Giorgiana Masi: la marcia e il ricordo dei diritti delle donne

giorgiana masi

“Nessuna marcia sui nostri corpi Giorgiana vive”. Ci si ricorda di Giorgiana Masi oggi a Roma, come ogni anno il 12 maggio, l’anniversario della sua morte. Si marcia per lei e per ricordare tutti i diritti delle donne italiane conquistati durante anni di lotte e sacrifici negli anni ’70. Si marcia, in memoria di una donna strappata alla vita in maniera violenta mentre poco più in là si chiede di abrogare la legge 194 che regola l’aborto in Italia. Giorgiana Masi aveva appena 19 anni, studiava all’università e quel giorno prendeva parte ad un sit-in organizzato dai Radicali in Piazza Navona per il terzo anniversario per il referendum sul divorzio. Francesco Cossiga, allora ministro dell’interno, aveva vietato le manifestazioni in quie giorni tesi, in cui l’agente Passamonti era morto durante gli scontri in piazza. Quel giorno di 36 anni fa c’erano circa 5 mila agenti in assetto antisommossa e, dopo svariati scontri tra polizia e studenti, si era deciso di evacuare tranquillamente i manifestanti che si trovavano in zona Trastevere. Ma la situazione degenerò, fumogeni e colpi di pistola ed i manifestanti che iniziano a scappare. Uno di quei proietili calibro 22 raggiunse Giorgiana all’altezza del Ponte Garibaldi, dove si trovava con il suo ragazzo. Nessun volto, nessun nome è stato collegato a quello sparo, il processo contro ignoti venne chiuso nel 1981 per impossibilità a procedere. Eppure qualcuno sapeva, come dichiarò Cossiga al Corriere della Sera il 25 gennaio 2007:

Il 12 maggio fu uccisa Giorgiana Masi.
«Avevo supplicato in ginocchio Pannella di rinunciare alla manifestazione in piazza Navona. Gli ricordai che io stesso avevo mandato la polizia a impedire un comizio democristiano a Genova. Gli dissi che i radicali non erano in grado di difendere la piazza e chiunque si sarebbe potuto infiltrare. Tutto inutile ».
Chi fu a sparare?
«La verità la sapevamo in quattro: il procuratore di Roma, il capo della mobile, un maggiore dei carabinieri e io. Ora siamo in cinque: l’ho detta a un deputato di Rifondazione che continuava a rompermi le scatole. Non la dirò in pubblico per non aggiungere dolore a dolore».

Si ricordava Giorgiana come ogni anno oggi, a piazza Sidney Sonnino a Roma, con la lapide a lei dedicata che si ricopre di fiori, frasi, e ricordi saldamente intrecciati alla lotta dei diritti delle donne in Italia. Una manifestazione che voleva essere impedita perchè in concomitanza con la Marcia per la vita, quella stessa vita che a Giorgiana è stata negata e a cui oggi si voglieva negare anche il ricordo. Ma la memoria e le lotte per i diritti non si possono fermare. In molti si sono dati appuntamento a Campo De’ Fiori alle nove e mezzo del mattino per poi sfilare fino a raggingere la lapide in memoria della ragazza a Ponte Garibaldi. “E’ assurdo che Alemanno prenda posizione in questa maniera autorizzando una marcia che denigra i nostri diritti e la figura femminile” spiega un attivista. “La questura – prosegue – ha poi vietato peraltro un corteo che si realizza ogni anno in memoria di una ragazza uccisa ingiustamente, simbolo delle lotte che oggi ci portano alla libertà che abbiamo”. Oltre i numerosi collettivi e movimenti delle donne romane, erano presenti anche il candidato a sindaco di Roma Sandro Medici e l’esponente Sel Gianluca Peciola. Tra i cartelli, ne svetta uno con la scritta “Il mio corpo il mio diritto”. Chi llo regge è una madre che spiega di essere presente ” perché mi sembra davvero assurdo che a due passi ci sia tutt’altra cosa. Anziché pensare al fenomeno del femminicidio, anziché risolvere i reali problemi sociali che ci sono in questa città, Alemanno pensa a sfilare contro una legge che invece significa molto per tutte noi, dimenticando l’omicidio Masi, dimenticando il referendum sul divorzio, tutto”. Le persone attorno annuiscono, perchè non comprendono la necessità di negari agli altri la libertà di scelta, sulla propria vita, sul proprio corpo, sul proprio futuro.

