Arriva l’app per divorziare, dirsi addio nell’era 2.0 a suon di cellulare

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Sarebbe da non crederci eppure a rivelarlo è un settimanale svizzero: “Il Caffè”. Esiste una app per divorziare, disponibile con il sistema operativo iOS, Android e Windows Phone. Quindi prima di mandare a monte una vita ora è possibile consultare una “Guida alla separazione civilizzata”. Ma se poi invece avete bisogno di una “presenza umana” potete anche rivolgervi al divorce planner, nuove figure professionali per l’ accompagnamento pratico al divorzio.

Siamo sicuri che grazie  a questi rimedi non voleranno più piatti e bicchieri e si avranno divorzi meno aggressivi? Si può davvero trovare sostegno e mediazione grazie a un’app?  

 

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Ecco Facephone!

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Mark Zuckerberg a Menlo Park illustra le caratteristiche del Facephone:

Lo smartphone targato Facebook, sarà prodotto da HTC e sarà gestito da un sistema operativo Android, promette di rivoluzionare l’interazione degli utenti con il social network da dispositivo mobile, permettendo un migliore e più veloce accesso alla piattaforma di Zuckerberg.

Secondo l’ideatore di Facebook sarà una nuova esperienza… nulla a che vedere con i normali smarthphone, l’accesso al social sarà sempre attivo così da garantire la condivisione costante di ogni foto, con la possibilità di chattare e inviare sms. Insomma sembra che la telefonia, lasci il passo a sms, chat e media!

Arriva lo smartphone social!

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Uno smartphone social. Potrebbe essere il prossimo 4 aprile la data in cui Facebook lancerà finalmente il proprio smartphone. Lo suggeriscono diversi siti sulla base di un invito mandato ai giornalisti Usa dall’azienda di Mark Zuckerberg, dal titolo ‘Venite a vedere la nostra casa in Android’. Anche se il termine casa è abbastanza ambiguo, è abbastanza probabile che l’annuncio si riferisca al dispositivo basato sul sistema operativo di casa Google di cui si parla da diversi mesi, che dovrebbe essere assemblato dalla casa taiwanese Htc: «Le due compagnie – scrive 9to5 Google, un altro sito di solito bene informato – stanno lavorando da mesi non all’hardware o al software, ma alla campagna di lancio». Un ulteriore indizio, sottolinea The Verge, è il fatto che Facebook ha iniziato ad aggiornare alcune delle sue app senza passare da Google Play, lo ‘storè di Android, forse per testare alcune nuove funzioni. Uno smartphone ‘targatò Facebook potrebbe permettere di usare al meglio le nuove funzioni per le chiamate ‘ispiratè a Skype e appena messe a disposizione anche del pubblico italiano.

Tutti pronti per Google Keep?

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Il prossimo servizio a disposizione degli utenti della posta elettronica di Google potrebbe essere Keep, una sorta di blocco note ‘evoluto’. Lo affermano gli esperti del sito Android Police, che hanno visto ‘apparire’ l’applicazione per qualche ora prima che venisse rimossa. Il nuovo nato di ‘Big G’ assomiglia molto a Google Notebook, un programma che permetteva agli utenti di copiare e organizzare informazioni dal web che e’ stato chiuso nel 2009. Al momento l’applicazione e’ stata rimossa. Se ne volete sapere di più guardate il video:

 

 

Arriva Play News… sostituirà Reader

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Gooogle ha appena annunciato la chiusura di Reader, il suo servizio per l’aggregazione di contenuti, ma è in arrivo una nuova iniziativa dal sapore molto Apple: Play News sarà un’edicola virtuale con le notizie del momento in evidenza, dal funzionamento a quanto sembra non dissimile da Newsstand, un servizio analogio di Cupertino. Intanto, è iniziato l’esodo degli utenti verso altri servizi di lettura news, per sostituire Reader, che non sarà più attivo dal prossimo luglio. E a beneficiarne sembra essere soprattutto Feedly.

