Quell’ingiustizia sociale: poker telematico, fattura 50 mld e paga 0,46% di tasse

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Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha messo in risalto una “ingiustizia sociale”. Il problema sollevato da Bonanni è semplice: come mai il poker telematico che fattura 50 miliardi di euro paga solo lo 0,46% di tasse?  Come è possibile che un Governo “al servizio dei cittadini” possa tollerare di alzare le tasse a imprese, industrie, attività agricole senza toccare il gioco d’azzardo? Come si può alzare l’Iva al 22% ma non toccare quella del poker online? Bonanni quindi spiega che “alzando questa tassazione al 22% si potrebbero avere a disposizione più di dieci miliardi di euro in grado, quindi, di risolvere anche il problema dell’Imu. Mi devono spiegare perché queste lobbies fanno quello che vogliono. Serve un dibattito pubblico su queste cose”.

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Air France non atterra ad Alitalia: ora sono 1000 gli esuberi

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Il piano per Alitalia si farà, ma non con Air France. La compagnia francese infatti non è convinta e soprattutto non ha sicurezze per investire in Italia, nonostante Letta continui a confermare che la stabilità politica è necessaria anche per infondere fiducia negli investitori esteri… quale migliore occasione? Alitalia poteva davvero rappresentare un esempio in tal senso, ma invece Air France si defila e resta solo il piano delle poste. Ritornano quindi di triste attualità anche gli esuberi che si stima possano essere circa 1000. Cosa ha fatto allontanare Air France? Prima di tutto le banche, non è infatti chiaro se parteciperanno o escuteranno i debiti. L’ad Gabriele Del Torchio e il nuovo partner Poste stanno definendo un loro piano industriale: saranno davvero solo 1000 gli esuberi?

Naturalmente sono a rischio anche i circa 2mila contratti a termine. Tutto ora ruota intorno alla capacità di Alitalia di reagire alla crisi, aumentando il fatturato in tempi rapidi… cioè quello che già si era auspicato con il precedente salvataggio. Come spiega Il Messaggero: 

Proprio a questo scopo la compagnia ha lanciato ieri un serie di proposte commerciale per attirare nuovi viaggiatori, le famiglie in particolare, con biglietti a prezzi ridotti che partono da 99 euro.

Air France-Klm passerà dal 25% all’11% come riporta il quotidiano francese Les Echos. Sull’altro versante, quello europeo, aperto da British che ha puntato il dito contro Alitalia parlando di un vero e proprio aiuto di Stato e di fatto catalizzando gli occhi dell’Europa sull’operazione di Poste Italiane nella sottoscrizione delle quote, ora l’Italia si giustifica  parlando di “passo transitorio” come ribadito dallo stesso Fassina. 

La compagnia di bandiera italiana incassa i 130 milioni di euro da banche e soci, ma secondo il quotidiano francese il valore di Alitalia si aggirerebbe intorno ai 30 milioni di euro. Forse è sottostimato dai francesi, ma la stessa assemblea dei soci aveva stimato il valore della compagnia intorno ai 50 milioni. Proprio per questo motivo l’Air France avrebbe fatto il decisivo passo indietro e decidere di non sborsazre la quota di 75% dell’aumento di capitale e di fatto andando in minoranza passando all’11%.  Uno scenario, questo, che per i francesi non comporterebbe grandi cambiamenti. Allo scadere del vincolo di ‘lock up’ (il 28 ottobre), il gruppo franco-olandese perderà il proprio diritto di veto e non potrà più opporsi all’ingresso di un investitore straniero, ma a Parigi – scrive Les Echos – restano persuasi che tutti gli operatori esteri potenzialmente interessati (Aeroflot, Etihad, Lufthansa o Air China) abbiano gettato la spugna. Una fonte di Air France, però, non conferma e non fa commenti.

 

Alitalia: chi resta a bordo? I consiglieri d’amministrazione e le dimissioni

alitalia-tuttacronacaE’ stato deliberato all’unanimità dall’assemblea dei soci di Alitalia l’aumento di capitale di 300 milioni di euro, da offrire in opzione ai soci in proporzione alla quota di capitale posseduta. A partire da domani, 16 ottobre, soci avranno 30 giorni di tempo per sottoscrivere le azioni di nuova emissione. Ma i consiglieri di amministrazione hanno già manifestato l’intenzione di rassengare le loro irrevocabili dimissioni dalla carica, questo in previsione del possibile mutamento degli assetti proprietari. Le dimissioni avranno effetto dalla data dell’assemblea, che sarà convocata subito dopo l’esecuzione dell’aumento di capitale. Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane, si recherà nel frattempo a Parigi per incontrare i vertici di Air France. L’intenzione è contrattare con i francesi le modalità dell’eventuale ingresso di Poste nel capitale della compagnia aerea italiana.

