Il Portogallo svende i mirò per salvarsi dalla bancarotta!

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Il Portogallo è una delle tante vittime della crisi mondiale e forse di quelle politiche economiche europee che si scagliano soprattutto sui Paesi del Mediterraneo mettendoli in ginocchio senza valorizzare i tesori che ognuno possiede, primi fra tutti quelli culturali e artistici che sembrano non trovare spazio tra le politiche comunitarie. Perciò il Portogallo è costretto ha svendere i suoi 85 Mirò acquisiti con la  nazionalizzazione del Banco Portogues de Negocios avvenuta nel 2008. L’operazione dovrebbe servire a coprire parte del fallimento della banca e si spera di realizzare tra i 35 e i 70 milioni di euro, anche se la collezione potrebbe arrivare a valere 160 milioni di euro. Naturalmente questa operazione è stata molto contestata in patria in particolare  dai partiti dell’opposizione che hanno anche avviato una raccolta firme per impedire la vendita. Tuttavia l’esecutivo conservatore guidato da Pedro Passos Coelho ha dato il via libera alla casa d’aste Christie’s a Londra di mettere all’incanto le opere dell’artista catalano dopo che il tribunale amministrativo di Lisbona ha rigettato la richiesta di sospensione cautelare della vendita avanzata da cinque deputati socialisti e avallata dalla Procura generale della Repubblica.

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Air France non atterra ad Alitalia: ora sono 1000 gli esuberi

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Il piano per Alitalia si farà, ma non con Air France. La compagnia francese infatti non è convinta e soprattutto non ha sicurezze per investire in Italia, nonostante Letta continui a confermare che la stabilità politica è necessaria anche per infondere fiducia negli investitori esteri… quale migliore occasione? Alitalia poteva davvero rappresentare un esempio in tal senso, ma invece Air France si defila e resta solo il piano delle poste. Ritornano quindi di triste attualità anche gli esuberi che si stima possano essere circa 1000. Cosa ha fatto allontanare Air France? Prima di tutto le banche, non è infatti chiaro se parteciperanno o escuteranno i debiti. L’ad Gabriele Del Torchio e il nuovo partner Poste stanno definendo un loro piano industriale: saranno davvero solo 1000 gli esuberi?

Naturalmente sono a rischio anche i circa 2mila contratti a termine. Tutto ora ruota intorno alla capacità di Alitalia di reagire alla crisi, aumentando il fatturato in tempi rapidi… cioè quello che già si era auspicato con il precedente salvataggio. Come spiega Il Messaggero: 

Proprio a questo scopo la compagnia ha lanciato ieri un serie di proposte commerciale per attirare nuovi viaggiatori, le famiglie in particolare, con biglietti a prezzi ridotti che partono da 99 euro.

Air France-Klm passerà dal 25% all’11% come riporta il quotidiano francese Les Echos. Sull’altro versante, quello europeo, aperto da British che ha puntato il dito contro Alitalia parlando di un vero e proprio aiuto di Stato e di fatto catalizzando gli occhi dell’Europa sull’operazione di Poste Italiane nella sottoscrizione delle quote, ora l’Italia si giustifica  parlando di “passo transitorio” come ribadito dallo stesso Fassina. 

La compagnia di bandiera italiana incassa i 130 milioni di euro da banche e soci, ma secondo il quotidiano francese il valore di Alitalia si aggirerebbe intorno ai 30 milioni di euro. Forse è sottostimato dai francesi, ma la stessa assemblea dei soci aveva stimato il valore della compagnia intorno ai 50 milioni. Proprio per questo motivo l’Air France avrebbe fatto il decisivo passo indietro e decidere di non sborsazre la quota di 75% dell’aumento di capitale e di fatto andando in minoranza passando all’11%.  Uno scenario, questo, che per i francesi non comporterebbe grandi cambiamenti. Allo scadere del vincolo di ‘lock up’ (il 28 ottobre), il gruppo franco-olandese perderà il proprio diritto di veto e non potrà più opporsi all’ingresso di un investitore straniero, ma a Parigi – scrive Les Echos – restano persuasi che tutti gli operatori esteri potenzialmente interessati (Aeroflot, Etihad, Lufthansa o Air China) abbiano gettato la spugna. Una fonte di Air France, però, non conferma e non fa commenti.

