Chiesti 20 anni per Varani, che ordinò l’aggressione con l’acido a Lucia Annibali

lucia-annibali-tuttacronacaHa tenuto lo sguardo basso Luca Varani, mentre il pm Monica Garulli ha chiesto per lui 20 anni di carcere nel corso del processo in svolgimento a Pesaro. L’uomo era il mandante dell’aggressione con l’acido a Lucia Annibali. Per i presunti sicari albanesi, Rubin Talaban e Altistin Precetaj, sono invece stati chiesti invece 18 anni. L’avvocato di parte civile Francesco Coli, che ha riportato anche il pensiero dell’Annibali, ha commentato: “Una pena bassa, in Bangladesh 20 anni sono la pena minima. D’altra parte lo ha ammesso anche il pm, che non poteva chiederne una più alta”. Su base matematica, infatti, la pena, tenuto conto tra l’altro gli anni per ciascun reato e delle aggravanti, sarebbe stata per Varani di 37 anni, ma comunque il pm non avrebbe potuto chiederne più di 30, e con lo sconto di pena previsto dall’abbreviato si è arrivati così a 20 anni. Lo stesso vale per i presunti sicari, per i quali la pena sarebbe stata di 27 anni.

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Un premio per Lucia Annibali: l’avvocatessa sfregiata dall’acido che ha scelto la vita

lucia_annibali-tuttacronacaE’ stata la madre di Lucia Annibali, l’avvocatessa 36enne sfregiata con l’acido da due sicari ingaggiati dall’ex compagno, Luca Varani, il 16 aprile scorso a Pesaro, a ritirare a nome della figlia il premio Tartufo d’Oro. Il riconoscimento è stato attribuito alla donna dall’amministrazione comunale di Sant’Agenlo in Vado e dalla Commissione Pari Opportunità delle Marche. Lei è rimasta a casa, a Urbino dopo lunghi mesi trascorsi in ospedale a Parma mentre Varrani attende l’11 dicembre, giorno in cui avrà luogo il processo per direttissima per tentato omicidio e lesioni personali gravissime. La rabbia dell’uomo era scaturita dall’abbandono: Lucia aveva infatti posto fine alla relazione dopo aver scoperto che era fidanzato da anni con un’altra ragazza e stava per diventare padre di una bambina, nata da poco. Dopo di che l’aggressione e il lungo calvario fatto di dolore e interventi chirurgici. E costellato dal coraggio e dalla forza. In un messaggio di ringraziamento per chi ha pensato a lei per il premio, Lucia ha scritto: “Fin dai primi istanti dopo l’aggressione ho scelto la vita, ho deciso che sarei dovuta guarire e ho impiegato tutta la forza che avevo dentro di me per questo. E’ stata molto dura, lo è tuttora. In questi mesi ho conosciuto il dolore, ne ho provato tanto e ho dovuto imparare a conviverci, ma sono stata comunque sempre speranzosa, anche nei momenti più difficili, perchè ho coltivato la parte buona di quanto mi è accaduto”.  E ancora: “Non so se il mio sia coraggio. Ho sperimentato che quando è vissuto nella gratitudine e nell’amore per la vita, il dolore diventa cura dell’anima. Per questo sarò felice se questa mia testimonianza sarà d’aiuto a chi soffre, perchè vorrà dire che il sacrificio a cui sono stata chiamata non sarà stato inutile”.  L’avvocatessa ha voluto condividere il premio con i familiari, “i miei genitori, il mio tenerissimo fratello Giacomo”, “le mie meravigliose amiche e tutti gli amici che in questi mesi non mi hanno mai lasciata sola né fatta sentire diversa e che vivono con me, ogni giorno, la gioia e l’entusiasmo per i miei progressi”. Un grazie particolare l’ha rivolto “alle forze dell’ordine e a tutti coloro che in questi mesi hanno lavorato con grande impegno al mio caso per far emergere la verità”.  E poi l’ultimo pensiero, “non certo per importanza, per i miei medici, le infermiere e infermieri del Centro grandi ustionati di Parma che quella notte di sei mesi fa mi hanno accolta e poi accudita curando, giorno dopo giorno, con le loro mani gentili ed i loro cuori affettuosi, le mie ferite esterne ed interne. A loro non sarò mai grata abbastanza per quello che hanno fatto e che faranno per me. Ringrazio tutti per la solidarietà e l’affetto, che alleggeriscono il peso di tanto male”.

