L’Europa interviene sulla Terra dei Fuochi!

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«Sono lieta di annunciarle che la commissione per le petizioni ha trovato rilevanti le sue denunce e che ha quindi chiesto alla commissione europea di aprire un’indagine sui pozzi nei campi coltivati di Acerra e sulle discariche abusive nei terreni». Questo il comunicato che Erminia Mazzoni, presidente della commissione petizioni del parlamento europeo ha spedito ad Alessandro Cannavacciuolo, leader ambientalista di Acerra. L’Europa quindi – dopo la denuncia firmata da 80 ecologisti in cui si faceva presente che nonostante il divieto comunale di utilizzo dei pozzi contaminati dell’agro acerrano fosse in vigore dal 2005 ma mai rispettato dagli agricoltori – ha deciso di aprire un indagine per appurare responsabilità e danni.

 

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Le sorgenti dell’acqua Lete e dell’acqua Ferrarelle

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Dopo l’emergere delle complesse problematiche legate alla “Terra dei Fuochi”, in nessuna testata nazionale è stato sollevato il problema. Solo alcuni siti di informazione indipendente si sono posti la domanda: ma l’acqua Lete e la Ferrarelle dove sono imbottigliate? Pur essendo entrambe acque della Provincia di Caserta, la prima  ha la sua sorgente a Pratella, 51 km da Caivano, l’altra la Ferrarelle sgorga a Riardo, 31 km da Caivano.  Stante la distanza dai centri inquinati non ci dovrebbero essere collegamenti, tenuto anche conto che le competenti autorità non ne hanno fatto cenno. e che le analisi sulle acque minerali sono frequenti.

E’ solo per dovere di cronaca quindi che riportiamo quanto scrive il sito Signoraggio sull’argomento: Forse le falde sono così profonde da non essere state nemmeno sfiorate dai veleni? È una possibilità. Forse quelle aree non sono mai state interessate da sversamenti di liquami e/o porcherie simili? Non ci resta che sperarlo. Certo, sarebbe auspicabile ricevere una comunicazione al riguardo, in grado di archiviare ogni forma di dubbio o perplessità.

Le acque ingoiano un trabocco, cancellati 300 anni di storia

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Non ha retto all’irruenza delle onde ed è scomparso nelle acque il trabocco – un’antica macchina da pesca tipica delle coste abruzzesi – conosciuto col nome “Mucchiola”, nel comune di Ortona (Chieti), era uno dei più antichi impianti di pesca tradizionale della Costa dei trabocchi, risalente a circa 300 anni fa. Un vero simbolo che è stato ingoiato per sempre dalle mareggiate. Ora sono visibili solo due pali di legno che affiorano dall’acqua.

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Acque gialle e moria dei pesci cresce l’ansia a Pistoia

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L’Arpat, l’azienda regionale per l’ambiente di Pistoia sta monitorando le acque nel torrente Bure in cui si è verificata un’anomalia di colorazione (giallognola o rossiccia) e una moria di pesci. In particolare il tratto sotto osservazione è quello da Ponte alla Trave giunge alla confluenza del Bure con il Calice, nei comuni di Agliana e Montale.  L’Arpat ha accertato che l’inquinamento proviene dall’Agnaccino, un corso d’acqua affluente del Bure, che purtroppo è difficilmente ispezionabile sia per la folta vegetazione sia perché intubato per lunghi tratti. Bisogna quindi attendere il prosieguo delle indagini per capire a cosa sia imputabile la strana colorazione e la moria… nel frattempo nella zona cresce l’ansia per sapere cosa sia stato sversato nelle acque.

Marinai tedeschi: uccisero un pescatore in India, ora sono liberi. E i nostri marò?