 

Alitalia: chi resta a bordo? I consiglieri d’amministrazione e le dimissioni

alitalia-tuttacronacaE’ stato deliberato all’unanimità dall’assemblea dei soci di Alitalia l’aumento di capitale di 300 milioni di euro, da offrire in opzione ai soci in proporzione alla quota di capitale posseduta. A partire da domani, 16 ottobre, soci avranno 30 giorni di tempo per sottoscrivere le azioni di nuova emissione. Ma i consiglieri di amministrazione hanno già manifestato l’intenzione di rassengare le loro irrevocabili dimissioni dalla carica, questo in previsione del possibile mutamento degli assetti proprietari. Le dimissioni avranno effetto dalla data dell’assemblea, che sarà convocata subito dopo l’esecuzione dell’aumento di capitale. Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane, si recherà nel frattempo a Parigi per incontrare i vertici di Air France. L’intenzione è contrattare con i francesi le modalità dell’eventuale ingresso di Poste nel capitale della compagnia aerea italiana.

British Airways accende il riflettore su Alitalia: Ue intervenga su aiuti di Stato

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L’Alitalia Day è arrivato! Oggi consiglio di amministrazione e l’assemblea della linea aerea sono chiamati ad approvare l’operazione di salvataggio da 500 milioni di cui 300 milioni di aumento di capitale. Un’operazione che come noto prevede l’intervento delle Poste Italiane, controllate dal ministero dell’Economia. Oltre alle polemiche che ha suscitato questa scelta sulla sua opportunità in termini di politica economica, ora si levano anche serie proteste internazionali che ragionano in termini di diritto e concorrenza. “Ci aspettiamo che la Commissione europea intervenga per sospendere questo aiuto manifestamente illegale”, commenta la Iag, holding che controlla British Airways, Iberia e Vueling, commenta con l’Ansa gli ultimi sviluppi su Alitalia, sottolineando di essere “stati sempre contrari agli aiuti di Stato”.

Tornando all’operazione comunque in via di approvazione, il dubbio resta intorno alle intenzioni di Air France-Klm, che pure venerdì scorso ha approvato l’impianto dell’operazione. Il socio industriale di maggioranza tra i privati (25%) dovrebbe sborsare intorno a 75 milioni: non sta attraversando un periodo di salute ottimale e già a febbraio ne ha messi quasi 40 per il prestito ponte arrivato dai soci e ben presto rivelatosi insufficiente. Una fonte vicina alla compagnia ha dichiarato al quotidiano economico francese Les Echos: “Non è un piano definitivo bisogna ancora trovare un’intesa su una  ristrutturazione del debito e una revisione del piano industriale”. Malgrado le pressioni del ministro dei trasporti italiano, Maurizio Lupi, che ha invitato Air France-Klm a sottoscrivere la sua quota, Les Echos sottolinea che il gruppo franco-olandese ha intenzione di utilizzare il termine di un mese previsto dagli accordi per aderire al piano o diluire la propria quota all’11%.

“Abbiamo approvato il piano, che va nella giusta direzione, ma rimane insufficiente”, hanno fatto sapere, ricordando che una ristrutturazione del debito (di oltre un miliardo di euro) rimane un requisito indispensabile per qualsiasi impegno definitivo. Lupi aveva già risposto alle reticenze francesi senza mezzi termini: “Alitalia non sarà la Cenerentola di Air France”, ha detto ricordando che in caso di mancata sottoscrizione dell’aumento “verrà meno ogni vincolo per la ricerca di nuovi partner”. Proprio sui partner si è espresso il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, stamane a Radio1Rai: “Ci vuole un alleato, ma non credo che i francesi facciano al caso nostro”, ha sentenziato. Secondo Bonanni “loro vogliono solo il loro hub, tant’è che hanno detto che loro aderirebbero” all’aumento di capitale “alla sola condizione che Alitalia non apra nuove tratte internazionali e non acquisti nuovi veicoli. Anzi: hanno fatto di tutto perchè noi fossimo bloccati nell’acquisizione di nuove tratte che rappresentano le occasioni più remunerative per un’azienda Con loro noi andremmo in ulteriore default; meglio allearsi con i tedeschi oppure con altre compagnie di altre realtà regionali”. Tra i possibili partner, Lufthansa ha messo in chiaro di non essere interessata.