Oltre 500mila nuovi utenti in 48 ore per il servizio di raccolta feed Rss simile a quello di Mountain View. Ancora non orfani e già molto delusi dalla scelta di Google, gli utenti non hanno perso tempo. Contestualmente alle proteste e petizioni online, la prima su Change.org ha superato 126mila firme virtuali, da subito si sono lanciati nella corsa all’alternativa migliore. Feedly era fra i più quotati e ha accolto a braccia aperte gli esuli di Reader. Il sito, al pari di altri in rete, consente di aggiornarsi ricevendo automaticamente notifica tramite ‘feed’ Rss di notizie e altri contenuti quando questi vengono pubblicati su siti e portali, senza doverli controllare di continuo. Il ‘boom’ di nuovi utenti non ha trovato Feedly impreparato: sul proprio blog si è impegnato a prendere in considerazione i consigli dei nuovi arrivati, ad aggiungere nuove funzionalità e ha annunciato di aver aumentato non solo i propri server ma anche – e di dieci volte – l’ampiezza di banda di connessione.

Complice della migrazione record il fatto che il passaggio da Google Reader sia molto semplice: chi accede a Feedly finchè Reader sarà attivo può scegliere di registrarsi attraverso l’account di Google Reader importando automaticamente tutti i propri feed Rss e loro organizzazione. Soluzione veloce non solo per il web sui browser Chrome, Safari, Firefox, ma anche per le applicazioni per Android e iOS: per tutte le piattaforme la sincronizzazione dei dati è in tempo reale. Graficamente Feedly è molto simile a Reader ma consente più modi di visualizzazione delle notizie – anche come magazine ricordando molto l’app di Flipboard – e integra più di un’opzione per condividere i contenuti, da Facebook a Evernote. Proprio Evernote poi sembra essere il prossimo bersaglio di Big G, con un servizio chiamato “Keep”, apparso brevemente sul web, forse per errore, che servirà proprio a conservare note e appunti.

HATERS gonna hate dal “mi piaci” all'”odio” ecco il lato oscuro del web

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Cancellate ogni forma di buonismo ora sta arrivando: “HATERS gonna hate”, ovvero “Chi odia continuerà ad odiare”. Una delle frasi chiave nei dibattiti digitali, quando le posizioni sono inconciliabili. La stessa che ha ispirato un’applicazione, Hater, pronta a prendere il posto vacante del “non mi piace” mai introdotto da Facebook.  A grandi linee, Hater è quello che succede quando Instagram, il social network delle fotografie, incontra una protesta di piazza in cui spiccano slogan assai pesanti. La formula è quella della classica rete sociale in cui ciascuno posta il proprio messaggio, possibilmente accompagnato da un’immagine. Ma in Hater, diversamente da Facebook e soci, l’idea è di condividere tutto ciò che si odia: cose, luoghi, persone, idee, eventi personali: non fa differenza. L’importante è alimentare l’idiosincrasia sociale, accumulando consensi o meglio, dissensi da parte della comunità.

Disponibile dalla scorsa settimana come applicazione per iPhone (e prossimamente per Android), Hater è un’idea di Jake Banks, sviluppatore che al mondo buonista dei “Likes” ha scelto di contrapporre quello più realistico degli “Hates”. Come dire, dal “Mi piace” al “Lo odio”. “È una risposta all’intero sistema dei social media – spiega – dove tutto ciò che puoi fare è dire che qualcosa ti piace. Io non voglio far finta di essere quello che non sono. Voglio essere una persona vera e dire: sono in mezzo al traffico e tutto questo fa schifo!”.

A pochi giorni dalla nascita, Hater è ancora un social network per pochi pionieri, ma tutti già con le idee chiare. Tra gli argomenti più votati dagli utenti, al momento, svettano grandi classici come il traffico autostradale, le file a un qualsiasi sportello, il cibo spazzatura dei fast food o Justin Bieber. Non mancano spunti più legati alla cultura digitale, come i teenager che pubblicano autoscatti con la goffa espressione da “duckface” o il nascente Harlem Shake. Nel settore dello sport, invece, dominano i Los Angeles Lakers.

