We are the World: il video per le Filippine, mentre cresce il bilancio dei morti

philippines-typhoon-tuttacronacaAppena due giorni fa il presidente Benigno Aquino ha dichiarato che “Il bilancio dei morti per il passaggio del supertifone Haiyan nelle Filippine è di 2mila o 2.500 morti, ma non 10mila”. Ma se lui ha smentito il bilancio delle Nazioni Unite, ora, purtroppo, la realtà smentisce lui: è infatti salito a 4.460 morti il nuovo bilancio, ancora provvisorio, delle vittime del tifone Haiyan. Lo ha reso noto l’ufficio del coordinatore degli Affari umanitari delle Nazioni Unite citando i dati forniti dal governo di Manila. A causa della calamità, sono circa 900mila le persone che sono state sfollate.

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Barak Obama nel mirino di due attentatori: arrestati

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Volevano uccidere il presidente Usa Barak Obama i due uomini che l’Fbi ha arrestato, come riporta la rete Abc. Glendon Scott Crawford, il sospettato 49enne di Galway, avrebbe costruito un sistema per emettere radiazioni letali che poteva venir fatto esplodere a distanza e l’Fbi ritiene che il potenziale obiettivo fosse “una figura politica” che, fonti vicine all’indagine, identificano nel presidente. L’altro arrestato, il 54enne Eric Feight, di Hudson, New York, era stato reclutato per unirsi al progetto. Quello a cui si mirava era punire Obama per le sue politiche, che sarebbero la causa dell’attentato alla maratona di Boston. Stando agli agenti dell’Fbi, i due uomini, presumibilmente, erano intenzionati a nascondere la loro “arma letale” in un camioncino.

Chavez, il corteo e il mistero della bara!

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Hugo Chavez sarebbe morto a Cuba e la bara che ha sfilato durante oltre sette ore attraverso Caracas e alla quale hanno reso omaggio centinaia di migliaia di venezuelani non avrebbe contenuto la sua salma. Lo sostiene il quotidiano spagnolo ABC, citando fonti militari venezuelane. I funerali del presidente “bolivariano” sono previsti per oggi.

Chavez, quindi, non sarebbe morto nell’ospedale Militare di Caracas, ma a Cuba, dove il presidente era stato portato per un ultimo e disperato tentativo di salvare la sua vita. Da qui il suo corpo sarebbe stato portato direttamente all’Accademia Militare di Fuerte Tuina, dove centinaia di migliaia di persone stanno salutando il leader bolivariano.

Secondo ABC “l’inganno della processione costituisce una nuova messa in scena del governo, che si aggiunge alla lunga lista di bugie con le quali il chavismo ha riempito gli ultimi mesi della vita del leader”. “Volevano mostrare un bagno di folla con un chiaro interesse politico, permettendo che la gente potesse perfino toccare il feretro, quello falso, senza mettere a rischio l’integrità fisica di quello vero”, ha detto una delle fonti militari del giornale madrileno.

Il decesso, scrive il quotidiano, risalirebbe a martedì scorso all’Avana intorno alle 7 del mattino (ora locale) e il suo cadavere sarebbe stato trasportato durante la notte fino alla base aerea Generalisimo Francisco de Miranda, a Caracas, più vicina al Forte Tiuna dell’aeroporto internazionale civile di Maiquetia. La salma di Chavez, proseguono le fonti, sarebbe quindi stata esaminata nel centro medico della base, che si trova a circa 200 metri dall’Accademia Militare, e composta con l’uniforme militare. Durante la giornata di mercoledì, il corpo sarebbe stato tenuto nei sotterranei dell’Accademia.

Nel frattempo, una bara simile, vuota o con qualche peso al suo interno, è stata portata all’ospedale Militare, da dove è partita mercoledì la processione funebre. Al suo arrivo all’Accademia, duranti i pochi minuti in cui il feretro non è stato ripreso dalle telecamere, si è proceduto alla sostituzione della bara finta con quella vera, prima della sua esposizione.

Ragazzina di 11 vs Arcivescovo di Filadelfia… per il football!

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Caroline Pla, una ragazzina di 11 anni, ha lanciato una petizione online contro l’arcivescovo di Filadelfia. La ragazza che fa parte della squadra giovanile di football si è vista negare la possibilità di seguitare a giocare al suo sport preferito, proprio perchè di sesso femminile.  Così ha lanciato l’appello  su change.org raccogliendo oltre 100 mila firme.

