Appena qualche giorno fa, il 2 gennaio, Stefano Fassina diceva: “Il congresso del Pd segna una svolta inequivocabile. Non solo è legittimo ma è anche un dovere politico che le straordinarie energie positive che si sono mobilitate alle primarie, soprattutto grazie a Renzi, incidano per una svolta del governo. Tutti vogliamo che una svolta ci sia, ma dobbiamo discutere e capire bene cosa voglia dire in concreto” Il viceministro dell’Economia spiegava: “Ho letto i temi su cui intende concentrarsi la nuova segreteria e mi paiono condivisibili. Ora bisogna sviluppare i titoli per costruire l’agenda del Pd e favorire quel cambio di passo che viene richiesto al governo. Ma una cosa deve essere chiara: non si può andare avanti con questo gioco in cui dalla segreteria Pd si fanno delle caricature distruttive dell’azione del governo, mentre autorevoli ministri si arrampicano sugli specchi con interpretazioni minimali di questi attacchi, che paiono imbarazzanti e persino poco dignitose. È un giochino insostenibile “. Oggi il viceministro è tornato a parlare del rimpasto, assecondando lo sprint di Matteo Renzi che molti invece tentano di fermare. A Repubblica Fassina ha affermato: “È doveroso che la nuova segreteria guidata da Renzi segni l’agenda di governo. E siccome le idee camminano sulle gambe di uomini e donne, il nuovo programma va di pari passo con una nuova squadra a Palazzo Chigi”. A una condizione: “Basta che lo si faccia in modo costruttivo, per esempio portando le proposte su legge elettorale e lavoro prima in direzione e poi fuori, e non viceversa”. Per dimostrare di fare sul serio, il viceministro mette sul tavolo la propria lettera di dimissioni: “Sono prontissimo a mettere il mio mandato nelle mani di Letta e del segretario del Pd”. E spiega il suo ragionamento: “C’è una valutazione politica che lo impone: la squadra nel governo Letta è la fotografia di un Pd archiviato dal congresso. Ora il partito nato dalle primarie è un’altra cosa, c’è un altro leader che legittimamente punta a una discontinuità con quel gruppo di ministri e con quel programma”. Fassina lancia poi l’affondo nei confronti della sua stesasa compagine di governo: “Pure autorevoli ministri fanno finta di raccogliere stimoli positivi da quelle che in realtà sono soltanto bordate polemiche. Ecco perché serve un chiarimento, nella prossima riunione della direzione del Pd, sul rapporto fra il governo e il partito uscito dalle primarie”. Ora, le dimissioni di Fassina sono state presentate, un duro colpo per il governo Letta. “Lascio il mio incarico – ha detto – dopo le parole del segretario Renzi su di me. Non c’è nulla di personale”. “Le parole su di me – ha infatti spiegato – confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del Pd al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’è nessuna questione personale, si tratta di una faccenda puramente politica. E’ un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione”.
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