
Le tasse degli italiani, calcolate in miliardi di euro, finirebbero nel fondo salva Stati, in questo modo, secondo la tesi di Gianluigi Paragone su Libero, l’Italia contribuisce a sostenere il valore dei titoli di Stato tedeschi, i bund che sono l’unico impiego visibile del denaro accumulato nel fondo stesso.
Su Libero, Paragone scrive:
“Mentre si dibatte su come far ripartire minimamente l’economia reale, i governi italiani continuano a farsi prendere per i fondelli dai tedeschi. Nel caso specifico, la colossale presa per i fondelli si chiama fondo salva stati, l’Esm. È l’en – nesimo mostro europeo quotato 700 miliardi. Se ne parlò parecchio nelle settimane della crisi greca e in quella spagnola. La Germania è il principale azionista, l’Italia il terzo. Finora – tra il governo Monti e quello Letta – questa Italia che non riesce a pagare le sue imprese creditrici, che non riesce a mettere nella busta paga dei lavoratori una sommetta dignitosa, che si barcamena tra creatività tributarie, insomma questa Italia che ben conosciamo versato al fondo Esm la bellezza di 11,4 miliardi ogni anno prossimi a diventare 14,3 dal 2014. Per un totale di 125.
A cosa servono questi miliardi? Come vengono investiti? A un tubo! Poiché infatti la Germania sta bloccando ogni utilizzazione a favore dei Paesi del Sud Europa, tale capitale è per grossa parte bloccato. Quel po’ che si muove è per l’acquisto di bond tedeschi. In altre parole, quell’Italia con le pezze al culo sta finanziando i ricchi tedeschi comprando i loro titoli di Stato, in quanto sono tra i pochi con la tripla A!
Alla luce di queste verità che stanno venendo a galla – non fosse altro perché il bubbone sta scoppiando – il sottosegretario Fassina dichiara che non si è dimesso dal governo perché vuole evitare lo strapotere europeo! Bene, allora (lui e tutti quelli che si lamentano dello strapotere dei burocrati di Bruxelles) dovrebbe farsi dare indietro quei soldi bloccati (roba che con quelle cifre rimettevamo in sesto un credito vicino alle imprese e alle famiglie). E poi dovrebbe ordinare al governo di sforare il tetto del 3 per cento per consentire all’economia reale italiana di tornare a girare.
Invece nulla di tutto questo sta accadendo né accadrà. Anzi, il raggiungimento del fantomatico parametro è salutato con entusiasmo. Il sistema Italia sta franando e a Roma sono contenti di fare i camerieri della Troika. Così nessuno si domanda del perché Draghi scrive lettere per proteggere le banche italiane (non è che alla vigilia dell’ingresso nell’eurozona qualcuno chiese al sistema bancario di sottoscrivere montagne di derivati per avere i conti apparentemente in ordine?). O del perché Obama sia tanto contento delle politiche rigoriste dei governi Napolitano? Ho un maledettismo dubbio: non è che con le nostre tasse stiamo sistemando i casini degli altri?
Ogni giorno che passa la legge di stabilità porta a galla le sue crepe e soprattutto le sue ingiustizie.
Se è vero che Enrico Letta e Alfano non hanno bisogno di intercettare voti (il primo perché è un Gastone della politica, il secondo perché voti suoi non ne ha mai avuti come dimostrano le batoste siciliane e i sondaggi) tutti gli altri devono rendere conto ai propri elettorati. Chi promise di abbassare le tasse, chi di rilanciare il lavoro, chi questo e chi quell’altro. Anche ieri non sono mancati i commenti sul presunto assalto alla diligenza da parte dei partiti, un assalto che ammonterebbe a otto-dieci miliardi di euro. A cosa servirebbero questi soldi da reperire? A rendere un po’ più pesante la busta paga dei lavoratori, per esempio. A rendere meno ingannevole l’abolizio – ne dell’Imu trasformata in Trise- Tari-Tasi. A bloccare l’au – mento dei ticket sanità (il cui spettro è qualcosa di più del semplice sospetto). A garantire che i finanziamenti a favore della protezione del territorio contro possibili disastri naturali (già, ci sono anche quelli in Italia…) non si fermino ai miseri e inutili 30 milioni oggi a bilancio. Sono regalie?
Non credo proprio. Sono il minimo minimo minimo utile per far sì che la moneta ricominci a circolare e generi una ripresa dei consumi. Insomma non mi sembra che si tratti di concessioni elettorali; direi piuttosto che siamo in presenza di un sussulto politico.
La manovra sembra fatta guardando esclusivamente ai parametri di Bruxelles piuttosto che al bene dei cittadini italiani. Non credo che dalla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico si ricaveranno quei sei miliardi di cui ha parlato ieri il Corriere della Sera con toni entusiasti. Perché mai dovrebbero sbloccarsi oggi più di ieri? Per farla breve non c’è alcun assalto alla diligenza: dalla legge di Stabilità i cittadini non avranno alcun beneficio.”