I cittadini mettono mano al portafoglio per pagare Alitalia: esposto alla Ue

alitalia-tuttacronacaIl ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, aveva dichiarato che lo Stato Italiano “non ha messo soldi, neanche un euro dei soldi dei cittadini” per il salvataggio dell’Alitalia. Stando al Codacons, però, la verità è ben diversa. Meglio, “è vero esattamente il contrario”. L’associazione spiega infatti che “Saranno proprio gli utenti, attraverso la società controllata al 100% dal Tesoro, Poste Italiane, a ripianare i debiti della compagnia aerea. L’intera operazione Alitalia avrà effetti diretti sulla tasche dei cittadini italiani, e il ministro Lupi lo sa bene. Questo perchè lo sforzo economico di Poste andrà inevitabilmente ad intaccare i servizi universali gestiti dall’azienda, a tutto danno degli utenti, specie le fasce più deboli, che indirettamente si troveranno a pagare il prezzo dell’operazione”. Il Codacons, al riguardo, presenterà domani alla Ue un esposto urgente secondo il quale Poste Italiane “E’ una società per azioni che nel caso di Alitalia acquista titoli azionari, ma l’assetto proprietario di Poste vede la partecipazione totalitaria del ministero dell’Economia, e l’attività di controllo contabile sono affidate a una società di revisione e soggette al controllo della Corte dei Conti sulla gestione del bilancio e del patrimonio”. Così stando le cose, afferma ancora l’associazione, non solo vengono smentite le dichiarazioni di Lupi, ma si configura un aiuto statale che è l’intera collettività a pagare.

Poste salva Alitalia… o prova a salvare se stessa?

poste-alitalia-tuttacronacaSi è detto che il governo ha scelto un socio per Alitalia che abbia anche un know how e che Poste, oltre a 75 milioni di euro, possono garantire la condivisione di infrastrutture logistiche, informatiche e di controllo attraverso la compagnia aerea controllata Air Mistral. Il problema è che della flotta, nelle mani di Poste al 100% dal 2005, l’anno scorso si era annunciata la vendita a causa di continui risultati economici negativi, con bilanci sono in perdita continua negli ultimi anni. Come sottolinea Giornalettismo: “Poco sembra aver insegnato la ‘lezione’ del passato ‘salvataggio dei patrioti del Cai’, voluto dal governo Berlusconi. Quello che per i contribuenti è costato circa 5 miliardi di euro, secondo le stime di Sergio Rizzo. Più del gettito Imu. E che non è certo riuscito ad aggiustare i conti della compagnia di bandiera italiana, considerati i debiti che ammontano a circa 1 miliardo e 300 milioni di euro”. Mistral è stata nel 1981 dall’attore Carlo Pedersoli, meglio noto come Bud Spencer, diventando operativa nel 1984. In seguito passata in mano al gruppo olandese Tnt, nel 2002 finì in mano a Poste Italiane quando ancora erano amministrate da Corrado Passera. Costo: 9 milioni di euro. Della flotta fanno parte 8 velivoli, tra cui 4 Boeing. I mezzi sono adibiti al trasporto pacchi e lettere di notte, mentre, durante il giorno, trasportano passeggeri verso mete e luoghi di culto. Per quel che riguarda le perdite, come ricorda anche Il Fatto, nel 2010 si registrava un -1.5, passato a -2.2 l’anno successivo mentre nel 2012 ha fatto registrare una perdita netta di 8,2, tanto che l’ad Massimo Sarmi chiese una ricapitalizzazione di 3 milioni di euro. E annunciò la volontà di venderla. Ma per Mistral Air sono passati anche altri nomi. Dal luglio 2008 all’agosto 2010 ne fu presidente il berlusconiano Antonio Martuscello, ex dirigente di Publitalia e ora commissario Agcom. Praticamente con l’offrire Poste come socio per ricapitalizzare Alitalia con 75 mln di euro e studiando “strategie” e “sinergie” tra le due compagnie di volo, Sarmi tenterebbe di ricadere sotto la bandiera italiana con un obiettivo che potrebbe essere quello, nota Giornalettismo,  “di puntare su viaggi a lungo raggio, in particolare verso le capitali e le grandi città d’Oriente, soprattutto se ci sarà una collaborazione crescente con Air France Klm, il gruppo franco olandese che detiene già il 25% di Alitalia e che era in corsa per salire al 50%.” Per quel che riguarda la compagnia d’Oltralpe, al momento resta in stand-by,  per capire quali saranno le mosse definitive, aspettando anche il consiglio d’amministrazione del gruppo. Dopo aver già fatto capire di non essere intenzionata a farsi carico dei debiti di Alitalia, dovrà decidere se ricapitalizzare o tirarsene fuori.

