“Scusaci, ma oggi non parliamo con la stampa, qualunque cosa diciamo, anche per il solo fatto di dirla, verrebbe usata contro di noi”. E’ quanto dicono Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Orellana, che ripetono anche “Siamo sereni”. Ma se loro lo sono, non si può dire lo stesso all’interno di quel Movimento 5 Stelle del quale fanno parte, anche se sarà la rete a decidere se potranno rimanere o no, visto che i diarchi stellati hanno deciso di espellerli dal proprio gruppo parlamentare. Oggi il Movimento è riunito ma, dopo tre ore di riunione e con l’ultima mediazione saltata, i quattro hanno abbandonato la sala. Con loro, altri sei: Bignami, Bencini, Di Pietro, Pepe, Vacciano e Fedeli. Alessandra Bencini è uscita in lacrime annunciando di volersene andare. E il numero, giurano, è in aumento e dovrebbe raggiungere la quota necessaria per un gruppo autonomo al senato. Mentre loro uscivano, gli insulti sono volati da entrambe le parti: “Sono degli str***i, peggio dei fascisti. Meglio che me ne vado- gridava una senatrice furibonda- prima che li prendo a borsettate”. I toni del post di Beppe hanno così provocato una slavina. Riporta l’Hugginton Post:
“Io con questa roba non ho nulla a che fare, voglio andarmene da questa follia”, sbotta un senatore, gli occhi lucidi. Lui e una sette, otto, forse una decina di suoi colleghi hanno deciso: “Un minuto dopo la ratifica dell’espulsione ci dimettiamo, questa schifezza è un Soviet, non il Movimento che abbiamo conosciuto”. Un numero preciso non è ancora prevedibile, ma sono molti che dicono senza mezzi termini che “ormai è certo, non si torna indietro”.
Il deputato Ivan Catalano parla di “Grande Fratello”, il collega Manlio Di Stefano non fa nulla per smentirlo, con un post su Facebook che richiama sensazioni e sapori di altre epoche – poco felici – dell’italica storia: “Abbiamo bisogno di essere come la testuggine spartana, ognuno di noi deve sentirsi protetto dal compagno al suo fianco. In questi undici mesi ho sempre sentito, nei momenti fondamentali, una spada conficcarsi al mio fianco. Questo non è più tollerabile. Fate la vostra scelta. In alto i cuori!”
Uno vale uno, dunque, ma l’irritazione del capo vale più di tutto. Tant’è che il voto che gli attivisti stanno trovando aprendo il portale è unico. Prendere o lasciare, tutti sono uguali, tutti si sono macchiati dello stesso reato, quello di criticare il leader. Ritieni che Bocchino sia da salvare e Orellana da condannare? Non lo puoi fare, non puoi pensare. O cacci i quattro rei di lesa maestà, o li tieni in blocco.
Un anno fa il Movimento vinceva le elezioni. Un anno fa ragazzi sorridenti e mamme con passeggini portavano una ventata d’aria fresca in Transatlantico. Nello stesso luogo, un protagonista di quell’allegra rivoluzione oggi abbassa gli occhi e commenta: “Ci abbiamo messo davvero poco per trasformarci in una cosa completamente diversa. Peccato, perché io ci avevo creduto. E spero di tornare ancora a crederci”.