Questo slideshow richiede JavaScript.
Ma non è l’unico Libero a riportare la notizia. Infatti la si può leggere anche su La Repubblica in un articolo di Federico Fubini:
Più si avvicina l’unione bancaria, più viene allo scoperto la tensione nell’area euro. In Germania prevale il sospetto che l’Europa del Sud voglia usare il fondo salvataggi (Esm), nel quale il governo di Berlino è primo azionista, senza poi rimborsare.
Il timore ormai è così radicato che sfugge il lato opposto dell’equazione: per com’è stata strutturata la risposta all’eurocrisi, i contribuenti tedeschi oggi stanno ricevendo un sussidio silenzioso da parte di quelli italiani.
Né gli uni né gli altri lo hanno mai voluto, né probabilmente se ne sono resi conto. Eppure il trasferimento di risorse da Sud a Nord delle Alpi vale ormai diversi miliardi.
In Germania in realtà si cerca soprattutto di evitare l’opposto, gli aiuti all’Europa meridionale. La priorità tedesca oggi è rendere il fondo salvataggi europeo quasi inutilizzabile per l’unione bancaria. Di qui l’ultima proposta di Wolfgang Schaeuble, il ministro dell’Economia: prima che i fondi dell’Esm vengano spesi per sostenere una banca in difficoltà – chiede Schaeuble – vanno imposte perdite a tutti i creditori dell’istituto. Secondo Schaeuble ciò deve riguardare non solo gli obbligazionisti subordinati, quelli legalmente più esposti a un’insolvenza, ma anche chi ha comprato i bond più protetti.
La Germania fa poi un passo in più: chiede che queste perdite siano applicate fin da subito anche per istituti non in dissesto, ma che potrebbero esserlo in uno scenario (ipotetico) di crisi futura. È il modo tedesco di interpretare i cosiddetti “stress test”, che 130 banche europee stanno per affrontare: si simula una caduta del Pil e si misura l’effetto che potrebbe avere sui bilanci degli istituti.
Così diventerebbe quasi impossibile usare il fondo salvataggi nell’unione bancaria, anche
perché la fiducia nelle banche sarebbe scossa molto prima. È qui però che la corrente nei vasi comunicanti fra paesi inizia a invertirsi. Con l’Esm di fatto inservibile per le banche, l’Italia in recessione e indebitata inizia a sussidiare una Germania sana e in ripresa. Possibile?
L’Esm ha una forza di fuoco potenziale di 700 miliardi di euro, raccolti in gran parte emettendo bond sui mercati. La sua base però è il capitale versato direttamente dai governi dell’area euro. La settimana scorsa hanno tutti trasferito la quarta tranche, per un totale di 64 miliardi, e entro la prima metà del 2014 si arriverà a ottanta. Poiché la Germania è primo azionista con una quota del 27,14%, ha già pagato al fondo europeo 17,3 miliardi e alla fine dovrà versarne 21,7. L’Italia, che è terzo azionista con il 17,91% (secondo è la Francia), ha versato 11,4 miliardi e nel 2014 saranno 14,3.
Le risorse pagate dal governo di Roma, se solo fossero rimaste in Italia, probabilmente basterebbero a gestire i problemi delle banche. Invece sono immobilizzate nell’Esm a Lussemburgo. Ciò sarebbe utile nel caso in cui il fondo europeo potesse essere usato per le banche senza prima distruggere la fiducia degli investitori. Per ora però di quei soldi dell’Esm si fa un uso diverso: vengono investiti prevalentemente in titoli di Stato tedeschi. Ciò contribuisce, con i soldi dei contribuenti italiani, a ridurre i tassi sui Bund e su tutto il sistema finanziario in Germania, quindi ad allargare lo spread e lo svantaggio competitivo delle imprese in Italia.
L’Esm non comunica in dettaglio come gestisce il capitale affidatogli, ma i criteri sono chiari: non può comprare titoli con rating sotto la “doppia A” (dunque Italia e Spagna sono fuori) e compra “attività liquide di alta qualità”. Dunque certamente in buona parte Bund tedeschi.
È una scelta comprensibile, ma di fatto ciò significa che l’Europa del Sud sta sussidiando la Germania, senza poi poter attingere all’Esm per sostenere le proprie banche.
C’è poi un secondo, sostanziale trasferimento di risorse da Sud a Nord. Nel 2011 la Banca centrale europea acquistò circa 100 miliardi di euro in Btp in una fase in cui i rendimenti arrivarono anche a toccare l’8%. Fu un rischio e una scelta provvidenziale. Ma da allora il valore di quei titoli italiano è salito, in certi casi, anche di più del 20%. E il governo italiano ha onorato alla Bce cedole per oltre dieci miliardi in tutto. La Bce non aveva mai guadagnato tanto con un solo investimento e la Bundesbank, suo primo socio, ne beneficia per circa un terzo. Anche quei soldi sono andati dall’Italia al contribuente tedesco. Peccato che nessuno gliel’abbia mai spiegato.
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...