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I due marinai tedeschi arrestati il 17 febbraio,  dopo che la loro nave cargo era entrata in collisione con un peschereccio al largo di Chennai, nell’India sud orientale, provocando la morte di un pescatore, hanno riavuto i loro passaporti e sono liberi di lasciare il Paese. Lo ha riferito oggi il loro avvocato, Anita Thomas, dopo che lo scorso 23 luglio il tribunale di Chennai aveva prosciolto i due marinai per insufficienza di prove. E i nostri marò? In tempi brevi risolveremo la questione… c’è solo chi è stato più veloce di noi!

 

Ritrovato corpo del 16enne nelle acque di fronte a Fermo

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La tragedia annunciata è ora una drammatica realtà. E’ stato infatti ritrovato il corpo del 16enne originario di Amandola, Riccardo Galiè,  scomparso nella notte durante  una gita in pedalò nelle acque al largo di Fermo. Il ragazzo, insieme ad alcuni amici, erano usciti prima dell’alba per attendere il sorgere del sole sull’acqua, ma il loro pedalò si è rovesciato. I suoi amici sono riusciti a salvarsi raggiungendo la riva a nuoto dopo l’incidente, mentre Riccardo non ce l’ha fatta. Il corpo è stato ritrovato dai soccorritori incagliato sugli scogli. I genitori di Riccardo, il padre operaio di un mobilificio a Sarnano, la madre titolare di una pizzeria al taglio ad Amandola, non hanno assistito alla scena del ritrovamento del corpo senza vita del figlio. Dopo una notte di ansia trascorsa sulla spiaggia infatti, gli agenti della polizia li avevano convinti ad allontanarsi per qualche ora dal luogo delle ricerche.

Ragazza di 13 anni scompare nell’Adda, ricerche in corso

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La ragazzina si trovava con due amiche di Fara, su una passerella della diga situata in località Pora Cà, quando è finita in acqua senza più riemergere. In acqua anche le altre due 13enni che, però sono, riuscite ad aggrapparsi ad alcune rocce e a non essere trascinate via dalla corrente. Ci sono poche speranze di ritrovare in vita la ragazzina finita nelle acque del fiume, a Fara Gera d’Adda (Bergamo) anche se le ricerche continuano, nella speranza almeno di individuare il corpo. Sul posto sono a lavoro i  sommozzatori di Treviglio, coadiuvati dai carabinieri e da un elicottero.

Aggiornamento: 
Individuato il corpo della ragazzina romena, che abitava a Cassano d’Adda (Milano), scomparsa nell’Adda, si trova in una buca nel fiume profonda due metri incastrato tra due massi. Uno degli zii della ragazza, disperato si sarebbe gettato in acqua, ma è stato riportato immediatamente a riva. Le operazioni per il recupero del corpo sono complesse, in quanto la buca si trova in una zona dove la corrente è particolarmente forte e, a causa della pioggia, non è al momento nemmeno possibile chiudere la diga.

MARO’ TEDESCHI UCCIDONO PESCATORI INDIANI. Altro errore?

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In India per la Germania si profila un caso simile a quello dei marò italiani: due marittimi tedeschi sono stati arrestati dopo che il loro mercantile avrebbe speronato un peschereccio indiano al largo della città di Chennai, sulla costa orientale, provocando la morte di almeno un pescatore. Il caso è scoppiato il 16 marzo ma solo ora ne ha dato notizia il giornale Spiegel. Il settimanale tedesco scrive in tono polemico: “Il caso dei marittimi tedeschi arrestati ieri in India “finisce nel fronte di uno scambio di colpi diplomatici fra Italia e India”, scrive oggi Spiegel on line. Il magazine tedesco cita il caso italiano dei marò “che sta sollevando molto clamore in India”. “Una storia che dimostra come errori diplomatici – commenta Spiegel – possano distruggere i buoni rapporti fra due Paesi”.

Nell’incidente due pescatori indiani sono riusciti a salvarsi lanciandosi in acqua, uno risulta disperso ed un altro è stato ritrovato morto alcuni giorni dopo. La polizia indiana ha accusato il capitano e il primo ufficiale della “Grietje”, nave di una società armatrice di Amburgo, di omicidio colposo e di omesso soccorso aver proseguito la navigazione dopo la collisione. I due sono stati in seguito liberati dietro cauzione ma gli sono stati sequestrati i passaporti e non possono lasciare il porto di Chennai.