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Le Poste entrano in Alitalia: la compagnia di bandiera torna in quota?

alitalia-posteitaliane-tuttacronacaRiguardo la situazione dell’Alitalia, Enrico Enrico Letta, dopo aver vagliato diverse possibilità, si è concentrato sull’opportunità di un socio che abbia anche un know how specifico per quel che riguarda Alitalia. Come spiega Ansa le Poste, attraverso la compagnia aerea controllata Air Mistral, possono garantire la condivisione di infrastrutture logistiche, informatiche e di controllo. E questo per il governo rappresenta un punto cruciale per avviare quella discontinuità che ad un certo punto Letta decide di imporre con un obiettivo sicuramente ambizioso: quello di non far vivacchiare Alitalia ancora un po’ e poi svenderla ma rilanciarla facendo fare a ciascun attore, anche gli attuali azionisti, la sua parte per bene e fino in fondo. La morale è che ora Alitalia potrà contare sull’innesto di capitali freschi: un totale di 300 milioni, di cui 75 provenienti dalle Poste, 150 da privati, e con altre formule comprese le obbligazioni azionarie. Da parte sua governo scende in campo da garante per dare fiducia agli azionisti, dopo il fallimento del progetto Fenice, e rendere Alitalia nuovamente competitiva e pronta ad affrontare qualsiasi trattativa decidendo da sola il suo destino in una cornice che rafforzi il progetto, punta di diamante del programma dell’Esecutivo, del ‘fare sistema’.

In mattinata, ai microfoni di Sky Tg 24, Corrado Passera, sul tema Alitalia, ha detto: “Non erano prevedibili cinque anni di recessione così forte che ha toccato fortemente i ricavi dell’azienda: l’impegno dei dipendenti e dei soci privati era servito per superare il fallimento della vecchia Alitalia, che grazie all’intervento della nuova Alitalia aveva permesso di salvare 30.000 posti di lavoro e rendere meno oneroso per le casse pubbliche le conseguenze di quel fallimento che va addebitato alla gestione precedente”. E ha aggiunto: “Non so se Alitalia è salva, bisogna vedere se si porta fino in fondo questo aumento di capitale che in gran parte mi sembra che i soci privati siano disposti a coprire. Certamente è un lavoro che da molti anni si sta facendo”.

Da parte sua Carlo De Benedetti, a margine dell’Internet Festival di Pisa, non ha risparmiato un attacco a queste dichiarazioni: “Sconvolgenti ma non sorprendenti le dichiarazioni di Passera sulla vicenda Alitalia. Certo c’è stata la crisi da noi come altrove ma la combinazione tra il marketing elettorale di Berlusconi e il marketing politico di Passera si è dimostrata disastrosa per tutti meno che per loro”. Ha quindi precisato: “più di 5 miliardi del denaro dei contribuenti è stato bruciato sull’altare delle ambizioni personali”, e proseguito: “Tutto ciò ha portato al risultato economico-finanziario-strategico che oggi vediamo. Con il fallimento della politica “liberale” di Berlusconi e per la inconcludente esperienza politica di Passera, questa sì, giudicata da tutti un’irrecuperabile delusione”.

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha invece spiegato di essere “sempre molto perplesso di fronte agli interventi della mano pubblica in una società privata. Certo, se è un cerotto per tamponare una situazione di emergenza, passi; però bisognerà una volta per tutte fare una riflessione seria per avere un piano di medio-lungo termine”. Squinzi ha anche sottolineato la complessità della situazione, aggiungendo cheForse l’Italia è diventata un paese troppo piccolo per permettersi una grande compagnia di bandiera, bisognerà fare una riflessione forte da questo punto di vista”.

Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupo, a Radio anch’io Rai, ha invece spiegato la mossa del governo, spiegando che è intervenuto affinché i privati facessero la loro parte nel risanamento e rifinanziamento e per un “fortissimo piano industriale all’insegna della discontinuità”, perché Alitalia era in condizioni “disastrose”. Ha quindi precisato che “Poste Italiane certamente può essere non un aiuto da parte del pubblico, ma l’individuazione di un’azienda sana come partner industriale in un settore che è sempre di più complementare”.

Ad appoggiare le scelte del Governo Letto i segretari della Uil e della Cisl. Luigi Angeletti ha spiegato che l’intervento dello Stato per Alitalia a questo punto, al di là delle ideologie, è necessario, visto che la compagnia è “sull’orlo del fallimento” e “il capitalismo italiano non riesce a mantenere certe dimensioni aziendali”. Un fallimento di Alitalia “avrebbe comportato una piccola catastrofe economica per il Paese, che non possiamo permetterci. Per questo l’intervento del governo è necessario, non è una scelta politica. Quindi per il segretario Uil, ad un certo punto è meglio parlare di un intervento dello Stato in modo meno ideologico”. Da parte sua Raffaele Bonanni ha detto che l’ingresso di Poste in Alitalia ”è una buona cosa, Alitalia ha bisogno di un po’ di giorni per prendere fiato e vedere un po’ cosa costruire per utilizzare un’energia davvero potentissima”. ”Il nostro bacino utenti – ha detto – è il quinto del mondo, quindi molto appetibile. Ed è un peccato distruggerlo insieme ad un’azienda che oggi è in difficoltà per varie ragioni. Bisogna poi costruire una joint venture con altre realtà”.

Quello che è certo è che c’è da augurarsi che, una volta risanata, la compagnia di bandiera abbia ali forti per ricominciare a volare e tenersi in quota, senza “atterraggi d’emergenza” tra un’altra manciata d’anni. Solo cinque anni fa Crozza cantava:

Chi salverà Alitalia?

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Forse si risolverà la questione Alitalia con una cordata di società pubbliche che dovrebbero ricapitalizzare il vettore aereo. Nel gruppo dei “salvatori” farebbero parte  Poste, Ferrovie, Fintecna, ma anche altri soggetti. L’accordo ci sarebbe ora è questione di dettagli. Chi salverà l’Alitalia? Forse ancora una volta gli italiani. 

Alitalia non vola più, carburante fino al 12 ottobre

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Alitalia avrà carburante solo fino al 12 ottobre. “Non possiamo certo tenerla in vita noi”, dice l’ad di Eni Paolo Scaroni. Ieri sera il flop della riunione a Palazzo Chigi e i tempi sembrano essere sempre più strette e le strade ormai obbligate. Air France è ormai una delle poche soluzioni, magari con un pacchetto di minoranza italiano: di fatto non abbiamo più una compagnia di bandiera con tutti i disagi che tale decisione può comportare. Sul tavolo naturalmente anche i licenziamenti che sono al momento la vera spina nel fianco che si sta cercando di contenere. Oggi ci sarà una nuova riunione e si spera in una soluzione meno drastica di quella che si prospetta all’orizzonte come preannunciano le parole di Scaroni: “Non possiamo rinnovare il fido a una società che non dà sicurezza. Abbiamo già un’esposizione importante, ma se la società non riscuote nemmeno la fiducia dei suoi azionisti, non possiamo tenerla in vita noi con il carburante”.

Simona Ventura all’attacco degli arbitri: “Vergognateviiiiiiiiiiiiiiiiii”

simona-ventura-arbitri-tuttacronacaArbitri al centro del mirino in queste prime sette giornate di campionato di Serie A e tra fuorigioco non segnalati, pugni che compaiono solo alla prova tv e rigori non concessi in molti si lamentano a gran voce. Tra gli altri anche l”ex conduttrice di “Quelli che il calcio” che sembra proprio non aver trovato nessuna traccia di “XFactor” nell’arbitro Gervasoni, reduce da una sciagurata direzione di gara la scorsa domenica, in occasione della sfida Sampdoria Torino. La conduttrice, nota tifosa granata, ha sfogato la sua rabbia via Twitter: “Arbitri basta vergognatevi! Sono sempre stata dalla vostra parte! Ora lo devo proprio dire..BASTA! Volete mandarci in B? Basta essere chiari. Non è rigore mai! Per gli altri ovviamente..”.