Ma non ha fatto cambiare idea ai commissari cattolici che non hanno voluto esporre la bambina, e con lei altre coetanee e teenager, a ”contatti inapproprati” durante il gioco con i maschi. Caroline gioca a football da quando aveva 5 anni ed era considerata fino alla scorsa stagione una piccola star dei Romans, una squadra della Catholic Youth Organization League. La ragazzina contava di tornare per una nuova stagione ma i responsabili della lega hanno pensato altrimenti. I fan di Caroline vengono dalla Pennsylvania, dall’Illinois, dal Colorado ma anche dalla Turchia, Spagna, Belgio. Bambini e adulti, e anche qualche celebrità come l’anchorwoman Ellen DeGeneres che l’ha portata in tv. ” E’ un altro esempio della discrimazione della Chiesa Cattolica contro le donne”, ha commentato un dei firmatari, Gordon Clay, di Hillsboro nell’Oregon.

E indubbiamente per la arcidiocesi di Filadelfia, uscita di recente dalla crisi degli abusi sessuali, la controversia rappresenta una dose di pubbliche relazioni negativa e non necessaria. Tanta attenzione ha fatto di Caroline una piccola star: oltre che dalla DeGeneres la ragazzina è stata intervistata da Abc, Cnn, Nbc. L’interesse dei media ha irritato l’arcivescovo Charles Chaput a cui tre settimane fa, col permesso dei genitori, la bimba ha scritto chiedendo un incontro: ”Alla fine di marzo sarò cresimata e considerata adulta dalla Chiesa. E come adulta vorrei che Lei ascoltasse quel che ho da dire”.

L’alto prelato, a cui spetterà in marzo l’ultima parola, ha risposto con cortese freddezza alle implorazioni della campioncina: ”Mi stupisce esser stato contattato per ultimo dopo che hai pubblicizzato il tuo caso sui mass media. Forse questo è il modo con cui problemi del genere sono stati affrontati in passato, ma questo tipo di approccio non ha alcuna influenza sulle mie decisioni”, ha replicato Monsignor Chaput ricordando alla bimba che ”far pressioni non è il modo di mostrare rispetto a chi svolge semplicemente il suo dovere di proteggere i giovani negli sport”.

 

PRIGIONIERO X!

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Chi è? Cosa ha fatto? Quali sono le ipotesi sulla morte? 

Il caso del Prigioniero X che ha scosso i media israeliani e australiani nell’ultima settimana sembrerebbe avere uno dei suoi snodi proprio in Italia. Secondo gli ultimi sviluppi, Ben Zygier, questo il nome del trentaquattrenne israelo-australiano, membro del Mossad, avrebbe retto un doppio gioco fra i servizi segreti di Israele e Australia. L’uomo sarebbe implicato in varie operazioni in Europa, compresa l’Italia e secondo il Guardian, operava sotto la copertura di una compagnia europea che esporta componenti elettroniche in Iran.

Secondo il programma Foreign Correspondent della televisione autraliana ABC, le cui fonti non sono conosciute, Ben Zygier passava informazioni riservate riguardanti operazioni del Mossad all’agenzia di spionaggio nazionale australiana ASIO. Una di queste sarebbe un’operazione del Mossad, “di enorme rilevanza”, proprio in Italia.

L’agente segreto israeliano avrebbe infatti richiesto un visto di lavoro in l’Italia in uno dei suoi quattro viaggi in Australia, nel 2009, e possedeva diversi passaporti falsi per l’Europa. Il Sydney Morning Herald suggerisce che il Prigionero X stava per divulgare informazioni riguardo l’uso da parte del Mossad di passaporti falsi australiani alle autorità e ai media del Paese. Ma un ufficiale della sicurezza australiana ha dichiarato che “anche se forse era vicino a rivelare delle informazioni, di sicuro non ha fatto in tempo”.

Fino a mercoledì 13 febbraio la sua identità era sconosciuta. Nel 2010 venne rinchiuso nella cella d’isolamento dell’Ala 15 di Ayalon, carcere di massima sicurezza di Ramla, in Israele, dove sarebbe morto impiccato, 4 mesi più tardi.

Per anni la morte di Ben Zygier, questo sembrerebbe il suo vero nome, è passata nel silenzio. Il quotidiano Yediot Ahronot online era stato silenziato dopo aver dato la notizia per primo e da allora sulla stampa nazionale nulla sul detenuto X. Addirittura, secondo il Guardian, il governo di Benjamin Netanyahu avrebbe minacciato le testate israeliane con multe e incarcerazioni qualora avessero fatto parola dello strano caso.

