Chi poteva non considerare razzista una pubblicità che come slogan ha l’inequivocabile “Be my slave”? Diva Magazine pubblica le immagini tratte dalla campagna pubblicitaria del designer pakistano Aamna Aqeel, per sponsorizzare il lancio della sua nuova collezione moda. la donna bianca naturalmente è bella ed elegante, legge una rivista, si trucca e si rilassa… al suo fianco un bambino nero, avvolto in uno straccio e scalzo che ha tutta l’aria di essere lo schiavo.
Ma dalle pagine dell’International Herald Tribune, in un articolo firmato da Salima Feerasta, Aqeel si difende: “Non c’è alcuna intenzione di veicolare un messaggio di odio razziale o sociale. Al contrario: l’idea era quella di gettare una luce sullo sfruttamento del lavoro minorile. Il colore della pelle del bambino è accidentalmente scuro”.
Si getta luce mostrando la differenza di classe sociale? Esibendo abiti ricchi davanti alla povertà innocente di un bambino nero? Inoltre perché ritrarre sempre in atteggiamento di soggezione il bambino davanti alla “grande dama”?