Attentato all’aeroporto di Pechino

esplosione-pechino-tuttacronacaE’ stata causata da un’attentato la forte esplosione che si è verificata oggi al terminal 3 dell’aeroporto di Pechino. Sarebbe stato un uomo su una sedia a rotelle, il 34enne Ji Zhongxing, a detonare l’ordigno. Il presunto attentatore è rimasto ferito ed è stato ricoverato in ospedale. Alcune immagini dell’uomo sono apparse su Weeibo, il twitter cinese. La notizia e le foto dell’uomo sulla sedia a rotelle, che lo ritraggono mentre alza le braccia stringeno un oggetto non identificato nella mano sinistra, hanno fatto rapidamente il giro del web grazie alle decine di passeggeri che si trovavano nella sala arrivi dell’aeroporto al momento dell’esplosione.

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E’ shock in Francia, uomo con esplosivi occupa il comune di Versailles

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Questa mattina un uomo armato di coltello ed esplosivi si è introdotto  in un ufficio dei servizi sociali del comune di Versailles, alle porte di Parigi e ha minacciato di far saltare tutto in aria. L’uomo, barricatosi all’interno della struttura, ha tentato di prendere in ostaggio una donna che però è riuscita a scappare. Ancora ignoti i motivi all’origine del gesto. Sul posto sono presenti le forze speciali della polizia pronte a intervenire se la mediazione tra forze dell’ordine e l’attentatore non andasse a buon fine.

 

Ancora 300 milioni per restare in Afghanistan… perché?

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“L’operazione in Afghanistan deve essere rifinanziata alla fine di settembre. Chiederemo al parlamento la fiducia che ha sempre dimostrato a ranghi compatti: si tratta di una cifra tra i 250 e 300 milioni di euro”. L’annuncio è del Ministro della difesa, Mario Mauro, intervistato su Rai 3 ad Agorà. “Quando in questi giorni ripetutamente mi si chiede perché siamo in Afghanistan – ha aggiunto Mauro – mi preme ricordare che 6.500 Scuole sono state aperte da quando c’è Isaf. Dieci anni fa c’erano 900mila iscritti a scuola ed erano tutti maschi; oggi ce ne sono 6 milioni e mezzo e il 35 percento è composto da donne. Se prima solo il 30 percento della popolazione aveva accesso ai servizi sanitari, oggi siamo al 67 percento e da quando c’è Isaf sono stati costruiti 120 ospedali. Tra un anno restituiremo la piena sovranità agli afgani che avranno il compito di fermare quel fattore che dieci anni fa ha portato alla destabilizzazione, non solo in Afghanistan, ma in tutto il mondo”.

Tutto questo per 300 milioni di euro e basti pensare che stiamo supplicando l’Europa per 400 milioni da utilizzare in due anni, per l’occupazione giovanile? Con 300 milioni, cambiando il capitolo sul bilancio dello Stato non potremmo investire sul lavoro? Eppure la nostra Carta ci ricorda che la Repubblica è basata proprio sul lavoro, non sulle missioni all’estero… è compito di ogni stato aiutare chi è in difficoltà, ma è davvero etico investire nella missione in Afganistan quando gli italiani non arrivano a fine mese?

Sarebbe un 20enne l’attentatore che provocato la morte di Giuseppe La Rosa

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Il ministro della Difesa Mario Mauro ha riferito a Montecitorio sull’attento a Farah, in Afghanistan, nel quale ha perso la vita il capitano Giuseppe La Rosa. A salire sul blindato Lince per lanciare all’interno del mezzo l’ordigno, sarebbe stato “un giovane, di circa 20 anni”. Il ministro ha poi espresso “profonda amarezza” per “l’Aula della Camera vuota” durante la sua informativa. Rivelando il fatto che l’attentatore fosse un adulto, Mauro ha anche fatto notare che l’attacco terroristico “si è completato con un’azione di vera e propria guerra psicologica, con la diffusione dell’informazione che l’attentatore fosse un bambino di 11 anni, facendo percepire quasi un atto eroico e di partecipazione popolare”. Ha poi sottolineato che il governo intende “proseguire la partecipazione alla missione Isaf in Afghanistan, concludendola secondo i tempi stabiliti nel 2014”.

Chi sono i terroristi di Boston?

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Due uomini, due fratelli , due terroristi arrivati dalla Cecenia o dalla Turchia. Un 19enne e un 20enne che avrebbero ricevuto addestramento militare all’estero e che da circa un anno avevano fatto il loro ingresso in Usa. Questo è quello che emerge dopo una notte da Fra West vissuta strada dopo strada, con una sparatoria lunga e intensa. Uno dei due sarebbe morto nello scontro a fuoco mentre l’altro è riuscito a scappare.  Ora è caccia all’uomo!

