Vogliono difendere la figlia dalla bulla: finisce in rissa tra genitori

lite_donne-tuttacronacaPresunto bullismo in una scuola di Roma e i genitori accompagnano la figlia a scuola per denunciare la vicenda al preside. Ma una volta davanti all’edificio la famiglia incrocia proprio la sospetta bulla, anche lei accompagnata da madre e padre. A questo punto i genitori della presunta vittima scelgono di affrontare la ragazzina a parole, con le buone, ma l’adolescente aggredisce quella che per lei è un’aguzzina e le procura lesioni giudicate poi guaribili in pochi giorni. A quel punto scoppia la rissa: il papà della presunta bulla recupera nella sua auto un’ascia e interviene a sua volta provocando la fuga di genitori, figli e insegnanti che cercano riparo nella scuola. Tutti denunciati i protagonisti, con accuse diverse, dai danneggiamenti alle minacce.

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La bulla di bollate diventa un videogioco!

bulla-bollate-video-tekken-tuttacronacaDa adolescente rissosa a protagonista, in salsa cartoon, di un video. E’ questo il percorso fatto dalla bulla di Bollate che si è vista strasformata in uno dei personaggi del videogioco Tekken, famoso in tutto il mondo, prendendo come base il personaggio di Nina. La protagonista, chiamata La Giovii, combatte e sconfigge tutti i principali avversari del videogioco senza venirne mai colpita. Le immagini sono accompagnate da una canzone hip hop con una voce elettrica che parla della bulla di Bollate.

Bulli contro 15enne, l’appello del padre “intervenite, altrimenti ci scappa il morto”

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Vittima a 15 anni dei bulli e il padre lancia un appello affinché qualcuno intervenga:

«Quanto accaduto a mio figlio non è una novità per Parma, ogni settimana succede qualcosa del genere e non se ne può più, ormai si tratta di un problema sociale su cui il sindaco deve intervenire perchè non si può solo pensare al cemento, e bisogna farlo subito altrimenti qui ci scappa il morto»,

Il ragazzo infatto sabato scorso a Parma è stato violentemente picchiato, con calci e pugni, da un branco di 5 bulli, alla fermata dell’autobus tra via Gramsci e via Osacca, intorno alle 16 del pomeriggio.  Il minore, ora in ospedale con una prognosi di 30 giorni per la varie lesioni e fratture riportate, tra cui una alla fronte, è stato letteralmente attirato in una trappola. Tutto è nato con un sms che il 15enne ha ricevuto intorno alle 14.30 dello stesso giorno sul suo cellulare. A inviarlo un coetaneo tunisino che gli chiedeva di presentarsi alla fermata del bus «da solo, per chiarire» un saluto e poche parole hce il giovane avrebbe scambiato con la fidanzatina del tunisino. Ad attenderlo alla fermata c’erano un gruppo formato da ragazzini stranieri e italiani che lo varebbero pestato a sangue e il pestaggio sarebbe continuato se non si fosse fermato un uomo alla guida di un auto che era in compagnia della moglie e del figlio che ha fermato l’auto e scendendo dalla vettura ha messo in fuga i bulli e ha chiamato il 118 per il ragazzo

Secondo alcuni testimoni, oltre ai 5, altri giovanissimi avrebbero assistito alla scena senza intervenire, ma facendo ‘muro’ per coprire l’accaduto. Tutti dettagli che saranno chiariti dagli investigatori dell’Arma. «Questa volta si è riusciti a contenere i danni perchè per mio figlio poteva anche finire peggio – aggiunge il padre – ma bisogna assolutamente intervenire su questi ragazzi perchè non pensino che il mondo sia fatto di scazzottate e perchè tutto ciò non si deve più ripetere».

“Non siamo bulli”: gli studenti di Bollate in sit-in

sitin-bollate-tuttacronacaIl collettivo studentesco degli Itcs Primo Levi ed Erasmo da Rotterdam di Bollate, dopo il pestaggio della 15enne di Bollate, ha organizzato un sit-in per spiegare che “Ci piacerebbe che in questo Paese esistesse un’informazione pulita, dove gli eventi non vengano necessariamente strumentalizzati”. “Le opinioni di uno non possono e non devono rappresentare quelle di tutti – conclude Simone -, non dovremmo spiegarvelo noi”. Il collettivo ha preso posizione con un comunicato che inizia con una provocazione: “I due galli si guardano. Si beccano: è un segno di sfida. Attorno a loro, altri animali urlano, aizzano e filmano l’evento: sai che spettacolo vantarsi di aver assistito a un combattimento fra galli?”  Alla base dell’aggressione a Bollate, un tradimento amoroso che si è trasformato in un vero e proprio show, ripreso dai telefoni di altri ragazzi. Gli studenti hanno voluto sì condannare il gesto, ma anche difendere la scuola, che in una giornata è passata dall’essere riconosciuta tra le eccellenze lombarde all’essere identificata come “covo di bulli”. “Ci piacerebbe che in questo Paese esistesse un’informazione pulita, dove gli eventi non vengano necessariamente strumentalizzati”, ha spiegato a Leggo Simone Basilico, maturando e organizzatore di questa sorta di flash mob dal titolo “Stand Up, alzarsi per distinguersi”. Tra i tanti striscioni apparsi, anche uno che recita: “Il mondo non è minacciato dalle persone che fanno del male, ma da quelle che lo tollerano!” Alla base della protesta degli istituti, ci sarebbero state anche alcune dichiarazioni rilasciate da singoli studenti nei giorni successivi all’aggressione, che in parte hanno giustificato il gesto. “Le opinioni di uno non possono e non devono rappresentare quelle di tutti – conclude Simone -, non dovremmo spiegarvelo noi”.

