Si spengono i riflettori: il “giorno di lutto” di Berlusconi

decadenza-berlusconi-tuttacronacaSilvio Berlusconi, durante la manifestazione in suo sostegno nel giorno in cui il Senato vota la sua decadenza, ha detto: “Noi siamo qui in un giorno amaro, un giorno di lutto per la democrazia”. Quindi si è rivolto ai presenti: “In questi 20 anni se c’è una cosa di cui non mi posso lamentare è la vostra vicinanza e il vostro affetto”. Ma l’affetto di quella platea non l’ha salvato: il Senato ha infatti detto sì alla sua decadenza. Il Cavaliere è stato quindi disarcionato dal suo scranno. Alla domanda: Berlusconi può rimanere senatore hanno risposto in 192 no, 113 sì e ci sono stati 2 astenuti. Prima della votazione, il leader di Forza Italia aveva detto, rivolgendosi ai suoi sostenitori: “Siamo pronti alla morte”, parafrasando l’Inno di Mameli.  All’inizio ha provato a scherzare: “Il Senato di sinistra con il suo potere ha ordinato al tempo di fare freddo”, ma non è la giornata adatta per far battute ed è quindi passato alle accuse durissime alla magistratura: “Credeva di aprire la strada al governo della sinistra, poi siamo scesi in campo noi! Questa è una manifestazione legittima e pacifica, perché noi non viviamo nell’invidia e nell’odio come loro”. E agli avversari politici: “Hanno calpestato la legge per arrivare alla decadenza. E’ un giorno che avevano aspettato da vent’anni e sono euforici. Ma noi siamo qui”. La sentenza “grida vendetta davanti a Dio e agli uomini! Hanno calpestato la legge per farmi decadere. È basata su teoremi e congetture”. E nonostante tutto, ancora non demorde: “Sono assolutamente sicuro che il finale di questi ricorsi sarà il capovolgimento della sentenza con la mia completa assoluzione”. Lo sguardo è quindi al futuro: “Dobbiamo lavorare per convincere i nostri concittadini a unire i voti per tutti noi che vogliamo restare liberi. Vogliamo dare ai nostri figli un futuro che non sia illiberale”. E ancora: “In ogni paese anche il più piccolo sarà aperto un nuovo club che all’esito di sondaggi è stato deciso di chiamarli Forza Silvio per starmi più vicino”. La chiusa, è di repertorio: “Viva l’Italia, viva Forza Italia, viva la libertà”.

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Fritto misto nel Pdl? Governo, decadenza e premiership

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Sul tavolo l’accordo si potrebbe ancora raggiungere. Un fritto misto che davvero è difficile da digerire, ma che Alfano prova a servire al Cavaliere: il sostegno del governo anche dopo la decadenza e in cambio la premiership del partito. Alfano lo afferma durante l’intervista di Maria Latella su SkyTg 24, dove ha aggiunto: «Noi chiederemo a Berlusconi di continuare a sostenere questo governo». «Quelli che dicono andiamo a votare subito» sostengono «andiamo a votare senza candidato», visto che Berlusconi «potrebbe fare campagna elettorale, ma non guidare il governo». Lo afferma Angelino Alfano, su SkyTg 24, aggiungendo: «Speriamo possa esser al prossimo giro il nostro candidato» e poi ha aggiunto «Noi non abbiamo nessuna idea di fare cose nuove perchè noi stiamo lavorando per l’unità» del partito.   Il vicepremier ha aggiunto comunque che «il grande insegnamento di Silvio Berlusconi è la costruzione di un nuovo centrodestra» ed è a questo modello che dobbiamo guardare. Ma la richiesta di Alfano sembra anche essere un’altra, superare la Grazia, facendo diventare Berlusconi senatore a vita, anche se al momento sembra difficile non essendoci posti disponibili: “Noi abbiamo un leader che dovrebbe fare il senatore a vita per la sua carriera di imprenditore, come uomo di sport e per aver governato l’Italia”, ha detto il vicepremier.

