L’accordo è stato trovato e l’indicizzazione al 100%, quindi adeguare totalmente al costo della vita le pensioni fino a 3 mila euro lordi al mese sarebbe possibile, anzi auspicabile e fortemente voluto sia dal Pd che dal Pdl. Ma il blocco automatico lasciato sulle pensioni che superano quella soglia non potrebbe essere oggetto di ricorso? Il Corriere della Sera spiega l’accordo raggiunto:
L’intesa Pd Pdl, a questo punto con l’ok di Letta, prevede la rivalutazione completa per tutti gli assegni al di sotto dei 3 mila euro. Il punto, come sempre, è dove trovare le risorse. Ed è qui che la questione si complica. Il Pd propone di togliere qualcosa ai pensionati più ricchi, abbassando l’asticella già fissata per il nuovo contributo di solidarietà, la tassa aggiuntiva che torna con una nuova veste giuridica dopo la bocciatura da parte della Corte costituzionale. Scatterebbe non più sopra 150 mila euro, come nel testo uscito da Palazzo Chigi, ma sopra 90 mila. Il Pdl, invece, vorrebbe prendere i soldi da altri voci e infatti conferma le sue proposte sulla rottamazione delle cartelle esattoriali e sull’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. E il presidente del consiglio? «Intervenire sulle pensioni d’oro è un fatto utile che va fatto, ma simbolico che porterà poco in cassa», dice sempre su Rai uno.
Vale la pena di ricordare che le pensioni Inps superiori ai 90 mila euro lordi sono in tutta Italia appena 35 mila. Anche se è vero che la piramide del nostro sistema è clamorosamente sbilanciata, come confermano una serie di dati Istat, forse non a caso rilanciati proprio ieri, alla vigilia della discussione in Senato. Il 5% degli assegni più ricchi costa allo Stato quasi quanto il 44% di quelli più poveri. Con altri numeri: per le 861 mila persone che hanno un assegno superiore ai 3 mila euro lordi al mese la spesa complessiva è di 45 miliardi di euro l’anno. Per i 7,3 milioni di pensionati che si fermano invece al di sotto dei mille euro al mese, sempre lordi, l’esborso totale è di poco superiore: 51 miliardi di euro.
Inoltre sembra che ci sia anche la volontà, di esentare dall’Irpef i redditi inferiori ai 12 mila euro attraverso due emendamenti però di tenore diverso: uno proveniente dalle file del Pdl (prima firmataria Anna Cinzia Bonfrisco), l’altro da quelle del Pd (primo firmatario Giancarlo Sangalli).