Posizioni inconciliabili e Gianni Cuperlo si dimette da presidente del Pd. L’annuncio è avvenuto durante la riunione della minoranza, in corso alla Camera. Cuperlo a letto pubblicamente la lettera che invierà al segretario Matteo Renzi per motivare la sua decisione. Con Renzi c’erano stati, in particolare, dissidi sulla proposta di riforma elettorale.
Questi i passi più importanti della missiva:
“Non mi dimetto per livore. E neppure per l’assenza di un cenno di solidarietà di fronte alla richiesta di dimissioni avanzata con motivazioni alquanto discutibili”, spiega nella missiva pubblciata su Facebook. “Non mi dimetto – aggiunge – neppure per una battuta scivolata via o il gusto gratuito di un’offesa. Anche se alle spalle abbiamo anni durante i quali il linguaggio della politica si è spinto fin dove mai avrebbe dovuto spingersi, e tutto era sempre e solo rubricato come una battuta”.
“Mi dimetto perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero”, scrive Cuperlo. E ancora: “Mi dimetto perché voglio bene al Pd e voglio impegnarmi a rafforzare al suo interno idee e valori di quella sinistra ripensata senza la quale questo partito semplicemente cesserebbe di essere”.
“Voglio avere la libertà di dire ciò che penso” – “Mi dimetto – conclude – perché voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso. Voglio poter applaudire, criticare, dissentire, senza che ciò appaia a nessuno come un abuso della carica che per qualche settimana ho cercato di ricoprire al meglio delle mie capacità”.
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