Angelino Alfano respinge al mittente anche la paura del metodo Boffo: “Non ho nessuna paura, il metodo Boffo lo mettiamo in conto”, osserva il il ministro dell’Interno e poi aggiunge: “se noi dissentiremo ne saremo vittime”. E poi torna sull’annosa vicenda delle spiagge e della privatizzazione: “Noi non vogliamo vendere le nostre spiagge meravigliose, se noi permettessimo a chi ha concessioni di pagarle, non toglieremmo nulla ai privati, ma dando a loro la proprietà del bene stimoliamo la loro voglia di migliorarle sempre più”, ha aggiunto Alfano. “Io spero che il Pd si renda conto che non vogliamo vendere il bagnasciuga, ma far pagare la concessione per poi diminuire le tasse”.

I nostri 7 giorni: tra fragilità di quello che ci circonda e voglia di stupirci

7giorni-tuttacronaca“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, scriveva Ungaretti nel 1918. E forse è proprio così che ci si sente, in quella trincea chiamata politica dove si combatte a suon di ultimatum e minacce. Con parole-bomba come Giunta e decadenza. Solo che quando il gioco si fa duro si cambia gioco, s’inizia un balletto chiamato “fiducia-sfiducia” dal quale si esce esausti. E quando la stanchezza è tanta subentrano il nervosismo e la tensione. Solo che quelli che sentono di star per cadere non sono solo i “soldati”, ma tutti noi. Gettati a terra da tutti questi meccanismi di chi pensa alla poltrona prima che a tutto il resto. Le foglie siamo stati noi italiani questa settimana, fatte volteggiare da una lotta interna al Pdl che ha portato a sfaldarsi anche il partito che si è sempre fatto forza della sua unità. Perchè se il faro si spegne, che direzione si segue? I nostri sette giorni sono stati all’insegna del voto di fiducia al governo Letta, con Berlusconi che continuava a dare indicazioni diverse prima e con Alfano che si è ribellato poi. Dopo di che è arrivata la Giunta, con un verdetto che ci si aspettava ma che ha fatto ugualmente discutere. Ma l’autunno non sono solo foglie che cadono, è anche il maltempo, il freddo, è quella pioggia che allaga e spazza via quello che trova lungo il cammino. Il ciclone Penelope si è abbattuto sull’Italia con la sua potenza creando disagi, ma nulla in confronto a quanto è accaduto a Lampedusa. La tragedia si è affacciata sulle nostre coste sotto forma di un barcone di migranti affondato, una tomba subacquea che giace sul fondo mentre i pochi superstiti cercano un futuro migliore e si piange per tutti coloro che non ne avranno più uno. E mentre in Italia si cerca di sopravvivere a quest’ennesimo disastro, l’Europa ci attacca proprio sul tema dell’immigrazione, sempre così sentito nel nostro Paese. E anche in questo caso, nessuna luce a indicare la strada della soluzione. Stiamo al palo, come in attesa che il nostro faro possa tornare a illuminarsi…

