Berlusconi non vuole la scissione del partito. Assolutamente no. Lo scopo ora è far entrare in Forza Italia tutti. Partendo da angelino Alfano per far sì che le colombe lo seguano. In cambio, è pronto a rassicurare sul governo e rinunciare alla crisi. Anche dopo la decadenza. Ecco quindi che arriva la cena tra il Cavaliere e il Vicepremier: “Voglio rilanciare Forza Italia all’insegna dell’unità e dell’assenza di correnti. Questa storia della conta non va bene. Il documento che ti chiedo di firmare non è dei falchi, è il mio”. Alfano da parte sua vuole giocare duro e si sente forte dei numeri. Come spiega l’Huffington Post:
Sostiene che il “suo” documento ha in calce 311 firme. Blindate. Più ci sono 70 incerti. Sono numeri “farlocchi” per Verdini, un “bluff” per spaventare il Cavaliere. Per Alfano sono buoni a far saltare l’operazione del Capo. Perché per tornare a Forza Italia servono due terzi dei membri del Consiglio nazionale. Due terzi non dei presenti, ma degli aventi diritto. E la manovra studiata nella riunione pomeridiana nello studio di Quagliariello prevede di giocare con gli assenti. Tra quelli pilotati e quelli fisiologici, ragionano, è possibile. Ecco perché Alfano stavolta mette la pistola sul tavola. O accordo su tutto, partito e governo, oppure è pronto alla scissione come chiedono in molti dei suoi.
Alfano propone quindi la “separazione consensuale” e spiega: “E’ la soluzione migliore per tutti con due partiti, Forza Italia e Pdl che si riconoscono nella tua leadership”. La convivenza tra falchi e colombe ormai è impossibile e si vogliono due partiti, uno berlusconiano di lotta l’altro “diversamente” berlusconiano di governo. Ma Berlsuconi nega questa possibilità: “Di dividerci non se ne parla. Non col mio consenso”. Non vuole cedere il marchio Pdl e non vuole due partiti con uno stesso leader ma su schieramenti opposti al governo. Vuole l’unità: “Angelino, il documento su Forza Italia non è dei falchi. È il mio. E tu dovresti firmarlo”. A questo punto propone uno scambio che ha dell’incredibile: il governo in cambio del partito.
Perché Forza Italia è un movimento del leader, non un partito, deve dare l’idea di novità ed essere in sintonia con la domanda di antipolitica che si leva dal paese: “A me il partito – è il senso del ragionamento di Berlusconi – a te il governo. Con l’assicurazione che lo sosterrò”. Ma niente conta. Perché una roba del genere non si è mai vista all’interno di un partito di Berlusconi. Neanche Fini arrivò a tanto.
1 Commento