British Airways accende il riflettore su Alitalia: Ue intervenga su aiuti di Stato

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L’Alitalia Day è arrivato! Oggi consiglio di amministrazione e l’assemblea della linea aerea sono chiamati ad approvare l’operazione di salvataggio da 500 milioni di cui 300 milioni di aumento di capitale. Un’operazione che come noto prevede l’intervento delle Poste Italiane, controllate dal ministero dell’Economia. Oltre alle polemiche che ha suscitato questa scelta sulla sua opportunità in termini di politica economica, ora si levano anche serie proteste internazionali che ragionano in termini di diritto e concorrenza. “Ci aspettiamo che la Commissione europea intervenga per sospendere questo aiuto manifestamente illegale”, commenta la Iag, holding che controlla British Airways, Iberia e Vueling, commenta con l’Ansa gli ultimi sviluppi su Alitalia, sottolineando di essere “stati sempre contrari agli aiuti di Stato”.

Tornando all’operazione comunque in via di approvazione, il dubbio resta intorno alle intenzioni di Air France-Klm, che pure venerdì scorso ha approvato l’impianto dell’operazione. Il socio industriale di maggioranza tra i privati (25%) dovrebbe sborsare intorno a 75 milioni: non sta attraversando un periodo di salute ottimale e già a febbraio ne ha messi quasi 40 per il prestito ponte arrivato dai soci e ben presto rivelatosi insufficiente. Una fonte vicina alla compagnia ha dichiarato al quotidiano economico francese Les Echos: “Non è un piano definitivo bisogna ancora trovare un’intesa su una  ristrutturazione del debito e una revisione del piano industriale”. Malgrado le pressioni del ministro dei trasporti italiano, Maurizio Lupi, che ha invitato Air France-Klm a sottoscrivere la sua quota, Les Echos sottolinea che il gruppo franco-olandese ha intenzione di utilizzare il termine di un mese previsto dagli accordi per aderire al piano o diluire la propria quota all’11%.

“Abbiamo approvato il piano, che va nella giusta direzione, ma rimane insufficiente”, hanno fatto sapere, ricordando che una ristrutturazione del debito (di oltre un miliardo di euro) rimane un requisito indispensabile per qualsiasi impegno definitivo. Lupi aveva già risposto alle reticenze francesi senza mezzi termini: “Alitalia non sarà la Cenerentola di Air France”, ha detto ricordando che in caso di mancata sottoscrizione dell’aumento “verrà meno ogni vincolo per la ricerca di nuovi partner”. Proprio sui partner si è espresso il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, stamane a Radio1Rai: “Ci vuole un alleato, ma non credo che i francesi facciano al caso nostro”, ha sentenziato. Secondo Bonanni “loro vogliono solo il loro hub, tant’è che hanno detto che loro aderirebbero” all’aumento di capitale “alla sola condizione che Alitalia non apra nuove tratte internazionali e non acquisti nuovi veicoli. Anzi: hanno fatto di tutto perchè noi fossimo bloccati nell’acquisizione di nuove tratte che rappresentano le occasioni più remunerative per un’azienda Con loro noi andremmo in ulteriore default; meglio allearsi con i tedeschi oppure con altre compagnie di altre realtà regionali”. Tra i possibili partner, Lufthansa ha messo in chiaro di non essere interessata.

I cittadini mettono mano al portafoglio per pagare Alitalia: esposto alla Ue

alitalia-tuttacronacaIl ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, aveva dichiarato che lo Stato Italiano “non ha messo soldi, neanche un euro dei soldi dei cittadini” per il salvataggio dell’Alitalia. Stando al Codacons, però, la verità è ben diversa. Meglio, “è vero esattamente il contrario”. L’associazione spiega infatti che “Saranno proprio gli utenti, attraverso la società controllata al 100% dal Tesoro, Poste Italiane, a ripianare i debiti della compagnia aerea. L’intera operazione Alitalia avrà effetti diretti sulla tasche dei cittadini italiani, e il ministro Lupi lo sa bene. Questo perchè lo sforzo economico di Poste andrà inevitabilmente ad intaccare i servizi universali gestiti dall’azienda, a tutto danno degli utenti, specie le fasce più deboli, che indirettamente si troveranno a pagare il prezzo dell’operazione”. Il Codacons, al riguardo, presenterà domani alla Ue un esposto urgente secondo il quale Poste Italiane “E’ una società per azioni che nel caso di Alitalia acquista titoli azionari, ma l’assetto proprietario di Poste vede la partecipazione totalitaria del ministero dell’Economia, e l’attività di controllo contabile sono affidate a una società di revisione e soggette al controllo della Corte dei Conti sulla gestione del bilancio e del patrimonio”. Così stando le cose, afferma ancora l’associazione, non solo vengono smentite le dichiarazioni di Lupi, ma si configura un aiuto statale che è l’intera collettività a pagare.