faro-alessandriaMa questa settimana anche altri fari sono venuti a mancare, entrambi in campo cinematografico: prima un incidente stradale ha strappato la vita a Giuliano Gemma, poi è stato il regista Carlo Lizzani a dire addio, per scelta. E il dolore si somma al dolore diventando un fiume in piena che sommerge tutto, un po’ come quell’acqua che ha ricoperto Longarone 50 anni, nel disastro del Vajont. Una tragedia dietro cui c’è la mano dell’uomo (e la sua fallibilità), almeno a quanto è venuto alla luce questa settimana. Ma come sempre c’è anche un altro lato che viene alla luce. C’è quell’essenza vitale che ci fa pensare che c’è sempre un motivo per continuare ad andare avanti. Se non altro per farci ancora sorprendere. Come da un sottomarino che “sbuca fuori” a Milano, da un’insegnante di yoga che decide d’ingrassare per scoprire se è possibile amarsi anche se il proprio corpo non rispecchia i dettami della moda, da un nonno che rinnega la figlia che ha cacciato di casa il nipote gay, da un Papa che vuole cambiare la Chiesa e riportarla alla sua essenza. E poi ci sono quelle denunce che colpiscono più forte di un pugno allo stomaco perchè ci si chiede come si sia potuti arrivare a certi punti senza che nessuno sia intervenuto prima. Come nella Terra dei Fuochi. Dove i rifiuti bruciano e le persone muoiono. Ed è proprio quando si teme che non ci siano soluzioni possibili che gli italiani ritrovano se stessi e fanno squadra. Hanno iniziato i vip con il loro appelli in rete a non fare morire i comuni, proseguono tutti gli altri con un appello a vestirsi di nero per assistere alla partita della nazionale italiana al San Paolo. Perchè quello che è impossibile fare da soli, diventa fattibile in gruppo. Ed è qui che risiede la vera forza che nasce da dentro: saper riconoscere chi può percorrere la strada con noi. Forse non saremo perfetti, ma potremmo sempre fare qualcosa. A volte basta una maglia di colore nero per fare la differenza. E se osservando meglio ci rendiamo conto che è un’illusione ottica, facciamo un passo indietro, e guardiamo l’insieme!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Tra falchi e colombe, il Pdl come la tela di Penelope: fare e disfare

berlusconi-decadenza-tuttacronacaE’ il giorno della decadenza e in casa Pdl che Berlusconi non tornerà più quello di prima lo capiscono tutti. Tanto che anche i falchi, o lealisti, mettono il loro leader davanti a una scelta. A cui il Cav risponde con una richiesta di tregua. “Non possiamo buttare a mare tutto quello che abbiamo costruito in vent’anni. Datemi qualche giorno di tempo”. La parola che mostra tutte le crepe del suo impero è “congresso”, là dove c’è sempre stata una persona che decide. A piazza San Lorenzo in Lucina si sono trovati Fitto, Verdini e la Polverini, e la richiesta è una e netta: “azzeramento delle cariche e congresso”. La loro forza è un documento che raccoglie le firme di oltre cento parlamentari. Berlusconi ha “ceduto ad Alfano” e anche i lealisti iniziano a guardare altrove: “Vuole tenere Alfano segretario? – è il loro ragionamento – e allora ci contiamo. Angelino ha i numeri tra i parlamentari, ma nel nostro popolo non è nessuno”. Berlusconi, dicono, è debole e non garantisce più nessuno. Poi arriva il voto di decadenza in Giunta e allora la presentazione delle firme per i gruppi parlamentari “Forza Italia – Pdl per Berlusconi presidente” è congelata. Ma ormai la decisione è stata presa. Berlusconi ne è consapevole, cammina sul filo, passo dopo passo più solo. E non resta che richiamare i nomi di punta di un tempo. Scajola ragiona di organizzazione, Bondi e Martino diramano appelli all’unità del partito. Il leader dai piedi d’argilla tenta una mediazione basata su “Annacquare e ricomporre attorno ad Alfano ma senza umiliare nessuno”. E anche Marina, che ancora nega la discesa in campo, al Corriere parla della necessità di unire i moderati: dividerli adesso sarebbe la fine. Per il compromesso non resta che affidarsi ad Alfano: “Angelino, il ruolo di segretario non te lo toglie nessuno. Ma anche tu devi impegnarti per l’unità del partito”. Quello che si prospetta è che attorno al vicepremier nasca un comitatone di dieci, dodici persone, rappresentative di tutte le anime del partito: “Ma Verdini ci deve essere”. Il problema sono proprio le teste. “Quello che non può più essere in discussione – dice un alfaniano di rango – è il nostro rapporto col governo. Angelino vuole il controllo totale del partito, perché serve un’interfaccia affidabile nei rapporti con Letta”. Quello che vuole è tanto un ridimensionamento mediatico che politico. Nessun falco all’orizzonte ma uomini scelti da lui. Gli altri, che volino altrove. E berlusconi chiede tempo. Che forse già non ha più, consumato nel balletto fiducia/non fiducia e il tentativo di rispettare le proprie promesse elettorali: perchè almeno i voti, quelli devono essere sicuri. Se potrà ancora candidarsi…

Arriva Ulisse nella Berlusconeide: ritratto del Senatore che sostituirà il Cavaliere

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Per uno strano caso del destino a entrare nella Berlusconeide è Ulisse Di Giacomo, primo dei non eletti in Molise che dovrebbe subentrare a Palazzo Madama al posto del Cavaliere.

