Enrico Letta ci sta provando… e in queste ore assomiglia molto a Bernie Laplante, l’eroe per caso di Dustin Hoffman. Ma se nel film c’erano onore e gloria per “l’angelo del volo 104”, qui abbiamo solo lotte clandestine di partito e interessi privati da salvaguardare.
Letta, uomo ombra, fino a ieri al riparo dai grandi riflettori della politica, viene designato a prendersi il Paese sulle spalle in una situazione difficile e complessa. Complessa per il doppio gioco di Berlusconi, che da abile stratega ha individuato il punto debole del Pd e che ora preme per far suoi i ministeri più importanti e i punti chiave del governo… Vuole la grande abbuffata, lasciando a Letta la parte più ingrata… la responsabilità dell’Armata Brancaleone… Ma quanto può valere Letta se dovrà inserire Schifani, Brunetta, Gelmini e Quagliarello? Può ancora vincere alla grande! Se si analizza la posizione del Cav ci sono tanti punti a suo sfavore. Letta è un uomo del Pd e Napolitano lo ha preferito ad Amato, uomo fidato di Berlusconi. Uno smacco d’immagine e di strategia politica, anche se Berlusconi da bravo slalomista ha rovesciato a suo favore la scelta “Non importa chi guiderà questo governo”. In questo modo ha sminuito davanti all’opinione pubblica il ruolo del Premier… quello che conta è il programma. E quindi cerca di veicolare il messaggio positivo che il Pdl in fondo governa con i suoi 8 punti… Il Pd viene triturato dalle parole di Berlusconi come un mero esecutore delle idee e delle proposte del Cav.
Ma chi aiuta Berlusconi? Il Pd. Con i suoi veti incrociati che riflettono le divisioni interne di un partito che ha perso dignità e coesione smontato pezzo a pezzo dall’interno… da chi ha voluto tacitamente fare un gran bel favore all’anima nera della politica italiana… a quel Silvio Berlusconi che nessuno vuole, ma che tutti votano.
Ma il Pdl è davvero in una posizione ottimale? Non sembra proprio visto che il Presidente della Repubblica è uomo del Pd, anche se super partes, la Camera dei deputati ha una presidente del Sel e al Senato c’è Grasso sempre del Pd. Il gioco di Berlusconi quindi sarebbe facile da smontare se si riuscisse a minare la destra attraverso un’operazione simile a quella operata da Berlusconi stesso: i tuoi uomini, il tuoi 8 punti… ma il tutto da rivedere attraverso la lente del Pd unito e coeso.
Venendo agli 8 punti del Pdl:
La revisione-ammorbidimento di Equitalia potrebbe essere usata per far traghettare la riscossione delle entrate sotto un ministero economico. In fondo Equitalia a ben pensare è solo una duplicazione di un’attività esternalizzata, ma che potrebbe benissimo rientrare in un ambito più istituzionale attraverso l’Agenzia delle Entrate… in tal modo ci potrebbe essere una riduzione dei costi di gestione e un indirizzo a guida Pd.
Il riconoscimento alle imprese se assumono giovani, altro perno degli 8 punti di Berlusconi, potrebbe essere amplificato per quelle aziende che operano nell’economia verde e nello sviluppo sostenibile. La sburocratizzazione delle attività dell’impresa potrebbe servire come motore trainante della ripresa economica attraverso un informatizzazione di dati incrociati il cui controllo avvenga direttamente negli enti decentrati del ministero del lavoro.
L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti dovrebbe essere una delle prime attuazioni da fare, se non addirittura la prima, pensando anche a promuovere la politica attraverso un facile accesso alle sponsorizzazioni (che non significa poi che le lobby prendano il controllo del Paese, ma dando i giusti pesi e misure a chi investe in politica, attraverso cospicue riduzioni fiscali)
E poi se uno degli 8 punti di Berlusconi è l’elezione diretta del Capo dello Stato e il rafforzamento del Premier perché non accontentarlo immediatamente?
Quindi perché non rilanciare invece che giocare in difesa?