Poi, mercoledì scorso, la ABC, Australian Broadcasting Corporation, ha rotto il silenzio facendo esplodere le polemiche in Israele riguardo il mistero che tuttora avvolge la sua morte e spingendo i media a fare pressioni su Netanyahu per rimuovere il divieto.

Le autorità israeliane hanno amesso di averlo detenuto ad Ayalon, proprio in quella cella che già aveva ospitato noti criminali nazionali quali Yigal Amir, assassino dell’allora Primo Ministro Yitzhak Rabin. Ma dicono che si tratta di suicidio. L’avvocato di Zygler e difensore dei diritti umani, Avigdor Feldman, dice però di averlo visto pochi giorni prima della sua morte e di non aver notato nessun segnale che preludesse ad un suicidio.

Il prigionero X era rinchiuso sotto falso nome tanto che le sue stesse guardie carcerarie non ne conoscevano l’identità e non gli erano concesse visite. Si pensa a un caso di spionaggio e alto tradimento. Degli ufficiali della sicurezza australiana peròsuggeriscono che l’uomo stesse per rivelare delle informazioni riservate del Mossad al governo di Sydney, fra cui l’uso fraudolento di passaporti australiani per compiere azioni di spionaggio.

Secondo quanto affermato da un giornalista australiano, Jason Koutsoukis di Fairfax, al Guardian, il Prigionero X poco prima di finire nella cella di Ayalon, rischiava l’incarcerazione anche in Australia. Sarebbe infatti stato uno di tre israelo-australiani a lavorare per il Mossad, fingendosi impiegati di una compagnia europea che vende oggetti di elettronica all’Iran. Il Ministro degli Esteri australiano, Bob Carr, ha però affermato che nel 2010 Israele aveva assicurato che Zygler era tenuto in buone condizioni.

Zygler aveva 34 anni, veniva da una ricca famiglia ebrea di Melbourne, era sposato con un’israeliana e aveva due figli. Secondo amici e familiari, era un uomo felice e non aveva ragioni per togliersi la vita. A sostenere l’ipotesi del suicidio c’è solo la prigionia, probabilmente molto lunga, a cui andava incontro. Come scrive il quotidiano israeliano Haaretz, però, le celle di Ayalon sono monitorate 24h/24, proprio per evitare suicidi ed infatti ce ne sono stati pochissimi in quelle celle. Il sistema di telecamere rileva addirittura il respiro e i movimenti dei detenuti e suona un allarme nel caso in cui non percepisse segnali di vita per più di 50 secondi. Difficile dunque immaginare che riuscisse ad impiccarsi senza essere soccorso in tempo.

Questo è il secondo caso in pochi anni in cui il servizio di intelligence israeliano si trova coinvolto in un empasse diplomatica e mediatica. Proprio nel 2010, infatti, Mahmoud Al-Mabhouh, responsabile degli approvigionameti di armi per Hamas, era stato ucciso in un hotel di Dubai, secondo molti per mano del Mossad e con l’utilizzo di passaporti falsi, fra cui alcuni proprio austrailani.

Il mistero sull’identità dunque è risolto, ma quello sulla sua morte rimane e attivisti e politici continuano a chiedere chiarimenti al governo israeliano, che domenica hadichiarato che indagherà sul caso mentre il Primo Ministro Netanyahu ha dato il suo pieno supporto al Mossad dicendo di “fidarsi ciecamente” del sistema di monitoraggio legale sotto cui opera.

Tra scollatura e cocktail… l’esordio di Madonna su Instagram

Volgare, forse troppo la prima frase di Madonna su Instagram… voleva essere trasgressiva “Cin cin figli di…”. Poi è comparsa la foto dedicata al suo decolletè umido di sudore, che secondo Abc farebbe riferimento alla catena di palestre Hard Candy che sta aprendo nel mondo, ultima delle quali a Roma. E infine alcune immagini di concerti, direttamente dal suo ultimo tour, una foto che la ritrae celebrare la vittoria di Barack Obama alle elezioni, e un’altra dove si lega un cappello sotto il naso facendo finta di avere i baffi.

Da ieri la regina del pop è infatti comparsa sul più popolare social network per la condivisione delle foto e in meno di 24 ore ha già conquistato quasi 90 mila follower.

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