L’app per iPhone, ancora alla versione 1.0, soffre di molti peccati di gioventù tecnologica, soprattutto in termini di design e stabilità, ma per il resto la sua struttura ricalca quella di Instagram. Dopo essersi iscritti è possibile seguire altri utenti e commentarne i contributi. Ma soprattutto, si può condividere il proprio odio riguardo un argomento con un tap sull’apposito “pollice verso”. Diversamente da Instagram, tuttavia, per postare il proprio “Hate” non è obbligatorio allegare un’immagine, è sufficiente un messaggio. Ovvero un “rant”, un’invettiva.

Jake Banks, ci tiene a precisarlo, non ha scelto di creare Hater solo per alimentare uno sterile odio digitale. Nelle prossime versioni del suo network, in realtà, progetta di inserire una funzione “Hate for Good”, che permetterà di generare consapevolezza intorno a un argomento detestabile, ma per cui è importante combattere. “È possibile odiare qualcosa al punto da volerlo cambiare – spiega lui – ovvero il totale opposto di ciò che accade quando “ti piace” qualcosa”. Infine, lo sviluppatore spiega anche il suo obiettivo a medio termine: trasformare Hater in una marca di abbigliamento, aprendo persino qualche negozio. Perché molte cose si odiano, al mondo, ma il denaro non rientra quasi mai tra queste.

E già si parla della ricerca affannosa a trovare le cose più odiose per raggiungere la vetta della popolarità… Preparate quindi i pollici versi!

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RIOT, quando il gioco si fa duro!

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Se non vi siete trovati nel “posto giusto” al “momento giusto” nessuna paura arriva Riot. Potrete prendere parte agli scontri  in piazza Tahrir, in Egitto, o al violento degenerare della manifestazione degli “indignati”, che mise a ferro e fuoco Roma nell’ottobre 2011. Scontri e ancora scontri attendono solo voi!  Una start-up italiana, infatti, è al lavoro su un videogame per smartphone, chiamato Riot (“Rivolta”), che permetterà agli utenti di vestire i panni dei protestanti o delle forze dell’ordine in accese guerriglie urbane che si ispirano ai fatti realmente avvenuti in Egitto e nel nostro paese.

Capo del progetto un 26enne regista di Firenze, Leonard Menchiari, che ha ideato il gioco non solo a scopo ludico, ma come strumento per provare a capire che cosa si provi nelle condizioni critiche determinate da tali scontri: “In Riot igiocatori sperimenteranno i due lati di una battaglia che non ha vinti nè vincitori”. Il denaro raccolto attraverso il videogame, inoltre, servirà per viaggiare in Europa ed Egitto per documentare in tempo reale i futuri scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.

Per realizzare il progetto Menchiari si è affidato a una piattaforma di crowdfunding, IndieGoGo, attraverso cui ha già raccolto (e superato) la somma prefissata: 15mila dollari. Ai “donatori” che hanno versato almeno 5$ andrà una copia del gioco per iOS o Android. “Vivendo in un paese che sta affondando per il debito e la corruzione – si legge sulla pagina web dedicata al gioco – è praticamente impossibile trovare fondi in Italia per dare vita al gioco, e quindi vi chiediamo aiuto”.

Il gioco sicuramente avrà successo, ma possiamo anche pensare se è etico prima di mandarlo in comemrcio e istigare alla violenza? Poi piangeremo qualche morto, nella vita reale  a causa di una realtà virtuale troppo aggressiva?  Ma il comemrcio si sa, è senza scrupoli! Meglio piangere poi, che prevenire ora!

Quanto mi dai? Arriva Lulu l’app per votare il tuo uomo!