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Alitalia vola in Francia! Non abbiamo più una compagnia di bandiera.

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Non si trova l’accordo tra Alitalia e Governo e la compagnia di bandiera tricolore vola in Francia, nel migliore dei casi. La riunione, durata circa due ore, ha visto la partecipazione, tra gli altri, dell’a.d. Gabriele Del Torchio, del presidente, Roberto Colaninno, dell’a.d. Unicredit, Federico Ghizzoni, del d.g. di Intesa Sanpaolo, Gaetano Micciché, del ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, e di quello dei Trasporti, Maurizio Lupi. A Palazzo Chigi oggi c’era anche Mauro Moretti delle Ferrovie dello Stato che sarebbe potuto entrare in Alitalia. Ma l’ipotesi salta e l’unica certezza resta il rifiuto categorico della Cassa Depositi e Prestiti.  In tarda serata poi si arriva alla dichiarazione ufficiale, l’Italia non avrà più una compagnia di bandiera e si accompagnerà Alitalia a integrarsi ad Air France. La situazione di Alitalia, per la quale non è stato trovato un accordo per il rifinanziamento a Palazzo Chigi, è ”seria, grave e tesissima”. Lo indicano fonti vicine al dossier e riportate dall’Ansa. Bancarotta o Alitalia… cala la notte sulla bandiera tricolore.

 

Condannato Cecchi Gori: 7 anni al produttore

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Cecchi Gori è stato condannato a 7 anni dalla VI sezione penale del tribunale di Roma per il crac da 600 milioni della società Finmavi. I giudici hanno inflitto 5 anni e sei mesi anche a Luigi Barone, storico braccio destro di Cecchi Gori. I due imputati, secondo i pm, avrebbero distratto o comunque dissipato i beni del patrimonio sociale della Finmavi. Oggetto della vicenda sono una serie di operazioni il cui esito ha determinato il dissesto della società e tra queste finanziamenti alle controllate mai restituiti. Il primo febbraio scorso il produttore era, inoltre, stato condannato a 6 anni per il crac da 24 milioni di euro della Safin Cinematografica, società del gruppo fallita nel febbraio 2008.

Olimpiadi 2024. Maroni: “Roma è sull’orlo della bancarotta. Milano o Milano”

Olimpiadi-roma-milano-tuttacronacaMancano 11 anni ma già si pensa al 2024 e alle Olimpiadi che verranno disputate quell’anno. E in Italia la sfida è aperta: candidare Milano o Roma? Oggi nel capoluogo lombardo si è tenuto un vertice che ha visto riuniti il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il sindaco Giuliano Pisapia e governatore lombardo Roberto Maroni. Unica decisione presa, come hanno spiegato ai giornalisti, è che “la candidatura sarà unica”, senza dunque una competizione Milano-Roma. Resta da decidere quale città verrà perà proposta. Una risposta si potrebbe avere già al prossimo incontro, che si terrà alla presenza del sindaco della capitale, Ignazio Marino, “entro 15 giorni a Roma”. Il primo commento di Pisapia, dopo un incontro di un’ora e mezza all’Arena, è stato: “L’importante è che abbiamo deciso di sostenere il sistema Italia. Non ci sarà competizione ma condivisione”. Il sindaco ha riconosciuto che “a Roma nel 2025 ci sarà il Giubileo e quindi è più preparata”, ma con Expo 2015 “Milano diventerà un punto di riferimento internazionale con una forza in più”. Maroni invece sfodera la sua vena polemica: “Mi dispiace che il sindaco Marino non sia venuto, ma ritengo la sua assenza giustificata: deve preoccuparsi dei conti di Roma. E’ una città sull’orlo della bancarotta, come lui stesso ha riconosciuto. Non mi pare proprio che una città in queste condizioni possa candidarsi a ospitare le Olimpiadi”. E visto che la candidatura può essere avanzata da una sola città, il leghista chiosa: “Quindi, o Milano o Roma. Anzi, o Milano o Milano”. Malagò, da parte sua, rigetta ogni forma di divisione: “O siamo tutti d’accordo su una candidatura condivisa o lasciamo perdere”. Secondo il presidente del Coni, nella scelta fra una città o l’altra “non si deve arrivare al voto in consiglio e in giunta Coni, come è successo per la corsa fra Roma e Venezia”.