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Abbandona la scuola a 15 anni: troppi insulti in aula e su Facebook

cyberbullismo-tuttacronacaLo chiamavano “il sorcio” a causa dei suoi denti sporgenti e lui, dopo esser stato deriso tanto a scuola che su Facebook, non è più riuscito a sopportare il bullismo di cui era vittima ha deciso di abbandonare la prima liceo che frequentava. I genitori del 15enne, che vive a Rimini, una volta scoperto quanto stava accadendo, hanno sporto denuncia e quattro minori sono finiti sotto inchiesta per diffamazione. L’adolescente si era recentemente trasferito a Rimini dalla Sicilia e, se l’accoglienza non era stata delle migliori, è andata ancora peggio nella scuola che frequentava, con offese che dalle aule scolastiche sono rimbalzate su Facebbok. Non riuscendo più a sopportare le continue umiliazioni a cui veniva sottoposto dai coetanei, il giovane ha deciso infine di parlarne con i genitori che non solo lo hanno ritirato da scuola e denunciato gli aguzzini, ma hanno anche deciso di abbandonare la città.

La vittima della bulla di Bollate: “stanno preparando la bara per me”

SARAH-bollate-tuttacronacaSarah porta un collare ora, dopo aver subito l’aggressione di una bulla all’esterno dellItc Primo Levi di Bollate. E ora spiega che quelle botte non erano neanche per lei: stava cercando di difendere verbalmente un’amica. Lo racconta proprio la vittima dell’aggressione, con un’intervista telefonica che è stata raccolta in esclusiva da Social Channel di Mirko Scarcella.”Sto ancora ricevendo minacce, un’amica della ragazza che mi ha picchiato ha detto che se per colpa mia finirà in comunità lei mi ammazza, che sta preparando la bara per me”. La ragazzina, alla famiglia in un primo momento non ha detto nulla per paura di ritorsioni. Ora, ha spiegato la zia, probabilmente non tornerà in quella scuola. La bulla non non frequenterebbe quell’istituto, secondo quanto ha raccontato Sarah, ma sarebbe arrivata al Primo Levi accompagnata in auto dalla mamma, che l’avrebbe aspettata per tutto il tempo del pestaggio.  Non solo minacce per Sarah: dal giorno della diffusione del video, infatti, sono nati su Facebook tantissimi gruppi di supporto che esprimono condanna alla violenza subita e solidarietà alla ragazzina.

Pavia come Bollate: i video che testimoniano il bullismo finiscono in rete

rissa_pavia-tuttacronacaSi è parlato tanto della “bulla di Bollate“, ma anche Pavia è stato teatro di una rissa tra ragazzine. E anche in questo caso il video è finito in rete. Le immagini che arrivano dalla città lombarda mostrano una ragazza che viene picchiata da una coetanea davanti a decine di compagne e compagni. Anche in questo caso, si tratta di un filmato ripreso, lo scorso 17 gennaio, da uno dei ragazzi presenti alla stazione delle corriere di Pavia e che poi è stato pubblicato su Facebook. Così come nel caso di Bollate, la rissa è scattata per motivi di gelosia per un ragazzo “rubato”. Ma, a differenza di Bollate, in questo caso la vittima riesce ad allontanarsi grazie a compagni e compagne che tengono ferma, tentando di calmarla, la giovane che continuava a rincorrerla. Marianna Bruschi, ne La provincia Pavese, scriveva:

Rissa tra ragazze 15enni. A postare il video su Youtube è un utente anonimo (Persone Orribili). Immagini di violenza che durano un minuto e 51 secondi. Una ragazza ne prende per i capelli un’altra, gli amici a cerchio. Timidamente qualche ragazzo interviene, prova a frenare la rabbia ma le botte continuano. Le tira i capelli, la strattona a terra, cerca di colpirla con un calcio. Poi l’altra riesce a liberarsi, prova ad allontanarsi. Viene raggiunta e ancora gettata sull’asfalto. Succede a Pavia, alla stazione dei pullman. Nel video si vede anche un adulto che non muove un dito. Sullo sfondo si nota un bus. La rissa è a un metro dalla biglietteria. Non un posto isolato insomma. Eppure nessuno interviene. Il video gira sui profili Facebook del gruppo di ragazzi, poi è stato rimosso da Youtube ”perché i relativi contenuti hanno violato i termini di servizio”. I minorenni coinvolti si vedono in viso perfettamente. Sono riconoscibili. Alcuni hanno il telefonino in mano, e l’autore/autrice del filmato registra tutto, si sposta quando le coprono la visuale, non smette nemmeno per un secondo. Perché le botte? Questioni di fidanzati, pare. Le reazioni? Tra chi condivide il video sui social ci sono tanti “è assurdo”, “pazzesco”, “allucinante”. Quelle immagini però sono molto di più. Si può arrivare a tanta violenza? E si può filmare con così tanta indifferenza? E poi pubblicare il video su internet, sui social network, e condividerlo, farlo girare, cliccare, guardarlo e riguardarlo? Si parla tanto dei nativi digitali. Forse sarebbe davvero l’ora di iniziare a portare nelle classi, nelle scuole, l’uso consapevole della tecnologia, cosa si rischia, cosa si può fare e cosa no. Non per imporre, massima libertà. Ma per rendere i ragazzi almeno più consapevoli.

