Volevano uccidere il presidente Usa Barak Obama i due uomini che l’Fbi ha arrestato, come riporta la rete Abc. Glendon Scott Crawford, il sospettato 49enne di Galway, avrebbe costruito un sistema per emettere radiazioni letali che poteva venir fatto esplodere a distanza e l’Fbi ritiene che il potenziale obiettivo fosse “una figura politica” che, fonti vicine all’indagine, identificano nel presidente. L’altro arrestato, il 54enne Eric Feight, di Hudson, New York, era stato reclutato per unirsi al progetto. Quello a cui si mirava era punire Obama per le sue politiche, che sarebbero la causa dell’attentato alla maratona di Boston. Stando agli agenti dell’Fbi, i due uomini, presumibilmente, erano intenzionati a nascondere la loro “arma letale” in un camioncino.
Il presidente americano Barak Obama si è recato oggi a Berlino dove ha citato il discorso di Reagan alla Porta di Brandeburgo: “Dobbiamo fare in modo di far sparire altri muri che ci sono nel mondo”. Aggiungendo: “E’ meraviglioso essere di nuovo a Berlino – ha poi detto Obama ringraziando la sua ospite – e sono contento dell’invito della cancelliera dopo i 50 anni dalla visita di Kennedy”. Da parte sua la Merkel conferma l’impegno della Germania per il successo del trattato di libero commercio riservando però una bacchettata a Obama: “Apprezziamo il lavoro degli Usa sulla sicurezza, ma c’è una questione di proporzionalità”. Il presidente Usa ha inoltre affermato: “Ho deciso che noi possiamo garantire la sicurezza degli Usa anche se riduciamo i nostri armamenti atomici strategici fino a un terzo”. Il discorso è quindi deviato sugli sforzi per la pace in Afghanistan, in Siria e in Medio Oriente: gli afghani, ha spiegato riferendosi ai colloqui con i talebani, hanno bisogno di parlare con gli afghani per rompere il ciclo di violenze, e quindi “spero che i colloqui di pace proseguano nonostante le difficoltà”. Riguardo i problemi sorti con Kabul, che oggi ha annunciato lo stop ai negoziati sull’accordo sulla sicurezza, ha sottolineato che “sapevamo che ci sarebbero state tensioni, non è una sorpresa: siamo nel mezzo di una guerra”, con morti da entrambe le parti. A conferma delle tensioni, è arrivata la dichiarazione del presidente Karzai: “Non ci uniremo ai negoziati in Qatar se non avverranno nell’ambito di un processo guidato dagli stessi afghani”. Per quel che riguarda la Siria, l’appello è affinchè termini “lo spargimento di sangue: siamo uniti nel desiderio di trovare una soluzione nella trattativa”. Ha quindi sottolineato come “tutti i Paesi del G8, Russia inclusa, hanno sostenuto la necessità di creare un governo di transizione con pieni poteri”, dichiarando che è vero che la Casa Bianca ha “le prove dell’uso di armi chimiche da parte del governo di Assad”, anche se sarebbero “esagerate” le voci di un pronto intervento. Riguardo Guantanamo, Obama ha confermato che vorrebbe ancora chiuderlo “ma ovviamente è stato più difficile delle aspettative”. Ma il presidente non si è sottratto neanche in merito alla questione datagate, riguardo la quale ha sottolineato che “gli Usa non frugano nelle email dei cittadini”, ma il governo ha mantenuto un “equilibrio appropriato” tra le esigenze dell’intelligence e i diritti civili.
Ma all’arrivo a Berlino c’è stato anche un “fuoriprogramma”, un blitz organizzato da due Femen al passaggio del convoglio del presidente. Le ragazze, a seno nudo, hanno mostrato le scritte “Obama help” e “Free our sister” lanciandosi verso l’auto ma venendo bloccate dalla polizia che, con violenza, hanno fermato la prima ragazza buttandola a terra sull’asfalto e ammanettandola. Una volta fermata anche la secondo, entrambe sono state fatte salire sulla camionetta della polizia.