I nostri 7 giorni: chi vincerà la partita?

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Chi vincerà la partita? Sul tavolo la famosa palla 7 è stata lanciata, ma quale palla andrà in buca? Sarà quella del Premier a finire schiacciata dalla crisi aperta dal Pdl e chiudere l’esperienza di Enrico Letta? O sarà una palla boomerang che finirà di isolare Silvio Berlusconi e si concluderà con una scissione dei dissidenti dal Pdl? Le steccate non mancano ne è una prova anche gli auguri inviate oggi da Letta al leader del Pdl che auspicava “serenità”. Ma le steccate, anzi parliamo proprio di bacchettate sono arrivate anche alla Barilla dal web dopo la polemica contro i gay. A spingere in buca la palla di Bruno Longhi è stata invece la frase infelice pronunciata in diretta. Ma c’è anche chi è scomparso dal biliardo per qualche giorno come l’allenatore del Brescia che ha tenuto tutti con il fiato sospeso… Fortunatamente poi è riapparsa la sua palla e il fiato sospeso si è trasformato in fiato sul collo in attesa della prossima partita. Tiro pessimo anche quello di Balotelli e dei tifosi del Milan, 3 turni di squalifica al primo e la curva chiusa per i secondi. Sul tavolo poi è apparsa anche una nuova palla… quell’isola nata dal nulla dopo il terremoto e che ora minaccia l’esplosione prima di scomparire di nuovo… anche perché chi resterebbe a vedere l’oblio del mondo?  Per abbandonare la partita basterebbe la denuncia shock del disastro del Vajont o l’allarme lanciato per Fukushima. 

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Per fortuna che poi qualche curioso arriva e infila il naso negli affari altrui, trova qualche notizia divertente  e ci regala un attimo di allegria proprio quando vorremmo mollare tutto, spegnere la tv e ritirarci su un monte. Magari meglio su un Colle, ma che non sia quello del Campidoglio, già occupato da Marino che sta cercando di appellarsi al governo che non c’è per salvare la città Eterna dalla bancarotta. Per fortuna che almeno una parte di cittadini, i tifosi giallorossi, si consolano nel vedere la Roma in vetta alla classifica. Per fortuna quindi che le buone notizie arrivano anche quando non te le aspetti, come quando nel bel mezzo di una partita si scatena una rissa e si risolve con un bacio, come quando il gol capolavoro, Tevez lo dedica a Ciudad Oculta, il quartiere amato dal Papa… e forse sarà stato per questo gesto inaspettato che la statua della Madonna si sarà illuminata e Padre Pio è apparso su un albero a Napoli?

Chissà chi ha in mano la partita? Chissà chi farà la prossima mossa? Chissà se alla fine ci saranno vincitori o solo vinti? In ogni modo l’importante è giocarsela fino in fondo… poi comunque vada sarà un successo e vinca il migliore!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

La Città Eterna in bancarotta, Marino chiede aiuto al governo per Roma

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Roma, la città eterna, oggi potrebbe non esserlo più. La città rischia di essere ingoiata, non dalla piena del tevere, bensì dalla bancarotta dei conti comunali. A dirlo è proprio il sindaco Ignazio Marino che si appella al governo affinché “salvi Roma”.

Il sindaco Marino  in una conferenza stampa sul bilancio cittadino ha detto:

“L’analisi ci dice che abbiamo 867 milioni di debiti. Noi vogliamo un confronto con il governo affinché la Capitale abbia ciò che le spetta”

“Faccio un appello a chi ha senso di responsabilità – ha aggiunto Marino – l’obiettivo è salvare Roma e lo dobbiamo fare insieme. O si è con Roma o contro. Il governo deve fare gli stessi sforzi che stiamo facendo noi”.