La “bulla di Bollate”: i compagni di scuola si schierano con lei

rissa-bollate-tuttacronacaHa fatto scalpore il video che mostra una ragazzina picchiare una compagna di scuola a Bollate, nel Milanese, mentre la vittima chiede aiuto e attorno a lei, oltre a chi filma, i ragazzi ridono. I compagni di scuola, in tutto questo, si schierano con la “bulla”, come spiega Davide Milosa sul Fatto quotidiano:

Lorenzo chiacchiera con due amici. Dice: “Io so tutto e le cose non sono andate proprio come è stato scritto. A iniziare con gli insulti anche pesanti è stata Sara”. Si riferisce alla 14enne del Levi picchiata da una coetanea davanti ad almeno venti ragazzi che al posto di intervenire hanno riso, incitato, filmato e messo l’intera sequenza su Facebook. Giovanna, bionda, tuta grigia. E Sara, jeans, giacca marrone”.

Lorenzo ritiene che alla base dell’accaduto ci sia una lite nata tempo prima, come spiega ancora il quotidiano:

“Alla base di tutto c’è un ragazzo: l’ex di Giovanna è l’attuale fidanzato di un’amica di Sara. “Lei non c’entrava niente, eppure si è messa di mezzo”. Insomma, dopo che il caso è finito sul tavolo dei carabinieri di Rho con una denuncia querela nei confronti della ragazzina bionda, le versioni degli studenti, pur condannando la violenza, ribaltano i fatti. E come spesso avviene, il giorno dopo la colpa ricade sulla vittima che ha provocato”.

Sempre stando a quanto riporta ancora il giornalista, il presideinterrompe l’intervista a Lorenzo mentre gli insegnanti tacciono:

“Fuori dal portone, sotto la tettoia che conduce al parcheggio, gli insegnanti scappano. Non parlano. Chi lo fa non dice il nome e nemmeno la materia che insegna. Solo si limita a dire: “I nostri studenti sono rimasti molto colpiti, è un fatto grave, ma certamente isolato”. Parla un po’ di più la preside Rosaria Pulia. “Ci siamo accorti giovedì del video e subito abbiamo chiamato i carabinieri”. E i genitori di Sara che fino a quel momento nulla sapevano. Si punta il dito contro “l’indifferenza” di chi non è intervenuto e contro “la non consapevolezza dell’uso dei social network”.

Ma non è tutto. Altri ragazzi sostengono che la ragazzina picchiata se la sia “cercata”:

“Gli schiaffi – dice un alunno di prima – quella se li è cercati”. Dalle aule ci si sposta davanti al cancellone giallo che separa il parcheggio da via Varalli. Qui i ragazzi parlano a ruota libera e tutti ripetono la stessa cosa. Sandy, origini calabresi, faccia tonda, occhi brillanti, ombrellino rosa sotto la pioggia è stata l’unica a intervenire dopo il primo calcione. “A quel punto stava esagerando”. Va avanti: “Non dico che Sara se l’è cercata, però nei confronti di Giovanna ha usato parole grosse”. Le dà della “troia e puttana”. Le dice: “Domani ti aspetto fuori dalla scuola”.

E non importa la denuncia per il pestaggio: la “bulla” rivendica sul web le sue ragioni:

“Giovanna non cambia idea e dal suo profilo su Ask rilancia: “Se lei non faceva la buffona, non mi insultava, non si intrometteva, tutto ciò non succedeva! Spero abbia capito la lezione!”. Il discusso social network, per molti il vero paradiso dei cyber-bulli, torna così al centro della cronaca”.

Ora si cerca chi ha girato il video e lo ha messo in rete, come si spiega ancora nell’articolo:

“Ora sta cercando chi ha girato il video e lo ha messo in rete”. Perché il vero squallore di questa vicenda sta nell’assistere alla violenza senza intervenire filmando tutto come fosse un gioco”.

Bullismo nel Milanese: il video della ragazzina picchiata davanti a scuola

rissa-bollate-bullismo-tuttacronacaIl bullismo spopola in rete, come testimonia il video che mostra una ragazzina picchiare ferocemente una coetanea senza che nessuno intervenga. Meglio filmare il tutto e postarlo in rete. E ora un episodio di bullismo avvenuto nei giorni scorsi a Bollate, in provincia di Milano, è diventato un caso mediatico. Il video, cruento nei contenuti, è circolato su Facebook e ora lo hanno preso in visione i carabinieri. Il filmato che riprende il pestaggio è stato in parte censurato per proteggere la privacy dei minori, vi si sentono bestemmie e incitamenti da parte degli altri presenti mentre altri semplicemente guardano senza intervenire. In tutto questo, la giovane aggredita continua a chiedere aiuto, inascoltata.