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E’ subito duro con Silvio Berlusconi, forse brucia ancora quella sconfitta decisa a tavolino. Nessuno sconto quindi oggi può arrivare da chi si è sentito mettere in un angolo dal proprio partito e quando gli viene chiesto se il Cavaliere non possiede più i criteri morali per ricopre la carica parlamentare, Di Giacomo risponde così:

“Non lo dico io, lo dicono i tre gradi di giudizio ai quali è stato sottoposto. Chi viene condannato a quattro anni di carcere non risponde ai requisiti che la stessa Costituzione prevede” e poi ha aggiunto  “Ho fatto sapere che ero stato invitato alla seduta pubblica. Se avessero voluto avrebbero potuto contattarmi per confrontarci e consigliarci sul da fare. Nessuno ha risposto, così, insieme al mio legale, abbiamo deciso di presentarci”.

Di Giacomo, attraverso il suo legale ha poi contestato le tesi difensive di Berlusconi e non si pone il problema di eventuali reazioni: “Neanche a me a suo tempo ha fatto piacere sapere della mia estromissione dal Senato tramite la stampa. Nessuno ebbe la correttezza e la dignità di avvertirmi. Io oggi mi riservo di fare tutti i passi necessari per tutelarmi”.

In un’intervista all’Huff si racconta così:

Così ha deciso di farsi rappresentare alla seduta pubblica di oggi.

Certo. C’era il mio legale perché io ero la controparte, e dovevo comportarmi di conseguenza.

Le argomentazioni del suo avvocato contro le tesi di Berlusconi sono state particolarmente aspre.

Sono tutte osservazioni che derivano da sentenze della magistratura. Proprio in Molise abbiamo avuto i primi due casi di applicazione della legge Severino, riguardanti due consiglieri regionali. Il Consiglio di stato non ha consentito loro di candidarsi, confermando la piena costituzionalità della norma. Non sono considerazioni mie.

Quindi non sono valide le obiezioni sulla irretroattività e sullo status particolare di un parlamentare?

Assolutamente no. Il caso è chiaro, questi elementi non ci sono. E’ ovvio che un senatore gode di un’ulteriore tutela, ma questo non significa nulla i fini della moralità di chi ricopre una carica pubblica.

Sta dicendo che Berlusconi non è moralmente degno di far parte del Parlamento?

Di criteri di moralità parla chiaramente il Consiglio di stato, anche per questo il problema della retroattività della legge non si pone.

Ma lei che dice?

Non lo dico io, lo dicono i tre gradi di giudizio ai quali è stato sottoposto il Cavaliere. Chi viene condannato a quattro anni di carcere non risponde ai requisiti che la stessa Costituzione prevede.

Ha sentito il presidente in questi giorni?

No, ma ho fatto sapere al mio partito dell’invito che mi è stato recapitato. Se avessero voluto avrebbero potuto contattarmi per confrontarci e consigliarci sul da fare. Nessuno ha risposto, così, insieme al mio legale, abbiamo deciso di presentarci.

Una volta senatore si iscriverà al gruppo del Pdl?

Non lo so ancora. Mi aspetto magari che qualcuno si accorga del mio subentro, si accorga che finalmente anche il Molise verrà rappresentato in Senato. E che me lo domandi.

Sarà difficile che la accolgano a braccia aperte.

Può anche essere che sia complicato. Può anche darsi che non sarò io a chiedere di entrarci. Comunque, dopo tutto quello che mi hanno fatto, non vedo cos’altro possano farmi.

