Ottobre 2011: nell’alluvione in Lunigiana, quando l’ondata arrivò ad Aulla, due persone morirono annegate e, ora che la procura di Massa è giunta in fondo alle indagini, sono più di 10 le persone indagate per i reati di disastro colposo e omicidio colposo. Per la procura, i punti nodali sono due: una cassa di espansione non era stata collaudata ma venne ugualmente attivata mentre il sistema di allerta cittadino che non ha funzionato. Spiega La Repubblica di Firenze:
Le responsabilità vengono ipotizzate per due momenti distinti del disastro. Il primo riguarda la gestione della cassa di espansione del fiume Magra a Chiesaccia, in località Fornoli. La vasca non era pronta ad entrare in esercizio perché non ancora collaudata eppure, accusano dalla procura, è stata aperta. I risultati sono stati disastrosi. L’impianto anziché raccogliere l’acqua e rilasciarla lentamente l’ha buttata fuori all’improvviso, creando un’onda che ha iniziato a scendere a valle lungo il fiume. “Se anche fosse stata costruita male, c’era comunque ancora un collaudo da fare, che avrebbe dovuto rivelare i problemi strutturali”, sottolineano dalla procura di Massa. Per questo episodio gli indagati sono accusati di disastro colposo.
Quando è arrivata ad Aulla, l’ondata ha trovato impreparata la protezione civile, che non aveva allertato la cittadinanza, almeno secondo le accuse. Due persone morirono annegate. Eppure, spiegano gli investigatori, c’era un allerta meteo ai massimi livelli e la catena degli avvertimenti ha funzionato perfettamente. Fino alle porte della cittadina sul Magra, dove invece non si sarebbero presi i provvedimenti adeguati. In questo caso le persone coinvolte dovranno rispondere di omicidio colposo.