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La vendetta dei “brutti anatroccoli”: la storia di Zoe

modella1_bulli-tuttacronacaE’ la favola del Brutto anatroccolo che c’insegna che nella vita si può sempre sbocciare, che ci si trasforma. E la 19enne Zoe Blenkinsop ne è l’esempio. Certo, il passaggio non è indolore, ma una volta che si arriva alla meta, la soddisfazione è totale. E così la ragazza, che da bambina era stata vittima di bullismo a scuola a causa di un nodulo che le sporgeva dalla schiena, ha lottato ma ha raggiunto il suo obiettivo: diventare una modella. A soli 11 anni a Zoe era stata diagnosticata una scoliosi, ma i medici le spiegarono che prima dei 18 non sarebbero potuti intervenire. 7 anni di attesa trasformatisi in un vero incubo a scuola a causa dei bulli. Al Daily Mail, la ragazza ha raccontato: “Quando sono stata operata è stato il giorno più bello della mia vita. Potevo finalmente realizzare il mio sogno di diventare una modella”. E’ stato necessario un anno di terapie prima che potesse rimettersi in piedi, 365 giorni molto dolorosi e faticosi, non potendo utilizare stampelle nè rimanere troppo tempo in piedi, ma la giovane ha desiderato subito tornate a scuola per dimostrare a chi l’aveva derisa per tanto tempo che era come tutti gli altri ragazzi. Ora sta lottando per far realizzare il sogno di essere una modella e già ha fatto alcune sfilate e diversi servizi fotografici, ma i problemi nel camminare in parte rimangono. Con la fisioterapia sarà in grado di recuperare completamente la motilità e poter più concretamente lavorare al suo sogno.modella_bulli-tuttacronaca

Umiliato dal prof perchè disabile: condannato il docente

prof-offende-disabile-tuttacronacaNon aveva il coraggio di confidarsi con i genitori, di raccontare loro come il professore lo deridesse e insultasse in classe. Lui, a 15 anni e con problemi psico-motori, una paralisi che non gli consente di muoversi bene, sorrideva, era affettuoso, aveva degli amici in classe. Gli stessi che l’hanno spinto a raccontare in famiglia quello che accadeva in quelle aule di un istituto tecnico turistico al Torrino, a Roma. Il 13 dicembre 2007, prende coraggio: “C’è un professore che mi tratta malissimo, mi ha preso lo zaino, me l’ha buttato dalla finestra e mi ha imposto di andarlo a prendere nel giardino”. Subito la denuncia, le indagini, la sentenza di primo grado del marzo del 2012 emessa dal Tribunale ordinario di Roma che condanna Francesco Pepe, docente di inglese a un anno di reclusione per maltrattamenti. Il magistrato aveva chiesto 4 mesi per l’accusa di abuso di mezzi di correzione. L’avvocato del professore ha fatto richiesta di appello, con il suo assistito che si è sempre dichiarato innocente. La sentenza parla di “condotta denigratoria e discriminatoria”. “Tu sei diverso, non sei grado, leggi il giornale, tanto a te non serve il libro” avrebbe detto Pepe. Sono i compagni di classe del ragazzo che raccontano come, durante il primo anno, il prof avrebbe chiesto di fare all’alunno uno “scherzo”, “di mettere uno zaino sotto il banco” del ragazzo “con il cestino, così sarebbe inciampato”. Un testimone racconta altri episodi: “Quando andava al bagno il professore gli gettava gli oggetti fuori dalla finestra”. Durante il secondo anno, i compagni avevano avvisato tanto gli insegnati che la preside. Lui piangeva, i professori non dicevano nulla ai genitori e il docente avrebbe in seguito chiesto scusa, spiegando che il tutto era causa di un brutto periodo della sua vita. Lui, però, si sentiva disprezzato perchè malato. Come spiega il Messaggero, Pepe si è sempre detto innocente e alcuni professori hanno detto che nessuno si era lamentato. Per quel che riguarda l’episodio del cestino, il docente lo ricostruisce in modo diverso: “ricordo che era lui che mi chiese di andare al bagno e cercando di uscire dal banco incontro difficoltà perché c’erano degli zainetti buttati a caso. Quando lui uscì dissi ma che lo fate apposta per farlo cadere? O è un caso?”. Ha ammesso di aver consigliato a Marco di frequentare un logopedista quando erano da soli, non davanti alla classe. “Per quanto riguarda le frasi relative alla scarsa igiene, non l’ho mai offeso, ma quando mi riferivano che tornando dal bagno era sporco ritenevo opportuno con un certo imbarazzo chiedergli di essere più attento all’igiene personale”. Il giudice ha ritenuto “inconferenti” i documenti presentati dalla difesa relativi a consigli di classe che evidenziano segnalazioni di bullismo dei compagni verso il ragazzo. Secondo la sentenza il professore ha posto in essere “una condotta di sopraffazione sistematica determinando vere e proprie sofferenze morali”.

Protesta contro dei bulli: 14enne ingiuriata e aggredita

bullismo-tuttacronacaUna 14enne è stata ingiuriata e aggredita per aver rimproverato sei giovani che, a bordo di un autobus che quotidianamente porta gli studenti da un paese della provincia scaligera a Verona, dove frequentano una scuola superiore di secondo grado, tenevano un atteggiamento da bulli. Stando a quanto è stato accertato, i giovani ogni giorno urlavano e prendevano in giro gli altri passeggeri fino ad esasperare la ragazzina che, non sopportando l’affronto ricevuto, ha protestato venendo così aggredita. I carabinieri di Verona hanno denunciato i sei giovani mentre la ragazza è stata curata in ospedale: ha riportato contusioni guaribili in 10 giorni. I sei ragazzi, tutti tre i 14 e i 19 anni, sono accusati di lesioni personali aggravate e ingiuria.