Poste salva Alitalia… o prova a salvare se stessa?

poste-alitalia-tuttacronacaSi è detto che il governo ha scelto un socio per Alitalia che abbia anche un know how e che Poste, oltre a 75 milioni di euro, possono garantire la condivisione di infrastrutture logistiche, informatiche e di controllo attraverso la compagnia aerea controllata Air Mistral. Il problema è che della flotta, nelle mani di Poste al 100% dal 2005, l’anno scorso si era annunciata la vendita a causa di continui risultati economici negativi, con bilanci sono in perdita continua negli ultimi anni. Come sottolinea Giornalettismo: “Poco sembra aver insegnato la ‘lezione’ del passato ‘salvataggio dei patrioti del Cai’, voluto dal governo Berlusconi. Quello che per i contribuenti è costato circa 5 miliardi di euro, secondo le stime di Sergio Rizzo. Più del gettito Imu. E che non è certo riuscito ad aggiustare i conti della compagnia di bandiera italiana, considerati i debiti che ammontano a circa 1 miliardo e 300 milioni di euro”. Mistral è stata nel 1981 dall’attore Carlo Pedersoli, meglio noto come Bud Spencer, diventando operativa nel 1984. In seguito passata in mano al gruppo olandese Tnt, nel 2002 finì in mano a Poste Italiane quando ancora erano amministrate da Corrado Passera. Costo: 9 milioni di euro. Della flotta fanno parte 8 velivoli, tra cui 4 Boeing. I mezzi sono adibiti al trasporto pacchi e lettere di notte, mentre, durante il giorno, trasportano passeggeri verso mete e luoghi di culto. Per quel che riguarda le perdite, come ricorda anche Il Fatto, nel 2010 si registrava un -1.5, passato a -2.2 l’anno successivo mentre nel 2012 ha fatto registrare una perdita netta di 8,2, tanto che l’ad Massimo Sarmi chiese una ricapitalizzazione di 3 milioni di euro. E annunciò la volontà di venderla. Ma per Mistral Air sono passati anche altri nomi. Dal luglio 2008 all’agosto 2010 ne fu presidente il berlusconiano Antonio Martuscello, ex dirigente di Publitalia e ora commissario Agcom. Praticamente con l’offrire Poste come socio per ricapitalizzare Alitalia con 75 mln di euro e studiando “strategie” e “sinergie” tra le due compagnie di volo, Sarmi tenterebbe di ricadere sotto la bandiera italiana con un obiettivo che potrebbe essere quello, nota Giornalettismo,  “di puntare su viaggi a lungo raggio, in particolare verso le capitali e le grandi città d’Oriente, soprattutto se ci sarà una collaborazione crescente con Air France Klm, il gruppo franco olandese che detiene già il 25% di Alitalia e che era in corsa per salire al 50%.” Per quel che riguarda la compagnia d’Oltralpe, al momento resta in stand-by,  per capire quali saranno le mosse definitive, aspettando anche il consiglio d’amministrazione del gruppo. Dopo aver già fatto capire di non essere intenzionata a farsi carico dei debiti di Alitalia, dovrà decidere se ricapitalizzare o tirarsene fuori.