Cosa le hanno fatto?

Non mi ha fatto certo piacere sapere della mia estromissione dal Senato tramite la stampa. Nessuno ebbe la correttezza e la dignità di avvertirmi. Così io oggi mi riservo di fare tutti i passi necessari per tutelarmi, perché quella fu una coltellata alle spalle.

Decisa da Berlusconi?

Non so chi la decise, sicuramente Berlusconi la fece.

Il suo rapporto con il Cavaliere è finito?

Credo che sia ancora il padre nobile del centrodestra. Che poi possa concretamente essere ancora il riferimento è da vedere, stanno succedendo tante cose, è difficile dirlo.

Nella partita interna al Pdl lei sta dunque con Angelino Alfano?

In tempi non sospetti, subito dopo la sentenza della Cassazione sui diritti televisivi, ho detto che se fossi potuto entrare in Senato avrei sostenuto il governo. Ho anticipato gli eventi che poi sono stato oggetto di dibattito nel partito. E ancora adesso dico che occorre estrema moderazione, che è la cifra storica del nostro partito.

Il tweet di Renzi, che augura al governo “buon lavoro”!

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Matteo Renzi ha twittato un messaggio di commento alla concitata giornata politica di ieri che ha visto consumarsi il dramma del Pdl spaccato e scisso e di un Silvio Berlusconi costretto per la priam volta ad adeguarsi alle decisioni dei “dissidenti” capitanati da Angelino Alfano.

Poco prima il pensiero del sindaco di Firenze però era andato all’immane tragedia che si è consumata a poche miglia dall’isoal di Lampedusa:

Alla Camera è una passeggiata la fiducia!!! 435 sì, 162 no

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Ben altro clima si respira alla Camera dei Deputati, dove la fiducia è un mero atto formale a questo punto. Il dramma, le lacrime e le accuse si sono consumate nella mattinata al Senato, alla Camera c’è un clima di rassegnazione, di chi entra vincente e chi sa di aver perso e china la testa. La scissione è sotto gli occhi di tutti e il centro-destra non appare più il partito di berlusconi, ma piuttosto un puzzle di correnti ancora in fase di definizione. C’è chi dice che dopo lo strappo è possibile la ricompattazione, ma sembra una mera illusione. Letta intanto torna a casa con 435 sì e 162 no!

Il domani non muore mai: Alfano e la sua missione impossibile

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Alfano ci prova ancora e spera che il domani non muoia mai, anche se il suicidio del suo partito è tangibile e la missione più che impossibile sembra irreale. A mezzanotte passata abbondantemente lo si vede uscire da Palazzo Grazioli, un colloquio rapido con il Cavaliere e nessuna dichiarazione rilasciata. Poi arriva l’indiscrezione che ci sarebbe stato un tentativo estremo… ma ci sono poche possibilità che sia andato a buon fine! Ora c’è la notte davanti e si spera che il futuro dell’Italia non muoia domani.

Intanto da Bruno Vespa arrivano due messaggi di tre ministri che vengono lasciati anonimi ma che parlano di un passaggio “drammatico come un divorzio”, “si va verso la scissione”, “situazione drammatica”!

Il Cavaliere dà i numeri… della sfiducia! Tutta colpa del “figlio ribelle”

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Dilaniato!!! Diviso nell’affetto e nel partito, quasi un lutto! Nella drammatica notte Berlusconi ha da elaborare anche il distacco da suo delfino. Esausto dopo una giornata di tensione e impegnato a contare, il Cavaliere dà i numeri della sfiducia.

Giovanardi ha infatti affermato “Abbiamo i numeri, siamo anche più di 40, e siamo fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo. Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri al massimo è degli altri”.

E poi spunta l’ipotesi “complotto” che sfinisce il Cavaliere: “Si sono messi d’accordo sin dal primo momento”.