Le ripetute prese in giro che spingono al suicidio: storia di una 12enne

ragazza-suicida-tuttacronacaHa spiccato il volo dalla finestra di casa sua, a Trezzano sul Naviglio, nel Milanese, una ragazzina di appena 12 anni che voleva togliersi la vita perchè, come lei stessa ha scritto in un biglietto per spiegare il suo gesto, “Non ce la faccio più”. Quello che non riusciva più a sopportare erano le offese che riceveva a scuola e da parte di alcuni amici. “Sei una cicciona” era una di queste offese, accompagnata da sfottò non solo per il suo apsetto fisico ma anche per il suo carattere introverso e i  suoi scarsi risultati a scuola. E tali prese in giro si sarebbero intensificate nelle ultime settimane tanto da gettarla in una crisi profonda dalla quale voleva uscire compiendo un gesto estremo. Questo, almeno, stando alle prime indiscrezioni e mentre gli investigatori si soffermano in particolare a quel riferimento alla corporatura robusta. Sul caso indagano i carabinieri della compagnia di Corsico. La 12enne si è lanciata dal secondo piano del palazzo dove abita con i genitori attorno alle 15.30 ed è stata trasportata d’urgenza in ospedale. Ora sarebbe fuori pericolo e si attendono i risultati di una tac per valutare eventuali lesioni.

Lo sguardo ferito dei giovani

bullismo-occhi-tuttacronacaSono testimoni, sono vittime. Sono i giovani che hanno vissuto o visto violenze e discriminazioni. Il fotografo franco-canadese Benoit Paillé li ha ritratti, osservando i loro occhi e riproponendo quelle ferite nello sguardo, quegli incancellabili graffi sottili. Gli scatti dell’artista, che prima di trovare la sua strada nell’arte aveva studiato per tre anni biologia, appaiono all’interno di un progetto per il Towada Art Center di Aomori, Giappone

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I clienti delle prostitute le aspettavano all’uscita da scuola

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Le compagne di classe delle baby-prostitute avrebbero raccontato che i clienti sarebbero venuti a prendere le ragazze all’uscita da scuola, in uno dei licei classici più prestigiosi della Capitale. Il Corriere della Sera ricostruisce così:

“La fila di microcar arriva fino in fondo alla strada. Ci sono anche quelle in divieto di sosta. A bordo ragazzine che parlano al telefonino e aspettano le amiche all’uscita da scuola. «Ti ricordi? È quella che girava sempre con le minigonne e le magliette scollate…». Il passaparola va avanti da due giorni. E non accenna a fermarsi nemmeno davanti al portone del liceo classico a due passi dal centro, uno degli istituti della Roma bene, qualche mese fa già finito in un’altra indagine. Allora fu bullismo, oggi prostituzione. Le ex compagne di scuola delle due baby squillo nell’occhio del ciclone si ricordano bene di loro. «Appariscenti, si vedeva che amavano mettersi in mostra: vestiti firmati, molto sexy, insomma si notavano», racconta un’alunna del ginnasio. Lei, come le amiche che fanno capannello alla fine delle lezioni, indossa jeans, maglietta e scarpe da ginnastica. «Ecco, erano l’esatto contrario», tiene a sottolineare. «Con noi parlavano poco, era chiaro che avevano dei segreti. Amiche? Beh, forse fino a un certo punto. Poi le cose sono cambiate. Il loro giro era un altro e l’avevamo capito: avevano i soldi, altro che paghette settimanali, e poi le venivano a prendere dei ragazzi molto più grandi». Forse erano clienti.
A 14 anni «un trentenne è un vecchio, qualcuno anche con la barba. Era chiaro che frequentassero gente diversa. Ma fino a questo punto proprio non potevamo immaginarlo — dice un’altra fuggendo via —. Una non la vediamo da un anno, ci hanno detto che ha mollato gli studi. L’altra invece l’hanno iscritta in un’altra scuola, qui vicino. Ma anche lì non è che si veda spesso».
[…] «Sempre truccate, un po’ eccessivo per stare sui banchi. E poi i tatuaggi, il modo di parlare già da grandi, così diverso da noi. Fumavano, questo sì, sempre con la sigaretta in mano. Certo, poverette, per quanto grave quello che è successo non è giusto che siano finite in questo casino».

Ora l’indagine si amplia e si teme che il fenomeno, sviluppatosi tramite internet e WhatsApp, potrebbe essere esteso ad altre regioni italiane e riguardare altre ragazze, anche minorenni come le due baby squillo dei Parioli.

