo, e togliere alla criminalità organizzata la sua maggior fonte di guadagno”. Capitalismo allo stato pure insomma, che semplifica con un esempio: “Nessun altro affare dà maggior lucro. I suoi profitti sono enormi. Si prenda questo esempio. Chi all’inizio del 2010 ha investito nell’Apple 1000 euro, ora ne possiede 1600 grazie alla crescita delle sue azioni. Chi invece nel 2012 ha investito 1000 euro nella cocaina, ora ne possiede 182 mila. Cento volte di più rispetto alle azioni che sono andate meglio negli ultimi anni”.

Prediciottesimo: il nuovo rito di passaggio!

prediciottesimo

Tra gli adolescenti italiani ha preso piede una nuova tendenza: si chiama prediciottesimo ed è un video, spesso montato da un professionista, che ritrae un ragazzo o una ragazza prima che diventi maggiorenne. Il video clip d’autore ritrae il futuro adulto in pose da copertina in stile rivista patinata: toccare i propri sogni con mano quindi come rito di passaggio all’età adulta. Youtube si sta rapidamente riempiendo di questa nuova tendenza con video in cui maschi e femmine mostrano la spensieratezzza dell’adolescenza in paesaggi idilliaci o cittadini, mettendosi in mostra accanto ad alberi o tuffandosi vestiti nel mare, giocando con la neve e mimando pose da professionist con cambi d’abito ad ogni sequenza, con ragazze su tacchi vertiginosi e gonne corte e ragazzi che sfoggiano il look dei nuovi idoli: i tronisti di “Uomini e Donne”. Insomma, ci si prepara al passaggio fatidico non cercando la propria identità ma imitando modelli, supportati da un business che è appannaggio degli studi fotografici per entrare a far parte del gruppo narcisistico che vede come massimo punto di riferimento Fabrizio Corona o Belen, modelli che cercano di scimmiottare senza averne, tra l’altro, nè aspetto nè forme. Il che di per sè non sarebbe un male, meglio un giovane dalle misure “comuni” che non il perfezionismo a tutti i costi. Quello che preoccupa è che questi giovani non trovino altro modo per affacciarsi alla vita adulta se non apparendo, affidandosi alle mani sicure di professionisti e volendo uguagliare qualcuno invece che essere, semplicemente e nella maniera più genuina, dei meravigliosi se stessi, con tutto il futuro davanti. Se questo li fa stare bene, però, ben venga… buon 18°a tutti!

Nuovi followers? 1000 per soli 18 dollari! Ecco il business.

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Mille profili nuovi come followers? Sono 18 dollari. Nove dollari al mese per cinque re-tweet al giorno. Ecco il prezzario di un fenomeno abbastanza conosciuto su Twitter, quello dei fake. Persino Twitter l’ha ammesso: al momento non esiste soluzione. Il mercato nero del successo sul microblogging al momento è dilagante e non si conoscono nè i confini, nè le responsabilità, ciò che invece è chiaro sono le cifre.

Il business del fake su Twitter potrebbe superare i 300 milioni di dollari e riguarda alcuni siti che sembrano essersi specializzati nella creazione di questo tipo di servizi. Il numero di finti account su Twitter è circa 20 milioni, poco meno del 10% degli utenti attivi.

Tra i meccanismi trovati, ha fatto molto scalpore quello di un fantomatico account cinese che ri-twitta ogni post di TheNextWeb, un blog molto famoso che ha subito smentito di aver fatto uso di questo account per migliorare i propri risultati, spiegando che si tratta di un servizio automatico mai pagato.

L’account risponde alle caratteristiche del nuovo mercato, che vuole un fake credibile. Include un bio, in cinese, un link ad un blog con contenuti su Yahoo salute, e ha twittato oltre 17.000 volte i contenuti del blog.

Nuovi software si stanno facendo largo, e permettono di bypassare facilmente le barriere opposte da Twitter e di creare molto velocemente fake account e follower con costi per operazione così bassi che si possono permettere di aggiungere una persona che manualmente compili i CAPTCHA nei casi di più profili con gli stessi IP.

Questo è dovuto in parte alla facilità di creazione di un account su Twitter, che non richiede la validazione di una e-mail. L’azienda contrasta come può gli account falsi e la spam. Jim Prosser, un portavoce di Twitter interpellato dal NYT, ha ricordato che l’azienda ha citato in giudizio i produttori dei cinque strumenti di spamming più utilizzati sul servizio, ma il problema è di ardua soluzione:

Facebook collega una persona ad un account. In Twitter, un individuo può avere più account. Abbiamo una filosofia differente. Il 40% della nostra base di utenti consuma solo contenuti, e ciò che appare come un account falso per un individuo potrebbe effettivamente essere qualcuno che è su Twitter esclusivamente per seguire altre persone.

 

Cultura e scuola… L’Italia fanalino di coda!

