
Le ultime elezioni comunali sono state un disastro per la Lega Nord ed è stato raggiunto uno dei minimi storici più drammatici della storia del partito. Sembra che, nonostante un anno fa ci sia stata la rivoluzione delle scope, la segreteria di Roberto Maroni non sia riuscita a far dimenticare lo scandalo dei fondi del partito. La Lega era, con molte diversità ma anche con notevoli similitudini, una sorta di M5S del nord. S’inneggiava a “Roma ladrona”, ma poi i ladri sembra proprio che invece fossero in casa, in quelle casse del Carroccio spolpate, a quanto pare, dai figli di Umberto Bossi e dal “Cerchio magico” che ruotava intorno all’ex segretario.
In Piemonte, in Lombardia e nel Veneto il partito di Maroni ormai è solo quarto, il Pdl sta crescendo, ma molti voti sono andati anche al Pd e sicuramente, anche se con risultati minori alle aspettative, in parte al M5S che ora si attesta come terzo partito in quei territori da sempre votati al sostegno al Carroccio. In Piemonte il dato peggiore, proprio nella regione guidata da Cota, si è registrata una caduta libera e a Ivrea e Orbassano il partito di Maroni supera di poco il 2%. Vicenza, da sempre territorio favorevole ai padani si ferma a 4,5% con una flessione di quasi 10 punti. Ma il dramma del Carroccio è a Treviso dove la sconfitta è molto più cocente, nella provincia del presidente del veneto Luca Zaia, la riconferma non è per nulla certa. L'”esercito padano” è dimezzato anche a Brescia, città governata da Roberto Maroni e che vede i consensi stabilizzarsi su un 8%.
I motivi sono molti… ma le cure sembrano poche! Si è rotta l’alleanza con Berlusconi e questo ha fatto allontanare molti simpatizzanti che votavano Carroccio, ma strizzavano l’occhio al Popolo della Libertà. Ora la Lega è all’opposizione in un governo di larghe intese in cui il gioco forza è proprio in mano al Pdl. I militanti della Liga si trovano così “spezzati” nella loro identità: quella etnica e padana che ben si conciliava con la politica industriale priva di remore portata avanti dal Cavaliere negli anni scorsi.
Ma per un’analisi completa del calo del Carroccio è necessario anche trovare le cause proprio in quegli scandali che hanno disilluso gli elettori che da sempre si professavano vittime dei “ladri della politica romana” e che invece si sono dovuti ricredere… la politica centro, sud e nord compreso è un covo di “illeciti” e di “segnalazioni” che inevitabilmente porta le casse in rosso e a pagare sono sempre i cittadini.
La crisi economica poi non ha aiutato la Lega. Un popolo di industriali che si è visto, nel caso migliore, dimezzare i profitti e spesso ha condotto le aziende sull’orlo del baratro. A chi appellarsi quindi? Non certo a chi ha scelto di stare contro il governo e ha poco o nulla da poter pretendere nelle larghe intese che sono già frutto di un compromesso costante. Meglio votare per chi in quel governo ci sta e può dire la sua a gran voce. Ecco che il Pdl esce come vincitore e Maroni deve fare i conti con una condanna a morte decisa dagli elettori e perpetrata con faide interne al partito.
Dove è il futuro? Difficile poter parlare di una ripresa, difficile credere che questo movimento possa ricompattarsi. Bossi era un gran comunicatore per quel popolo che sentiva in lui una valorizzazione di certe tradizioni e il piglio del grande leader capace di trascinare le folle. Maroni è una persona più moderata, più cerebrale e dal carisma non sempre efficace. Troppe liti, troppi scandali, troppa vecchia politica che si riaffaccia tra le file di quel movimento che ormai è ombra di se stesso. Quella rabbia contro Roma è andata via via scemando e si è sostituita con la rabbia per la politica, per la casta che sia del nord o del sud a questo punto poco conta. Ma gli “arrabbiati” si riconoscono più nel M5S, in un partito nuovo, “pulito” e non da ripulire fino all’osso… per tutti gli altri c’è il Pdl e le promesse di Berlusconi sono ancora l’ultima speranza in un deserto devastato dal “tifone” della crisi economica.
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