  

13enne filmato e deriso in classe: presente anche la prof

bullismo-cellulare-tuttacronacaUn video proiettato in aula, dicono fosse presente anche un’insegnante, è il caso che fa discutere oggi. Nel filmato, realizzato con un cellulare e poi caricato su Youtube (da cui ora è stato rimosso) appare un 13enne che cade dalla bici. Titolo e sottotitolo sono eloquenti: “Sfigato cade dalla bici – Questo ragazzo, essendo un po’ stupido, si butta dal portapacchi della bici in movimento e si fa male…”. L’adolescente in questione è un normalissimo ragazzino della sua età, senza alcun deficit di apprendimento, solo fragile, insicuso e con bassa autostima. Per questo negli ultimi cinque anni è stato seguito dai medici dell’Ausl. Nel referto, riporta Il Resto del Carlino, si manifestano prevalentemente in ambito scolastico. Nel 2010 la sua famiglia cambia casa, e il giovane, con l’aiuto dei medici e di un ambiente scolastico meno ostile, alle elementari migliora a vista d’occhio. Le sue paure però tornano alle medie. Nascono ripetuti problemi con i compagni di classe e incomprensioni, anche pesanti e plateali, con alcuni professori. Inutilmente i genitori hanno tentato di trasferirlo, mentre la sua neuropsichiatra riferisce: “Kevin (nome di fantasia) racconta frequenti episodi di vomito, insonnia e facilità a pianto che collega ai fatti avvenuti a scuola, che continuano a tornargli in mente”. I genitori del giovane, cittadini italiani di origine marocchina, ricostruiscono così i fatti: “Era domenica, i suoi compagni di classe sono venuti a casa e gli hanno citofonato. Lui è sceso, contento che finalmente lo avessero chiamato con loro. Una volta arrivati al parco, però, uno di quei ragazzini lo ha caricato sulla bici e si è messo a correre e sgommare”. Il 13enne ha paura e vuole scendere, ma non glielo permettono. Alla fine, mentre gli altri filmano e si divertono, cade e si fa male. “Lo abbiamo trovato in forte stato d’ansia. Gli altri ragazzi invece continuavano a ridere e a offenderlo. Noi però abbiamo cercato di tranquillizzarlo: tendiamo sempre a evitare che prenda le cose troppo sul serio e che ci stia male”. Martedì sembrava già tutto dimenticato, ma poi il video è comparso in rete e poi proiettato sulle pareti dell’aula scolastica: “La cosa che mi fa rabbia è che la docente — spiega la madre — era presente, ha visto il contenuto del filmato e ha ritenuto che fosse tutto ok, distraendosi a parlare con una collega”. Il ragazzino ora non ha più voglia di tornare in classe, dov’è stato messo alla gogna. Per i genitori il fatto che i video (ne erano stati caricati tre) siano stati rimossi non è abbastanza e denunciano l’accaduto alla polizia postale. “Ma non siamo in cerca di responsabili. Vorremmo solo tutelare nostro figlio trasferendolo in un’altra scuola. È fragile e sappiamo che un clima migliore gli gioverebbe, come è già successo in quinta elementare. Chiediamo, perciò, che qualcuno finalmente ci ascolti”.

Bullismo a scuola: 17enne con intestino perforato e lesioni ai genitali

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Aumenta la violenza generata dal bullismo che ormai dilaga in Italia e sembra essersi sovrapposto ai valori etici di una società civile. L’ultimo atto ha visto vittima uno studente di 17 anni che è stato ritrovato con l’intestino perforato e lesioni ai genitali e al fondoschiena dopo che un compagno di classe gli ha sparato contro un getto d’aria con un potente compressore. Il ragazzo è stato ricoverato nel reparto di chirurgia d’urgenza all’ospedale Parini di Aosta con una prognosi di 30 giorni. L’episodio sarebbe accaduto in un Istituto tecnico alla fine di settembre, ma si è appresa la notizia solo ora. All’interno dell’officina della scuola dove i ragazzi stavano effettuando un esercitazione, un compagno di classe del 17enne ha puntato il compressore addosso al ragazzo e sparato l’aria compressa. La scuola ha subito adottato un provvedimento disciplinare nei confronti dell’autore del gesto. Sull’accaduto la polizia ha aperto un’indagine.

 

Bullismo a scuola: ragazzino accoltellato dal compagno

lite-bulli-tuttacronacaE’ stato denunciato un 15enne che, al culmine di una lite tra bulli, ha accoltellato un compagno di scuola nel cortile dell’istituto professionale “Casanova” di Napoli e che in seguito si è presentato al commissariato Decumani in compagnia della madre, cui è stato affidato, e di un altro parente. La vittima, un 13enne preso di mira dall’agressore e alcuni suoi amici, è rimasto ferito alla coscia destra ed è stato trasportato all’ospedale pediatrico Santobono. La prognosi per lui di sette giorni. Proprio il più giovane era riuscito a farsi accompagnare in classe da una sorta di amico bodyguard che poi ha fornito una versione dei fatti: aveva intenzione di organizzare un incontro risolutorio con la banda di bulli ma invece di un chiarimento è arrivato un coltello. Il padre della vittima, che compirà 14 anni a breve, ha rivolto pesanti accuse alla gestione della dell’istituto, in special modo per quel che riguarda la sicurezza, avendo lui segnalato più volte la situazione. L’aggressore, che risiede nei Quartieri Spagnoli di Napoli, è già noto alle forze dell’ordine. In passato era già stato accusato di furto con scasso, ma il Tribunale dei Minori aveva sospeso il processo e concesso la “messa alla prova”, provvedimento che si pone l’obiettivo di dare una seconda possibilità a giovani “difficili”.