Nella mente di Berlusconi inizia a farsi spazio l’idea che, come dichiarato in un telefonata con un suo fedelissimo parlamentare, Napolitano sia intervenuto a fare pressioni sul Csm, poi c’è lo spettro che Letta e Alfano si siano messi d’accordo, che le colombe abbiano “deviato” il suo pupillo e lo abbiano attirato nella trappola. Forse in queste ore chissà quanti altri complotti stanno affollando la mente di Berlusconi. Forse ci sono più complotti che numeri!!!

Cronos si mangia i suoi figli? Sms a Sallusti a Ballarò

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E’ arrivato un sms a Sallusti mentre era tra gli ospiti della trasmissione Ballarò. In tale sms ci sarebbe scritto che Berlusconi avrebbe ribadito la sfiducia al Governo Letta. Un attimo prima Cicchitto aveva appena enunciato i motivi per cui il centro destra italiano avrebbe domani votato in Aula la fiducia al governo in carica. Inoltre Sallusti ha affermato che “da vigliacchi hanno aspettato il momento di massima debolezza” per fare questa mossa di avvicinamento a Pd.

Cronos tenta di divorare i suoi figli?

E Twitter si scatena!!!

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La “raccolta dei voti”, uno a uno, per arrivare alla fiducia!

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Anche Formigoni aderisce e afferma: ”Sono pronto a votare la fiducia al governo Letta, insieme al segretario del Pdl Angelino Alfano” e poi sottolinea “si sta lavorando perché il gruppo di Forza Italia voti compatto la fiducia al Governo”, poi ha ripetuto: “Spero che il partito sia compatto su questo fronte, così da garantire la stabilità necessaria al Paese e la nascita di provvedimenti anti-crisi. Anche Berlusconi sta riflettendo su questo punto”.

SCACCO MATTO, L’ALFIERE ALFANO HA “TRADITO” IL CAVALIERE?

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Enrico Letta respinge le dimissioni dei ministri Pdl. La notte di Berlusconi sarà drammatica, la destra italiana è al collasso e il cavaliere tra due settimane non sarà più senatore. La disfatta sembra dietro l’angolo e ora il tempo stringe per modificare la strategia dell'”estremismo” usata negli ultimi giorni. Già alle 9.30 Letta si presenterà al Senato e chiederà la fiducia, mentre alle 16 sarà alla Camera. Solo qualche ora fa, il Cavaliere si sentiva la partita in mano e a “Tempi” urlava la sua verità accusando Letta e Napolitano. 

Intanto in una nota dell’Ufficio stampa della Presidenza della Repubblica, dopo il colloquio del Presidente della Repubblica con Letta avvenuto questa mattina, si legge che «si é configurato con il presidente del consiglio il percorso più limpido e lineare sulla base di dichiarazioni politico-programmatiche che consentano una chiarificazione piena delle rispettive posizioni politiche e possano avere per sbocco un impegno non precario di sviluppo dell’azione di governo dalle prime scadenze più vicine agli obiettivi da perseguire nel 2014».

Scacco matto, l’alfiere Alfano ha tradito il Cavaliere concordando la mossa con il Re?

L’impasto: accetterà la “manipolazione” il Cavaliere?

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Stavolta Alfano non cede e dà lui l’ultimatum: “Io non ci sto a tirare giù tutto. Se togliamo la fiducia a Letta me ne vado. O teniamo in piedi questo governo o ragioniamo di come proseguire al governo anche cambiando la delegazione”.

2 le condizioni:

  • Rimpasto sì, ma elezioni no, né dimissioni e né sfiducia a Letta
  • Fuori i falchi e Alfano coordinatore unico.

Alfano ha smesso quindi di essere l'”uomo di pongo” di Berlusconi e ora detta le condizioni anche perché sembra proprio che l’ex “delfino” i numeri li abbia e minaccia “Se viene a mancare il sostegno al governo, ci separiamo”.

Sta avvenendo l’impasto o la slavina nel Pdl?