Lucia Annibali, l’avvocatessa sfregiata con l’acido, tra nuovo volto e coraggio

lucia-annibali-tuttacronacaEra il 16 aprile quando due uomini si sono introdotti nella sua abitazione e l’hanno sfregiata con l’acido. Dopo quasi 5 mesi Lucia Annibali, come aveva promesso prima dei suoi sette interventi di chirurgia plastica, ha deciso di mostrarsi al mondo, con un volto nuovo, ma il coraggio e la determinazione di sempre. E’ pronta a ricominciare “tutto daccapo con la mia nuova faccia, con il naso un po’ così, con gli occhi fra l’orientale e la riempita di botte, con le sopracciglia da tatuare e la bocca buona per sorridere, finalmente, dopo l’ultima operazione. Ma posso fare di meglio e di più. Sono sicura che so fare di meglio e di più”. E Lucia è certa che il mandante dell’aggressione “è stato lui, il mio ex”. Parla dell’avvocato Luca Varani, attualmente in carcere accusato di lesioni gravissime, stalking e tentato omicidio. “È il mandante dell’aggressione” dice il pubblico ministero Monica Garulli che ha fatto arrestare anche i due albanesi esecutori materiali dell’agguato. Lucia, che al Corriere ha mostrato le foto del suo nuovo volto, spiega: “Quello che so di lui è nelle carte, fuori dall’inchiesta non voglio più nemmeno nominarlo. La sua sorte non mi interessa minimamente. Devo pensare a me e a guarire il più possibile, lo devo a me stessa. Voglio riordinare la vita partendo proprio da quello che mi è successo. Devo dire la verità, non sto morendo dalla voglia di tornare al mio lavoro di avvocatessa, e invece mi piacerebbe moltissimo aiutare in qualche modo gli ustionati, occuparmi delle donne schiacciate da uomini inetti e incapaci di convivere con le loro fragilità. Alle donne voglio dire ‘voletevi bene, tanto, tantissimo. Credete in voi stesse e sappiate che ogni atto di violenza subita non dipende mai da voi che amate l’uomo sbagliato ma da lui che lo commette’. Agli ustionati come me invece dico di tenere duro e avere pazienza, tanta pazienza”.

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Ora che si avvicina il 18 settembre, data del suo 36° compleanno, l’avvocatessa ha anche scritto una lettera, piena di speranza e coraggio, per se stessa e per i medici che si sono presi cura di lei. “Il 16 aprile 2013 alle 21:30 sono stata brutalmente aggredita e strappata alla vita. La parte di me che è sopravvissuta ha lottato con tutte le sue forze. Attraverso la speranza ho sopportato i dolori del corpo più intensi e le notti più buie per tornare alla vita. E in parte ce l’ho fatta. La strada è ancora lunga… ma quest’anno, per il mio compleanno, il 18 di settembre, voglio festeggiare per celebrare la vita, l’amore e l’amicizia. Voglio ringraziare, con il cuore traboccante d’amore, i miei medici di Parma che stanno avendo cura di me, rendendo possibile il miracolo. Voglio raggiungere con un forte abbraccio la mia famiglia e i miei amici perché sono stati la ragione della mia lotta. E sono grata a tutte le persone che ho incontrato, a chi ha avuto un pensiero per me, per aver reso incredibile il mio viaggio di ritorno. A quelle donne schiacciate da uomini inetti e incapaci di convivere con le proprie fragilità, dico di volersi bene, tanto, tantissimo! Di lottare e credere in se stesse, nelle proprie idee e in ciò che suggerisce loro il cuore. È in questi luoghi che si trova la verità, non nelle parole che escono dalla bocca di quegli uomini. Comunque vada, ne sarà valsa la pena perché ogni atto di violenza non dipende mai dalla donna che ama l’uomo sbagliato, ma dall’uomo inetto che lo commette. Agli ustionati come me dico di tenere duro e avere pazienza, tanta pazienza. Sopportiamo il martirio del corpo e curiamo la ferita dell’anima, coltivando la speranza tutti i giorni perché ogni giorno è un passo verso la guarigione: ogni giorno è un po’ più facile di quello precedente. E impariamo che la nostra identità non è data dall’aspetto esteriore, ma da quello che c’è nel nostro cervello e nel nostro cuore. Infine, a me stessa, dico… Buon 36esimo compleanno Luci!!!”