Dopo l’attentato a Boston, la sparatoria al MIT: morto un sospetto

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Watertown, quartiere dei sobborghi di Boston vicino al Mit (Massachusetts Institute of Technology) è stato teatro, la scorsa notte, di una vasta azione di polizia che ha preso l’avvio dopo che una guardia giurata dell’università, accorsa a rispondere a problemi di ordine pubblico ai margini del campus, è stata uccisa. Poco dopo la sparatoria, verificatasi verso le 22.30 ora locale, è scattata una massiccia caccia all’uomo con la polizia sulle tracce di due uomini con i quali ha quindi ingaggiato uno scontro a fuoco. Dei due sospettati, armati di pistole ed esplosivi, uno sarebbe stato arrestato e – secondo fonti della polizia – sarebbe morto in ospedale per le ferite riportate. E’ invece in fuga il secondo, armato e “pericoloso”, motivo per il quale la polizia ha intenzione di condurre “una caccia porta a porta, strada per strada, dentro e attorno al quartiere di Watertown”. Secondo testimoni, i due sospetti impegnati nello scontro avevano con sé bombe-pentola a pressione e hanno tentato di scagliarle contro gli agenti ma gli ordigni non hanno raggiunto il bersaglio. Nel frattempo l’Fbi ha reso noto, in un comunicato, che “si sta valutando se i sospetti al centro dello scontro a fuoco di Watertown” sono gli stessi “armati e pericolosi” di cui il Bureau ha diffuso le foto in relazione all’attentato alla maratona. “Stiamo lavorando con le autorità locali per determinare cosa è successo”, si legge nel comunicato.

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L’ultima bugia o la prima verità su Manuela Orlandi?

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«Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sono state rapite soltanto per ottenere la mia liberazione». È quanto afferma l’attentatore di Giovanni Paolo II, Alì Agca, nella prima intervista televisiva rilasciata dopo la sua scarcerazione, in onda a «Quarto Grado», in cui aggiunge nuovi elementi sulla sua versione in merito al caso di Emanuela Orlandi. «Ho prove documentali che dimostrano questa mia affermazione e questo dato di fatto», dice Agca, che si scaglia contro le «menzogne» di Sabrina Minardi, la ex del boss della Magliana Enrico de Pedis. «Il mondo e l’Italia vengono ingannati con la storia della Banda della Magliana. La verità è che Emanuela Orlandi è stata rapita soltanto per ottenere la mia liberazione», dichiara l’ex «lupo grigio».

«Emanuela Orlandi – spiega era la figlia di un uomo che lavorava dentro l’appartamento del Papa, considerato anche un agente dei sevizi segreti Vaticani. La famiglia Orlandi sapeva perfettamente che Emanuela era stata rapita con la complicità di qualcuno in Vaticano. Però l’ordine del rapimento di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori è partito dal governo iraniano».
«Dopo pochi giorni – prosegue Agca -, il 3 luglio ’83, il Papa ha parlato al mondo del rapimento di Emanuela Orlandi un modo per trattare con i rapitori. Altrimenti il più grande Papa della storia non avrebbe mai mentito su un evento così importante». Successivamente, infatti, «il Papa ha lanciato otto appelli, tutti durante gli Angelus, davanti al mondo». Poi «i rapitori hanno chiesto di parlare direttamente con il primo ministro del Vaticano, il segretario di Stato Cardinal Agostino Casaroli. È il 19 luglio ’83: il governo Vaticano dispose una linea telefonica speciale attraverso la quale i rapitori di Emanuela possono parlare con il Cardinale Casaroli. È un segreto dello Stato Vaticano di cosa abbiano parlato».
«Dopo il mio ritorno in Turchia – aggiunge -, Emanuela Orlandi è stata liberata, è stata consegnata al governo Vaticano. Adesso, probabilmente, Emanuela Orlandi si trova in un convento di clausura, affinchè non riveli questa complicità del Vaticano e del governo iraniano. Quindi, in qualche modo, Iran e Vaticano sono complici nell’omertà, un’omertà incredibile».
Secondo Agca, «fra il governo Vaticano e il governo iraniano c’è un silenzio concordato per difendere il dialogo interreligioso fra musulmani e cristiani, per evitare grandi conflitti umani e religiosi tra due popoli. Io capisco e rispetto questa posizione del Vaticano, però non posso rispettare questo silenzio su Emanuela Orlandi: quindi il Vaticano deve immediatamente liberare Emanuela».

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