 

La lettera del Cav e l’attacco alla giustizia: “hanno rovesciato come un calzino l’Italia”

italia-calzino-tuttacronacaGiovedì 3 ottobre, giorno d’uscita del prossimo numero del settimanale Tempi, sarà possibile leggere la lunga lettera che Silvio Berlusconi ha invato alla rivista che, nel frattempo, ha provveduto a pubblicarne alcuni stralci in rete. L’ex presidente inizia con l’illustrare la situazione attuale, sottolineando come sia ben attento a queste tematiche: «Gentile direttore, non mi sfuggono, e non mi sono mai sfuggiti, i problemi che affrontano l’Italia che amo ed i miei concittadini. La situazione internazionale continua a essere incerta. I dati economici nazionali non sono indirizzati alla ripresa. E, nonostante le puntuali resistenze del centrodestra, un esorbitante carico fiscale continua a deprimere la nostra industria, i commerci, i bilanci delle famiglie». Subito però arriva l’attacco, quando si chiede quanti danni abbia provocato all’Italia «un ventennio di assalto alla politica, alla società, all’economia, da parte dei cosiddetti “magistrati democratici” e dei loro alleati nel mondo dell’editoria, dei salotti, delle lobby? Quanto male ha fatto agli italiani, tra i quali mi onoro di essere uno dei tanti, una giustizia al servizio di certi obiettivi politici?». Il leader di Forza Italia, dopo aver citato il caso dell’Ilva di Taranto, chiede ancora:  «Di quanti casi Ilva è lastricata la strada che ci ha condotto nell’inferno di una Costituzione manomessa e sostituita con le carte di un potere giudiziario che ha preso il posto di parlamento e governo? (…) Hanno “rovesciato come un calzino l’Italia”, come da programma esplicitamente rivendicato da uno dei pm del pool di Mani Pulite dei primi anni Novanta, ed ecco il bel risultato: né pulizia né giustizia. Ma il deserto». L’ex premier continua: «Non è il caso Berlusconi che conta. Conta tutto ciò che, attraverso il caso Silvio Berlusconi, è rivelatore dell’intera vicenda italiana dal 1993 ad oggi. Il caso cioè di una persecuzione giudiziaria violenta e sistematica di chiunque non si piegasse agli interessi e al potere di quella parte che noi genericamente enunciamo come “sinistra”. Ma che in realtà è rappresentata da quei poteri e forze radicate nello Stato, nelle amministrazioni pubbliche, nei giornali, che sono responsabili della rapina sistemica e del debito pubblico imposti agli italiani. Berlusconi non è uno di quegli imprenditori fasulli che ha chiuso fabbriche o ha fatto a spezzatini di aziende per darsi alla speculazione finanziaria. Berlusconi non è uno di quelli che hanno spolpato Telecom o hanno fatto impresa con gli aiuti di Stato. (…) Berlusconi è uno dei tanti grandi e piccoli imprenditori che al loro paese hanno dato lavoro e ricchezza. Per questo, l’esempio e l’eccellenza di questa Italia che lavora dovevano essere invidiati, perseguitati e annientati (questo era l’obbiettivo di sentenze come quella che ci ha estorto 500 milioni di euro e, pensavano loro, ci avrebbe ridotto sul lastrico) dalle forze della conservazione». Berlusconi continua poi ricordando il suo sostegno al governo Monti e Letta: «Abbiamo contribuito, contro gli interessi elettorali del centrodestra, a sostenere governi guidati da personalità estranee – talvolta ostili – al nostro schieramento. Abbiamo dato così il nostro contributo perché la nazione tornasse a respirare, si riuscisse a riformare lo Stato, a costruire le basi per una nostra più salda sovranità, a rilanciare l’economia. Con il governo Monti le condizioni stringenti della politica ci hanno fatto accettare provvedimenti fiscali e sul lavoro sbagliati. Con il governo Letta abbiamo ottenuto più chiarezza sulle politiche fiscali, conquistando provvedimenti di allentamento delle tasse e l’impostazione di una riforma dello Stato nel senso della modernizzazione e della libertà». E segue: «Alla fine, però, i settori politicizzati della magistratura sono pervenuti a un’incredibile, ingiusta perché infondata, condanna di ultima istanza nei miei confronti. Ed altre manovre persecutrici