E’ morto un giovane italiano in Siria, combattendo contro il governo di Bashar Assad. Il ragazzo, la cui storia è stata anticipata da Il Giornale e confermata da fonti attendibili, sarebbe lo studente genovese Giuliano Ibrahim Delnevo, 22 anni, convertitosi all’Islam ha assunto il nome di Ibrahim. Intanto la questione siriana è tema al G8 che si sta tenendo in Irlanda del Nord e alcune fonti della delegazione della Casa Bianca hanno riferito che Barack Obama intende annunciare ai partner lo stanziamento da parte degli Usa di 300 milioni di dollari in aiuti umanitari da destinare ai profughi e alle vittime del conflitto siriano. Più precisamente, poco più della metà della somma andrà in Siria e il resto sarà trasferito ai Paesi vicini che ospitano masse di rifugiati siriani. Ma i contrasti con Vladimir Putin non sono ancora stati risolti, neanche dopo l’incontro di ieri tra il presidente Usa e il leader russo, possibile quindi che al termine del G8 sulla Siria ci sia una dichiarazione sottoscritta solo dai leader dei Sette e non da Vladimir Putin. L’idea è di confermare la volontà di convocare una conferenza di pace (denominata Ginevra 2). Il premier britannico ha proposto cinque principi per un confronto sul ritorno della pace in Siria: governo di transizione senza Assad, condanna dell’uso di armi chimiche nel mondo, accesso delle agenzie internazionali per gli aiuti alla popolazione siriana, impegno a combattere i gruppi estremisti, progettare la ri-partenza della ‘nuova Siria.
Inizia il G8 e il Belfast Telegraph, giornale dell’Irlanda del Nord, dedica uno speciale all’evento. Con tanto di schede dei partecipanti. E la gaffe è servita. Al posto della foto del premier italiano Enrico Letta ecco che spunta quella dello zio Gianni. Come se non bastasse, il giornale gli aumenta anche l’età, di otto anni: nel boxino dedicato alla biografia si legge infatti che avrebbe 56 anni.
E’ sceso dall’aereo con un fardello pesante sulle spalle Barak Obama: lo scandalo Datagate e la questione siriana, senza contare un sondaggio Gallup, pubblicato nel marzo scorso, che ha rilevato che l’approvazione per la leadership americana in Europa è scesa di 11 punti percentuali rispetto al primo anno di presidenza Obama. Non il momento migliore per affrontare l’incontro degli Otto Grandi che questa volta sfidano la sorte e si ritrovano a Lough Erne nell’ unico mega resort golfistico a cinque stelle dell’Irlanda del Nord andato in bancarotta nel 2010 e che cerca ancora un compratore per la modica cifra di dieci milioni di sterline. L’ordine dei lavori verrà probabilmente stravolto dalla questione dello spionaggio made in Usa e il premier inglese Cameron faticherá non poco per evitare che il summit si concluda con fatti concreti e non solo buoni propositi. Il G8 inizierà nel pomeriggio, con la conferenza congiunta di Obama e Van Rompuy durante la quale verrà ufficializzato l’avvio del negoziato sul libero scambio tra Usa e Europa. Anche per Letta non sarà un esordio facile: il governo ha varato il “decreto del fare” ma resta ancora aperta la questione sull’aumento dell’Iva. Ma se ovunque in Europa si cerca di limitare i paradisi fiscali per cercare di racimolare un po’ di soldi dall’evasione fiscale, il problema siriano e l’attività di spionaggio, con le nuove rivelazioni pubblicate sul Guardian, compiute da americani e britannici in occasione del G8 del 2009 che si tenne a Londra, muteranno l’agenda del summit. E’ infatti difficile che Putin e Merkel non chiedano delucidazioni al riguardo a Obama.