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Le Poste entrano in Alitalia: la compagnia di bandiera torna in quota?

alitalia-posteitaliane-tuttacronacaRiguardo la situazione dell’Alitalia, Enrico Enrico Letta, dopo aver vagliato diverse possibilità, si è concentrato sull’opportunità di un socio che abbia anche un know how specifico per quel che riguarda Alitalia. Come spiega Ansa le Poste, attraverso la compagnia aerea controllata Air Mistral, possono garantire la condivisione di infrastrutture logistiche, informatiche e di controllo. E questo per il governo rappresenta un punto cruciale per avviare quella discontinuità che ad un certo punto Letta decide di imporre con un obiettivo sicuramente ambizioso: quello di non far vivacchiare Alitalia ancora un po’ e poi svenderla ma rilanciarla facendo fare a ciascun attore, anche gli attuali azionisti, la sua parte per bene e fino in fondo. La morale è che ora Alitalia potrà contare sull’innesto di capitali freschi: un totale di 300 milioni, di cui 75 provenienti dalle Poste, 150 da privati, e con altre formule comprese le obbligazioni azionarie. Da parte sua governo scende in campo da garante per dare fiducia agli azionisti, dopo il fallimento del progetto Fenice, e rendere Alitalia nuovamente competitiva e pronta ad affrontare qualsiasi trattativa decidendo da sola il suo destino in una cornice che rafforzi il progetto, punta di diamante del programma dell’Esecutivo, del ‘fare sistema’.

In mattinata, ai microfoni di Sky Tg 24, Corrado Passera, sul tema Alitalia, ha detto: “Non erano prevedibili cinque anni di recessione così forte che ha toccato fortemente i ricavi dell’azienda: l’impegno dei dipendenti e dei soci privati era servito per superare il fallimento della vecchia Alitalia, che grazie all’intervento della nuova Alitalia aveva permesso di salvare 30.000 posti di lavoro e rendere meno oneroso per le casse pubbliche le conseguenze di quel fallimento che va addebitato alla gestione precedente”. E ha aggiunto: “Non so se Alitalia è salva, bisogna vedere se si porta fino in fondo questo aumento di capitale che in gran parte mi sembra che i soci privati siano disposti a coprire. Certamente è un lavoro che da molti anni si sta facendo”.

Da parte sua Carlo De Benedetti, a margine dell’Internet Festival di Pisa, non ha risparmiato un attacco a queste dichiarazioni: “Sconvolgenti ma non sorprendenti le dichiarazioni di Passera sulla vicenda Alitalia. Certo c’è stata la crisi da noi come altrove ma la combinazione tra il marketing elettorale di Berlusconi e il marketing politico di Passera si è dimostrata disastrosa per tutti meno che per loro”. Ha quindi precisato: “più di 5 miliardi del denaro dei contribuenti è stato bruciato sull’altare delle ambizioni personali”, e proseguito: “Tutto ciò ha portato al risultato economico-finanziario-strategico che oggi vediamo. Con il fallimento della politica “liberale” di Berlusconi e per la inconcludente esperienza politica di Passera, questa sì, giudicata da tutti un’irrecuperabile delusione”.

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha invece spiegato di essere “sempre molto perplesso di fronte agli interventi della mano pubblica in una società privata. Certo, se è un cerotto per tamponare una situazione di emergenza, passi; però bisognerà una volta per tutte fare una riflessione seria per avere un piano di medio-lungo termine”. Squinzi ha anche sottolineato la complessità della situazione, aggiungendo cheForse l’Italia è diventata un paese troppo piccolo per permettersi una grande compagnia di bandiera, bisognerà fare una riflessione forte da questo punto di vista”.

Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupo, a Radio anch’io Rai, ha invece spiegato la mossa del governo, spiegando che è intervenuto affinché i privati facessero la loro parte nel risanamento e rifinanziamento e per un “fortissimo piano industriale all’insegna della discontinuità”, perché Alitalia era in condizioni “disastrose”. Ha quindi precisato che “Poste Italiane certamente può essere non un aiuto da parte del pubblico, ma l’individuazione di un’azienda sana come partner industriale in un settore che è sempre di più complementare”.

Ad appoggiare le scelte del Governo Letto i segretari della Uil e della Cisl. Luigi Angeletti ha spiegato che l’intervento dello Stato per Alitalia a questo punto, al di là delle ideologie, è necessario, visto che la compagnia è “sull’orlo del fallimento” e “il capitalismo italiano non riesce a mantenere certe dimensioni aziendali”. Un fallimento di Alitalia “avrebbe comportato una piccola catastrofe economica per il Paese, che non possiamo permetterci. Per questo l’intervento del governo è necessario, non è una scelta politica. Quindi per il segretario Uil, ad un certo punto è meglio parlare di un intervento dello Stato in modo meno ideologico”. Da parte sua Raffaele Bonanni ha detto che l’ingresso di Poste in Alitalia ”è una buona cosa, Alitalia ha bisogno di un po’ di giorni per prendere fiato e vedere un po’ cosa costruire per utilizzare un’energia davvero potentissima”. ”Il nostro bacino utenti – ha detto – è il quinto del mondo, quindi molto appetibile. Ed è un peccato distruggerlo insieme ad un’azienda che oggi è in difficoltà per varie ragioni. Bisogna poi costruire una joint venture con altre realtà”.