I due ufficiali tedeschi sostengono che non c’è stato alcuno scontro con la loro nave, come confermerebbero i primi rilievi sullo scafo effettuati dalla polizia indiana, che non ha trovato tracce della collisione. Al momento dell’incidente con il peschereccio indiano erano presenti nella zona altri mercantili, che però le autorità indiane non sono state in grado di fermare.

Il presunto scontro con il peschereccio indiano è avvenuto a una distanza inferiore a 12 miglia dalle coste indiane, dunque all’interno delle acque territoriali di New Delhi. La magistratura indiana ha intenzione di aprire un procedimento giudiziario contro i due ufficiali tedeschi.

Ora gli indiani come si mettono con la Germania? Altri processi farsa? Solo gli italiani devono pagare per un incidente in acqua internazionali? Troveranno un cavillo procedurale per scagionare i marò tedeschi ma non gli italiani? Ma i pescatori indiani sono veramente così spericolati? Sono pescatori o pirati?

 

L’ATLANTIDE POST APOCALITTICA!

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Vi piacciono i misteri? Vi affascina Atlantide? Amate le città fantasma? Allora dovete visitare Villa Epecuen e i suoi alberi secchi, le strade dissestate e gli scheletri dei palazzi.

Per trovare questo “paradiso terrestre post apocalittico” bisogna arrivare in Argentina, nel profondo della provincia di Buenos Aires, dove Villa Epecuen, cittadina sommersa dalle acque negli anni Ottanta, dal 2009 ha iniziato a riemergere ed è diventata un’attrazione per chi vuole fare un viaggio davvero straordinario.

 Villa Epecuen venne fondata nei primi anni del Novecento, sulle rive dell’omonimo lago, come centro di villeggiatura per gli abitanti delle città di Buenos Aires e Bahia Blanca.
Lago Epecuen, infatti, è un bacino che ha un’alta concentrazione salina, e dalla fine del XIX secolo è conosciuta per le sue proprietà curative, che hanno consentito anche lo sviluppo di Villa Epecuen come centro termale. La cittadina, fino al momento dell’alluvione nel 1985, contava circa 5mila abitanti, che diventavano molti di più durante i periodi festivi, grazie ai grandi spostamenti dalla capitale argentina al lago.

Il 10 novembre 1985 il lago Epecuen, in seguito a una stagione di forti piogge, ruppe degli argini artificiali, segnando per sempre la storia della cittadina. In due giorni la città fu sommersa e completamente evacuata, e negli anni l’acqua ha raggiunto un’altezza massima di dieci metri. A partire dal 2009, però, i cambiamenti climatici hanno provocato il ritiro delle acque e Villa Epecuen, o quello che ne rimane, ha iniziato a rivedere la luce del sole. Lo scenario è spettrale, ma proprio in questo conserva tutto il suo fascino. Dalle strade ancora quasi intatte, ai pali della luce, fino alle masserizie nelle rovine delle case e agli scheletri delle automobili, rimaste dove erano parcheggiate quasi trent’anni fa

La cittadina è diventata un’attrazione turistica per gli amanti dei paesi fantasma. È unica nel suo genere, in quanto difficilmente un villaggio riemerge dalle acque. Ha iniziato anche a ripopolarsi. Ad oggi, infatti, un abitante ha fatto ritorno nel villaggio e vi risiede stabilmente. Pablo Novak, 82enne nativo di Villa Epecuen nel 1985 si era trasferito nella vicina città di Carhué, ed è stato l’unico a fare ritorno nel suo paese. Oggi vive in una delle poche abitazioni rimaste integre nel centro abitato. Nel suo soggiorno c’è il minimo indispensabile: cucina economica, frigorifero e televisione.

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