Si chiama stressed interview ed è la nuova tattica utilizzata dai recruiter, ossia da chi conduce un colloquio di lavoro e lo valuta, per sondare il livello di stress del candidato. Chi si presenta in cerca di lavoro si troverà quindi di fronte a domande poste con un atteggiamento che potrebbe sembrare scortese, ma che in realtà è una strategia per testare il livello di resistenza allo stress e valutare come i candidati potrebbero reagire in situazioni particolarmente ostili sul luogo di lavoro. A rivelare la tendenza è stata un’indagine-test condotta dal Servizio Placement dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Il 21% delle aziende ricorre alla stressed interview, in alternativa o insieme alla classica prova individuale o di gruppo su un caso aziendale (32%), un test di personalità (26%), un test di logica (21%), o il colloquio in una lingua straniera (21%). Ancora dall’indagine, come riassume La Stampa, vengono presi in considerazione i tre momenti salienti della candidatura: curriculum vitae, lettera di presentazione e colloquio. Avete dimenticato di inserire l’autorizzazione ai dati personali? Attenzione, è più importante che scrivere il percorso di studio e gli esami sostenuti: lo dice il 71% delle aziende contro il 51% che ritiene invece non debba mancare nel curriculum iter di studio ed esami. Tirate fuori dal cassetto le autorizzazioni linguistiche: sono significative per il 63% delle aziende. Inoltre un cv, per riuscire a farsi notare, deve segnalare anche esperienze extracurriculari (77%), un periodo di studio o lavoro all’estero (77%) e un voto di laurea superiore a 105: è considerato un elemento importante. E ancora vengono apprezzati flessibilità, problem solving e competenze comunicativo-relazionali. Anche la lettera di presentazione non va sottovalutata: oltre la metà delle aziende ha dichiarato di leggerla sempre. Caratteristiche apprezzate: sinteticità, matching tra le vostre competenze e quelle richieste, conoscenza dell’azienda. Altre “regole base” per un colloquio efficace? Mostrarsi interessati a conoscere l’azienda (l’86% lo valuta positivamente), a mettersi in gioco e imparare (piace al 77% delle aziende). Ci sono, inoltre, degli errori da evitare assolutamente: non conoscere l’azienda, rispondere a monosillabi e vestirsi trasandati ed essere pronti a rispondere a tre domande: ’quali sono i suoi punti di forza e di debolezza’, ’perché si è candidato per la nostra azienda’ e ’mi parli del suo percorso universitario’.
Non arrabbiarti! E altre regole d’oro per un colloquio di successo
Pubblicato da tdy22 in novembre 26, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/11/26/non-arrabbiarti-e-altre-regole-doro-per-un-colloquio-di-successo/
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