Iva che verrà: il kamikaze per le imprese

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Da ottobre slitta al primo gennaio, ma l’aumento c’è e si farà sentire soprattutto sulle imprese: l’Iva raggiungerà quota 22. Questo è quanto è emerso dalla bozza del decreto legge sull’imposta secondo cui entro al fine dell’anno saranno “ridefinite le misure delle aliquote ridotte” della stessa tassa, come anche gli elenchi dei beni ad esse riferiti. Lo stesso dl stabilisce che la cassa integrazione in deroga viene rifinanziata per il 2013 con un’ulteriore somma di 330 milioni di euro.

Il rifinanziamento, si legge nella bozza, è “da ripartirsi tra le regioni”. Arriva inoltre il rifinanziamento della carta acquisti per 35 milioni di euro.

Le coperture per il mancato rialzo dell’Iva a ottobre arriveranno dall’aumento dell’acconto dell’Ires (al 103%) e dell’Irap per il 2013, oltre che dall’incremento delle accise sui carburanti per 2 centesimi al litro fino a dicembre 2013 e poi fino al 15 febbraio 2015 di 2,5 2,5 cent al litro. Si legge nella bozza del decreto legge.

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Contro l’Iva arrivano le Coop

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Sono le cooperative a scagliarsi contro l’aumento dell’Iva che sembra ora essere inevitabile. lanciano anche altri allarmi dai ritardi sui ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione, ai difficili accessi al credito, dallo spread più alto al Sud al crollo dei consumi. E’ Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative ad affermare che: “Chiederemo al governo di mettere in campo ogni misura possibile per non far salire l’Iva dal 21 al 22 per cento e per mantenere al 4 l’imposta sulle prestazioni delle cooperative sociali” e aggiunge “Questo non è mai stato il governo che volevamo, è stato salutato con entusiasmo solo perchė ha superato un immobilismo politico che rischiava di paralizzare l’economia. Abbiamo sostenuto con realismo i primi provvedimenti varati dall’esecutivo, come la sospensione dell’Imu o gli annunci sul piano per l’occupazione giovanile, ma siamo nettamente contrari all’aumento dell’Iva che avrebbe l’effetto di deprimere in modo grave i consumi in una fase già delicata di crisi. Ciò che ci preme maggiormente poi è il mantenimento dell’Iva per le prestazioni di servizi socio sanitari ed educativi resi dalle coop sociali al 4%. L’aumento dal 4 al 10 sarebbe devastante e aumenterebbe il clima generale di incertezza. Sarebbero infatti tagliati i servizi ad almeno 500mila persone che rappresentano le fasce più deboli della popolazione”.

 

L’IVA aumenterà… INEVITABILE!

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“Impossibile evitare l’aumento dell’Iva” Lo ha detto il ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato nel corso della registrazione della puntata di Porta a Porta e ha poi aggiunto: “Fra 16 giorni senza che il governo faccia nulla, visto che è stato un provvedimento già deciso dal precedente esecutivo, noi avremo l’Iva aumentata di un punto dal 21 al 22%. Lo ho già detto nella mia assemblea più difficile, quella della Confcommercio e lo dico ora. In questo momento soldi per evitare l’aumento dell’Iva nel bilancio dello stato non ce ne sono”.

“Bisogna evitare l’aumento dell’Iva. Sono totalmente d’accordo con Sangalli, sarebbe in questo momento, ulteriore benzina su un incendio”. Così Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati, intervenendo a TgCom24. “Ce la facciamo? Ce la deve fare il governo. Io sono il legislatore, sono capogruppo al Parlamento. Da tanto tempo il legislativo è diviso dall’esecutivo. L’esecutivo si chiama così perché è il governo. Questo – sottolinea l’ex ministro – è compito del governo, poi la sua maggioranza giudicherà il governo, appoggerà o non appoggerà il governo”. “Negli impegni del presidente Letta per avere questa maggioranza – continua il presidente dei deputati del Pdl – c’era quello di bloccare l’aumento dell’Iva. Adesso vediamo se il governo Letta sa mantenere gli impegni. Noi siamo perché mantenga gli impegni. La maggioranza in Parlamento del governo Letta è perché mantenga gli impegni su cui ha ricevuto la fiducia”. “Adesso è compito del governo: c’è un ministro dell’Economia e delle Finanze che deve presentare e preparare le coperture per questo provvedimento. Noi siamo in attesa che questo avvenga. Se avverrà bene, se non avverrà ci saranno dei problemi, perché vorrà dire che un impegno del governo non si sarà realizzato”, conclude Brunetta.

Sembra quindi che sia l’ennesimo scivolone dell’Italia, l’ulteriore colpo per le industrie e una mannaia sulle famiglie… tutto questo in nome di quel patto di stabilità dal quale non si può prescindere neppure se i disoccupati si uccidono, se i cittadini sono sull’orlo della povertà e se la ricchezza continua a fluire solo verso chi ha i “grandi imperi”… i ricchi sempre più ricchi, la classe media che s’impoverisce e i poveri che si suicidano… Benvenuti in Italia!

L’Iva compie 40 anni… lo festeggerà con l’aumento?

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40 anni di Iva. 40 anni di imposta che in Italia negli anni è lievitata sino a raggiungere uno dei livelli più alti d’Europa. Ma se si calcola l’escalation degli aumenti dal 1973 a oggi si capirà immediatamente che il triste primato spetta ancora una volta alla nostra penisola.

In 40 anni nel nostro paese l’Iva è aumentata ben 8 volte (solo una volta al ribasso nel 1980 quando per pochi mesi fu portata al 15% e poi ritoccata al 14%) in media ogni 5 anni. Il peggior aumento si ebbe il 5 agosto del 1982 quando fu innalzata da 15% al 18%:

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La Cgia di Mestre avverte che l’aumento previsto per luglio farà contrarre maggiormente i consumi che oggi sono tornati ai livelli di quelli del 1998. Un salto nel passato dovuto alla disoccupazione e alla tassazione eccessiva che sta flagellando i cittadini italiani. Gli stipendi si calcola che servono per i mutui ( o gli affitti), le bollette, la scuola, le tasse, la spesa… non c’è più margine per pensare di comprare qualcosa che non sia strettamente necessario. Spesso si preferisce ricorrere a una riparazione piuttosto che alla sostituzione, ma con l’Iva si tasseranno ancora di più anche le riparazioni… probabilmente ci sarà ancora più evasione e una contrazione ulteriore dei consumi!

L’ultimo ritocco all’Iva è infatti avvenuto nel 2011: nonostante l’aliquota ordinaria sia salita dal 20 al 21%, il gettito dell’imposta, tra la metà di settembre del 2011 ed il dicembre del 2012, è diminuito di 3,5 miliardi di euro. A cosa serve quindi aumentare ancora?

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