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L’inglese Alexandra Chong ha pensato di trasformare le chiacchiere che le ragazze scambiano tra di loro su fidanzati e mariti in una database di servizio pubblico. Si chiama “Lulu” l’app creata dalla Chong per smartphone Android (per ora è disponibile per il mercato americano e inglese).

Vuole essere una sorta di Tripadvisor degli uomini: le compagne presenti e passate danno i voti alle performance sessuali degli uomini, senza tralasciare il primo bacio, l’aspetto fisico, l’abbigliamento e persino il loro livello di igiene personale. L’obiettivo è mettere in guardia la popolazione femminile e indicare i tipi con i quali è meglio non perdere tempo.

E per mettersi al riparo dalle accuse di discriminare gli uomini e di violare la loro privacy e il loro “diritto all’oblio”, la Chong è corsa ai ripari. Ha messo a punto anche una contro-applicazione che permette ai ragazzi di dare spiegazioni sui giudizi espressi nei loro confronti. I due database, quello maschile e quello femminile, andranno quindi a collaborare tra loro senza intralciarsi. Agli uomini citati da Lulu non sarà possibile cambiare in maniera diretta i voti ricevuti, anche se ingiusti.

Smartphone e Firefox… un matrimonio perfetto!

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Firefox arriva sugli Smartphone e spera di bissare il successo come nel 2004. Firefox infatti si sostituì a Explorer  diventando il leader dei bowser Internet in pochissimo tempo. Jay Sullivan, vice presidente Prodotti di Mozilla afferma: «Quando Firefox è arrivato sul mercato dei browser lo ha cambiato offrendo una scelta che ha favorito l’innovazione. Pensavamo che fosse necessario una situazione simile nel mondo mobile e siamo convinti che possa essere una gran cosa avere un’alternativa aperta alle piattaforme IOS e Android». L’annuncio al Mobile World Congress di Barcellona della discesa in campo di Firefox OS avviene alla presenza di ben 14 partner, tra cui Telecom Italia.
A Barcellona Mozilla presenta anche l’ultima versione del browser Firefox per Android (quello per IOS non ci può essere a causa delle restrizioni tecniche imposte da Apple) e le ultime novità del Firefox Marketplace, il negozio online di applicazioni per il mobile basate sull’HTML5, sul cui sviluppo e successo Sullivan è più che ottimista. «Il web è realmente l’unico ecosistema che rimane e molti sviluppatori di applicazioni per Android e IOS usano l’HTML5. Noi non facciamo altro che raccogliere tutto ciò e trasformarlo in apps, dando la possibilità agli utenti di scoprirle e implementando anche un sistema di pagamento per alcune di esse. Il nostro è un modello aperto e pensiamo che ci potranno essere anche altri marketplace di app basate su HTML5 che potranno essere utilizzate con il nostro Firefox OS».

Risorge il Tamagotchi!

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Il Tamagotchi, il cucciolo digitale che nel 1996 spopolò in tutto il mondo, sta per tornare. Ma al momento solo sugli smartphone Android. Con una app disponibile a partire da oggi. Come nel gioco originale, l’app chiede all’utente di prendersi cura di un cucciolo virtuale premendo pulsanti che simulano attività come dargli da mangiare, sgridarlo e farlo giocare.

L’applicazione, che in futuro sarà disponibile anche per i dispositivi Apple, contiene diversi personaggi che è possibile fare entrare in gioco man mano che si procede, svariati sfondi e colori per i gusci. Saranno due le modalità di gioco: quella classica e un’altra in cui l’utente può giocare a morra cinese con il suo Tamagotchi. La versione base della app è gratuita, mentre quella senza avvisi pubblicitari costa 99 centesimi. Sync Beatz, che ha ricevuto l’autorizzazione da Bandai a trasferire il videogioco su una app, ha scelto per la sua creazione il nome ‘Tamagotchi L.i.f.e.’, dove L.i.f.e. sta per ‘love is fun everywhere’

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