Video shock, quando le parti s’invertono! Razzismo o bullismo?

When white people piss black people off-tuttacronaca

Una bambina insultata è già uno spettacolo aberrante in sé se poi il titolo del video che ritrae la bimba s’intitola:«When white people piss black people off» (eufemisticamente traducibile con «quando i bianchi fanno incavolare i neri») forse c’è davvero da preoccuparsi. Così molti utenti di Minneapolis che hanno riconosciuto,  due clip postate su Facebook, le bambine protagonisti del video hanno immediatamente chiamato il padre delle due bambine nere per raccontare cosa fosse accaduto e, alcuni, insultandolo anche che non fosse un buon padre. Papà Eddie, incredulo, ha visto il video su Facebook ed è rimasto shoccato.

Le immagini mostravano la bimba bionda, una vicina di casa, seduta sul triciclo, aggredita, insultata e derisa dalle sue figlie, istigate alla violenza dal figlio maggiore che era l’autore del video. Eddie si è quindi precipitato a casa dei vicini per scusarsi e ha trovato i genitori della piccola vittima altrettanto ignari.

«Vedendo il video sono rimasto davvero molto, molto disgustato – ha raccontato papà Eddie a MyFoxTwinCities – e onestamente non so da dove arrivi tale comportamento da parte dei miei figli, perché in casa nostra non insegniamo queste cose e nessuno di noi è razzista». Entrambi i genitori hanno comunque negato la matrice razzista come causa del bisticcio, spiegando che i ragazzi sono soliti giocare insieme senza problemi. «Ovviamente non sono stato felice di vedere quel filmato – ha ammesso il papà di M., la piccola vittima – ma il mio vicino di casa se ne sta occupando e mi fido di lui perché è un bravo padre e sa quello che fa».

Eddie essenzialmente ha punito il suo figlio maggiore, il 12enne ora rimarrà senza internet e senza tv a tempo indeterminato. Speriamo che davvero serva come punizione per il futuro.

Il video poi è stato rimosso da Facebook ed è rimasto solo come notizia data dai media, con le facce delle bambine oscurate, su Youtube.

Insulti pesanti sul web, una 14enne si toglie la vita

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Non ce l’ha fatta. Ogni volta che apriva il suo profilo ci trovava scritto “muori”, “bevi candeggina”, “prenditi il cancro”. Una 14enne, Hannah Smith di Lutterworth, in Inghilterra, non ha più retto agli insulti subiti sul sito Ask.com. Venerdì scorso ha deciso di dire basta ed è stata ritrovata impiccata. Ora i genitori si battono affinché quel sito venga chiuso per evitare che in futuro altri genitori si trovino a dover piangere un figlio spinto al suicidio dall’incontrollato bullismo del web.

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Gli studenti graziati nonostante il video hot

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Nessuno è stato bocciato. Nessuno ha avuto 5 in condotta. Tutti promossi o rimandati a causa dei voti di profitto, per i ragazzi che a febbraio si erano resi protagonisti di un episodio veramente squallido a danno delle compagne di classe. Alcuni allievi dell’Itas Galileo Galilei di Jesi avevano infatti realizzato un video dalla serratura della palestra che riprendeva le studentesse mentre si stavano cambiando, poi il video era stato postato su Facebook.

 Floriano Tittarelli, dirigente scolastico dell’Itas Galileo Galilei, spiega così le motivazioni:

«Abbiamo tenuto conto dell’episodio nella valutazione finale ma per nessuno dei ragazzi coinvolti ha inciso nell’esito dello scrutinio. Il voto in condotta e il profitto viaggiano su binari diversi  solo con il 5 in condotta si viene bocciati ma a nessuno dei ragazzi coinvolti è stato assegnato questo voto per quell’episodio. Alcuni sono stati promossi, altri rimandati a settembre perché hanno debiti in alcune materie. Nel corso dell’anno abbiamo valutato la responsabilità di ognuno, alcuni studenti sono stati sospesi ma la pena commutata in lavori utili alla scuola come la pulizia delle aule, mentre per altri si è optato sia per l’una che l’altra punizione».
E’ davvero sufficiente come punizione? Non serviva un esempio per punire un atto di bullismo? La pulizia di un’aula può davvero essere un deterrente per il futuro?

Facebook illuminato? La svolta buddista del social blu

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Il social blu sembra essere uno dei ritrovi preferiti di chi reputa il bullismo un ottimo modo d’interagire con il mondo, tanto che l’anno scorso McAfee, in un sondaggio, ha scoperto che il 92% degli adolescenti aveva asssitito a simili episodi sul sito. Ora che Facebook sta cercando di rendere le sue pagine più “gentili” e meno scorrette, si tentano varie soluzioni. Business Insider riporta che, dopo consultazioni e il reperimento di diverse informazioni, Arturo Bejar, l’ Engineering Director di Faccialibro, ha intenzione di provare ad iniettare nel network una buona dose di compassione, così come l’insegna il buddismo. Ecco allora che sono stati istituiti i “giorni della ricerca della compassione”, durante i quali i dipendenti di Facebook hanno assistito a lezioni sul tema tenute da accademici statunitensi. Il risultato è stato che ora verranno personalizzate maggiormente le comunicazioni mentre i tag diventeranno più discorsivi. Queste piccole modifiche hanno portato a un incremento dell’uso dando così una spinta all’adozione di personalizzazioni e sfumature culturali in un ambiente che, per cultura aziendale, si era soliti spogliare e razionalizzare all’estremo.