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I deliri di Militia Christi sulla legge per l’aborto!

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La legalizzazione dell’aborto è stata una lotta portata avanti per anni nel nostro Paese e che ormai dovrebbe essere un fatto acquisito su cui non si dovrebbe neppure discutere. E’ dare la piena libertà alla donna di decidere su quella vita che solo lei può dare o negare. E se decide di negarla non va giudicata od offesa, va protetta e sostenuta in una decisione che spesso è frutto di attenta riflessione e di sofferenza. Militia Christi sale in cattedra e si permette anche di analizzare la scelta di interrompere una gravidanza a seguito di uno stupro. Ma con quale diritto viene concessa una manifestazione? Con quale faccia Alemanno sfila per le strade di Roma insieme a coloro che vogliono rivedere la legge sull’aborto? Il primo cittadino sicuramente si è dimenticato di fare il sindaco di tutti e difende gli interessi di pochi. Ancora una volta Alemanno torna sulla questione dei gay “bisogna difendere la libertà di tutti, ma la famiglia, così come sancita dalla Costituzione, è un’altra cosa”.  Quindi i gay sarebbero cittadini di serie B? Ma se da Alemanno siamo abituati a vedere questo ed altro ci sentiamo disorientati e persi sul candidato del Pd  Marini che afferma “Non voglio strumentalizzare politicamente un’iniziativa giusta. Io sono per la difesa della vita in ogni suo stadio, ma non si può prendere parte alla marcia solo perché le elezioni comunali sono vicine. L’impegno per la difesa della vita – aggiunge – deve essere quotidiano e lontano dai riflettori mediatici. Sinceramente sono dispiaciuto dal comportamento di alcuni candidati che hanno annunciato la loro presenza in prima fila alla manifestazione solo per avere un ritorno mediatico. La vita si difende con i fatti e il mio programma elettorale – conclude Marino – parte proprio da questo punto irrinunciabile e da un lavoro serio per trasformare la nostra città in un luogo dove realmente la priorità siano la persona umana e i suoi inalienabili diritti”. Il diritto alla vita significa “uccidere” psicologicamente o fisicamente una donna? Dove è il diritto alla vita se poi non si può mantenere il figlio? in uno stato assente e corrotto? Dove è il diritto della donna di volere quella vita, perché il primo diritto passa per la volontà di una donna… e per fortuna che la natura intelligentemente ha dato questa scelta alle donne e non agli uomini.

I Militia sono contro l’aborto in qualsiasi motivo o forma: “Noi – spiega Armando Mantuano, candidato a sindaco di Roma -difendiamo la vita della madre e del bambino insieme, l’aborto non è una cura. Per una donna stuprata è una doppia ferita. Lo stupratore deve esser punito pesantemente, però il bambino va tenuto fuori da tutto questo, è innocente”.

Ma una donna non ha diritto di decidere sul proprio corpo?

“Si tratta comunque del diritto nell’uccidere un esser umano. La mamma non ha un istinto omicida, scegliere di abortire è un passo lacerante. La donna va aiutata e sostenuta, specialmente in situazioni di solitudine durante la sua gravidanza. Sia lei che la vita nascente. La natura umana non è fatta per uccidere. L’assurdo della legge 194 è che mette contro mamma e bambino”.

Impedendo la 194 o limitandola si va solo verso l’aborto illegale. E’ questo che vogliamo? Con l’uccisione anche del feto dopo il 3° mese di gravidanza? Con nessuna sicurezza igienica e senza nessuna tutela per la donna? A questo punto possiamo anche parlare di medievo prossimo venturo invece che di nuovo millennio! Complimenti al Pd per la scelta del candidato proprio un uomo in grado di prendere in mano la città ed essere il sindaco di tutti… tra diritto alla vita e vivisezione  è una contraddizione in termini proprio come l’attuale Pd… e come Militia Christi… un esercito in nome di Dio? Siamo alle crociate?

40 anni fa negli Usa diventava legale l’aborto! NEVER GOING BACK.

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