Giro del mondo… in un piatto! Metti una bandiera a tavola

piatto-bandiera-tuttacronacaIl più grande festival gastronomico d’Australia, il Sydney International Food Festival, ha deciso di promuovere l’evento puntando sul patriottismo… a tavola! Ecco allora che nei piatti sono state ricreate le diverse bandiere nazionali per “disegnare” le quali si sono utilizzati gli alimenti tipici e originari di ciascun Paese. Il giro del mondo… passa per la cucina!

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La guerra all’Italia che sta dilagando in Alto Adige, ma se ne parla poco

Schwarzensteinhütte-tuttacronaca

Una vera e propria lotta contro l’Italia e l’italiano operata dal partito separatista Südtiroler Freiheit. Senza rispetto per la storia e con una “scusa” che tirerebbe in ballo i “nomi fascisti” il Consiglio Provinciale dell’Alto Adige ha approvato la richiesta del partito separatista Südtiroler Freiheit di cancellare i nomi italiani ai rifugi (Vetta d’Italia, Roma, Vittorio Veneto). Cancellato anche l’obbligo di far sventolare la bandiera italiana, secondo quanto vigeva nei regolamenti del Cai.

 La rivendicazione è partita dal consigliere Sven Knoll. “I nomi rifugio Roma, rifugio Vetta d’Italia, rifugio Vittorio Veneto e tanti altri sono nomi fascisti di fantasia – ha tuonato Knoll -. Il consiglio provinciale ha finalmente accolto la richiesta della Südtiroler Freiheit di cancellare i nomi fascisti ai rifugi”. La notizia è riportata dal Corriere della Sera, che sottolinea come il Roma in origine si chiamava Riesenfernerhütte – Rifugio oltre i giganti, – il Vetta d’Italia era il Krimmler-Tauern e il Vittorio Veneto il Schwarzensteinhütte, dal nome del Sasso Nero, la montagna su cui sorge. Secondo Knoll, “i nomi fascisti e la bandiera italiana sulle alpi del Tirolo non hanno perso nulla perché gran parte dei nomi dei rifugi sono dati dalle varie sezioni tedesche e austriache dell’Alpenverein (l’equivalente del nostro Cai in Austria e Germania)”. Knoll afferma anche che “la Biancofiore e colleghi dovrebbero ricordarsi che i rifugi passati sotto competenza della Provincia non appartengono più al Cai ed essa è l’organo supremo”.

In una regione a statuto speciale che ha avuto sempre grandi elargizioni da parte dello Stato Italiano, questa presa di posizione appare davvero in disaccordo con le politiche d’integrazione che un paese civile dovrebbe portare avanti. Sorprende anche il silenzio da parte dei media nazionali  (ad eccezione del Corriere della Sera) che non si occupano e non danno spazio a quella che può configurarsi come un vero attacco all’Italia in un clima di rivalsa pericoloso per i cittadini italiani che abitano a stretto contatto con chi vuole imporre lingua, cultura e costumi di un altra nazione.

Il bacio di pace che ha invaso il web!

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La pace è 2.0 nella foto del bacio che sta spopolando il web. Lui stringe lei, la bacia e sono avvolti nelle bandiere dei rispettivi paesi. La fotografia, scattata a Mostar durante una parata organizzata dallo United World College, città bosniaca simbolo della divisione e dell’odio etnico nella ex Jugoslavia, è stata caricata ieri sera su un sito di condivisione di immagini e ha subito fatto il giro del mondo, eletta a simbolo della “nuova era” possibile per i balcani.

La notizia è stata pubblicata sul Balkan Insight, il bacio è stata la risposta ad un’anziana che ha chiesto al ragazzo, serbo, come potesse passeggiare mano nella mano con una croata. I due ragazzi hanno allora deciso di abbracciarsi e rispondere con un appassionato bacio, “il gesto più coraggioso del mondo”.

“Non è niente di speciale – racconta un passante a Balkan Insight – una coppia che mostra affetto reciproco, ma per noi qui a Mostar, è la prova che le nuove generazioni non sono disposte a continuare con la guerra nelle loro menti”. “Puoi raccontare una storia con più di mille parole, ma a volte una immagine riassume tutto splendidamente”, racconta un utente del web.

Mostar è stata devastata durante la guerra in Bosnia e soffre ancora di divisioni etniche nonostante siano trascorsi due decenni. Un caso simile, e raro, di promozione pubblica della tolleranza interetnica risale gennaio, quando graffiti “serbi e croati sono fratelli!” sono comparsi sui muri dell’Università di Belgrado, nel centro della capitale serba. Il 9 novembre 1993 a Mostar una raffica di granate dell’esercito croato-bosniaco distruggeva il ponte vecchio costruito dai turchi nel XVI secolo: lo Stari Most diventava così il simbolo per l’eccellenza dell’odio e la divisione nei balcani.

 

Vandali profanano il mausoleo di Sidi Mansour in Tunisia e rubano la bara di Bennaji

 
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