Mentre si attende il discorso di Obama sul controverso programma che prevede l’uso di droni per colpire sospetti terroristi, anche se di nazionalità statunitesnta, la stessa amministrazione del Presidente ha ammesso che, dal 2009 al 2011, i droni Usa hanno ucciso quattro cittadini americani in Yemen e Pakistan. La notizia è stata rivelata dal New York Times, entrato in possesso di una lettera inviata dal capo del dipartimento di Giustizia, Eric Holder, ai leader repubblicani e democratici al Congresso. Nello scritto vengono rese note le identità delle vittime: oltre ad Anwar al-Awlaki – l’imam radicale leader dell’Aqap, il ramo yemenita-saudita di al Qaida, nel corso della stessa operazione in Yemen fu ucciso Samir Khan. Il figlio di al-Awlaki, Abdulrahman, fu invece uscciso in una diversa operazione, mentre Jude Moahmed venne colpito in Pakistan. Nel suo intervento odierno alla National Defense University, Obama ha intenzione di ribadire che i droni hanno funzionato e non si toccano ma anche che sono necessarie maggiori chiarezza e trasparenza sul loro impiego. Stando a indiscrezioni giornalistiche, inoltre, ribadirà anche l’intenzione di arrivare alla chiusura definitiva del carcere speciale nella baia di Guantanamo, a Cuba, dove da settimane è in corso uno sciopero della fame di quasi tutti i sospetti terroristi detenuti. E’ tempo quindi per lui di attuare alcuni dei punti dell’agenda del suo secondo mandato, proprio a partire dal ricorso ai droni armati per colpire sospetti terroristi ovunque si trovino all’estero. Programma nel mirino fin dall’inizio del suo precedente mandato, con feroci le polemiche, sia sulla moralitò che sulla legalità di un simile modo d’agire nella lotta al terrorismo, che da sempre, al di là dei risultati, accompagnano questa strategia. Il New York Times, che ha dato la notizia, scrive che in questo modo Obama, per la prima volta, cercherà di fare del suo meglio per giustificare le tante uccisioni provocate dai droni – con vittime in alcuni casi del tutto innocenti – innanzi tutto snocciolando i dati sul successo di questa strategia per togliere di mezzo pericolosi nemici dell’America e senza che soldati americani abbiano rischiato la vita. Ma il presidente tenterà anche di tracciare la strada per disegnare una vera “cornice legale” che definisca una volta per tutte quali bersagli scegliere e in quali occasioni e condizioni intervenire. E’ lo stesso New York Times che sottoline che, al riguardo, una delle proposte potrebbe essere quella di trasferire il comando delle operazioni con i droni dalla Cia alle forze armate. Perchè – sarebbe uno dei passaggi chiave dell’intervento – “i presidenti dovrebbero essere tenuti più a freno nell’esercitare poteri letali”.
In visita in Israele, Barak Obama domani prenderà parte ad una cena ufficiale offerta dal capo di stato israeliano Shimon Peres in suo onorealla quale prenderà parte anche la 21enne Miss Israele Yityish ‘Tito’ Aynaw, la sua visita però potrebbe interrompersi prima del tempo: si vocifera infatti che il Presidente americano potrebbe volare a Roma la settimana prossima per assistere all’insediamento del nuovo Papa. Da questa informazione, quello che si legge tra le righe è che i candidati americani al seggio di Pietro siano i favoriti del momento. Tra i papabili americani, sembra molti cardinali indecisi stiano convergendo sul cardinale Timothy Dolan, 63 anni e attuale arcivescovo di New York, nonchè presidente della conferenza episcopale americana, che potrebbe rappresentare per il “partito anti-Curia” un’alternativa al cardinale Scola. La sua “pecca” è però di non aver fatto abbastanza per individuare i responsabili degli abusi sessuali occorsi nella diocesi di Milwaukee, dov’è stato in precedenza vescovo.
Altro nome di spicco è anche il cardinale Sean Patrick O’Malley. 68 anni, di origini irlandesi e dal carattere spumeggiante, indossa sandali e saio da frate cappuccino ed è strettamente collegato alla comunità ispanica negli Stati Uniti. Attualmente sta affrontando la sua più grande sfida, a capo dell’arcidiocesi di Boston, devastata dagli scandali sui preti pedofili che hanno caratterizzato il suo predecessore, il cardinale Bernard Law. O’Malley è riuscito a far fronte agli indennizzi vendendo alcune chiese e la sua abitazione vescovile ed andando così a vivere nella cella di un monastero.
Passeremo dall’ “habemus Papam” al “We have the Pope”?
Il Senato aveva approvato lo stanziamento di 60,4 miliardi di dollari per le vittime dell’uragano Sandy, ma il Grand Old Party giudica la somma “esagerata”.
”Credo che la prosperità dell’America sia costruita sulla forza della classe media: non abbiamo successo quando sono in pochi a stare bene mentre tutti gli altri sono difficoltà. Stiamo meglio quando tutti hanno una chance, quando tutti giocano secondo le stesse regole”.
Queste le parole di Barak Obama rilasciate a Cnn.com. L’attuale presidente precisa che sono le persone che incontra per strada a meritare qualcuno che si batta per loro a Washington.
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