Lucia Annibali: parla l’avvocatessa sfregiata con l’acido

annibali_lucia-tuttacronacaEra aprile quando, rientrata a casa, l’avvocato Lucia Annibali trovò due uomini, al soldo dell’ex, che l’attendevano per sfregiarla con dell’acido. In una lunga intervista al Corriere della Sera la 35enne racconta ora quei terribili giorni. L’ultimo ricordo, prima che la vista si annebbiasse, è di quell’uomo incappucciato. “Mi ha guardato, aveva in mano un barattolo”. Dopo di che sono arrivati le urla e il dolore. “Ricordo la mia faccia che friggeva, rantolavo”. Ma la donna non si arrende alla disperazione, ricomincia dalla speranza, determinata. “Non mi arrenderò mai, lo sappia chi mi ha fatto tutto questo. Possono avermi tolto il viso, non la voglia di ricominciare. Sono qui, viva. Ho giurato a me stessa che ce l’avrei fatta e ce la farò”. Il percorso l’ha già intrapreso e ora cerca di ritrovare un volto, dopo che qualcuno ha tentato di cancellare il suo con la violenza.”Quella non sono più io”, ammette quasi parlando a sé stessa guardando le foto della sua vita. “So perfettamente che non tornerò com’ero prima, ma ci andrò il più vicino possibile”. E prosegue: “Ho in programma un’operazione per allargarmi la bocca, così sembrerò ancora più umana e finalmente potrò tornare sorridere”. Dell’ex, Luca Varani, non vuole parlare, preferisce concentrarsi sul suo presente e futuro. “Posso solo dire che adesso sto molto bene con me stessa rispetto a un minuto prima dell’aggressione: almeno è finita tutta quell’angoscia che potesse succedermi qualcosa”. Tra le difficoltà da affrontare, ci sarà anche quella di tornare tra la gente: “Ora dovrò tornare tra la gente. Una specie di uscita l’ho fatta: mi guardavano tutti. Ma prima o poi ci riprovo”.

Rosaria Aprea e i ripensamenti: tornare o non tornare?

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Se fino a ieri era tutto abbastanza chiaro per quello che riguarda Rosaria Aprea, la miss ventenne picchiata dal fidanzato Antonio Caliendo, padre di suo figlio. Ora che la ragazza è stata dimessa dopo due interventi chirurgici resi necessari dalle percosse ricevute, la trama sembra ingarbugliarsi. Quello che si sapeva era che lei stessa eveva sporto denuncia contro l’uomo e che non desiderava tornare con lui. Si era anceh venuti a sapere che non era il primo episodio di violenza. In seguito la ragazza ha cambiato idea e manifestato la volontà di tornare con Caliendo, al quale aveva anche inviato un messaggio via social network. A seguito di questa sua decisione, l’avvocato che la seguiva, Carmen Posillipo, ha rinunciato al mandato. Oggi però la Aprea è intervenuta a Pomeriggio 5 dove ha raccontato una sua versione dei fatti: “Io non l’ho mai fatta la denuncia. Ci sto ancora pensando”, dice la giovane dopo che il suo legale ha deciso di rinunciare al caso “in quanto le scelte dell’assistita collidono con la mia etica professionale”. Di una cosa Rosaria è certa: “Io e Antonio non possiamo tornare insieme”. La D’Urso, che conduce il programma, interpella quindi la Posillipo, alla quale cita una sua dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera: “Poi la ventenne dice che avrebbe volentieri rilasciato un’intervista a pagamento da qualche parte in modo da procurare i soldi della cauzione per l’uomo che l’ha percossa”. “Questo non è assolutamente vero, io non l’ho detto, il giornalista ha capito male”, replica il legale.