Quello che è certo è che c’è da augurarsi che, una volta risanata, la compagnia di bandiera abbia ali forti per ricominciare a volare e tenersi in quota, senza “atterraggi d’emergenza” tra un’altra manciata d’anni. Solo cinque anni fa Crozza cantava:

Statali a rischio? In arrivo tagli per il pubblico impiego?

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Sembra che la spending review debba anche interessare i dipendenti pubblici. Il Governo è pronto a varare un piano che prevede un taglio di 200mila unità. Se si considera che complessivamente lo stato a 3 milioni di addetti si capisce la dimensione del provvedimento. Chi sarà colpito? L’idea è quella di mandare in pensionamento anticipato gli over 57 e risparmiare circa 2 miliardi di euro. Quindi si punterebbe su una riforma che andrebbe davvero controtendenza rispetto alla legge Fornero. Il punto d’incontro, forse, potrebbe essere quello di una promessa di ulteriori tagli più legati a superpensioni, consulenze e sprechi: che, specie secondo il leader della Cisl Bonanni, rappresentano il vero, grande problema della Pubblica Amministrazione. Naturalmente si rivedere gli stipendi dei manager pubblici non se ne parla. Si può intervenire su chi ha maturato un diritto acquisito? Con i Governi che si susseguono in forte successione, gli italiani non riescono più a progettare un futuro: dall’innalzamento dell’età pensionabile ora si va al prepensionamento? Naturalmente, tutto sulla pelle dei cittadini in balia delle idee del politico di turno.

 

Roma: la discesa in piazza dei sindacati

Secondo gli organizzatori, erano 100mila le persone scese per strada oggi per la manifestazione “Lavoro è democrazia” organizzata da Cgil, Cisl e Uil e durante la quale i sindacati hanno chiesto provvedimenti urgenti sul lavoro, fisco contratti, politiche industriali. Due sono stati i cortei, il primo partito da piazza della Repubblica,  il secondo da piazzale dei Partigiani, entrambi confluiti in piazza San Giovanni dove, sul palco, hanno preso la parola i vari leader. E mentre Alfano, al Festival del lavoro, ha dichiarato che “Il destino del governo è legato al programma e se non è realizzato il governo non va avanti. Dobbiamo intervenire sulle tasse e detassare le nuove assunzioni. Sono questioni fondamentali e, a partire dall’Iva, la nostra linea è evitare l’aumento della tassazione”, Susanna Camusso ha spiegato il senso della manifestazione: “Non vanno bene i continui annunci che non si traducono in una scelta che dia il senso del cambiamento”. La priorità, ha aggiunto la leader Cgil, deve essere “una restituzione fiscale a lavoratori dipendenti e pensioni”. Anche Epifani è arrivato a Roma: “E’ una giornata importante e ho voluto esserci”, aggiungendo: “Il Pd è al fianco di questa manifestazione di lavoratori unitaria con rispetto e condivisione degli obiettivi di rimettere il lavoro al primo posto e anche per il ruolo che ha il sindacato in una crisi come questa”.
L’appello del leader della Cisl, Bonanni, è per il governo: “Basta cincischiare, basta bizantinismi: ora Letta abbia coraggio”. E ha spiegato: “Il governo Letta ora deve dare una risposta, deve indicare una strada coraggiosa al Paese”. Angeletti, leader della UIl, ha invece dichiarato che bisogna “dare una scossa”, bisogna “dimezzare le tasse sul lavoro, ridurle fortemente su pensioni e imprese che investono”. “In un Paese dove la maggiore preoccupazione è scommettere sulla durata del governo, il messaggio che vogliamo dare è che non è più il tempo delle promesse e degli annunci”. Ricordando che  la “priorità è la riforma fiscale, vero dramma del Paese”. Ma ha anche avvisato chi di dovere: “Questa di oggi non è una manifestazione una tantum, non è una manifestazione fatta tanto per dire che ci siamo: questa è la prima, e la nostra lotta proseguirà. Perché questa volta non possiamo perdere, se perdiamo noi il Paese perderà ogni speranza”. Concludendo: “Il sindacato serve a sconfiggere questa politica”. Appello al governo anche da parte della Camusso: “Per il lavoro bisogna fare delle scelte, decidere ora e non tra qualche mese”. Ha ricordato che il lavoro è soprattutto “progetto e autonomia” per le persone. “Vogliamo salvare queste Paese”, ha concluso la segretaria spiegando che “il futuro deve avere il lavoro come base”. La morale? “Bisogna trovare il coraggio di trovare soluzioni”.