procedono in ogni parte d’Italia». L’ex presidente del Consiglio passa quindi all’attacco di Enrico Letta e Giorgio Napolitano che, secondo lui, «avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilità e minavano le basi della democrazia parlamentare. Come può essere affidabile chi non riesce a garantire l’agibilità politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?». E ancora: «Il Pd (compreso Matteo Renzi) ha tenuto un atteggiamento irresponsabile soffiando sul fuoco senza dare alcuna prospettiva politica. Resistere per me è stato un imperativo morale che nasce dalla consapevolezza che senza il mio argine – che come è evidente mi ha portato ben più sofferenze che ricompense – si imporrebbe un regime di oppressione insieme giustizialista e fiscale. Per tutto questo, pur comprendendo tutti i rischi che mi assumo, ho scelto di porre un termine al governo Letta». Giunge quindi alla conclusione, nella quale spiega le sue motivazioni: «Ho scelto la via del ritorno al giudizio del popolo non per i “miei guai giudiziari” ma perché si è nettamente evidenziata la realtà di un governo radicalmente ostile al suo stesso compagno di cosiddette “larghe intese”. Un governo che non vuole una forza organizzata di centrodestra in grado di riequilibrarne la sua linea ondivaga e subalterna ai soliti poteri interni e internazionali». La sua intenzione sarebbe invece recuperare «quanto di positivo è stato fatto ed elaborato (per esempio in tema di riforme istituzionali) da questo governo che, ripeto, io per primo ho voluto per il bene dell’Italia e che io per primo non avrei abbandonato se soltanto ci fosse stato modo di proseguire su una linea di fattiva, di giusta, di leale collaborazione». Ma spiega anche di non averlo più voluto sostenere «quando Letta ha usato l’aumento dell’Iva come arma di ricatto nei confronti del mio schieramento ho capito che non c’era più margine di trattativa». E aggiunge: «Non solo. Quando capisci che l’Italia è un Paese dove la libera iniziativa e la libera impresa del cittadino diventano oggetto di aggressione da ogni parte, dal fisco ai magistrati; quando addirittura grandi imprenditori vengono ideologicamente e pubblicamente linciati per l’espressione di un libero pensiero, quando persone che dovrebbero incarnare con neutralità e prudenza il ruolo di rappresentanti delle istituzioni pretendono di insegnarci come si debba essere uomini e come si debba essere donne, come si debbano educare i figli e quale tipo di famiglia devono avere gli italiani, insomma, quando lo Stato si fa padrone illiberale e arrogante mentre il governo tace e non ha né la forza né la volontà di difendere la libertà e le tasche dei suoi cittadini, allora è bene che la parola ritorni al nostro unico padrone: il popolo italiano».

BERLUSCONEIDE: l’antidoto al Senato sarebbe gruppo Pdl-Ppe?

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Ormai la crisi di governo italiana è paragonabile all’Odissea, con i cittadini trasformati in Ulisse e sbattuti ai quattro venti che si chiamano: disoccupazione, Iva, Imu, Spread.

Intanto, la Santanché offre la sua testa sul vassoio d’argento come un novello Giovanni Battista: “Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l’unità del Pdl-Forza Italia. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso  – ha sottolineato la Santanché – da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose” e poi ha aggiunto: “La mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d’argento, perché l’unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell’Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi”.

Ma sul fronte delle “nuove avventure” c’è anche l’ipotesi di un gruppo “Pdl-Ppe” pro-Letta al Senato, formato da una trentina di senatori provenienti dalle file del Popolo della Libertà – forse novelle “tele di Penelope” pronte a farsi e disfarsi secondo il vento che tira – per un patto di legislatura fino al 2015. Ora si è in attesa delle notizie ufficiali… Che rotta seguirà la nave?

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