Torturato a 10 anni dai bulli!

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Ha appena 10 anni la vittima “torturata” da una decina di compagnia che frequenta la scuola “Andrea del Sarto” di Firenze. Il bambino sarebbe stato legato e picchiato con calci, pugni, morsi e pesantemente offeso durante la ricreazione. Sul suo corpo sono state trovate le tracce delle violenze subite. Il bambino mostrava problemi di sonno e attacchi di panico. Il corpo insegnante dove era durante la ricreazione? Un bambino che torna in classe evidentemente scosso non lo si nota?

 

Parla l’ex di Carolina, la ragazza morta suicida a Novara

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Parla l’ex fidanzato di Carolina Picchio, la quattordicenne che ha scelto di togliersi la vita perchè non sopportava più gli insulti e le umiliazioni. Il ragazzo, su cui grava l’accusa d’istigazione al suicidio e indagato dalla Procura del tribunale dei minorenni di Torino, ammette di averla insultata ma “le avevo chiesto scusa. Caro era forte, non avrei mai immaginato che la sua vita finisse così. E poi io a quella festa non c’ero”. Con lui altri cinque ragazzi, suoi amici, sono indagati per violenza sessuale di gruppo, detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. Parla di “un rapporto ricco di sentimento e tenerezza, poi degenerato. il ragazzo, spiegando: ” Troppa instabilità, troppi contrasti. Se tornassi indietro eviterei di arrabbiarmi e di litigare fino a dirle parole offensive. Ma quel giorno l’ho insultata, anche se poi le avevo chiesto subito scusa e lei era stata contenta che fossi dispiaciuto”. E aggiunge: “Il mio maestro di tennis mi aveva rimproverato per aver perso il controllo e io mi sono scusato. La questione mi sembrava chiusa”. Cerca una giustificazione il giovane, mentre si rivolge alla famiglia di Carolina giurando “che da parte mia non c’è mai stata alcuna forma di persecuzione o di risentimento. Ho provato un dolore profondo. Non avevo capito, non avrei mai pensato a una fine così drammatica. Lei aveva sempre mostrato un carattere forte”. Ma per gli amici della ragazza le cose sono andate diversamente, secondo loro era stata umiliata e si era suicidata per la vergogna. Dieci giorni fa sono stati sequestrati gli iPhone e sono arrivati gli avvisi di garanzia, ma il messaggio si era già diffuso su Facebook poco dopo la morte della ragazza: lei si è uccisa perché quelli l’hanno denigrata. E l’ex fidanzato adesso accusa: “Non sono mai stato aggredito ma alcuni miei amici sì: hanno paura ancora adesso ad andare in giro. La compagnia di Carolina ci odia”. Il tutto era iniziato a novembre, quando, così le voci che giravano, qualcuno aveva filmato, durante una festa, Carolina ubriaca. L’ex, al riguardo, prende però le distanze: “Io non c’ero quella sera. Era una serata che organizzavamo spesso per mangiare una pizza nella casa di uno o dell’altro degli amici. Non so che cosa sia successo”. E sui video girati: “Non solo non li ho mai visti, ma non sono in grado di stabilire se fosse un unico filmato o più riprese effettuate da persone diverse. E che io sappia il video non è mai stato postato su Facebook”.

La morte di Carolina: 8 minorenni accusati d’istigazione al suicidio

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La quattordicenne Carolina, a gennaio, è tornata a casa da una festa e, poco dopo, si è tolta la vita buttandosi da una finestra  della sua abitazione a Sant’Agabio, Novara. Nelle ore precedenti, nessuno degli amici aveva notato qualcosa di strano in lei, solare e forte come sempre. Ma dentro le covava qualcosa che non poteva più sopportare, provocata dall’esterno. All’epoca della tragedia si era parlato di bullismo e sfottò pesantissimi, avvenuti tramite social network, che avrebbero portato la ragazzina alla drammatica decisione. Poi è arrivata la decisione di indagare i minori, formalmente per effettuare una serie di attività investigative non ripetibili. E’ stato infatti affidato al Politecnico di Torino l’esame dell’iPhone della ragazza, per analizzarne il contenuto. Ora una svolta importante nell’inchiesta condotta dalla Procura dei Minori di Torino dal pm Valentina Sellaroli. A seguito delle indagini, ora, 0tto minorenni, tra i 15 ed i 17 anni, sono accusati, a vario titolo, di istigazione al suicidio e detenzione di materiale pedopornografico.

72% si sente minacciato dal cyberbullismo!

Save the Children presenta la sua ricerca e lancia l’allarme: peggio della droga!

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Domani i funerali di Carolina, la famiglia non vuole estranei!

Domani i funerali, a Oleggio,  della ragazza che si è tolta la vita forse a causa di atti di bullismo. La famiglia non vuole estranei anche se molti ragazzi si sono dati appuntamento tramite network.

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14enni subiscono soprusi per mesi da compagni di scuola: 4 ragazzi indagati

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Milano. Un minorenne sordomuto è stato rapinato e malmenato da 4 coetanei

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