 

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Entrando in una nuova settimana… il Top di quella appena finita!

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Una settimana di sismi quella italiana, non solo letterali (lo Stivale è stato afflitto da diversi terremoti di lieve entità) ma soprattutto politici e scandalistici. Mentre si aspetta l’insediamento delle Camere e l’inizio del Conclave, con politici afflitti da ansia di prestazione parlamentare e cittadini eletti che si apprestano ad entrare là dove si decidono le sorti del nostro Paese, ecco un ripasso veloce di quello che è accaduto negli ultimi giorni e ci/vi ha coinvolti di più.

Il caso Sarah Scazzi. Dopo la requisitoria del PM che ha richiesto la condanna all’ergastolo per Sabina e Cosima e 9 anni di reclusione per zio Michele, ecco che altre domande sorgono. Sarah ha scritto nel suo cellulare un sms mai inviato che sembrava un presagio di quello che sarebbe successo (L’ultimo sms di Sarah, ma mai inviato!). La ragazza temeva per la sua vita? E questa paura era collegata a ciò che sapeva? A quanto pare voleva raccontare dei festini a cui Sabrina prendeva parte. Serate con amici che diventano mortali per chi vuole denunciarle? Sarah tra festini e strip, bugie o verità nascoste?

Passando da un’aula ad un’altra, a più di una in effetti, Berlusconi e la sua guerra dichiarata alle toghe è stato uno degli argomenti che più ha scaldato gli animi. Pro o contro, nessuno è rimasto indifferente. Dalla condanna per il caso Unipol all’uveite del Cav che gli è costata un ricovero ospedaliero al fatto che non ci sia stato nessun impedimento secondo la Corte e quindi il processo per il caso Ruby possa continuare dopo che era slittata l’udienza per Mediaset. Nel frattempo il Pdl ha organizzato una manifestazione per il 23 marzo contro le toghe e gli esponenti hanno proposto un’altra manifestazione già domani, ricevendo però un secco no da parte del Cavaliere.

Mentre Bersani prosegue la sua corsa al ruolo di Premier, ingaggiando una guerra mediatica con Grillo e non ascoltando i ripetuti appelli di Renzi, i vertici del Monte Paschi tremano. David Rossi, capo della comunicazione, si è suicidato lasciandosi dietro solo un biglietto con scritto “ho fatto una cavolata” e molti interrogativi. Le indagini nel frattempo si sono intensificate e nuove, scottanti realtà, sono venute alla luce.

Se il caso Tremonti ancora non è arrivato a ricevere quello che noi riteniamo essere il giusto grado d’indignazione (del resto è “il colpo di scena” più recente), il caso del tesoretto della Cisl, ben custodito da Bonanni, ha richiamato l’attenzione di molti: il sindacalismo è altra cosa!

Forse quello che maggiormente è passato sottovoce è il capitolo Vatileaks, messo un po’ in ombra dall’attesa che venisse decisa la data del Conclave. Presto avremo un nuovo Papa, un uomo in cui speriamo di poter riporre la nostra fiducia, non obbligatoriamente come guida spirituale, ma come persona in grado di essere al passo con i tempi e con gli stessi insegnamenti che la Chiesa predica: accettazione, tolleranza, amore, rispetto. Vogliamo una società giusta, equa, dove non ci sia il costante pensiero che qualcosa d’importante ci venga celato e, soprattutto, chiediamo ci sia coerenza.

Il rispetto per il prossimo e la sua libertà di essere se stesso è il primo passo.. Questo dovrebbero ricordarlo anche i politici quando si riuniranno: di certo non hanno dato buona prova di sé e ancora ci domandiamo: “Che sarà di noi?”

Con l’augurio che questa domanda possa trovare presto una risposta… ecco il video più visto questa settimana in Italia (e per chi ancora si domandasse cosa sia l’Harlem Shake… qui saranno fugati i vostri dubbi!)

E la prossima settimana? Saremo in prima linea, per continuare a tenervi aggiornati!

Aspettando quello che verrà… e con un ultimo saluto al Presidente Chavez

Good night, and good luck!

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Bonanni: “Berlusconi non fa ripartire niente”. Basta formule magiche!

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