Rosaria Aprea torna dal compagno che l’ha picchiata: l’avvocato abbandona

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L’aspirante Miss Rosaria Aprea, che era stata picchiata dal suo uomo e ricoverata d’urgenza all’ospedale dove le è stata esportata la milza, dopo esser stata dimessa ha scritto una lettera al compagno Antonio, che già in precedenza aveva difeso e perdonato. Il suo avvocato, Carmen Posillipo, presidente dell’associazione per i diritti civile di Marcianise, ha quindi deciso di abbandonarla. “Soltanto ieri ho capito che Rosaria aveva cambiato idea. Devo seguire la mia etica professionale, non condivido le sue scelte. E non voglio assistere all’anteprima di un omicidio”. Rimette il suo mandato dunque l’avvocato, ma il gesto è soprattutto uno scontro di mentalità: non può passar sopra a una simile violenza, nè accettare una scelta che, ne è certa, sarà solo l’anticamera di un dramma. E’ una situazione paradossale quella che si è delineata, proprio nei giorni dell’allarme femminicidi, con casi gravissimi avvenuti anche nelle ultime ore con la morte delle vittime. La 21enne Rosaria, mamma di un bimbo di un anno, era finita in carcere il 12 maggio scorso a segioto dei calciti inflittigli dal suo fidanzato, il 27enne  Antonio Caliendo. E’ lei ad accusarlo e la squadra mobile lo arresta per lesioni gravissime. Per giunta lui non l’ha neanche soccorsa dopo l’aggressione. 15 giorni in ospedale, due interventi, il ricordo di violenze precedenti. Poi le dimissioni e quel messaggio sul social network: “Mi manchi, puffo”. Intanto il suo avvocato poco più che trentenne la lascia, lei che è una tosta e non riesce neanche a concepire l’ipotesi della violenza su una donna. “Sono specializzata in diritto di famiglia — spiega la legale — e l’idea che in questa storia può andarci di mezzo un bambino di un anno mi fa venire i brividi. A questo punto dovremmo presentare la querela di parte e chiedere i danni oppure costituirci parte civile. E invece Rosaria vuole essere seguita come dice lei e continua a ripetere che ama Antonio e che lo perdona. Continua a chiedere quando uscirà dal carcere e a minimizzare l’accaduto”. Son svanite nel nulla le ultime due settimane, tace anche la madre Carla, che fino a qualche giorno fa era decisa ad affrontare il padre del nipote se avesse ancora osato riavvicinarsi a Rosaria. Ma la ragazza ama Antonio, quell’uomo violento per gelosia che l’ha picchiata anche ad un concorso di miss a Pesaro ma l’ha anche colmata di attenzioni e doni costosi, come un’auto Smart con la carrozzeria personalizzata con i pupazzi di “Hello Kitty”. A “fare” la coppia c’è un figlio, una convivenza progettata ma non realizzata, agressioni e la famiglia di lui che, eccettutata una visita della sorella avvocato, non si è mai scusata per l’accaduto. L’avvocato rinuncia vedendo come la sua assistita sia voltata di nuovo verso Caliendo salvo, ieri sera, presentarsi di nuovo allo studio dell’avvocato Posillipo, la implora di continuare a seguire il suo caso. Ma il legale non può: la scelta deontologica è fatta.Cos’è scattato nella mente della ragazza? Cosa spinge una donna a tornare tra le braccia del suo aguzzino? Che speranze o vane illusioni può ancora maturare?

Arrestato il secondo aggressore di Lucia Annibali

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Sono tutti nelle mani della polizia i tre uomini che hanno concorso a sfregiare con l’acido, il 16 aprile scorso, l’avvocatessa di Urbina, Lucia Annibali. Il mandante, l’avvocato Luca Varani, è stato il primo ad essere fermato, lui che voleva vendicarsi e non accettava di essere stato lasciato dalla collega quando lei ha scoperto che era già fidanzato da anni e in attesa di un figlio. Se sabato erano scattate le manette ai polsi di uno dei due esecutori materiali, Altistin Precetaj, 28 anni, albanese di Scutari, questa mattina, poco dopo le 5, i carabinieri di Pesaro e Chieti sono riusciti ad arrestare anche il secondo, l’albanese 31enne Rubin Talaban. L’oumo, che si preparava a fuggire in Albania, si trovava a San Salvo Marina, nascosto in un’abitazione con due connazionali per i quali è scattata l’accusa di favoreggiamento e che sono stati arrestati a loro volta. Nell’alloggio i carabinieri, guidati dal comandante provinciale di Pesaro, col. Giuseppe Donnarumma, non hanno trovato armi ma una certa quantità di denaro.

Gli albanesi che sfregiarono Lucia Annibali e una strana casualità

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Continua in ospedale l’odissea di Lucia Annibali, l’avvocato 35enne, aggredito lo scorso aprile nel suo appartamento a Pesaro, da due albanesi, probabilmente mandati dall’ex  Luca Varani. Ma mentre le condizioni della donna restano stabili, la polizia ha fermato  Altistin Precetaj, 28 anni, albanese di Scutari, che si sospetta essere uno dei due esecutori materiali del gesto che hanno sfigurato l’Annibali. L’albanese è stato localizzato dai carabinieri in un casolare di Novilara, dove aspettava che le acque si calmassero per scappare all’estero. Resta ancora ricercato l’altro albanese,
Rubin Talaban, 31 anni, suo concittadino, considerato l’uomo che ha materialmente gettato l’acido addosso alla vittima. I due albanesi sono stati incastrati dalle immagini di una telecamera di sicurezza che li ha ripresi in Via Rossi, la sera dell’agguato, a pochi passi dall’abitazione di Lucia Annibali. Precetaj, difeso dall’avv. Umberto Levi, avrebbe detto di aver incontrato casualmente Talaban, di aver preso un caffé con lui per poi andare a trascorrere la serata in un circolo dopo aver lasciato l’amico.

