
Ci ha riflettuto a lungo Obama, ma poi ha tratto le sue conclusioni e ora sembra che voglia cedere alle pressioni dei repubblicani e della Gran Bretagna che da giorni invocano l’intervento. A questo punto è già tutto pianificato e l’attacco sembrerebbe essere solo questione di giorni o di ore.
Ma c’è, chi, invece, in queste ore afferma che Obama non sembra intenzionato all’attacco, ma sta cercando di muoversi sulla diplomazia in una corsa contro il tempo. Sarebbe il portavoce della Casa Bianca Jim Carey a puntare sull’attacco in Siria insieme al ministro per la Difesa Chuck Hagel che ha annunciato che Forze armate americane sono pronte.
«Non c’è dubbio» che il regime abbia usato i gas. Lo ha detto ieri anche il vice-presidente degli Usa Joe Biden: «Sono state usate armi chimiche, e il regime di Damasco è il solo che le ha». L’uso del gas è provato dai rapporti di Medicine Sans Frontieres, dagli esami forensi di parte condotti subito dopo l’attacco e dalle testimonianze dei sopravvissuti. Prove ulteriori, come l’intercettazione dei segnali di comando per il lancio dell’attacco, saranno mostrate in un rapporto dell’intelligence americana, la cui pubblicazione è imminente, e potrebbe coincidere con la partenza dei missili Cruise alla volta di Damasco.
Ma chi ha dato le armi chimiche? Chi può affermare senza ombra di dubbio che solo il regime di Damasco le abbia? Chi può escludere che i ribelli, in vista degli ispettori Onu, non possono aver deciso di lanciare le armi chimiche per cercare l’appoggio di Gran Bretagna e Usa? Purtroppo negli occhi di tutto il mondo bruciano ancora gli errori di valutazione fatti in passato e che ancora oggi hanno lasciato alcuni Paesi di quell’area in condizioni inaccettabili.
Al momento sembra che ci sia una guerra in atto tra sostenitori dell’attacco e contrari, una guerra in cui il presidente Obama è centro nevralgico di ogni tensione. Una guerra per la guerra che avere esisti ancora più distruttivi per la popolazione siriana.
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