La pasta italiana utilizza grano duro d’importazione

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Il marchio con il tricolore di Divella, società leader della pasta, potrebbe scomparire dopo che sembrerebbe essere emerso che l’azienda utilizza per circa un 30% grano duro d’importazione. Sicuramente non è l’unica marca di pasta a utilizzare grano importato, visto che altri marchi utilizzano grani non coltivati su terreni italiani, fra questi ci sono: De Cecco,Buitoni, Barilla, Voiello.

Fabio Savelli spiega sul Corriere della Sera che la bandiera italiana, orgoglio del marchio Divella,  fondato nel 1890 e che oggi vanta 280 dipendenti e non risente della crisi, potrebbe comunque scomparire:

“Il motivo è presto detto: Divella, come altri marchi, utilizza un buon 30% di grano duro d’importazione estera (proveniente in gran parte da Canada e Ucraina) perché – secondo quanto afferma Aidepi (l’associazione dell’industria del dolce e della pasta italiane aderente a Confindustria) – il consumo italiano di pasta è talmente alto che il nostro Paese è costretto ad importare grano da oltre-frontiera.

Ma una legge sull’etichettatura emanata nel 2011 le vieterebbe, usando grano d’importazione, di definire i suoi prodotti Made in Italy:

“Così – secondo una recente legge in materia di etichettatura di prodotti alimentari licenziata dal Parlamento nel 2011 – quel vessillo tricolore presente nel logo potrebbe fuorviare il consumatore all’atto dell’acquisto, dato che il grano utilizzato non sarebbe 100% italiano. Di più: sarebbe persino in atto un’attività ispettiva da parte del Corpo Forestale dello Stato — competente per le frodi alimentari — che avrebbe «attenzionato» proprio il logo di Divella per accertare o meno l’applicazione della legge circa l’effettiva origine dei prodotti alimentari”.

Paolo Barilla, presidente dell’Aidepi, si è detto contrario a questa normativa:

«le normative nazionali apparse intempestive rispetto alla legge comunitaria. Soprattutto perché non vendiamo solo prodotti, ma vendiamo lo Stile Italia, in cui il concetto di made in Italy s’identifica nel saper fare e non nell’origine della materia prima».

Sergio Marini, presidente della Coldiretti, parla invece di “lobby” da parte dei pastai e chiede più trasparenza per i consumatori, che hanno

“il diritto di veder segnalato da dove arriva il grano duro utilizzato dalle aziende”.

Marini parla poi delle etichette e delle piccole realtà della produzione e chiede giustizia per gli agricoltori:

“Le attività ispettive dovrebbero verificare o meno l’esistenza di eventuali cartelli sul prezzo del grano, con l’acquisto da parte di alcune aziende di ingenti quantitativi oltre-frontiera, che provocano un’eccesso di offerta tale da abbatterne il prezzo e mandare sul lastrico migliaia di agricoltori”.

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Giù i surgelati -30%. Troppe truffe!

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Lo scandalo della carne di cavallo spacciata per manzo avrebbe provocato un crollo del 30% degli acquisti in Italia di primi piatti pronti, surgelati e ragù. E’ quanto emerge da una stima della Coldiretti sugli effetti di una emergenza che ha portato al ritiro di circa 200 diversi tipi di confezioni di prodotti alimentari in 24 diversi Paesi sulla base del monitoraggio effettuato dal portale eFoodAlert.net. Per evitare il ripetersi in futuro di altre emergenze e dipanare ogni dubbio sulle effettive caratteristiche del cibo che si porta a tavola occorrono – continua la Coldiretti – interventi strutturali come l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di passaggi che favoriscono le truffe.

Le lasagne con carne di cavallo? Diamole ai poveri!

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Carne di cavallo? diamola ai poveri! Questa la proposta del deputato Hartwig Fischer del Cdu al parlamento tedesco. E’ il delirio di un folle? No, perchè si è aperta una discussione se l’idea del deputato non fosse poi così sbagliata. Anche la Francia ha deciso di dare i prodotti con la carne equina non dichiarata alle organizzazioni e associazioni caritatevoli che assistono i poveri! In Finlandia sono stati sequestrati cinque tonnellate di kebab che contenevano carne di cavallo non dichiarata e naturalmente è scattata la richiesta di darle ai poveri. Insomma al mondo ciò che i cittadini di serie A non mangiano viene dato ai cittadini di serie B?

Secondo il deputato tedesco è insopportabile pensare che alimenti di qualità vengano distrutti… ma allora perché non scontarli e lasciarli sul mercato cambiando la dizione da carne di manzo a carne equina? Immediatamente la polemica è scattata… ma nella testa dei politici di tutto il mondo sembra permanere l’idea che “siamo tutti uguali, ma c’è chi è più uguale degli altri”

Buon appetito!

 

Metti un cavallo a tavolo… lo scandalo continua!

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Maxi sequestro di carne bovina nell’indagine condotta dai Nas sulla carne equina nei prodotti surgelati.  Dopo la scoperta della presenza di carne equina nelle lasagne e in altri prodotti, ecco un nuovo caso che potenzialmente può avere forti ripercussioni. Alla sua origine l’insistenza dell’associazione di protezione degli animali di Zurigo che hanno voluto conoscere le condizioni nelle quali vivono i cavalli che finiscono nei piatti svizzeri. Gli incaricati si sono recati sul posto e hanno constatato una situazione drammatica. Animali morti o moribondi chiusi nei camion e impossibilitati a ricevere soccorso ma anche cani che mordono le gambe dei cavalli per farli salire più rapidamente sui mezzi. L’inchiesta si è mossa tra gli Stati Uniti, il Canada, il Messico e l’Argentina, i paesi dai quali arriva la maggior parte della carne di cavallo.

Intanto vengono ritirati i prodotti anche in Liguria nei negozi del Levante. Codacons: “I consumatori vanno risarciti”. Per Coldiretti le truffe a tavola fanno paura a sei italiani su dieci. Ma, curiosamente, in Francia dopo lo scandalo è aumentato il consumo di carne equina.

 

Carne di cavallo anche in Italia e Spagna!

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La Nestlè ha ritirato confezioni di ravioli e tortellini di manzo distribuite in Italia e in Spagna, dopo che i test hanno rilevato tracce di Dna di carne di cavallo pari all’1%. Lo rivela il Financial Time, citando un comunicato della multinazionale.
I prodotti ritirati dalla multinazionale svizzera sono i “Ravioli di Brasato Buitoni” e “I Tortellini di carne”. Una decisione presa dopo le analisi fatte su tutti i prodotti della filiera e lo scandalo scoppiato in Gran Bretagna sulle confezioni di lasagne nelle quali erano state trovate tracce di carne equina.

Il Financial Times, che ha diffuso la notizia, dice che la Nestlè avrebbe avvisato le autorità italiane e spagnole. Ufficialmente però la multinazionale non ha rilasciato ancora dichiarazioni.

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