Talaban, e questa è la prima casualità, era stato fermato circa 3 settimane prima dell’agguato dalla polizia per un controllo: con sé aveva una bottiglia di acido e non aveva saputo spiegare perche’ se la portasse dietro. Il nervosismo gliel’aveva fatta scivolare di mano e l’acido era caduto, ferendolo, su un piede dell’agente che lo stava controllando. Fatti gli accertamenti del caso, Talaban era stato allontanato con foglio di via, ma evidentemente era rimasto in zona. Altro aspetto ‘strano’ della vicenda, e probante per i carabinieri, il tentativo di Varani di disfarsi di una Smart immatricolata nel 2004, in ottime condizioni d’uso, facendola rottamare. La city car, però, non è stata demolita, e su quella – e altre auto in uso al professionista – i carabinieri del Ris stanno effettuando rilievi perché la convinzione degli investigatori è che vi siano tracce di acido, in particolare sul blocco dell’accensione, posto tra i due sedili, che risulta corroso. Varani inoltre si sarebbe presentato una seconda volta dall’autodemolitore per richiedergli indietro i sedili con la scusa di volerli vendere su E-Bay. Gli inquirenti sono convinti che Varani fosse ossessionato dalla donna, che lo aveva lasciato a ottobre dopo aver scoperto che il compagno non aveva mai troncato la relazione con la sua fidanzata ‘storica’, da cui peraltro l’uomo aspetta un figlio. A febbraio, è emerso dalle indagini, Lucia Annibali se l’era ritrovato sul pianerottolo di casa. Entrando, aveva avvertito un forte odore di gas. Aveva così chiamato un tecnico scoprendo che alla caldaia mancava del tutto una guarnizione. Vi era stato quindi già un tentativo di uccidere la donna, la quale ha dichiarato di non aver mai voluto sporgere denuncia per non rovinare professionalmente l’uomo.

Lucia Annibali, sfregiata dall’ex è in condizioni stazionarie.

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Restano stazionarie le condizioni di Lucia Annibali, l’avvocatessa 35enne, che è stata vittima di un aggressione con il vetriolo da parte di due albanesi assoldati dall’ex che non aveva accettato la fine della loro storia. La donna ancora non è stata operata agli occhi, ma oggi è stato necessario prelevare un lembo di pelle che nei prossimi giorni le verrà impiantato sulla cute. Il pm di Pesaro Monica Garulli che indaga sul caso ha disposto una perizia per accertare se l’acido gettato addosso a Lucia Annibali potesse essere mortale. In tal caso l’accusa sarebbe trasformata da lesioni aggravate a tentato omicidio. Intanto Luca Varani, l’ex di Lucia, continua a professarsi innocente.

Lucia Annibali sfregiata da due albanesi al soldo dell’ex!

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Luca Varani, ex di Lucia Annibali, avrebbe assoldato due albanesi come esecutori materiali dell’aggressione avvenuta nella notte tra martedì e mercoledì ai danni dell’avvocatessa 35enne. L’uomo si trova ora in stato di fermo nel carcere di Villa Fastiggi con l’accusa di concorso in lesioni volontarie gravissime. I due albanesi sarebbero entrati in contatto con Varani per una consulenza professionale, essendo l’avvocato  specializzato in infortunistica e iscritto all’Ordine di Rimini. Non avrebbe quindi non a che fare con l’incidente l’albanese che di recente era stato fermato dalla polizia in centro a Pesaro. L’uomo aveva insospettito perchè aveva con sè una bottiglia di acido di cui non aveva saputo giustificare il possesso e che aveva fatto cadere accidentalmente sul piede di un agente.

 

Vendetta dell’ex dietro il vetriolo che ha sfregiato l’avvocatessa?

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Sarebbe un collega di Lucia Annibali, l’avv. Luca Varani, 35 anni, di Pesaro il mandante che avrebbe incaricato un uomo di gettare l’acido in faccia all’Annibali. Tra i due tempo fa c’era stata una relazione sentimentale e sembra che proprio l’avvocatessa, avrebbe immediatamente fatto il suo nome alla vicina che era corsa in suo aiuto. Varani è stato sentito a lungo nella caserma dei Cc di Pesaro. Ieri sera alle 21:35 circa, mentre la Annibali veniva aggredita e sfigurata in casa, in via Rossi 19, da un uomo incappucciato, lui era impegnato in una partita di calcio di terza categoria. L’uomo, che si è dichiarato innocente è stato trasferito poco fa nel carcere di Villa Fastiggi.

 

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