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Che la cultura in Italia non avesse più rilievo era chiaro. Tagli ai finanziamenti per il cinema, per l’editoria, teatri che calano il sipario e sale cinematografiche che chiudono. L’Italia strozzata dalla crisi che è miope alla cultura… eppure potrebbe essere un business. Non a caso si chiama industria cinematografica, non a caso per anni il cinema ha mantenuto famiglie e famiglie di addetti ai lavori… non stiamo parlando di attori o registi o produttori, ma stiamo parlando dell’indotto che un prodotto cinematografico crea. Dalla manovalanza per il set all’industria del catering, dai montatori alla cartellonistica, dalle sarte ai parrucchieri, dai compositori agli studi di doppiaggio… il business ci sarebbe e chi lamenta le sale cinematografiche vuote vuol dire che non ha la capacità di guardare avanti. Se la sala langue occorrerebbe una riconversione… non solo sala cinematografica ma spazio dove creare un evento tra cui il cinema. In America stanno nascendo le sale cinematografiche in piscina, i cinema nei musei ormai sono la norma, così come nelle esposizioni raramente manca l’evento multimediale. Luoghi che siano flessibili ad accogliere l’arte in ogni sua forma, che non siano fossilizzati nei grandi blockbuster sempre più dedicati agli adolescenti, ma diventino un luogo di incontro per condividere un film o un’installazione. Un’esperienza non visibile attraverso un prodotto piratato in internet… la pirateria andrebbe combattuta con le idee e con le proposte non con leggi sterili e divieti astratti che di fatto non debellano la violazione  dei diritti d’autore. Si dovrebbe pensare a una fruizione del prodotto cinematografico come materiale che possa viaggiare su diversi supporti, che possa essere assaporato in diversi luoghi con finalità diverse… non si può far morire il sogno, la fantasia, le idee…

Ma se la cultura langue, la scuola affonda. Anche qui l’Italia si pone al penultimo posto seguita solo dalla Grecia. Insomma i luoghi con maggiore ricchezza archeologica e maggiore storia artistica sono stritolati dall’austerity e dal malgoverno che ha portato a un impoverimento con delle politiche disattente verso l’istruzione.  La spesa pubblica italiana si aggira intorno all’8,5 rispetto al 10% della media europea.

 

Vodafone taglia!

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Vodafone ha annunciato 700 esuberi nel piano industriale che ha presentato ai sindacati. Lo riferisce la stessa azienda in un comunicato, in cui sottolinea che “pesa l’andamento del settore tlc”. “Risulta quindi necessaria – si legge nella nota – un’azione di trasformazione ed efficienza che passa attraverso la ridefinizione complessiva del costo del lavoro e una riduzione del perimetro aziendale pari a 700 esuberi, nelle funzioni di staff e supporto, e non a diretto contatto con il cliente”.

Il piano industriale, si legge nella nota, “evidenzia che gli effetti negativi della crisi macroeconomica, la forte pressione competitiva e il drastico calo dei prezzi, nonché gli interventi regolatori, stanno progressivamente influenzando in modo molto critico l’andamento del settore delle telecomunicazioni”. Anche Vodafone Italia, “che in questi anni ha mantenuto costante la sua strategia di investimenti in Italia per offrire ai propri clienti il miglior servizio e la migliore qualità e copertura di rete, ha risentito degli effetti combinati di questi fenomeni registrando negli ultimi due anni una rilevante erosione del fatturato e dei margini”.

La “difficile congiuntura”, pertanto, “rende urgente una maggiore focalizzazione organizzativa e di business per garantire la continuità degli investimenti sul servizio al Cliente e sulla qualità e lo sviluppo delle reti di nuova generazione, e per assicurare il rilancio sostenibile dell’impresa e della sua competitività sul mercato nei prossimi anni”. “E’ stato avviato – conclude la nota – un percorso di condivisione con il Sindacato che auspichiamo, come accaduto in passato, prosegua in maniera costruttiva nell’impegno reciproco di trovare soluzioni sostenibili per le persone e per l’impresa”.

Hotel a moduli targato Ikea, il primo entro l’anno a Milano!

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Aprirà entro la fine dell’anno a Milano il primo hotel nato dall’inedita alleanza fra Marriott e Ikea. La joint venture prevede la realizzazione di una nuova catena di hotel, in tutto 50 alberghi economici, che nei prossimi cinque anni dovrebbero sorgere in Europa. Lo riporta il Wall Street Journal, sottolineando che l’alleanza dovrebbe essere annunciata oggi. La filosofia della catena alberghiera sarà la stessa che ha garantito il successo dei mobili Ikea: prodotti economici ma con un bel design, insomma «cheap-but-cool». E gli hotel punteranno proprio ad offrire un’accoglienza di stile e calorosa, ma a prezzi contenuti. Target di riferimento chi viaggia per affari e i turisti «low cost» che però non rinunciano a un certo tipo di comfort. Harald Mueller, dirigente Ikea e responsabile del progetto, ha spiegato al quotidiano svedese Svenska Dagbladet il piano e ne ha descritto la strategia: «Stiamo cercando da tempo immobili in tutta Europa. Elimineremo tutto ciò che è superfluo, come ad esempio i ristoranti, al posto dei quali metteremo una buona colazione, Internet ad alta velocità e una reception efficiente senza formalità da adempiere quando si lascia l’albergo».

La catena si chiamerà Moxy e Ikea vi investità 500 milioni di dollari. Stando al progetto, gli hotel saranno aperti vicino a centri dirigenziali, aeroporti, stazioni ferroviarie e della metropolitana. Di 150-300 camere, avranno come principale target quello dei giovani.
Gli hotel non avranno mobili o il design tipico di Ikea che, invece, propone nuove tecniche di costruzione per contenere i costi, quali ad esempio l’utilizzo di moduli prefabbricati da assemblare, questi sì, proprio come i noti mobili svedesi.

Gambe pubblicitarie!

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Se vuoi che la tua pubblicità abbia successo, devi metterla dove sei sicuro che guardino tutti. Con questa fondamentale regola del marketing ben chiara in mente, un service di pubblicità giapponese ha iniziato a offrire ai propri clienti una nuova possibilità per incrementare il loro business: incollare gli adesivi pubblicitari sulle gambe nude di belle ragazze. Forse la cosa può sembrare sessista e poco rispettosa nei confronti delle donne, ma le ragazze giapponesi non sembrano pensarla così: in poco più di un mese alla compagnia sono pervenute oltre 1300 richieste e il numero è in continuo aumento.

 

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