“Nelle prossime ore chiederò a tutti i parlamentari eletti a Roma di aiutarci nel dialogo con il governo. La Capitale d’Italia non può fallire e non fallirà”. “Stiamo comunque lavorando su diverse ipotesi – aggiunge – da un lato senza aiuti del governo, dall’altro con”.

Il sindaco ha poi tenuto a sottolineare che non aumenteranno le tasse:

 “Non aumenteremo l’Irpef – ha detto il sindaco in una conferenza stampa – così come non siamo intenzionati ad aumentare la Tares. Stiamo però riflettendo se aumentare l’Imu, ma una decisione non è stata ancora presa. C’è una discussione in corso perché, nonostante la cancellazione dell’Imu, alcune città hanno deciso di innalzare l’aliquota che verrà rimborsata dal governo. Prenderemo una decisione nelle prossime settimane”.

Si spegneranno le luci su New York? Bloomberg e l’allarme bancarotta

-newyork-bancarotta-tuttacronacaNew York sulle orme di Detroit? Dopo che la città delle auto ha dichiarato la bancarotta, ora è il sindaco della Grande Mela a lanciare l’allarme. Per Bloomberg la città potrebbe trovarsi ad affrontare la stessa, disastrosa, situazione di bilancio di Motor City se il suo successore non dovesse essere in grado di tenere sotto controllo i costi tanto delle pensioni che dell’assistenza sanitaria, che stanno registrando una vera impennata. Durante una conferenza a Brooklyn, il primo cittadino ha detto: ”Evitare le scelte difficili, questo è stato il motivo per cui Detroit è fallita”. Il sindaco ha ricordato ai presenti che Chicago ha inoltre dovuto licenziare oltre duemila docenti e dipendenti scolastici il mese scorso, in gran parte a causa dell’impennata dei costi pensionistici. Ma ”Non è la sola, molte città in tutto il Paese devono affrontare la prospettiva che le pensioni costituiscano una fetta sempre più sostanziosa del budget. E New York non fa eccezione”. 

Detroit la città delle auto va in bancarotta!

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Era la città che faceva muovere gli Usa. Con le sue tre industrie automobilistiche, Gm, Ford e Chrysler, Detroit era il simbolo dei motori americani. Rappresentava la “Motor City” dove venivano prodotte auto capaci anche di realizzare il sogno americano il coast to coast. Ora Detroit ha dichiarato bancarotta. Alla città del self made man si è sostituita la maggior richiesta di fallimento mai presentata da una città nella storia americana. Da anni la città era l’ombra di se stessa, Detroit ha risentito di tutti i mali profondi americani. Dalla corruzione politica alla bolla immobiliare, dal calo demografico dovuto alla perdita di lavoro alla crisi del settore automobilistico.  Detroit è anche musica, dagli anni ’40 qui le note risuonavano tra i muri della città per poi arrivare ad essere la “mamma” della tecno. Patria dei festival Jazz e dell’ Hip-hop Summer Jamz Music Festival, Detroit era la città in cui risuonavano i motori e la musica.

Ora resta il suo centro spopolato, gli spettri del passato e il debito pubblico… Ma lei è sempre la città dei gradi grattacieli che si affacciano sull’acqua! Svegliati Detroit, specchiati nell’acqua, ritrova te stessa… nessuno può cancellare la storia che rappresenti, le tue radici sono nel sogno americano e nessuno può sradicarle.

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Confermata la condanna a Corona per bancarotta!

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Non c’è fine per le questioni giudiziarie di Corona. Arriva ora la condanna da parte della Corte  di Cassazione  che lo accusa di bancarotta e frode fiscale in seguito al fallimento della sua agenzia fotografica Corona’s. La Quinta sezione penale della della Cassazione ha infatti rigettato il ricorso presentato dai difensori del fotografo contro  la pena inflitta dalla Corte d’Appello di Milano nel giugno del 2012.

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Vagenda Vixen

*A day in the life of the Vixen, a blog about EVERYTHING & ANYTHING: Life advice, Sex, Motivation, Poetry, Inspiration, Love, Rants, Humour, Issues, Relationships & Communication*

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The Adventures of Danda and Yaya

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